18 giugno 2009

[Preview] Egitto

Fu vera gloria? Tutto d'un colpo l'Egitto è venuto fuori: possibile che col Brasile la squadra del traballantissimo Hassan Shehata (che aveva già presentato le dimissioni alla federazione ben prima della Confederations Cup) ha finalmente trovato quegli equilibri che ricerca da mesi?

L'Egitto ha iniziato il gironcino finale di qualificazione ai Mondiali in maniera imbarazzante: un pari al Cairo con lo Zambia e una sconfitta netta in Algeria. Una doccia freddissima per i tifosi dei Faraoni che, prova le ultime due coppe d'Africa vinte, avevano l'abitudine ad osservare la solidità di squadra come marchio di fabbrica. E invece nulla. Tante occasioni concesse agli avversari, squadra spesso squilibrata, bruttissima transizione difensiva. In assoluto stupisce l'assenza di continua pressione in mezzo al campo, un must dei precedenti Egitti di Shehata, finito sulla panchina dei Faraoni quasi per caso ma poi arrichitala con i due fregi delle Coppe d'Africa vinte.


Pur avendo sfiorato, e forse meritato, la vittoria col Brasile, questi difetti si sono però rivisti: la fortuna di aver giocato a un ritmo bassissimo ha agevolato invece la possibilità di mostrare una qualità tecnica individuale e di squadra mai elevata come in questa generazione. Stiamo assistendo a una trasformazione verso una squadra diversa, che tiene molto più palla, che la gioca più orizzantalmente, che propone più uomini in fase offensiva? Difficile che questa possa essere il futuro della squadra allenata da un sergente di ferro come Shehata. Probabile però un mix, un'evoluzione. Che però non si può essere trovato tutto d'un colpo.

Difesa: El Hadary, odiato in patria per la sua fuga in Svizzera, ha forse fatto il suo tempo, ma alle spalle non ha nessun reale rivale, almeno alla sua altezza. La linea a tre è retta bene da Said (visto giovanissimo pure in Italia), che ha buone letture, e ha un uomo di forza ed esperienza come Gomaa, oltre alla novità "Uka" Said . I due esterni, Fahty e Moawad, giocatori di grandissima corsa, sono uomini importantissimi nell'economia della squadra, anche in fase offensiva.

Centrocampo: In mezzo al campo una figura chiave, per personalità e capacità tattica, come Ahmed Hassan non può avere però un ricambio vero, e infatti nonostante l'evidente calo di rendimento rimane nel gruppo e gioca spesso. Insostituibile anche Hosny Abd Rabou (grande giocatore, passato anche nell'Europa minore - Francia- ma mai realmente adattatosi e che ora butta il tempo nel campionato degli Emirati: il cartellino è però dell'Ismaily, la squadra che ha sorprendentemente conteso quest'anno il titolo all'invincibile Al Ahly), le palle passano tutte da lui e il QI calcistico dell'individuo è davvero sopramedia. Shwaky, del Boro, dà parecchia sostanza.

Attacco: Aboutrika è il giocatore egiziano degli ultimi quindici anni: classe inarrivabile, bella corsa, tecnica, uno snobismo che lo estranea anche per più minuti dal match e una generale sensazione di distacco. In assenza di Amr Zaki (scoperto proprio da Shehata nella Coppa d'Africa del 2006), grande chance per Zidan, che ha buonissima tecnica e che è alla ricerca di una maggiore semplicità nella giocata.

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