29 ottobre 2013

Gambia, dove si vietano i tornei di calcio per strada

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Se giochi a calcio per strada, vai in galera. Non è la sintesi di qualche fantasy similorwelliano venuto male. E' successo, sta succedendo davvero, in Gambia, lembo di terra completamente circondato dal Senegal, già riserva di schiavi per gli affari sporchi della corona inglese, oggi retta dall'istrionica figura di Yaye Jammeh. Famoso per altre sparate clamorose, continue quelle contro gli omosessuali, Jammeh ultimamente si è inventato invece l'uscita dal Commonwealth (“organizzazione neo-colonialista”) e la settimana corta per gli uffici pubblici (“il venerdì è il giorno della preghiera”, intima il colonnello convertitosi all'Islam), e da poco è sceso in campo contro i Navétanes, i tornei che si svolgono per strada durante la “stagione delle piogge” (l'origine della parola in lingua wolof è proprio questa). Chiuse le scuole, i ragazzi si spendono da mane a sera in interminabili tornei estivi. In Senegal, che rimane il riferimento culturale principale del Gambia, i Navétanes sono vere e proprie istituzioni: scomparsi i club creati dagli europei (ormai privi di tifosi), le squadre di quartiere che partecipavano ai tornei di strada si sono strutturate e ora competono nel campionato nazionale. Un fenomeno dei Navétanes è stato El Hadji Diouf, simbolo della Nazionale che sconfisse la Francia al Mondiale del 2002, poi transitato da Liverpool.
Per il presidente Jammeh, però, “la pausa scolastica deve essere dedicata al lavoro della terra e all'aiuto dei genitori, in maggior parte poveri”, al diavolo le frivolezze, tipo il football. Il capo di stato non si è però limitato a miti consigli: chi viene sorpreso a giocare per strada, da giugno a metà ottobre, rischia fino a otto anni di carcere. Nell'ultimo periodo si è provveduto a dare effetto pratico al mostruoso provvedimento: a Samide, nella regione del centro-nord del Paese sono stati arrestati dieci ragazzi, e si parla di altri fermi in giro per il Gambia, noto in Europa come meta del turismo sessuale femminile. Le voci libere rimaste nel Paese (oppositori e giornalisti dissenzienti affollano le carceri gambiane) chiedono anche l'intervento della FIFA, che per ora non ha profferito parola. Il Gambia ha tanta passione ma relativa tradizione calcistica, recentemente la Nazionale è stata guidata da un CT italiano, Luciano Mancini. Il maggiore exploit è legato all'Under 20 del 2007, terza classificata ai campionati africani di categoria e protagonista di un buon mondiale, dove si fermò agli ottavi, anche se molti dubbi lasciarono, in diversi addetti ai lavori, le età reali di alcuni giocatori.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET Extra Time - La Gazzetta dello Sport


21 ottobre 2013

Pure le FARC salgono sul carro della Colombia Mondiale





Tutti uniti attorno ai successi della Nazionale. La partita che ha segnato il ritorno della Colombia al Mondiale, un rocambolesco 3-3 ottenuto dai Cafeteros in rimonta sul Cile, ha avuto una portata storica che va oltre l'aspetto meramente sportivo. Ai negoziati di pace tra il Governo e la guerriglia delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), in corso ormai da mesi a L'Avana, le due fazioni hanno osservato uno stop di 90 minuti per godersi, rigorosamente in luoghi separati, le imprese di Falcao e compagni. “Tanti di noi sono appassionati di futbol”, ha detto Tanja Nijmeijer, la celebre guerrigliera olandese. “ Ci spiace profondamente per i fratelli cileni, ma la Colombia deve vincere per andare al Mondiale... e ce la farà”, ha riferito ai giornalisti Rodrigo Granda, un altro membro delle FARC presente a Cuba. Il capo della delegazione governativa, Humberto de la Calle, si è spinto fino a un pronostico “ vedremo la partita: vinceremo noi, io dico 2-1.” All'opinione pubblica colombiana, la notizia rimbalzata da Cuba appare avere esclusivi intenti propagandistici. Il Presidente Santos, che su twitter è attivissimo e i cinguettii a favore della Nazionale sono frequenti, è in caduta libera nei sondaggi: l'anno prossimo ci saranno le elezioni, in cui certamente correrà per bissare il mandato. Le FARC da tempo non hanno più nessun seguito popolare, dopo le diverse inchieste che hanno testimoniato l'ormai certo coinvolgimento nel mercato del narcotraffico, la presenza nelle loro fila di bambini-soldato e i continui rapimenti a fini di riscatto. La Nazionale di Pekerman rappresenta per tutti un carro pulito e vincente su cui è comodissimo e redditizio in qualche modo salire. Se è vero, come ha detto un'altra guerrigliera, che molti di loro sono soliti guardare le imprese calcistiche dei Cafeteros, certo non saranno contenti delle continue campagne pubblicitarie organizzate dal Ministero della Difesa, in cui sono spesso coinvolti calciatori. Uno spot, passato in tv nei momenti immediatamente precedenti al match della Colombia, mostra celebri giocatori, da apprezzati ex come Leonel Alvarez, Leider Preciado e Oscar Cordoba, fino a Pedro Franco, oggi al Besiktas, intenti a suggerire ai guerriglieri di abbandonare la lotta, di appoggiare la propria Nazionale e il proprio Paese, non la guerriglia: “miliciano empiece ya su nueva vida, desmovilicese", si dice: miliziano, ricomincia a vivere, abbandona la lotta armata ( i “Desmovilizados” sono le persone che lasciano la guerriglia). A fine partita le FARC hanno esaltato l'impresa della Nazionale “per aver dato gioia al popolo colombiano”; sottolineando i meriti di Pekerman, Falcao e Teo Gutierrez. L'inedito comunicato non è stato purtroppo bissato da un altro di uguale soddisfazione. Nel week end successivo alla partita contro il Cile, i negoziati di pace dell'Avana hanno subito l'ennesimo stop e ciascuna parte ha accusato l'altra di mancanza di responsabilità.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET Extra Time - La Gazzetta dello Sport


12 ottobre 2013

Pazza Colombia: è rimonta mondiale!






Finalmente. Al termine di una rimonta clamorosa, da 0-3 a 3-3, la Colombia si guadagna contro il Cile il punto che gli consente di festeggiare il ritorno al Mondiale, dopo 16 anni di assenza. Dopo il triplo svantaggio, firmato da Vidal (rigore) e Alexis Sanchez (doppietta), i cafeteros giocano un grande secondo tempo e raggiungono il pareggio con Teo Gutierrez e Radamel Falcao ( due volte dagli undici metri). A una giornata dal termine delle Qualificazioni a Brasile 2014, meta vicinissima per Ecuador e Cile, quasi certo il quinto posto e quindi lo spareggio per l'Uruguay contro la Giordania.

SUPER CILE IN AVVIO - In una Barranquilla addobbata a festa (come tutto il Paese: uscita anticipata dagli uffici), Colombia e Cile hanno dato vita a una gara entusiasmante. Inizia alla grande il Cile, che con l'arrivo sulla panchina di Jorge Sampaoli è tornato a possedere l'entusiasmo ( e i risultati) degli anni del “Loco” Bielsa. Ritmo e intensità, grande compattezza di squadra, reparti che si mescolano a meraviglia, creando totale superiorità in mezzo, con la linea dei tre dietro che fa scorrere velocemente il giro-palla, Carmona perno davanti alla difesa, Vidal a tutto campo, Valdivia che parte da “falso nove” per trovare spazi intermedi e grande profondità con Alexis Sanchez ed Edu Vargas. Le ripartenze del Cile fanno malissimo alla Colombia, che spreca la prima palla gol con Teo Gutierrez ma fa enorme fatica difensiva. La prima rete nasce da una imprecisione in uscita di palla di Perea, Valdivia è bravo a recuperare la sfera ed è geniale nell'immediata verticalizzazione per Vargas, che anticipa l'uscita bassa di Ospina e trova il rigore. Perfetto nell'esecuzione Vidal, 1-0 al 18'. La transizione, sempre forzata dai cileni che giocano senza mai perdere equilibrio in campo, produce la seconda rete, con Sanchez. L'ex Udinese bissa poco prima del 30', sugli sviluppi di un corner. Dominio totale della squadra di Sampaoli, che con i tre punti sarebbe già qualificata per i Mondiali.

RIMONTA COLOMBIA - Il 4-4-2 di Pekerman non ha il dinamismo necessario, trova coi tempi sbagliati gli esterni, James Rodriguez e Cuadrado, che dovrebbero innescare l'azione offensiva. Dietro soffre tremendamente, anche per errati movimenti nell'uscite per il pressing (che viene pure cercato in zona medio-alta), e per i disastri nelle spaziature sulle transizioni difensive. Sotto di tre reti il CT Pekerman, rimane lucido: modifica la struttura in un 4-3-1-2 con James alle spalle di Falcao e Teo Gutierrez e inserisce Guarin e Macnelly per giocare da mezzeali al fianco di Carlos Sanchez, fisso davanti alla difesa. Cuadrado retrocede a terzino (dove è pesata molto l'assenza di Zuniga), e la partita cambia, anche per l'intensità e la voglia ritrovata dei cafeteros, che vanno più volte vicino alla rete. La gara è già mutata d'inerzia quando, al 66', Carmona colpisce la palla con la mano e si prende il secondo giallo. Lì Pekerman è svelto nel cambio: fuori Sanchez, dentro un altro attaccante, Carlos Bacca, per un rischiosissimo 4-2-3-1, con Guarin e Macnelly in mediana. Coraggio premiato, merito pure della tenacia di Armero, che mantiene viva una palla quasi persa (errore dell'appena entrato cileno Rojas) e trova al centro Gutierrez, che segna il gol di inizio rimonta al 69'. Il Metropolitano è una bolgia, e il Cile difende male il vantaggio, con l'uomo in meno. Due rigori (il primo, al 75', dubbio, il secondo, all'84', netto) entrambi per falli subiti da James Rodriguez, entrambi realizzati da Falcao, mandano in Paradiso la Colombia, che dopo Francia 1998, torna a un Mondiale.

VITTORIA ECUADOR - Il pareggio lascia comunque il Cile a un punto da Brasile 2014: nell'ultima gara la Roja se la vedrà mercoledì con l'Ecuador, che è nella stessa situazione. La squadra andina, allenata da un CT colombiano, Rueda, si è meritata questo vantaggio battendo in casa l'Uruguay per 1-0: ha deciso un gol di Jefferson Montero al 30'. Brutta gara per gli uomini di Tabarez, che possono sperare in un risultato differente dal pareggio e cercare di raddrizzare la differenza rete nell'ultimo match; andasse male, si classificheranno al quinto posto, ottenendo la chance di giocare lo spareggio intercontinentale contro la Giordania. Non impossibile, per Suarez, Cavani e compagni. In match ormai di scarsa importanza ai fini della qualificazione, il Paraguay ha pareggiato in Venezuela ( Benitez e Seijas in gol), mentre l'Argentina, col pass-Mondiale già in tasca, ha battuto il Perù: in rete Lavezzi (doppietta) e l'interista Palacio, dopo il vantaggio di Pizarro.

AREA CONCACAF – Nella federazione del Centro e Nord America, vittoria 1-0 dell'Honduras a San Pedro Sula contro il già qualificato Costarica (gol di Bengtson). La squadra catracha è vicinissima al ticket diretto per il Brasile, conservando i tre punti vantaggio sul Messico, che ha vissuto una serata di forti emozioni. Il Tricolor doveva vincere per sperare nel quarto posto del girone, e la conseguente qualificazione alla partita di spareggio contro la Nuova Zelanda: c'è riuscito, davanti ai soliti centomila dello stadio Azteca, battendo 2-1 Panama. Agonica la partita, col Chicharito Hernandez che sbaglia un rigore e Panama che trova il pareggio a 10' dalla fine con Tejada, dopo il gol iniziale di Peralta. Decide in favore del Messico, a 5' dal termine, una spettacolare rovesciata di Raul Jimenez: ora è sufficiente un punto contro Costarica mercoledì e sarà spareggio. Gli Stati Uniti di Klinsmann (già al Mondiale), hanno sconfitto 2-0 la Giamaica, per merito di Zusi e Altidore.

CARLO PIZZIGONI



Messico - Panama 2-1

11 ottobre 2013

L'Africa sceglie le sue rappresentanti al Mondiale: iniziano gli spareggi


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Ci sarà anche il fratello maggiore di Yaya Touré, Kolo, nella Costa d'Avorio, impegnata nel prossimo week end nelle gare di andata degli spareggi che decreteranno le cinque rappresentanti africane al Mondiale in Brasile. Dopo essersi finalmente ritrovato, nel Liverpool di Rodgers, sarà schierato in difesa al fianco di Souleyman Bamba, nel match delicato che gli Elefanti disputeranno contro i rivali del Senegal. Dopo l'exploit del Mondiale 2002, dove i senegalesi avevano battuto all'esordio la Francia e raggiunto addirittura i quarti, si è fermata la crescita deel movimento legato ai Leoni della Teranga. Proprio un francese, Alain Giresse (nella foto), che non potrà contare su Demba Ba, proverà a rilanciarlo: “loro sono favoriti, dovremmo lavorare di squadra per fermarli – ha detto l'ex scudiero di Platini nei Bleus – fanno paura quando partono in velocità, pensate alla qualità di Gervinho...” Significativa la citazione del romanista, in una squadra che davanti può ancora contare sul totem Didier Drogba e su Lacina Traoré, obiettivo di mercato della Juventus a gennaio. Di italiano profuma anche la panchina ivoriana, con Sabri Lamouchi. L'ex di Parma, Inter e Genoa
è criticatissimo dalla stampa di Abidjan, che crede molto, in caso di qualificazione mondiale, a un ingaggio di Roberto Mancini (ha voluto una clausola di uscita ad hoc dal Galatasaray), naturalmente con la benedizione di Yaya Touré. L'italiano è seconda lingua nello spogliatoio del Ghana. Il CT Kwesi Appiah ha richiamato il milanista Muntari, che potrebbe dividere il centrocampo con l'ex compagno Kevin Prince Boateng, lo juventino Asamoah e l'udinese Badu. Preoccupano i forfait di tanti difensori: Vorsah, Jonathan Mensah e Afful sono out e lasciano speranze all'Egitto del nuovo idolo Mohamed Salah (Basilea). Sempre complicati da affrontare i Faraoni, nonostante il momento delicato vissuto dal Paese, che si ripercuotono anche sulla doppia sfida: l'incontro di ritorno sarà giocato nel piccolo Air Defense Stadium del Cairo. Problemi anche in Tunisia, dove l'interim CT, Ruud Krol ha spiazzato tanti media locali non convocando Youssef Msakni e Oussama Darragi. Fino all'ultimo non saprà se avrà di fronte l'ex Inter Samuel Eto'o, che non ha ancora deciso se tornare a giocare nel Camerun. Pochi dubbi invece che un interista di oggi, Saphir Taider, sarà il faro del centrocampo dell'Algeria (mancherà invece l'altro nerazzurro, Belfodil), che ha una grande chance di andare ai Mondiali, incrociando i vice campioni di Africa del Burkina Faso orfani di Alain Touré. Appare un incontro a pronostico chiuso quello tra Etiopia e Nigeria, che avrà in panchina il CT Stephen Keshi: la sua uscita “razzista” contro il tecnica belga del Malawi Tom Saintfiet (“white dude” l'aveva chiamato, invitandolo a tornare in Europa) gli è costata solo una multa. Il grande entusiasmo di Addis Abeba potrebbe essere un fattore, per un calcio comunque in netta ripresa. La Nigeria del laziale Onazi e con Oduamadi, ex Milan oggi al Brescia, dovrà fare molta attenzione.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET ExtraTime - La Gazzetta dello Sport

Programma degli spareggi di andata:

12 ottobre:
Ouagadougou: Burkina Faso – Algeria (ore 16) - Abidjan: Costa d'Avorio – Senegal (ore 17)
13 ottobre:
Addis Abeba: Etiopia – Nigeria (ore 13) – Radès: Tunisia – Camerun (ore 17)

15 ottobre:
Kumasi: Ghana – Egitto (ore 16)

02 ottobre 2013

Gervinho, Sol Beni brilla anche a Roma




La Costa d'Avorio a quei tempi era la Svizzera dell'Africa. Sierra Leone e Liberia si dilaniavano in guerre civili perenni, passavi la frontiera e tutto era in ordine. Nel 1994 il Presidente della più potente e amata squadra della Costa d'Avorio, l'ASEC, Roger Ouegnin, si fa convincere da un francese visionario a costruire una scuola calcio. Il transalpino si chiama Jean Marc Guillou, ha giocato un Mondiale coi Galletti, nel 1978: aveva il 10 sulla schiena. E la fantasia non l'ha mai abbandonato. Nasce l'Académie di Sol Beni, dal nome la zona di Abidjan dove sorge, in riva al mare. I ragazzi, i primi academiciens sono reclutati in tutto il Paese (all'interno della struttura ci sono anche le scuole, perché un ragazzo non vive solo di calcio): si chiamano Kolo Touré, Zokora, Aruna Dindane. Prima di affermarsi in Europa, vinceranno, loro ragazzini appena maggiorenni, la Super Coppa d'Africa del '99 contro la potente Espérance di Tunisi. Gervinho nasce lì, è figlio di altre generazioni dell'Académie, come lo sono quasi tutti i giocatori che hanno attraversato la nazionale ivoriana in questi anni ( da Yaya Touré in giù), con la sola eccezione di Didier Drogba, arrivato ragazzino in Francia. In Costa d'Avorio i ragazzi dell'Académie sono dei veri e propri miti, anche ora che dopo divergenze, soprattutto economiche Guillou (un tipo certo non facile da gestire) e Ouegnin hanno litigato, si sono separati e nel Paese, che vive un periodo politicamente e socialmente delicato, proliferano scuole calcio che affermano di ispirarsi all'idea iniziale, anche se non sempre è così. Gervinho è uno dei prodotti più riusciti dell'Académie, e il suo nome nasce proprio a Sol Beni. Jean Marc Guillou, che battezza ogni generazione col nome di un grande del calcio (da Cruyff a Maradona), assegna anche dei nomignoli, alla brasiliana, ai suoi giocatori: per sottolineare lo spirito a cui tende il suo progetto: il calcio è tecnica, fantasia. Gervais Yao Kouassi diventa, e rimane, come fosse cresciuto sule spiagge di Copacabana, Gervinho. Quando riparte nella Roma di Garcia, è ancora quel ragazzo che a piedi nudi rifilava finte continue e andava in rete, nella più grande scuola di calcio dell'Africa.

CARLO PIZZIGONI

Fonte: Gazzetta dello Sport - Edizione Roma