30 maggio 2012

Champions Asiatica: out le giapponesi, avanti il Guangzhou di Lippi, ok le saudite

Buona anche la prima di Coppa per Marcello Lippi. Il tecnico campione del mondo nel 2006 esordisce con una sudatissima vittoria del suo Guangzhou contro l’FC Tokyo, nella partita unica degli ottavi di finale della Champions League asiatica, principale obiettivo del gruppo Evergrande, la ricca società che gestisce la squadra cantonese.
Elegante giacca chiara, abbronzatura accentuata Lippi è molto attivo a bordocampo e, se il cinese è inevitabilmente zoppicante, è continuo il suo sbracciare, ripetuti i suoi urli. Continuo e giustificato. Il Guangzhou, proposto con il doppio mediano bloccato davanti alla difesa e una batteria di giocatori offensivi davanti, fatica a velocizzare l’azione anche se piano piano, col procedere del match, trova l’equilibrio, e la rete. Allo scoccare della mezz’ora, uno-due sul lato corto dell’area tra il brasiliano Muriqui e l’adattato terzino destro Won-Hee Cho: il sudcoreano approfitta di un errore di posizionamento della linea difensiva giapponese e mette al centro per il brasiliano ex Partizan Cleo, che infila senza difficoltà in rete.
L’inerzia del match diventa tutta in favore dei cinesi e l’inarrestabile Muriqui più di mister 10 milioni (di dollari, all’anno) Dario Conca, sostituito poco dopo l’ora di gioco, approfitta degli spazi che l’FC Tokyo è costretto a concedere. Il secondo tempo è più aperto, le squadre si allungano, le occasioni, da una parte e dall’altra, fanno trepidare il gli oltre cinquantamila presenti allo stadio Tianhe. L’FC Tokyo, l’ex squadra dell’interista Yuto Nagatomo, sfiora in diverse occasioni il pareggio, soprattutto con Ishikawa e con il brasiliano Lucas, che di testa coglie un palo a 10 minuti dalla fine.
L’ex Atletico Mineiro Muriqui, miglior uomo in campo, si crea, con azioni individuali, una serie incredibile di occasioni da rete, ma non riesce a chiudere il match in anticipo. Dopo altri brividi nel finale (i giapponesi chiedono un rigore e il portiere, di testa, si divora il pareggio nel recupero), Marcello Lippi può alzare le braccia al cielo e festeggiare con la marea rossa dello stadio che lo ha già eletto idolo: per la prima volta una squadra cinese raggiunge i quarti di Champions. (Continua su Gazzetta.it)

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it


25 maggio 2012

Santos e Universidad de Chile, semifinali di rigore

Santos (Bra) – Velez (Arg) 1-0

Dopo l’uno a zero dell’andata il tecnico argentino Ricardo Gareca, il vero scopritore di Javier Pastore e Ricky Alvarez, organizza un 4411 con Cubero sulla linea mediana, Fernandez e Cabral sugli esterni e il “Burrito” Martinez dietro l’unica punta Obolo. Proposta audace e interessante, che regala i suoi dividendi. Le due linee non fanno filtrare nulla, soprattutto si riesce a negare la ricezione a Neymar, costretto ad allontanarsi dalla porta e dalle zone pericolose. In mezzo, perà, illumina Ganso: compassato sì, ma genio del futebol, mette la palla con le mani, dove vuole e con una semplicità e un tempismo degne di un fuoriclasse. La giocata chiave della partita accade al 40′, il portiere argentino Barovero viene espulso per l’uscita kamikaze su Neymar. Velez in dieci, Gareca sceglie di levare l’unica punta Obolo. Il dogma della doppia linea di 4 non viene toccato, Martinez può certamente pressare più di Obolo, ma senza un riferimento offensivo, il Velez diventa piano piano un reale Fortin: la squadra non trova più aria, non esistono pause nelle azioni dei brasiliani. Il Santos si butta avanti in maniera disordinata, con troppa foga, ma senza paura, perché da dietro può costruire senza difficoltà. Il gol per pareggiare la gara di andata lo trova, al 78′, l’ex vascaino Alan Kardec (su cui ha investito il Benfica), grazie a una straordinaria (di nuovo) verticalizzazione di Ganso che trova Leo (i terzini santisti hanno però spinto troppo poco): il giovane attaccante fa quello che meglio sa fare, calciare d’istinto, e trova il fondo della rete facendo esplodere la Vila (Robinho incluso, presente in tribuna). Ai rigori, perfetto il Santos.





Universidad de Chile (Cil) – Libertad (Par) 1-1

Sul blog abbiamo elogiato con continuità l’Universidad de Chile, è certo esteticamente e come proposta di gioco la miglior squadra del subcontinente, e forse stiamo un po’ stretti nella circoscrizione geografica. Andrà in semifinale, anche con merito, ma è giusto elogiare, al termine di una gara terminata ai rigori, e con l’unica differenza di un penalty segnato in più, il Libertad. Il lavoro di Jorge Burruchaga è stato davvero eccellente, e la partita del ritorno a Santiago è stata ancora migliore della già ottima giocata ad Asuncion. La U non trovava spazio, Marcelo Diaz, metronomo della squadra, viene continuamente schermato e reso inefficace in costruzione (ottimo il lavoro anche in fase passiva di Velazquez e Nunez). Roja e Acevedo non hanno la qualità necessaria per pulire l’azione da dietro, così l’Universidad perde di velocità d’azione, perde i tempi che la hanno resa ormai celebre, anche perché davanti gioca una partita sottotono Henriquez. La U non sfonda, si arriva ai rigori. E l’idolo Lorenzetti, dopo la parata di Johnny Herrera, chiude la lotteria e porta la squadra cilena tra le migliori quattro del Sudamerica.



CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tropico del Calcio

24 maggio 2012

Libertadores. Vasco eliminato, il Corinthians con Paulinho è in semifinale

Si chiude il sogno vascaino. Dopo un quarto di finale molto equilibrato, ha prevalso la solidità del Corinthians, grazie a un bel colpo di testa, a pochi minuti dal termine, di Paulinho ( protagonista di una partita tutt'altro che buona). Clamorosa l'opportunità divorata da Diego Souza, sullo 0-0, che avrebbe quasi certamente modificato il nome della semifinalista: un incubo che lo accompagnerà per molto tempo, accompagnerà lui e tutti i vascaini...




23 maggio 2012

I prossimi Padroni d'Europa - Rassegna della stagione 2011/2012

Sono giovani e sono affamati di gloria, onori, denari e di trofei. Eccoli i prossimi padroni dell’Europa.
Cominciamo viaggiando nella novità tecnica che il football europeo ha proposto quest’anno. La rivoluzione bielsista nell’Athletic Bilbao. Il calcio di Bielsa non è solo il più offensivo d’Europa, e del Globo, ma è un calcio piacevole esteticamente e di grande movimento. In questo sistema si è definitivamente affermato, quest’anno, un ragazzo del dicembre ’92 che ha l’etichetta da predestinato, Iker Muniain. Navarro di Pamplona, esordio con l’Athletic a 16 anni e 7 mesi, il più giovane di sempre della compagine simbolo dei Paesi Baschi. Il calcio di perenne profondità di Bielsa esalta la tecnica e la velocità di un ragazzo che in altri contesti non avrebbe forse avuto una definizione certa. Oggi è, insieme a Javi Martinez, centrocampista reimpostato sulla linea difensiva dal Loco, l’oggetto del desiderio di tanti top club europei, uno dei giocatori più ricercati e con una quotazione che supera abbondantemente i 30 milioni di euro. In terra di Spagna non ha eguali come talento, solo come potenziale può pareggiarlo Thiago Alcantara. Vero che un altro giovane, Tello, ha conquistato le copertine negli ultimi mesi, per la capacità di andare a segno, ma il figlio di Mazinho, ex Lecce e Fiorentina, può essere considerato un potenziale titolare della squadra più forte del Mondo, il Barça di Guardiola. Ogni selezione giovanile che lo ha visto protagonista ha ammirato il suo talento e il suo carisma quasi eccessivo, che gli aveva procurato il soprannome di “Ego” Alcantara: ma senza quella elevata fiducia nei propri mezzi e nelle proprie possibilità, non si scambia alla velocità della luce, a quell’età, il palloni con Messi o Xavi, non si sta in campo senza nemmeno un tremore al Camp Nou.
La Spagna è certamente un campionato sommerso dai riflettori, e se fai bene, come bene sta facendo Philippe Coutinho, dall’Inter in prestito all’Espanyol, ti riconosce il Mondo.

Meno riconosciuto ma sempre più al centro delle attenzioni degli appassionati e ora anche degli investitori danarosi anche la Ligue 1. E lì ci giocano due ragazzi che sono da tempo nel mirino proprio dei nerazzurri milanesi. L’ottimo campionato del Montpellier e del Tolosa è certamente merito di due uomini, per differenti aspetti, cardine di queste compagini. Younes Belhanda è il creatore di gioco nel football di oggi. Tecnico, veloce, dinamico e con personalità. Gioca dietro la prima punta Olivier Giroud nel 4231 organizzato da René Girard, ma ha le capacità per arretrare anche alcuni metri, per pulire l’azione nel suo avvio, come ha mostrato più di una volta nella Nazionale marocchina del CT Eric Gerets. Etienne Capoue è un centrocampista difensivo. Meno pubblicizzato di Yann M’Vila del Rennes, Capoue ha maggiori margini di miglioramento. Sottovalutato come costruttore di gioco, ha poi stazza, colpo di testa e offre una protezione ottima alla difesa. Giocatore posizionale, nel senso buono del termine, ha buonissima corsa e sempre più fiducia nelle sue doti di incursore. Classe 1988 e senza ancora l’occhio di bue addosso, potrebbe essere una bella mossa non a un elevatissimo prezzo, nel prossimo mercato.

Non un super affare come quello che invece ha realizzato il Porto quando un paio d’anni fa ha messo sotto contratto James Rodriguez. Cresciuto in uno dei migliori settori giovanili della Colombia, quello dell’Envigado, ha spopolato nel piccolo Banfield, in Argentina. Ci voleva scommettere l’Udinese, ma poi è spuntato Pinto da Costa, che l’ha portato in Portogallo. L’anno scorso, nel Porto di Villas Boas che ha vinto tutto ha assaggiato più volte la titolarità, maturando tantissimo. Sinistro da favola, grande capacità nell’uno contro uno, con l’ex collaboratore di Mourinho Villas Boas è cresciuto anche nella capacità di riconoscere le situazioni. Quest’anno è un protagonista, sotto Vitor Pereira, e in Nazionale, nonostante la carta d’identità segnali 1991 come anno di nascita, è già un leader, con un “specialista” dei giovani in panchina come José Pekerman (3 mondiali giovanili vinti con l’Argentina). In Portogallo, all’altra parte della rivalità del Paese lusitano, sta giocando una fantastica stagione Axel Witsel. Di più, sembra quasi che Jorge Jesus abbia adattato il suo sistema tutto-dinamismo alle capacità e ai ritmi dell’ex Standard. Intelligenza calcistica superiore, eleganza anche di corsa Witsel è uno degli uomini più importanti nella stagione europea del Benfica.

Ha fatto bene in Champions anche Xerdan Shaqiri. Nato in Kosovo nel 1991 ma svizzero da sempre, uno dei due giovani gioielli del Basilea (l’altro è il centrocampista Xhaka), conosce già il suo futuro: giocherà nel Bayern Monaco, che ha anticipato tutte le numerose pretendenti. Esterno d’attacco, ha enorme personalità, quasi sfacciataggine, non per caso è riuscito a conquistare da tempo il posto in Nazionale con Ottmar Hitzfeld, non certo un adoratore degli sbarbati. In Germania sfiderà, ad altissimo livello, Marco Reus. L’anno scorso ha salvato, con un suo gol, il Borussia Mönchengladbach. Quest’anno, proprio sotto un tecnico svizzero, l’ottimo Lucien Favre, ha raggiunto la vera maturità, gestendosi meglio in campo, impegnandosi in diverse posizioni (dal trequartista all’esterno da 442) e trovando una continuità impressionante in zona gol. La transizione veloce è il suo pane, ed è perfetto per il sistema di Klopp, l’allenatore del Borussia Dortmund, dove giocherà l’anno prossimo: per 17,5 milioni di euro, infatti, Reus torna là dove ha mosso i primi passi da uomo e da giocatore. Potrebbe cambiare maglia anche un altro che ha il gol facile nel sangue, anche se John Guidetti, segna a raffica nel Feyenoord ma è di proprietà del Manchester City. Il nome è una retaggio del nonno italiano: Italia che avrebbe potuto ritrovare. Svedese cresciuto in Kenya, se lo sono conteso anche Roma, Lazio e Inter: il potere dei soldi lo ha portato da Mancini. Troppe mezzepunte? Chiudiamo con un grande difensore e un grande attaccante. Miglior prospetto da qualche stagione, ma quest’anno avvero sbocciato Jan Verthongen dell’Ajax: comanda la difesa, sa impostare l’azione e, non guasta, mette sempre qualche gol nella rete avversaria. Davanti, Vagner Love e Didier Drogba hanno davvero un erede, Seydou Doumbia, l’esclusivo realizzatore dello Young Boys, oggi per il CSKA (e prestissimo con continuità nella nazionale ivoriana) fa anche gioco e regala assist.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo - Aprile 2012

22 maggio 2012

Inizia il Brasileirão 2012, subito ok il Botafogo

IN ALTO — Il primo scatto è del Botafogo. Possibile outsider del campionato, il Fogão inizia subito col botto, vincendo 4-2, in rimonta contro un discreto San Paolo. Il Tricolor va in vantaggio per merito di una splendida giocata di Lucas, oggetto del desiderio interista: il talento paulista scende a destra fino alla linea di fondo e scarica dietro per l’accorrente Jadson, che firma il vantaggio. Il secondo tempo comincia senza il Loco Abreu, l’anima del Botafogo, ma la Stella Solitaria ha altre risorse e pareggia subito con l’eroe di giornata German Herrera. Ancora avanti il San Paolo col primo gol stagionale di Luis Fabiano, poi trittico bianconero: rigore di Herrera, punizione deviata di Vitor Junior e chiusura ancora del nativo di Santa Fé. Gol argentino (e decisivo) anche per l’Atletico Mineiro, che grazie alla segnatura nel recupero di Damian Escudero esce con tre punti dal Moises Lucarelli di Campinas, casa della neopromossa Ponte Preta. Per il Galo anche l’annuncio del trasferimento dell’attaccante Jô, ex CSKA e City. Bel colpo del Fluminense, che va a vincere in casa del campione in carica Coritnhians. Decide Leandro Euzebio. Squadre infarcite di riserve, a causa dei prossimi, delicatissimi impegni di Libertadores. Inizia bene pure l’Internacional, altra outsider per il titolo, che regola 2-0 al Beira Rio il Coritiba: regala finalmente segnali di ripresa Leandro Damião, un gol e un assist (nella rete di Dagoberto) per lui. 

IN BASSO — Il Flamengo è l’unica squadra carioca a non aver intascato i tre punti. Gioca una discreta partita a Recife contro lo Sport ma non va oltre l’1-1 (in rete Vagner Love). Pesano le polemiche, che sono ormai all’ordine del giorno alla Gavea. Se è vero che Ronaldinho non si è presentato ubriaco all’allenamento, come invece hanno testimoniato tutti gli organi di stampa in questi giorni, è certo che i minuti di sonno non erano sicuramente adeguati alla vita di un atleta che si prepara per una gara. Il Flamengo rimane comunque una Santa Barbara sull’orlo dell’innesco. “Questa sarà la mia ultima stagione al Palmeiras”: all’indomani del deludente pareggio interno contro la Portuguesa, Felipe Scolari annuncia che al Verdão non resterà per molto tempo, e non c’è nessuna chance di rinnovo alla scadenza, prevista per dicembre 2012. Come reagirà l’ambiente, che ormai da troppo tempo si trastulla in una melassa di mediocrità? Solo un pareggio per il Santos col Bahia, ma la partita merita un asterisco con una nota a piè di pagina, oltre a Neymar mancavano praticamente tutti i titolari.




La Partita della 1ª GiornataVasco - Gremio 2-1. Il Gigante sarà impegnato in settimana nel ritorno di Libertadores, gli ospiti in Coppa del Brasile: scendono in campo squadra con diverse riserve, ma lo spettacolo è dignitoso, anche se per pochi intimi: al São Januario solo quattromila anime. Il Vasco inizia bene, con un 4321 piuttosto spurio, buone giocate individuali di William Barbio, che brilla per alcune accelerazioni ma è poco incisivo. Fellipe Bastos (talento classe 1990 controllato dal Benfica) non gioca una super partita, ma ha la dinamite nel piede e pesca il jolly, su punizione, da fuori per il vantaggio. Il pareggio giunge poco dopo per merito di un ragazzo che dovremmo vedere anche alle Olimpiadi di Londra, Fernando, centrocampista davanti alla difesa di sicuro futuro: il suo tiro ha la fortuna di essere deviato e di atterrare alle spalle di Fernando Prass. A inizio secondo tempo Cristovão lascia immutata la struttura di squadra ma continua il suo turnover, e inserisce la qualità di Juninho Pernambucano e di Alecsandro: saranno proprio i due a confezionare il gol vittoria. Con la Bandiera del Vasco in campo l’azione, anche per merito della buona prova di Carlos Alberto, nasce pulita da dietro, c’è più fluidità di gioco, anche per merito di un sempre più convincente Romulo, che entra a 25 dalla fine. Il Gremio di Vanderlei Luxemburgo non riesce a reagire come bene aveva fatto dopo la prima segnatura, però ha la chance di pareggiare: il mano di Renato Silva merita un rigore, che però il boliviano Marcelo Moreno si fa parare da Fernando Prass. (Continua su Gazzetta.it )

CARLO PIZZIGONI

04 maggio 2012

Libertadores. Ottavi. Il Deportivo Quito distrugge la Universidad de Chile

Deportivo Quito - Universidad de Chile 4-1

Suicidio calcistico della Universidad de Chile a Quito. Forse la squadra più spettacolare della Libertadores perde 4-1 contro il Deportivo Quito di Carlos Ischia giocando una partita pieno di errori individuali e, soprattutto, senza coscienza. Jorge Sampaoli è certo un genio della panchina, un genio che non sa riconoscere l'ordinarietà: qui la sua squadra ha trovato, sì una giornata storta ma soprattutto è stata incapace di leggere la situazione, incapace di comprendere che anche una sconfitta con un passivo limitato poteva essere un buon risultato. E invece la U è andata sempre avanti, ha cercato di trovare spazi dove non c'erano (dal 30' era anche in vantaggio numerico - out Olivo: pari ristabilito dopo mezz'ora: doppio giallo a Gonzalez), la palla girava lentamente, la spaziatura in campo non era più equilibrata. Due gol assurdi in contropiede (l'ultimo dell'ottimo Fidel Martinez è davvero assurdo per come è nato)  hanno segnato fortemente questa qualificazione: ora ci vuole un miracolo a Santiago.

L'ex Boca Ischia ha cercato e voluto una squadra compatta, pronta a ripartire: gli uomini per fare male nelle ripartenze, anche nelle mezze transizioni, non mancano alla squadra della capitale ecuadoriana, la sorpresa, rispetto alle realtive attese, di questa stagione in Libertadores. Come sorpresa è il cannoniere argentino Alustiza, che sblocca il risultato nel primo tempo. La U riprende la partita grazie a una giocata dell'uomo squadra Diaz ( ma perché non gioca in Europa?) che trova Mati Rodriguez a destra (ma perché, Sabella, non gioca in Nazionale?): è 1-1. Ma la U continua a masticare calcio, senza una definizione. Checa, difensore goleador, riapre la partita, prima della follia Bulla, che incide il 4-1 finale.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tropico del Calcio



Deportivo Quito: Marcelo Elizaga; Pedro Velasco, Luis Checa (m.72, Luis Romero), Geovanny Espinoza, Mauricio Folleco; Freddy Olivo, Juan Carlos Paredes (m.81, Edison Vega), Luis Saritama, Fidel Matínez; Matías Alustiza e Maximiliano Bevacqua (m.34, Alex Bolaños). DT: Carlos Ischia.

Universidad de Chile: Johnny Herrera; Osvaldo González, Igor Lichnovsky, José Rojas; Matías Rodríguez, Marcelo Díaz, Sebastián Martínez (m.45, Gustavo Lorenzetti), Eugenio Mena, Charles Aránguiz; Angelo Henriquez (m.45, Paulo Magalhaes) e Junior Fernandes. DT: Jorge Luis Sampaoli


Gol: 1-0, m.29: Matías Alustiza. 1-1, m.35: Matías Rodríguez. 2-1, m.44: Luis Checa. 3-1, m.56: Matías Alustiza. 4-1, m.82: Fidel Martínez.

02 maggio 2012

Descubriendo a Marcelo Bielsa

L'Atletico Nacional non c'è più: Velez corsaro

Atletico Nacional Medellin - Velez Sarsfield 0-1

Sembra sia già finita la bella favola dell'Atletico Nacional. Non solo e non tanto per la sconfitta (1-0, gran gol di Bella) di ieri notte in casa contro il Velez nell'andata degli ottavi di finali di Libertadores. Sembra sia finita perché la squadra di Medellin ha perso lo spirito che gli consentiva di esprimere il miglior calcio del Sudamerica, unitamente all'Universidad de Chile. Macnelly, Mosquera e Pabon, sono diventati quasi alieni al gioco di squadra, di cui resta solo un lento trascinarsi verso l'area avversaria: la squadra non ritrova più i ritmi di gioco, è imprecisa, si affida alle giocate individuali di Pabon, è poco aggresiva. La sconfitta contro un solido (ma nulla più ) 442 del Velez di Gareca, una sconfitta che poteva anche essere più larga (il Burrito Martinez ha sbagliato un rigore a inizio secondo tempo), si è celebrata senza il Sachi Escobar in panchina. In settimana, si era infatti consumato il divorzio dal fratello del grande Andres, dopo la sconfitta, l'ennesima in Liga, contro l'Atletico Huila. I tempi non sono parsi proprio perfetti: o si mandava via prima, invece di tenere sulla graticola per settimane il Sachi, o lo si lasciava sul banco almeno per questa sfida. Si è optato per la situazione più discutibile, cambiare il tecnico prima del match, cercando di dare una scossa almeno emotivo promuovendo Norberto Peluffo. La scossa non c'è stata, anzi.



Nell'altra gara della notte, pareggio 1-1 tra Cruz Azul e Libertad. Partita quasi totalmente condotta dai messicani, ma la squadra di Burruchaga trova il pari e riesce nell'impresa di mantenerlo fino al termine

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tropico del Calcio