25 marzo 2010

[San Siro] Inter - Livorno 3-0. Spunti

La partita contro il Livorno per la capolista Inter arrivava in un momento delicato: i nerazzurri erano in evidente flessione in campionato (probabilmente complice la "malattia" che si è sviluppata in società per la Champions, che assorbe un mucchio di energie nervose ) e dovevano assolutamente ottenere i tre punti. Vero che ottenere tre punti col Livorno di queste lune non rappresenta un impresa titanica, ma in queste gare in cui hai tutto da perdere c'è sempre un po' di preoccupazione e allerta. In aggiunta c'era da ovviare alle assenze di Sneijder e Milito (oltre che del "ribelle" Balotelli).

DIFFICOLTA' INIZIALI INTER. Il 3-0 finale è un risultato rotondo e meritato ma non condanna in toto la prova del Livorno, che a inizio match, almeno per mezz'ora, gioca un calcio produttivo fatto di contenimento e ripartenze ispirate. Gli uomini di Cosmi accompagnano con ordine i ribaltamenti e si trovano non meno di tre volte davanti alla porta: imprecisi, precipitosi, però vivi. Di Gennaro, Danilevicius, Pulzetti, l'accompagnamento di Raimondi: il Livorno ci prova e la densità difensiva dà fastidio alla circolazione di palla dell'Inter. Fino all'uno -due di Eto'o, c'è partita.

DUE ANIME. L'Inter è un progetto non ancora definito, completo. Soprattutto, non è ancora avvenuto il mutamento da una squadra abituata a giocare molto spesso diretto verso le punte a un'altra che deve fare gioco palla a terra per arrivare alla porta. Nell'Inter ci sono ancora due anime. C'è paradigmaticamente il rilancio lungo di Materazzi o Cordoba e le sbracciate di Eto'o che indica ai compagni di giocare palla rasoterra. I nerazzurri vogliono, devono fare girare il pallone e nei primi minuti l'ordine di scuderia è rispettato, ma alle prime difficoltà ritornano le vecchie abitudini, ci si rifugia nel gioco diretto verso le punte, ma Eto'o, schierato centravanti, è assolutamente inutile se il primo principio di gioco è questo.

LA PROVA DI MOTTA. Si ha un bel dire della lunghezza della panchina dell'Inter: a centrocampo, levato Sneijder, che però dovrebbe giocare più avanzato, i nerazzurri hanno un solo giocatore che può indirizzare i tempi di gioco, Thiago Motta. Ieri, giocando contro una squadra che faceva densità ma non usciva altissimo per aggredire alzando i ritmi, Motta ha giocato un grande match, coronato da due assist, in occasione del primo e del terzo gol. Sa pulire l'inizio dell'azione, staccandosi dalla linea di centrocampo e abbassandosi quasi sulla linea dei deifensori e trova i tempi per cercare la profondità con qualità grazie al suo bel sinistro.

IL 433. Formazione quasi obbligata per José Mourinho, epperò buone risposte davanti: Eto'o centravanti trova due grandi gol e Quaresma una partita di sostanza. Il portoghese corre, ricama il giusto e mette ottime palle in mezzo, prova pure a concludere e San Siro gli tributa una serie di applausi. La mancanza di uomini chiave come Sneijder e Milito obbliga a un ruolo più attivo i centrocampisti: di Motta si è detto, Zanetti accompagna maggiormente l'azione, con e senza palla. Maicon gioca un match tranquillo, ma quando si accende è devastante, Chivu rientra dopo il grave infortunio e non può essere al top. Cordoba - Materazzi al centro concedono più di qulache sbavatura, e pure Julio Cesar non pare concentratissimo, per questa gara però è sufficiente. Anche perché dopo il 2-0 il Livorno si spegne e i cambi di Cosmi non riescono ad invertire l'inerzia, la mezz'ora finale è puro garbage time: si guarda già al week end.




INTER (4-3-3) Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Materazzi, Chivu (dal 31' s.t. Samuel); J. Zanetti, Cambiasso (dal 19' s.t. Mariga), T. Motta (dal 24' s.t. Muntari); Pandev, Eto'o, Quaresma (Toldo, Lucio, Arnautovic). All. Mourinho.

LIVORNO (3-5-1-1) Rubinho; Perticone, Rivas, Knezevic (dal 19' s.t. Diniz); Raimondi, E. Filippini (dal 1' s.t. Vitale), Prutsch, Pulzetti, Pieri; Di Gennaro (dal 6' s.t. Tavano); Danilevicius. (Bardi, Lignani, Lucarelli, Bellucci). All. Cosmi.

Gol: Eto'o al 36' e al 41' p.t.; Maicon al 16' s.t.

22 marzo 2010

[Primavera] Milan - Inter 1-4

Al bellissimo Centro Vismara di Via dei Missaglia, a Milano, nuova casa delle giovanili del Milan si è giocato sabato il derby Primavera, un incontro che coinvolgeva l'élite del Girone B: i rossoneri comandano in classifica mentre l'Inter è distanziata di alcuni punti e, soprattutto, deve ancora recuperare un paio di partite.

Una partita fa storia a sè, e questo derby gli uomini guidati da Fulvio Pea lo hanno completamente dominato dall'inizio alla fine. Merito anche di uno schieramento interessante, che ha saputo sfruttare al meglio le qualità dei giovani nerazzurri; il 343 diventava tale solo in fase di possesso: dietro si partiva con 5 uomini in linea e il capitano Caldirola perno centrale e leader (anche vocale: continui i richiami ai compagni, specie agli esterni), vero segreto di una squadra che fin qui ha subito la miseria di soli 9 gol. L'aggressività e l'attenzione hanno indirizzato la partita: raddoppi ben eseguiti, anche per merito di una squadra corta, e velocità nel ripartire. Bravi tutti: i centrali a dare sempre copertura, i laterali molto determinati (Donati e Biraghi non hanno forse elevatissima qualità, ma grinta da vendere proprio sì), i centrocampisti pronti a pressare (Carlsen e, soprattutto, Obiorah Nwankwo hanno corsa fluida e buon senso della posizione, devono crescere, e possono farlo, in fase di costruzione: ad oggi le loro ricerche di palla in profondità han funzionato poco), e gli attaccanti attenti e risoluti nel ripartire (gli esterni Obi, autore di un gol favoloso con un sinistro "d'incontro" da fuori area, e Alibec bravi nell'uno contro uno e Destro impegnato a difendere palla anche schiena alla porta).

Match tutto nerazzurro anche per la giornata storta del Milan. L'Inter trova due gol in mezz'ora (rigore, molto cercato e poi trasformato da Destro, e perla di Obi), assolutamente dominata e Stroppa prova a mescolare le carte modificando l'assetto e provando il 433 con Adiyiah che cambia fascia spostandosi a destra e il giovanissimo Merkel che torna sulla linea dei centrocampisti. Ma non cambia molto. Riesce a trovare il gol del 2-1 con un'azione individuale di Adiyiah ma è un lampo, l'Inter è padrona del campo e trova ancora il gol su punizione di Rigione prima del riposo, prima di chiudere con Beretta a fine match per il definitivo 4-1.
Tanti gli appoggi sbagliati dei rossoneri (brutto match di Merkel, unico a salvarsi: Strasser) ma è la velocità d'azione che fa la differenza e davanti Zigoni, stretto nella marcatura, fa enorme fatica. Capitolo a parte per il miglior giocatore del Mondiale under 20, Dominic Adiyiah, continuamente richiamato da Stroppa e sostituito dopo appena 45 minuti: giocare sull'esterno certo non lo aiuta, specie ricevere continuamente palla spalle alla porta perdipiù in una manovra senza troppi appoggi credibili: tuttavia temo paghi anche la disillusione di essere finito in Primavera (Adiyiah ha l'età di Pato, è un 1989): non che non abbia entusiasmo, però gioca con paura, non sicuro, forse convinto di aver già deluso e non mostra le qualità che in tanti abbiamo apprezzato in Egitto. Giornata storta anche per la linea difensiva rossonera (portiere Donnarumma compreso), disattenta e imprecisa; alla fine i ragazzi di Stroppa, che inserisce Beretta a mezz'ora dalla fine, si limtano a lanciare diretto per gli attaccanti e l'Inter non ha difficoltà a contenerli, non andando praticamente mai in difficoltà.

Milan sempre in testa con 45 punti ma ora l'Inter sale a 41 con due partite in meno e tanta fiducia in più.



Milan (4-2-3-1): Donnarumma; Ghiringhelli, Romagnoli, Pasini, De Vito; Strasser, Novinic; Oduamadi, Merkel (Beretta 58'), Adiyiah (Schenetti 46'); Zigoni (Pedrocchi 79').
A disposizione: Perucchini, Meregalli, Motta, Scampini.
Allenatore: Stroppa.

Inter (3-4-3): Belec; Natalino, Caldirola, Rigione; Donati, Carlsen, Nwankwo, Biraghi; Obi( Stevanovic 66'), Destro (Fortunato 83'), Alibec (Beretta 64')
A disposizione: Bavena, Kysela, Crisetig, Tremolada.
Allenatore: Pea.

Gol: 24' Destro (I; rigore), 29' Obi (I), 31' Adiyiah (M), 41' Rigione (I), 81' Beretta (I).

19 marzo 2010

[Stamford Bridge] Chelsea - Inter 0-1 - Spunti

DA STAMFORD BRIDGE, LONDRA

A fine partita il presidente dell'Inter Massimo Moratti attraversa il campo di Stamford Bridge tra gli osanna dei tifosi nerazzurri, unici rimasti nello stadio ormai svuotato dai delusi tifosi di casa, e si illumina di un sorriso nuovo. E' consapevole che dopo tanti anni di presidenza questa è forse una svolta importante per la sua squadra. L'Inter passa il turno, batte ed elimina il Chelsea con una personalità che mai aveva dimostrato in Europa, proprio nella partita più delicata di questi ultimi anni. Maturità e carattere, finalmente, dopo tanti anni di investimenti, errori e rodimenti di fegato Moratti ha trovato la strada giusta?

RITMO DELLA GARA. Il segreto nemmeno tanto nascosto del match è stato il completo controllo del ritmo della gara da parte dell'Inter. Il 4231 di Mourinho che ha sorpreso tutti è stato il modulo perfetto per gestire la partita. Tolti i 10 minuti finali del primo tempo i nerazzurri hanno giocato la palla con personalità, facendola girare al ritmo adeguato, trovando il cambio di lato o la profondità con semplicità di tocchi. Fondamentale il lavoro dei due esterni d'attacco, Pandev e Eto'o, bravi nell'appoggiare l'azione e concentrati nella fase passiva (aiutati anche dall'estrema compattezza della squadra che non li obbligava a rincorse sfibranti ma a rientri in cui potevano essere utili con lucidità). Il Chelsea non aveva spazi e non producendo un'azione veloce si impantanava in scarichi laterali con poco costrutto o lanci diretti verso Drogba, stretto nella marcatura di Samuel e Lucio (anche ieri quasi perfetti): unica azione credibile la ricerca di Malouda (il più in palla dei Blues) esterno a sinistra che però si limitava all'uno contro uno e faceva relativamente male alla difesa. L'Inter non ha concesso praticamente nulla nelle transizioni (l'arma in più del Chelsea che fu di Mourinho) e i Blues se giocano a questo ritmo non hanno uomini che a questi livelli possono fare la differenza partendo da fermi palla al piede.

LA PROVA DI ETO'O. Il gol decisivo, dopo un paio di errori sotto porta, è il suo segno su questa partita, ma non l'unica cosa positiva. Giocare così, palla a terra, combinando movimenti e scarichi utilizzando l'ampiezza del campo, valorizzando il possesso palla, è il modo migliore per ritrovare l'attaccante del Camerun, non sempre brillante in questo inizio d'anno. Eto'o può giocare anche esterno d'attacco ma deve essere sollecitato, coinvolto sempre nella manovra, non esclusivamente lanciato nello spazio. Le combinazioni con Maicon (col supporto di Cambiasso, a destra nel Doble Pivote di Mourinho in mezzo al campo) sono stata un'arma fondamentale per tanti sbocchi delle azioni offensive dell'Inter.

LA QUALITA' DI SNEIJDER (E IL RUOLO DI MOTTA). Tutte le giocate di qualità, che hanno mandato in porta un giocatore nerazzurro, sono partite dai piedi (destro e sinistro non fa differenza) di Wesley Sneijder. Impreciso, stavolta, solo sulle punizioni l'ennesimo scarto del Real Madrid ha mostrato che le insistenze di Mourinho, questa estate, per averlo, erano altamente giustificate. Importante in quest'ottica anche la solida partita di Thiago Motta: Sneijder non può e non deve abbassarsi con continuità per rendere qualitativo la prima fase di possesso palla ma deve entrare nella fase successiva, in cui, come ha fatto col Chelsea puòmettere davanti alla porta i compagni. Bene, Motta, può essere quell'elemento che "pulisce" da subito la giocata, che conosce i tempi di gioco e ha il piede per valorizzare l'apertura dell'azione.

CHELSEA. Male i Blues, la cui unica opzione pericolosa è parsa la forza fisica sui calci d'angolo, un po' poco. Da quando Mourinho ha tolto la chance dell'appoggio su Anelka ( e di Kalou o Malouda) in zona intermedia, come nella prima ora di gioco dell'andata di San Siro, il Chelsea non ha più trovato contromisure, lasciando sempre l'inerzia del ritmo ai nerazzurri non riuscendo mai a scuotersi (provare a cambiare struttura di squadra sarebbe servito?). Levate pure le transizioni con i rimorchi di Lampard, la squadra di Ancelotti è stata spesso solo il lancio diretto per Drogba (accusa a fine match fatta sua da Malouda) senza nessuna giocata qualitativa nei 16 metri. Troppo poco.



CHELSEA (4-3-3): Turnbull; Ivanovic, Alex, Terry, Zhirkov (73' Kalou); Ballack (62' Cole), Obi Mikel, Lampard; Anelka, Drogba, Malouda. A disp.: Taylor, Carvalho, Sturridge, Belletti, Bruma. All.: Ancelotti.

INTER (4-2-1-3): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, J.Zanetti; Cambiasso, Thiago Motta (92' Materazzi); Sneijder (84' Mariga); Pandev (74' Stankovic), Milito, Eto'o. A disp.: Toldo, Cordoba, Quaresma, Santon. All.: Mourinho.

Gol: 78' Eto'o

10 marzo 2010

Zidane CT dell'Algeria?


Zinedine Zidane nuovo Commissario Tecnico dell'Algeria dopo il Mondiale di quest'anno? Secondo il giornale Sud Ouest che ha lanciato la notizia, sarebbe il desiderio del presidente della repubblica algerina Abdelaziz Bouteflika che ne avrebbe parlato con l'ex Juve e Real Madrid mercoledì scorso. Zidane, nato e cresciuto a Marsiglia, è figlio di genitori berberi provenienti proprio dall'Algeria e il legame tra il giocatore francese e l'ex colonia nordafricana è sempre stato molto forte.

09 marzo 2010

Oscar a "El secreto de sus ojos"

L'Oscar per il miglior fim straniero va a una pellicola argentina, El secreto de sus ojos, di Juan José Campanella. Non è ancora uscito da noi ma chi ha avuto la fortuna di vedere un bel film come "El hijo de la novia" ("Il Figlio della Sposa", con un grande Ricardo Darin, anche qui) riconosce in Campanella un vero autore, uno che sa raccontare.
C'è un motivo in più per vedere "El secreto de sus ojos", la storia di un omicidio efferato ripresa in mano ad anni di distanza da un poliziotto in pensione: la passione di uno dei protagonisti per il Racing. Straordinario poi il piano sequenza che parte dal cielo è arriva giù giù fino in mezzo alla tifoseria dell'Academia, squadra che accompagno da sempre con simpatia. Dale Acade!




El tipo puede cambiar de todo, de cara, de casa, de familia, de novia, de religión, de Dios, pero hay una cosa que no puede cambiar, Benjamin: no puede cambiar de pasión.
Guillermo Francella a Ricardo Darín, ne "El secreto de sus ojos"

Copa Libertadores - Preview Gruppo 1

CORINTHIANS (Brasile). Pochi giri di parole, nell'anno del centenario e con gli investimenti che il club ha registrato, l'obiettivo è la vittoria. La volontà di riportare a casa Roberto Carlos (che ha non pochi problemi nel Paulistao in questi giorni) è paradigmatica. E poi affiancheranno il confermato Ronaldo Leandro Castan e Paulo André, dietro, Tcheco e Danilo, in mezzo al campo, e Iarley davanti. Mano Menezes ha accumulato esperienza in campo ma ha tantissima pressione e già in questo gruppo la qualificazione non è automatica: nel primo match casalingo lo ha salvato una doppietta di Elias, giocatore ancora largamente sottovalutato.

RACING MONTEVIDEO (Uruguay). Squadra piccola, che gioca con la spensieratezza del vivere il sogno del giocarsi questa competizione e per questo ostica da affrontare, con tanta attenzione difensiva, a cominciare dalla coppia di centrali Hector Hernández - Ignacio Pallas. Davanti per i biancoverdi di Juan Verzeri, occhio a Román Cuello e Matías Mirabaje innescati da Nestor Silva.

INDEPENDENTE MEDELLIN (Colombia). L'obiettivo del DIM è quello di ottenere un risultato migliore rispetto alla scorsa stagione, quando si fermarono agli ottavi. In panchina l'ex centrocampista della nazionale colombiana Leonel Álvarez, che al debutto in panchina ha subito vinto il titolo con i rossoblu (ed è candidato alla panchina della nazionale cafetera, reduce dalla delusione della non qualificazione al Mondiale). Squadra esperta con in porta l'ex Boca Aldo Bobadilla, Tressor Moreno in attacco e John Restrepo in mezzo al campo. Pesante la perdita davanti del giovane e interessante Jackson Martinez, ultimo capocannoniere del torneo nazionale, finito in Messico, ai Jaguares del Chiapas.

CERRO PORTENO
(Paraguay). Torna finalmente competitivo il Ciclon. Agli ordini di Pedro Troglio ci sono buoni giocatori e giocare a "La Olla" non è mai facile. In attacco César Ramírez potrebbe affiancare Sebastián Ereros, ex Gimnasia La Plata. In mezzo al campo Julio dos Santos, promessa mancata che doveva essere l'erede di Michael Ballack al Bayern ma la storia è andata poi diversamente dato che le presenze nel club della Baviera non hanno superato la doppia cifra. In rosa anche Roberto Nanni, passato da noi (Siena, Messina, Crotone) senza troppa fortuna.

PRIMA GIORNATA.
Corinthians - Racing 2-1
Cerro Porteño - Independiente Medellín 1-1

08 marzo 2010

[San Siro] Inter - Genoa 0-0. Spunti

Brutto pareggio in casa per l'Inter: non dà il (definitivo?) scossone al campionato e soprattutto gioca una partita abulica, senza intensità contro una squadra attenta in fase difensiva e nulla più. Mourinho certo non sarà soddisfatto, anche dell'atteggiamento di certi suoi giocatori: le partite si vincono con voglia e dedizione, non le regala nessuno.

LE DIFFICOLTA' DELL'INTER. Fuori Motta per infortunio e Cambiasso per squalifica Mourinho sceglie il 4231, con Pandev in campo e Eto'o in panchina. In mezzo Muntari e Stankovic a far circolare la palla e Zanetti sulla linea dei terzini. La sfera gira ma cambia lato troppo lentamente, e quasi mai l'Inter è pericolosa nei 16 metri: sulla fascia non riescono gli uno contro uno e non c'è sovrapposizione convinta (Maicon svogliato a dir poco), i tagli diagonali dei tre attaccanti vengono sempre presi bene dalla difesa genoana (che sceglie una linea bassa e molto densa): anche Milito, quando si sposta a destra per andare a caccia della palla che gli arriva diretta dalle retrovie dopo il movimento di Balotelli (tipica situazione di quest'anno dei nerazzurri), fa molta fatica a tenere il pallone: spesso viene anticipato e in generale non crea pericolosità anche perché legge male i raddoppi e non riesce a bucarli. Pandev è molto impreciso, Balotelli fumoso e con l'atteggiamento del fuoriclasse "arrivato" (ma i fuoriclasse arrivati alla Messi e alla Cristiano Ronaldo non hanno per la verità questo atteggiamento), Sneijder, in netto calo di forma, è più volte schermato dal'uscita di un difensore dalla linea: giocando sostanzialmente a 5 dietro Gasperini sceglie infatti di far uscire Bocchetti o Papasthatopoulos anche fino ai 25-30 metri per braccare l'olandese di Utrecht. L'Inter non ha la velocità di azione e di testa per trovare, centralmente l'alternativa, anche per una costante imprecisione negli scarichi che sanno tanto di poca concentrazione e lucidità. Il ritmo basso finisce per intorbidire ogni attacco, anche se difensivamente l'Inter non concede nulla con Lucio e Samuel sempre attenti.

LA DIFESA GENOANA. Gasperini diventa per una volta Fascetti: blocco medio basso grande attenzione alla marcatura e accompagnamento della ripartenza con pochi uomini. L'arma letale dei rossoblu di qualche tempo fa, la fase di transizione condotta a mille all'ora, è sparita dalla script: si cerca l'unica punta Suazo sul passaggio di apertura e si prova ad accompagnarlo con un ribaltamento controllato, molto controllato. Rarissime le sovrapposizioni dei due terzini Criscito e Rossi e anche i due attaccanti esterni, Sculli e Mesto, hanno più compiti di contenimento che di ripartenza: l'ex Reggina ha però una buona gamba ed è certamente il più convinto quando si ribalta l'azione: prova anche un bel tiro da fuori. La densità difensiva e l'estrema attenzione dei tre centrali dietro fa il resto: un punto cercava il Genoa per ritrovare tranquillità e un punto ha trovato, meritatamente.

L'ULTIMO ASSALTO
. Poca intensità nel primo tempo ma, stranamente, Mourinho non "attacca" la partita come fa di solito: i nerazzurri rientrano in campo con gli stessi undici e sostanzialmente poco cambia rispetto ai primi 45 minuti. Entra Eto'o perché Pandev è davvero un'ombra ma ci vuole il "trasferimento" del tecnico portoghese nella parte della tribuna più vicina al campo per spingere all'assalto finale, che produce le prime conclusioni pericolose verso la porta dell'Inter. Buona anche la prova di Quaresma a sinistra (con l'Inter che prova il 424, con Sneijder e Zanetti in mediana), l'unico che produce un po' di vivacità nella manovra, riesce a bucare diversi raddoppi genoani e a metter alcune palle interessanti: si ingarbuglia quando deve concludere, però forse avrebbe meritato più minuti, specie in una partita con un ritmo così basso.

IL PROBLEMA DEL CENTROCAMPO. All'Inter manca in mezzo al campo un giocatore che sa trovare i ritmi giusti della partita e che riesce a smistare palloni, sul corto e sul lungo, con massicce dosi di razionalità. Manca sicuramente un Pirlo ma basterebbe un Ledesma, e quando Sneijder è giù di tono e ben marcato è necessario, come nella partita contro il Chelsea, la presenza in campo di un giocatore come Thiago Motta. L'ex genoano, che ha brillato poco in questa prima parte di stagione interista, è però l'unico possiede caratteristiche adatte a una partita che prevede l'attacco a un "fortino". Stankovic è frenetico, Muntari avrebbe capacità di calcio (anche ieri, nonostante diversi errori, è l'unico che sapeva dare pale pulite in verticale) ma non sempre rimane lucido quando è pressato, Zanetti è eroico, intenso, fisico ma non possiede doti di regia, anzi... Con Cambiasso fuori e comunque grandissimo nella fase di interdizione più che in quella di costruzione(segnatamente non riconosce a dovere i tempi di gioco), l'Inter è "costretta" al tridente con Sneijder per avere pià opzioni quando attacca una squadra che fa tanta densità difensiva. La supposta profondità della panchina dell'Inter ha vuoti notevoli, altroché. L'intervento sul prossimo mercato credo debba andare anche in questa direzione.



Inter (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, J.Zanetti; Stankovic (30′ st Quaresma), Muntari (13′ st Cordoba); Balotelli, Sneijder, Pandev (12′ st Eto’o); Milito. A disp.: Toldo, Materazzi, Mariga, Arnautovic. All.: Mourinho (squalificato: in panchina Baresi)

Genoa (3-4-3): Amelia; Papasthatopoulos, Moretti, Bocchetti; Rossi, Milanetto, Zapater, Criscito; Mesto, Suazo (8′ st Jankovic; 22′ st Palladino), Sculli (17′ st Palacio). A disp.: Scarpi, Tomovic, Kharja, Juric. All.: Gasperini

05 marzo 2010

Algeria - Serbia 0-3 . Analisi. Le paure algerine

Una qualificazione ai mondiali dopo quasi trent'anni di assenza, raggiunta dopo uno spareggio folle contro l'Egitto, in una Khartoum, luogo dell'evento, quasi in assetto da guerra. Ma ora? La Coppa d'Africa è andata anche al di là delle aspettative: nei quarti les Fennecs han fatto fuori la Costa d'Avorio, prima favorita della competizione, prima di cedere, nettamente, agli eterni rivali dell'Egitto. Eppure cresce il malcotento attorno a una Nazionale che ha regalato un sogno ai tifosi algerini: l'episodio dell'ultimo match amichevole contro la Serbia, perso nettamente, ha acceso tutti gli allarmi possibili. Critica e tifosi puntano i fari sul CT Rabah Saadane, lui pure alla ricerca di un'identità di squadra che i bianco-verdi hanno smarrito da tempo.
Nel match contro i serbi il tecnico ha provato un 451 che non ha soddisfatto in toto. I 3 centrocampisti in mezzo hanno proposto poche iniziative: Mansouri a destra, Yebda in centro e Lacen (finalmente all'esordio) a sinistra non sono creatori di gioco. Il compito, delegato a due mezzepunte, Karim Matmour e Karim Ziani, che operavano dietro il senese Ghezzal, non è quasi mai stato assolto. La difesa a 4 prevedeva, in assenza di Madjid Bougherra, Anthar Yahia e Rafik Halliche in mezzo, con Slimane Raho e Nadir Belhadj (come al solito uno dei più positivi) sui lati. La squadra ha mantenuto un discreto equilibrio tra i reparti, Yebda è stato l'unico che ha appoggiato l'azione offensiva con qualche incursione da dietro, Matmour ha fatto gioco lontano dalla porta e Ghezzal ha offerto il solito movimento ma nei 16 metri avversari non è capitato proprio nulla. Inoltre la parte destra dello schieramento era prateria per le avanzate serbe (vedi l'episodio del primo gol come elemento paradigmatico). L'assenza di un emulo di Belhadj anche sul lato destro ha in passato forzato al 352 il CT Saadane ma l'equilibrio d'insieme non funzionava, anche perché il "sacrificato" a destra era un Matmour fuori posizione. 3-0 è però un risultato troppo pesante, soprattutto perché l'Algeria non ha combinato pressoché nulla davanti. Ci sarebbe, forse, la chance di un 442 spurio ma il tempo per lavorare c'è, a meno di 100 giorni dal Mondiale?



ALGERIA. Lounès Gaouaoui - Slimane Raho, Anthar Yahia, Rafik Halliche (Abdelkader Laïfaoui), Nadir Belhadj - Karim Matmour, Yazid Mansouri (Cap.), Medhi Lacen (Samir Zaoui, 82'), Hassan Yebda, Karim Ziani (Djamel Abdoun, 71') - Abdelkader Ghezzal (Rafik Djebbour, 63'). CT: R. Saadane
SERBIA. V. Stojkovic (Z. Brkic, 82') - B. Ivanovic (A. Rukavina, 67'), N. Subotic (G. Kacar, 86'), A. Lukovic (D. Lazovic, 90'), A. Kolarov (Z. Kuzmanovic, 46') - M. Jovanovic (65' Z. Tošić , 53'), D. Stankovic (I. Dragutinovic, 45'), N. Milijas (R. Petrovic, 63') - N. Zigic (M. Ninkovic, 76'), M. Krasic (B. Jankovic), M. Pantelic (D. Lekic). CT: R. Antic

Reti: 16' M. Pantelic, 55' Z. Kuzmanovic, 65' Z. Tošić.

04 marzo 2010

Amichevoli pre-Mondiale. Le Africane e le altre

Tutti i gol.

Le africane:

Corea del Sud - Costa d'Avorio 2-0 (Amichevole con poco senso per la Selephanto- con gli ivoriani che comunque comandano il gioco per larghi tratti del match -, la Federazione vuole Guus Hiddink sulla panchina degli Elefanti ed è impegnata a convincere l'ex CT della Russia: l'offerta, molto poco africana, sarebbe addirittura di un milione di dollari per allenare fino al Mondiale, secondo France Football. In panchina, licenziato Vahid Halilhodzic, c'era Georges Kouadio, coach ad interim).

Bosnia - Ghana 2-1 (Muntari, capitano, ha segnato il gol del vantaggio)

Algeria - Serbia 0-3

Italia - Camerun 0-0

Nigeria - Congo 5-2

Sudafrica - Namibia 1-1

Le altre amichevoli pre-Mondiali:

Messico - Nuova Zelanda 2-0

Norvegia - Slovacchia 1-0

Francia - Spagna 0-2

Irlanda - Brasile 0-2

Portogallo - Cina 2-0

Svizzera - Uruguay 1-3

Australia - Indonesia 1-0

Grecia - Senegal 0-2

Germania - Argentina 0-1

Turchia - Honduras 2-0

Giappone - Bahrain 2-0

Olanda - USA 2-1

Inghilterra - Egitto 3-1

Belgio - Croazia 0-1. Decide Kranjcar



Decide una sberla da fuori, al 63',di Niko Kranjcar l'amichevole tra Belgio e Croazia, nella quale sono andati decisamente meglio gli ospiti. Lukaku unica punta centrale ha ricevuto poche palle, molto ancora il lavoro da svolgere per Dick Advocaat che ha però nei suoi giocatori un potenziale davvero enorme.

BELGIO : Bailly – Colpaert, Kompany (70 Lombaerts), Vermaelen (84 Alderweireld), Van Damme – Vertonghen, Witsel, Martens (46 Sonck) – Hazard (77 Blondel), Dembele (70 Carcela)- Lukaku (77 Buffel). CT : Dick Advocaat.

CROAZIA: Runje, Corluka (46 Rakitic), Simunic (46 Lovren), Krizanac, Vukojevic (83 Dujmovic), Modric (65 Pranjic), Srna, Krancjar, Cale, Bilic (65 Mandzukic), Olic (46 Eduardo). CT : Slaven Bilic.

03 marzo 2010

[Belgio] Scoppia la Lukakumania: "Resterò ancora all'Anderlecht"




A 16 anni fa salivare tutto il Vecchio Continente e stasera debutta con la maglia della Nazionale del Belgio dal primo minuto contro la Croazia. Romelu Lukaku (Anversa, 1993) è la grande speranza del calcio belga, che dopo diversi anni di oblio è sulla via di ripresa. Merito, anche, di questa Lukakumania che serpeggia tra i tifosi. L'etichetta di Nuovo Drogba pesa ma il ragazzo, 192 centimetri, figlio d'arte (suo padre Roger - Kinshasa, 1966 - ha un passato da calciatore professionista proprio in Belgio - Malines e Germinal Beerschot), pare avere la testa sulle spalle. Di seguito alcune dichiarazioni, rilaciate alla vigilia del debutto nella Nazionale retta da Dick Advocaat (L'Aia, 1947), in cui giura addirittura di rimanere nel suo attuale club, l'Anderlecht, per altri quattro anni...


"Je fais attention à ne pas changer mes habitudes. Je mange sainement, je me repose, j'étudie... J'avoue que je manque de temps pour me reposer à la maison. Je fais attention. Au premier faux pas, on ne me ratera pas. Ma jaune contre Bilbao (Europa League, ndr) a été une leçon et mon père a eu raison de m'enguirlander"

"Je reste les pieds sur terre car je suis bien entouré. Tout d'abord par mes parents et ensuite par M.Van Holsbeeck, M. Jacobs et M. Smeets. De mon côté, je m'impose une certaine discipline."

"J'ai bien été accueilli chez les Diables, comme si j'y étais depuis toujours. Le staff ne m'a pas encore dit ce qu'il attendait de moi."

"Je ne pense qu'à Anderlecht. Le reste, je m'en fiche royalement. Vous pouvez l'écrire: je ne compte pas quitter Anderlecht avant la fin de mes études secondaires. En cas de blessure, j'aurais une roue de secours. C'est la seule chose qui me fait peur. Je prends alors mes précautions. J'ai même envie d'aller plus loin et dire que je resterai à Anderlecht jusqu'à mes 20 ans. Ce serait un bel âge pour tenter l'étranger" auteur de 13 buts en championnat.

02 marzo 2010

[Africa News] Novità nel Ghana, ritorna Sulley Muntari



Dopo i dissidi e le incomprensioni, torna la calma tra le Black Stars. A seguito di un colloquio riconciliante avuto alcune settimane fa, Milovan Rajevac (Čajetina, 1954), CT del Ghana, ha inserito l'interista Sulley Muntari (Konongo, 1984) nella lista dei diciotto giocatori che affronteranno domani, in amichevole, la Bosnia, a Sarajevo. L'ottimo risultato in Coppa d'Africa, il raggiungimento della finale con una squadra molto giovane ha convinto tutti che il Ghana, con l'inserimento di giocatori di maggiore esperienza potrà dar fastidio a tante squadre nei prossimi Mondiali, e arrivare molto lontano. Tra questi ragazzi significativa la riconferma, nella lista dei convocati per la sfida di Sarajevo, sia di Agyemang Badu (Berekum, 1990), costantemente nelle convocazioni dell'Udinese, ormai, che di Jonathan Mensah (Accra, 1990), udinese lui pure ma in prestito all'altra società di proprietà dei Pozzo, il Granada (che gioca in Segunda B, la terza serie di Spagna). Prima chiamata per David Addy (Prampram, 1990), terzino appena prelevato dal Porto in Danimarca. Tutti e tre sono stati protagonisti nell'ultimo mondiale under 20, conquistato proprio dal Ghana. Infortunato Michael Essien (Accra, 1982), anche Quincy Owusu-Abeyie (Amsterdam, 1986), neo rinforzo del Portsmouth, inserito inizialmente nella lista, ha dato forfait.