Tutti uniti attorno ai successi della
Nazionale. La partita che ha segnato il ritorno della Colombia al
Mondiale, un rocambolesco 3-3 ottenuto dai Cafeteros in rimonta sul
Cile, ha avuto una portata storica che va oltre l'aspetto meramente
sportivo. Ai negoziati di pace tra il Governo e la guerriglia delle
FARC (Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane), in corso ormai da mesi
a L'Avana, le due fazioni hanno osservato uno stop di 90 minuti per
godersi, rigorosamente in luoghi separati, le imprese di Falcao e
compagni. “Tanti di noi sono appassionati di futbol”, ha detto
Tanja Nijmeijer, la celebre guerrigliera olandese. “ Ci spiace
profondamente per i fratelli cileni, ma la Colombia deve vincere per
andare al Mondiale... e ce la farà”, ha riferito ai giornalisti
Rodrigo Granda, un altro membro delle FARC presente a Cuba. Il capo
della delegazione governativa, Humberto de la Calle, si è spinto
fino a un pronostico “ vedremo la partita: vinceremo noi, io dico
2-1.” All'opinione pubblica colombiana, la notizia rimbalzata da
Cuba appare avere esclusivi intenti propagandistici. Il Presidente
Santos, che su twitter è attivissimo e i cinguettii a favore della
Nazionale sono frequenti, è in caduta libera nei sondaggi: l'anno
prossimo ci saranno le elezioni, in cui certamente correrà per
bissare il mandato. Le FARC da tempo non hanno più nessun seguito
popolare, dopo le diverse inchieste che hanno testimoniato l'ormai
certo coinvolgimento nel mercato del narcotraffico, la presenza nelle
loro fila di bambini-soldato e i continui rapimenti a fini di
riscatto. La Nazionale di Pekerman rappresenta per tutti un carro
pulito e vincente su cui è comodissimo e redditizio in qualche modo
salire. Se è vero, come ha detto un'altra guerrigliera, che molti di
loro sono soliti guardare le imprese calcistiche dei Cafeteros, certo
non saranno contenti delle continue campagne pubblicitarie
organizzate dal Ministero della Difesa, in cui sono spesso coinvolti
calciatori. Uno spot, passato in tv nei momenti immediatamente
precedenti al match della Colombia, mostra celebri giocatori, da
apprezzati ex come Leonel Alvarez, Leider Preciado e Oscar Cordoba,
fino a Pedro Franco, oggi al Besiktas, intenti a suggerire ai
guerriglieri di abbandonare la lotta, di appoggiare la propria
Nazionale e il proprio Paese, non la guerriglia: “miliciano empiece
ya su nueva vida, desmovilicese", si dice: miliziano, ricomincia
a vivere, abbandona la lotta armata ( i “Desmovilizados” sono le
persone che lasciano la guerriglia). A fine partita le FARC hanno
esaltato l'impresa della Nazionale “per aver dato gioia al popolo
colombiano”; sottolineando i meriti di Pekerman, Falcao e Teo
Gutierrez. L'inedito comunicato non è stato purtroppo bissato da un
altro di uguale soddisfazione. Nel week end successivo alla partita
contro il Cile, i negoziati di pace dell'Avana hanno subito
l'ennesimo stop e ciascuna parte ha accusato l'altra di mancanza di
responsabilità.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET Extra Time - La Gazzetta dello Sport
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