21 ottobre 2013

Pure le FARC salgono sul carro della Colombia Mondiale





Tutti uniti attorno ai successi della Nazionale. La partita che ha segnato il ritorno della Colombia al Mondiale, un rocambolesco 3-3 ottenuto dai Cafeteros in rimonta sul Cile, ha avuto una portata storica che va oltre l'aspetto meramente sportivo. Ai negoziati di pace tra il Governo e la guerriglia delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), in corso ormai da mesi a L'Avana, le due fazioni hanno osservato uno stop di 90 minuti per godersi, rigorosamente in luoghi separati, le imprese di Falcao e compagni. “Tanti di noi sono appassionati di futbol”, ha detto Tanja Nijmeijer, la celebre guerrigliera olandese. “ Ci spiace profondamente per i fratelli cileni, ma la Colombia deve vincere per andare al Mondiale... e ce la farà”, ha riferito ai giornalisti Rodrigo Granda, un altro membro delle FARC presente a Cuba. Il capo della delegazione governativa, Humberto de la Calle, si è spinto fino a un pronostico “ vedremo la partita: vinceremo noi, io dico 2-1.” All'opinione pubblica colombiana, la notizia rimbalzata da Cuba appare avere esclusivi intenti propagandistici. Il Presidente Santos, che su twitter è attivissimo e i cinguettii a favore della Nazionale sono frequenti, è in caduta libera nei sondaggi: l'anno prossimo ci saranno le elezioni, in cui certamente correrà per bissare il mandato. Le FARC da tempo non hanno più nessun seguito popolare, dopo le diverse inchieste che hanno testimoniato l'ormai certo coinvolgimento nel mercato del narcotraffico, la presenza nelle loro fila di bambini-soldato e i continui rapimenti a fini di riscatto. La Nazionale di Pekerman rappresenta per tutti un carro pulito e vincente su cui è comodissimo e redditizio in qualche modo salire. Se è vero, come ha detto un'altra guerrigliera, che molti di loro sono soliti guardare le imprese calcistiche dei Cafeteros, certo non saranno contenti delle continue campagne pubblicitarie organizzate dal Ministero della Difesa, in cui sono spesso coinvolti calciatori. Uno spot, passato in tv nei momenti immediatamente precedenti al match della Colombia, mostra celebri giocatori, da apprezzati ex come Leonel Alvarez, Leider Preciado e Oscar Cordoba, fino a Pedro Franco, oggi al Besiktas, intenti a suggerire ai guerriglieri di abbandonare la lotta, di appoggiare la propria Nazionale e il proprio Paese, non la guerriglia: “miliciano empiece ya su nueva vida, desmovilicese", si dice: miliziano, ricomincia a vivere, abbandona la lotta armata ( i “Desmovilizados” sono le persone che lasciano la guerriglia). A fine partita le FARC hanno esaltato l'impresa della Nazionale “per aver dato gioia al popolo colombiano”; sottolineando i meriti di Pekerman, Falcao e Teo Gutierrez. L'inedito comunicato non è stato purtroppo bissato da un altro di uguale soddisfazione. Nel week end successivo alla partita contro il Cile, i negoziati di pace dell'Avana hanno subito l'ennesimo stop e ciascuna parte ha accusato l'altra di mancanza di responsabilità.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET Extra Time - La Gazzetta dello Sport


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