30 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 18 & 19

BRASILE - CILE 3-0 (Juan 34', Luis Fabiano 38', Robinho 14'st)

Fallita la missione impossibile. Il Cile di Bielsa, dopo un ottimo girone di Qulificazione, si spegna un po' al Mondiale. Soprattutto alcuni uomini chiave sono giunti in Sudafrica con qualche acciacco o problema di troppo. Humberto Suazo è un giocatore chiave e insostituibile, a questo Mondiale non è mai stato lui per l'infortunio occorso prima della rassegna. E senza di lui non è il vero Cile. Male anche Mati Fernandez, relegato in panca nell'ottavo di finale. Con Medel e Ponce fuori, la gara col Brasile era segnata. Bielsa l'ha voluta giocare da Bielsa e la transizione dei verde-oro l'ha ucciso: concedere queste parità numeriche, una volta superata la prima linea di pressione, diventa letale. Epperò c'è da dire, che, al contrario, solo un recupero alto poteva mettere in difficoltà i brasiliani, con le armi a disposizione dei cileni. Difesa perfetta, specie nei due centrali, Lucio e Juan, e equilibrio sempre mantenuto (benissimo Ramires anche da volante) con Luis Fabiano, Kakà e Robinho a giocare negli spazi, e i terzini che spingono con juicio. Nessuna chances per il Cile, che arriva dove due anni fa manco avrebbe immaginato.

SPAGNA - PORTOGALLO 1-0
(Villa 63')

Il Nuovo Portogallo di Queiroz non ce l'ha fatta. A poco serve ricordare le difficoltà iniziali della Spagna, almeno nel primo tempo senza profondità e conclusioni pericolose. Dico Nuovo perché come in queste due ultime partite i lusitani non hanno mai giocato nelle Qualificazioni. Adoro Queiroz però credo si debba dire che questa strategia, se davvero ci si credeva, doveva essere adottata prima (in Portogallo è un tiro al bersaglio sull'allenatore nato in Mozambico). Una strategia, come idea di base, mutuata proprio dall'ultimo Manchester United che il CT del Portogallo ha allenato (anche se figurava Fegurson sulla distinta). Molto è mancato in termini di qualità di squadra però, soprattutto nelle ripartenze. L'alibi dell'assenza di Nani pesa, ma anche l'equivoco che Cristiano debba necessariamente essere l'eroe della patria è sbagliata. Ronaldo è formidabile ma, come tutti, da Messi o Robben in giù, deve essere messo in condizioni di dimostrare il suo valore, come ha fatto allo United e al Madrid. Ad ogni modo, dopo una buona difesa degli spazi, dopo il gol (in fuorigioco) di Villa toccava al Portogallo gestire la palla e lì è probabilmente mancata pure un po' di personalità nei giocatori di secondo piano, a cominciare da Danny, un fantasma rispetto a un anno fa. La Spagna, anche se non è la migliore Spagna di sempre, anzi dimostra in nuce i problemi degli ultimi anni (Europei esclusi), ha quella qualità necessaria (favoloso Villa, importante, anche se troppo celebrata la prestazione di Llorente), ai sedici metri per trovare il gol e la forza fisica per tenere anche la fase di non possesso.

28 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 17

GERMANIA - INGHILTERRA 4-1 (1-0 Klose 20', 2-0 Podolski 32', 2-1 Upson 37', 3-1 Muller 68', 4-1 Muller 70')

Il gol fantasma che avrebbe decretato il 2-2 in un momento delicato dell'incontro pesa molto. Tuttavia mi pare chiaro come, anche tenendo conto degli organici a disposizione, il vero vincitore sia Joachim Loew. Lasciando perdere la scivolata contro la Serbia la Germania ha mostrato fin qui di avere la più chiara fisionomia di gioco, e anche la più divertente tra le grandi. Soprattutto è una squadra che esalta i valori collettivi. Il tridente d'attacco Podolski, Klose e Muller, con dietro Ozil ha movimenti coordinati e la manovra scorre fluida, iniziata da un sempre splendido Schweinsteiger (e ancora applausi a van Gaal, che lì l'ha inventato quest'anno). Insomma, hanno vinto i migliori. L'Inghilterra ha deluso come e più di altri Mondiali, e le avvisaglie evidenziate nelle gare precedenti erano chiare. La squadra è fragile, ha un possesso palla poverissimo e difensivamente è un disastro, abbandonata anche da giocatori di sicuro affidamento come Terry, il primo responsabile dei buchi occorsi nella zona centrale del campo. Altro grande fantasma di questa manifestazione Wayne Rooney: caviglia in disordine, OK, ma almeno un po' di orgoglio da lui ci si poteva attendere. Capello ha sedato tutto l'ambiente e non c'è stata nemmeno una reazione dopo i 4 gol. Triste davvero.

27 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 16

URUGUAY - COREA DEL SUD 2-1
(1-0 Suarez 8′, 1-1 Chung-yong Lee 23′, 2-1 Suarez 35’st)
Come pronostico passa la Celeste, ma quanta fatica! L'Uruguay di Tabarez, risistemato dopo la prima uscita con la difesa a tre, ha trovato un certo equilibrio di gioco. Pur senza entusiasmare, anzi, la squadra sudamericana riece meglio a far risaltare l'enorme qualità individuale che possiede. A cominciare da Forlan, vero regista avanzato dell'Uruguay (peccato abbia acquisito questa personalità e consapevolezza solo ora: avrebbe sfondato anche allo United) e Luis Suarez. Passati in vantaggio gli uruguagi hanno gestito male: nel secondo tempo sono risuciti ad andare sotto acnhe la peggiore SudCorea degli ultimi anni. Davvero una delusione, gli asiatici: dopo l'edizione del 2002 ( con Hiddink in panca) erano attesi a una lenta crescita, e invece non solo non sono cresciuti a livello individuale, non producendo giocatori di alto livello, ma hanno sviluppato pochissimo in termini di concetti di squadra. Ieri sono mancati anche in concentrazione e attenzione, specie in ambito difensivo. Vero che i demeriti altrui hanno concesso agli asiatici di controllare il ritmo partita del secondo tempo, ma la pochezza tecnica individuale non gli ha permesso di ottenere qualcosa di più. A ben vedere, si è ripetuto l'ultimo match del girone: solo, gli incredibili errori dei nigeriani hanno consensito alla Corea di arrivare al risultato, Suarez ha concesso meno, e l'Uruguay avanza.

GHANA - USA 2-1 dts (1-0 K. Prince Boateng 5', 1-1 Donovan Rig. 16′ st, 2-1 Gyan 3′ pts)

Un'africana ai quarti! La speranza di tanti è divenuta realtà, grazie al coraggio soprattutto dei giovani ghanesi. Della formazione titolare moltissimi sono attorno ai 20 anni, se non addirittura sotto come Jonathan Mensah, insieme a Inkoom e Dede Ayew campione del mondo under 20 nel passato autunno. Gli USA hanno provato, dopo l'inizio favorevole ai ghanesi con ottima predisposizione al pressing alto (chiave in alcuni passaggi del match), a controllare il ritmo, riuscendovi a cavallo dei due tempi: la mancanza di esperienza ghanese si è fatta sentire soprattutto lì. Eppure la voglia di vincere di questi ragazzi africani è stata ancora una volta decisiva, se è vero che dopo il pari è stato soprattutto il Ghana a giocarsela per davvero, mentre gli USA provavano solo con palloni alti e lunghi alle spalle dei difensori avversari. Il calcio statunitense è sempre più trascinato, sta lentamente sparendo e il laboratorio di cui si parlava anni fa si è dissolto, poco è servito l'aver organizzato un campionato locale e l'arrivo di qualche giocatore straniero di buon livello. Rimane l'entusiasmo, ma un Paese con così tanti praticanti non può produrre una Nazionale così povera.

26 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 15

BRASILE - PORTOGALLO 0-0
Almeno un'ora di partita vera, calcioni inclsui, poi il pareggio ha accontentato tutti, e ottavi di finale per entrambe le squadre. Queiroz prova un sitema di gioco di contentimento e ripartenza con Cristiano ronldo centravanti e Danny e Duda(!) in appoggio sui lati. Molta attenzione in mezzo, con Pepe al ritorno davanti alla difesa (che propone Ricardo Costa a destra, e siamo al terzo terzino in quella zona in tre partite), manca forse un po' di personalità nel ripartire ma la strada è quella giusta, specie con l'orizzonte che dice Spagna. Ancora benissimo Fabio Coentrao terzino sinistro: oh ma questo fino all'annoscorso ha sempre fatto l'ala sinistra (applausi soprattutto a Jorge Jesus, che l'ha trasformato)! Dunga fa un po' di turnover, prova Julio Baptista e Nilmar (anche lui bel sottovalutato), prova a vincere con le solite armi ma un punto va ben istess: attento quando vede sopra le righe Felipe Melo, e lo cambia proma di un eventuale rosso.

CILE - SPAGNA 1-2
(1-0 Villa 24', 2-0 Iniesta 37', 2-1 Millar 2'st)
La disparità di qualità in campo poteva distruggere il match, specie dopo l'ingiusta espulsione di Estrada. Il risultato del match della Svizzera (ottimo mondiale, nonostante tutto), bloccato sul pari, ha convinto anche gli spagnoli a rallentare nel finale, però il Cile ha ampiamente fatto il suo e merita la qualificazione. Il lavoro di Bielsa è favoloso, desolante ci sia lo scopre solo oggi ma tant'è: la coperta però è corta, senza Suazo il Cile fatica troppo a trovare la via della rete. E ieri ha molto pesato anche la squalifica di Carmona: la fase di recupero palla, per riottenerla e giocarla al ritmo desiderato è la fase chiave dei cileni, e il reggino è stato uno scudiero fedelissimo in tutta la fase di qualificazione. Quello che impressiona è davvero la personalità di giocare sempre la palla: dare a Bielsa quel che è di Bielsa. Spagna sorniona ma qualitativamente superiore: i primi due gol sono un regalo, la squadra di Del Bosque si limita poi a controllare, il tempo delle battaglie deve ancora iniziare.

25 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 13 & 14

GHANA - GERMANIA 0-1 (Ozil 15'st)
Alla fine passano entrambe ma la partita del dentro o fuori, specie per i tedeschi, che avevano iniziato il match con il peso della sola vittoria come risultato utile, ha molto condizionato le due squadre. Nella prima fase molto meglio il Ghana, con l'ormai consolidato 4411 (bello vedere il giovanissimo Jonathan Mensah, un 90, titolare al fianco dell'omonimo più noto, al centro della difesa)e i soliti problemi ai sedici metri. Manca un attaccante-finalizzatore e pure se Asamoah Gyan si sbatte e aiuta certo la manovra. il dato che vede le Black Stars in rete esclusivamente su calcio di rigore è eloquente. L'altro campione del mondo under 20, "Dede" Ayew, figlio del grande Abedì Pelé ogni giorno cresce e appare a tutti come ci si stia trovando di fronte a un predestinato: non ha la tecnica del padre ma la volontà e la personalità per emergere anche ad alto livello. La Germania, favolosa alla prima uscita, gioca invece molto titubante. Assente per squalifica Klose, Loew sceglie Cacau, mettendogli Muller più vicino. La squadra è come al solito molto bene messa in campo, Ozil accende e spegne, ha però paura, tanta, troppa paura e questo è un pessimo segnale per il futuro. Forse però, avere di fronte una big come l'Inghilterra, potrebbe azzerare le responsabilità e far giocare più linberi di testa la Germania. La qualità c'è.

ITALIA - SLOVACCHIA 2-3 (0-1 Vittek 25′, 0-2 Vittek 28′ st, 1-2 Di Natale 35′ st , 1-3 Kopunek 43′ st, 2-3 Quagliarella 46′ st)
Due anni di lavoro per arrivare fin qui, eliminati da Nuova Zelanda e Slovacchia, il peggio del peggio di questi Mondiali. Il tutto con un ambiente da "Grazie Marcello" e un presidente di Federazione che non ha esitato un attimo a cacciare, due anni fa, Donadoni, colpevole di aver perso contro la squadra più forte del Mondo, ai rigori, nell'ultimo Europeo. Richiamare Lippi è stata una follia bella e buona: oggi è chiaro a tutti. E non è solo una questione di uomini, per battere la Slovacchia basta anche la terza fila della Serie A: è mancata la voglia, l'intensità: non ha funzionato la testa, in primis. Lippi non è riuscito a entrare sotto pelle ai giocatori, veniva da anni di inattività e ormai predicava invece di discutere e analizzare. I prodromi erano evidenti da tempo (magari non si preventivava una disfatta di tali proporzioni) ma la Federazione e la Stampa hanno preferito rimanere sotto ricatto di un tecnico che aveva vinto il Mondiale, l'aria del "occhio a cosa dite, che noi siamo i campioni" ha finito per penalizzare proprio gli azzurri. Passa la Slovacchia, una squadra meno che mediocre ( e Miroslav Stoch è stato in panchina fino ad adesso? Mah...) che ha approfittato della pochezza dell'Italia e del girone: troveranno l'Olanda.

23 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 12



NIGERIA - COREA DEL SUD 2-2 (1-0 Uche 12', 1-1 Lee Jung Soo 37', 1-2 Park Chu Young 3'st, 2-2 Yakubu - Rig.- 24'st)

Il gol sbagliato, qui sopra, spiega tanto, non tutto ma tanto, dell'eliminazione della Nigeria. Tolta la Maledizione di qualche sciamano (ma io non la escluderei del tutto), mi pare paradigmatico questo errore. Alla Nigeria manca sempre quel poco di attenzione, predisposizione, cultura di fare tutto ma proprio tutto per bene: è una questione di particolari. La Nigeria, che già aveva gettato al vento il match con la Grecia, domina sotto tutti i punti di vista il primo tempo coi sudcoreani eppure alla fine, sui particolari si è perso tutto: un 2-2 frutto di due errori difensivi su calci piazzati. Poi, non soffre praticamente mai né tatticamente né fisicamente la velocità altrui, però i propri limiti sui particolari dannouna chance ai sudcoreani. Sono convinto che la Nigeria rimane potenzialmente una grande squadra, anche così, anche oggi che non ha la classe dei JJ Okocha, mancano le virgole per competere ad alto, anche se ancora a nonaltissimo livello. manca sempre quel poco, e assumendo un allenatore a pochi mesi dal Mondiale il gap non lo colmi.

22 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 11

CILE - SVIZZERA 1-0 (Gonzalez 75')
+ Dopo aver sprecato tanto e poi rischiato nel finale la beffa del pareggio il Cile somma la seconda vittoria nel girone, anche questa col minimo scarto. Eppure la partita non è riassumibile né nel numero di occasioni da gol o, peggio, nella percentuale di possesso palla. E il Cile, che ha condotto nelle due diverse categorie, non può essere totalmente soddisfatto dell'andamento del match, anche se il salto a livello mentale, la voglia di vincere è davvero l'atout della gestione Bielsa.
La Svizzera gioca un'altra splendida partita difensiva, copia carbone della prima uscita vittoriosa contro la Spagna. Nemmeno l'espulsione di Behrami (piuttosto severa), che lascerà i rossocrociati per un'ora in inferiorità numerica, ha scalfito il fortino svizzero, anche se ne ha limitato le ripartenze. La Svizzera ha creato pochissimo ma non era questo il primo obiettivo di Hitzfeld, che ha costruito probabilmente la miglior difesa di questo mondiale: una squadra compatta e alta che elimina il gioco tra le linee ed è prontissima ai raddoppi sugli esterni, soprattutto finche sono resistite le energie. Visti anche gli uomini a disposizione e il poco tempo per lavorare il tecnico tedesco ha compiuto certo un capolavoro, tante squadre di livello superiore è meglio facciano il tifo affinché escano gli elvetici: potenzialmente è una squadra talmente rognosa che darebbe fastidio a tutti.

+ Del Cile rimane la voglia ma anche troppe concessioni. Se, soprattutto con l'entrata in campo di Valdivia (Suazo è troppo indietro di condizione), la squadra ha comunque proposto soluzione ottime palla al piede (intelligente anche la carta Gonzalez sulla fascia di Beausejour), la Roja ha concesso troppo nelle transizioni: se si pressa con la veemenza dei primi secondi di perdita del pallone, l'ultima linea del 3313 deve rimanere più alta, eliminare gli spazi per la transizione altrui. La Svizzera ieri giocava in 10 eppure ha sempre fatto male, le poche volte in cui è ripartita, la Spagna, se il Cile continua con questi errori, farà mille volte più male. Per ora, comunque, due partite e due vittorie per Bielsa, all'atto della sua assunzione, ci avrebbero scommesso in pochi (noi, senza falsa modestia, eravamo tra quelli).

PORTOGALLO - COREA DEL NORD 7-0 (30′ pt R.Meireles, 9′ st Simao, 12′ st H.Almeida, 16′ st Tiago, 36′ st Liedson, 42′ st Cristiano Ronaldo, 44′ st Tiago)
Quando una partita termina con questo punteggio perdono un po' tutti, a cominciare dalla credibilità della competizione. Tuttavia, il massacro non è arrivato per merito di un Portogallo irresistibile, tutt'altro. Nella prima parte della partita gli uomini di Queiroz, che ha rinunciato a Danny e Liedson, oltre che a Deco, nell'11 iniziale, hanno mostrto i difetti di sempre. Per una volta, però, c'è stato quel minimo di velocità in più nella circolazione che ha promosso alcune azioni pericolose, merito anche del Tiago pre Juve che finalmente si è rivisto. La transizione difensiva è stata un tormento e i nordcoreani, dal basso della loro pochezza, hanno pure rischiato il vantaggio. Trovato il gol grazie a un bell'inserimento senza palla di Meireles, pescato da Tiago, il Protogallo ha gestito sufficientemente bene, e i coreani nel secondo tempo sono andati nel totale pallone: abbandonato l'atteggiamento difensivo coerente ( ma non immune da pecche, anzi) hanno comnciato ad attaccare in maniera scriteriata. Una roba imbarazzante, tanto che i lusitani senza ricorrere a strategie ricercate, ma solo per merito delle notevoli qualità individuali dei suoi giocatori, hanno esibito un'azione da rete a ogni attacco, fermandosi poi a 7. La speranza portoghese è che i nordcoreani non entrino in campo con lo spirito garibaldino anche contro gli ivoriani: se fanno 90' così la Costa d'Avorio può andare in doppia cifra e insidiargli la differenza reti.

21 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 10

BRASILE - COSTA D'AVORIO 3-1 (Luis Fabiano 25', 2-0 Luis Fabiano 6'st, 3-0 Elano 16'st, 3-1 Drogba 34' st)
+ Ennesima prova di solidità del Brasile di Dunga. La Seleçao mantiene un controllo emotivo prima che tecnico sulla partita, non va mai in difficoltà e ha la pazienza e la virtù di trovare con semplicità i gol. Non sempre riesce a essere compatto, specie quando è ancora col risultato in bilico si spezza più volte in due tronconi ma è una situazione altamente accettabile se i sei giocatori difendenti sono della qualità dei brasiliani (è poi chiaro che per attaccare una difesa chiusa si deve correre il rischio della transizione non sempre in superiorità numerica). Non ha la qualità della Spagna ma ad ora ha mostrato maggiore solidità rispetto alle concorrenti per il titolo finale.

+ Dopo la discreta prova dell'esordio il Grande Comitato che gestisce la Costa d'Avorio (non penserete sia Eriksson a "fare la formazione"?) ripropone ancora Aruna Dindane dall'inizio e curiosamente Gervinho in panchina. Non è comunque solo una questione di uomini, gli ivoriani attuano sì una buona prova difensiva ma, una volta sotto, non ripartono con la necessaria convinzione pur avendone tutti i mezzi. Drogba è ampiamente limitato dal tutore al braccio ed è commovente anche solo la sua presenza, e anche il suo gol, che si spera possa servire almeno per la differenza, sempre che l'ultima gara tra Brasile e Portogallo sia vera.

ITALIA - NUOVA ZELANDA 1-1 (0-1 Smeltz 7', 1-1 Iaquinta 29')
Che anche solo col carisma non si possa vincere questa partita è abbastanza desolante. La Nuova Zelanda è una formazione meno che mediocre, che non ha un piano difensivo degno di questo nome ( se non quello di chiudersi in area ma mi pare non possa essere contemplato in un piano strategico), commette una serie di errori, individuali e collettivi, non accettabili a questi livelli, eppure riesce a subire una sola rete contro i Campioni del Mondo, per giunta su rigore generoso. L'Italia di Lippi muta più volte sistema ma rimane con una intensità bassa, specie nelle situazioni di pressing: una squadra come la Nuova Zelanda deve sentirsi sempre sotto pressione, e invece riesce a resistere pur con dei mezzi insufficienti. Hai problemi di fluidità di gioco, ok: ma con gli All Whites non può e non deve esere un problema la posizione di Marchisio o la struttura delle linee di gioco, sebbene abbiano una loro importanza. In un tipo di partita del genere è fondamentale tenere continuamente sotto pressione l'avversario scarso, arrivo a dire anche al di là dell'organizzazione specifica del pressing e degli equilibri in campo: meglio, vista la mala parata, inserire anche 5 punte e continuamente martellare palla dentro invece che tenere inutili giocatori dietro la linea della palla, contro una squadra incapace anche solo di pensare contropiede. Sono partite da vincere con l'energia e la voglia, cercando di fare pesare l'enorme differenza di esperienza e carisma. L'Italia è addirittura quasi timida ottenendo uno dei peggiori risultati della sua storia ai Mondiali: il primo lavoro di Lippi deve essere quello sulla testa dei giocatori.

20 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 9

CAMERUN - DANIMARCA 1-2 (1-0 Eto'o 10', 1-1 Bendtner 34', 2-1 Rommedahl 16'st)

Nell'anno che segnava il 50esimo anniversario del Camerun libero ci si aspettava altro dai Leoni Indomabili, male sia in Coppa d'Africa che ai Mondiali, addirittura eliminati dopo due partite con avversari modesti e alla portata come Giappone e Danimarca. Il Camerun di Le Guen è un laboratorio strano, una manifattura non ancora completa piena di idee non ancora realizzata o irrealizzabili tout court. Anche ieri Le Guen ha dimostrato di volere allenare, di avere buone idee, come la pressione alta organizzata con blitz alla ricerca della palla e la ripartenza verticale, un possesso palla orizzontale a due-tre tocchi corti prima del cambio campo e del cross immediato, ma aleggia sempre un senso di indeterminatezza sui Leoni Indomabili, di cantiere e i due gol dei danesi sono lì implacabili a dimostrarlo: il primo un lancio di 50 metri di Kjaer che taglia il campo con Ekotto che lo legge malissimo e in mezzo Bassong (pessimo Mondiale per il difensore del Tottenham) che si fa anticipare da Bendtner, il secondo una transizione difensiva da manicomio che termina con l'uno contro uno in area di Rommedahl contro Makoun. Crudele per Le Guen che in Africa ci è venuto non per fare vacanza come altri, ma il calcio può essere crudele e se la squadra non ha ancora un'identità precisa: nonostante coraggio e buona volontà (palesate anche ieri), nel football si perde. Crudele anche per Eto'o che accendeva la luce a ogni tocco di palla, ma come ha imparato lui pure quest'anno all'Inter si vince solo con una squadra, e i Leoni non lo sono ancora. Volere e non potere, il Camerun è già fuori, le lacrime a fine match di Aboubakar, giovane (1992) e interessante leoncino (che il Valenciennes ha già messo sotto contratto, pescandolo direttamente al Coton Sport in Camerun), sono quelle di tutti.

19 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 8

INGHILTERRA - ALGERIA 0-0
Dopo una prova mediocre contro gli States l'Inghilterra fa il bis, anzi, riesce a fare pure peggio. La cosa che, al di là dell'aspetto tattico-strategico, salta agli occhi è l'incredibile serie di errori individuali della squadra di Capello, oltre che l'assoluta mancanza di spirito in giocatori, come Rooney, che fanno di questo spirito la benzina di ogni giocata. Collettivamente non andiamo certo meglio, con l'enorme spazio tra le linee e la difficile coesione tra i reparti: tutto ciò rende farraginosa, a scatti, la manovra, nemmeno esaltata dalle poche transizioni, quasi tutte mal giocate. Può essere un blocco mentale per l'enorme pressione cui sono sottoposti da mesi ormai staff tecnico e giocatori da parte di stampa e tifosi?
L'idea di Capello, con un 442 variabile e Gerrard che parte da sinistra per teoricamente concludere al centro, non è male di per sè: solo non esiste un movimento collettivo e individuale coerente per ottenere giocate che possono mandare in difficoltà la difesa. Non c'è la coordinazione di movimento negli spazi adeguata per una linea a 4 con Lampard, Barry e Lennon (o Wright-Phillips), potenzialmente devastante per inserimenti e finalizzazione, anche da fuori area, specie dietro un attaccante come Rooney. L'utilizzazione di Heskey, in campo anche per dare un'opzione in più, quella aerea, non trova però molto costrutto: il giocatore dell'Aston Villa è generoso nei recuperi, ma non possiede le caratteristiche fisiche e forse anche le doti di lettura necessarie per giocare in questa sistema di inserimenti e molto movimento (supposto). Benino l'Algeria, benissimo il trio di centrali difensivi con Bougherra, Yahia e Halliche, praticamente perfetti nelle chiusure e bravi a non abbassare eccessivamente la linea. Belhadj ha spinto abbastanza a sinistra ma senza un attaccante vero, di ruolo, l'Algeria non ha mai trovato con regolarità la profondità e ai 20 metri si è un po' spenta, provando giocare palla a terra e con combinazioni che non hanno fatto molto male agli inglesi.

18 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 7

MESSICO - FRANCIA 0-2 (Hernandez 63', Blanco -Rig.- 80')
+ Ormai non è più questione di Domenech, è la Francia tutta, ieri era, che è sparita. Per quanto discutibili, alcune volte incomprensibili, le scelte del CT francese finalista quattro anni fa, la Francia non può essere questa. Gli undici schierati in campo non mancano di ordine, il 4231 con quel fior di giocatori ci può anche stare, anzi, la qualità è elevatissima, ma è lo spirito che non c'è più. La squadra manca di anima, al di là degli indubbi meriti dei messicani. Gli uomini in blu accompagnavano la palla ai 20 metri e da lì cercavano improbabili giocate individuali a difesa schierata. Una volta persa palla salivano alti a pressare disordinati lasciando parità numerica alla linea difensiva indietreggiante ( che cercava pure azioni di fuorigioco senza senso: vedi la paradigmatica azione della prima rete realizzata dal Chicharito). La Francia ha sempre fatto fatica in questi due anni, ma mai è scesa così in basso, al di là delle scelte di uomini, in una squadra dove il livello medio è molto alto, indiscutibilmente.

+ Il Messico difensivamente deve essere probabilmente rivisto, però in situazione di possesso palla ha fatto grandi cose. Merito anche del coraggio di Aguirre, che torna sugli scudi dopo i begli anni a Pamplona. Bellissima la fase di transizione e anche la difesa a avversario schierato. Il "Vasco" non tiene Giovani dos Santos e Vela molto larghi ma in una posizione intermedia che può sfruttare la funzione di riferimento offensivo di Franco e soprattutto i due campioncini tagliano diagonalemnte il campo alle spalle dei due centrocampisti centrali francesi, Toulalan e Diaby, mandando continuamente in crisi la linea difensiva dei Bleus. Interessante anche la posizione del Guille Franco, mai solo profonda, e attiva anche nel fare gioco per i compagni, con l'accompagnamneto dei laterali Osorio e Salcido ad allargare ancora di più la voragine davanti alla difesa francese diventata ormai un colabrodo e sempre in ritardo nelle chiusure.

17 giugno 2010

Marcelo Bielsa, CT del Cile pronto a stupire

“Un giorno mi piacerebbe allenare in Svizzera, in un Paese dove il calcio è solo calcio, niente di più.”

In una rara intervista di più di un lustro fa Marcelo Bielsa, attuale a CT del Cile, sceglieva come pietra di paragone la tranquillità rossocrociata come antidoto della sua vita totalizzante: “Penso futbol, parlo di futbol, studio futbol e non posso continuare così, sarebbe meglio, un giorno, moderarmi.” L’allenatore che proprio la Svizzera troverà di fronte ai prossimi Mondiali, sopporta una patologia chiamata calcio, conseguenza probabile di un retroterra educativo e formativo che di solito non accompagna la crescita degli allenatori. Un fratello, Rafael, ministro della Repubblica Argentina sotto il presidente Nestor Kirchner, una sorella, Maria Eugenia, lei pure impegnata in politica e Marcelo un uomo che più di un suo giocatore, insonne, scovava all’alba nel foyer dell’albergo a leggere i giornali, con la sola eccezione le pagine sportive. Perché “chi sa solo di calcio, non sa niente calcio”, come recita José Mourinho, un altro innovatore, destinato come Bielsa, come i Sacchi e i van Gaal, accomunati dal non essere stati giocatori di livello, a creare una frattura in un mondo del calcio che da sempre sposa, a larga maggioranza, una mentalità conservatrice che delega il tecnico al ruolo di mero distributore di undici maglie.

Figlio di una contraddizione tutta argentina, Bielsa nasce, nel 1955, lontano da Buenos Aires, nella borghesia illuminata di Rosario, esattamente come “Che” Guevara (sportivamente più attratto dal rugby). Mescola snobismo alla Borges, attenzione alle classi più umili tutta peronista e impegno civile sul campo (si veda il suo ruolo nel recente terremoto cileno) e ha sviluppato una metodologia di lavoro e un concetto di calcio estremo, claustrofobico e immaginifico come un racconto di Cortazar e definito in un 3-3-1-3 assolutamente originale e “seducente” come ebbe a dire Pep Guardiola, da sempre ammiratore dell’attuale CT cileno e suo ospite a Buenos Aires dove rimase “rapito dalle sue idee innovative.” Il modello-Bielsa non ha un riferimento chiaro e unico nel passato, rifugge dalla sterile divisione tra pro Menotti e pro Bilardo, sempre attiva nel suo Paese, ammira l’Ajax che gestì Louis van Gaal ma non ha mai lavorato in Europa (salvo qualche settimana all’Espanyol prima di essere messo sotto contratto dall’Argentina, dove ha vinto un’Olimpiade) e propone un concetto di football moderno elaborato in maniera originale: “Ero un pessimo giocatore, e ho capito che per diventare un bravo allenatore dovevo studiare educazione fisica. Non mi interessava la ginnastica in sé ma è una materia che tratta il movimento del corpo umano, e il calcio è movimento e riconoscimento degli spazi.” A questo ci aggiunge capacità di leadership notevoli. Kily Gonzales, esterno di lusso e due volte finalista di Champions col Valencia di Hector Cuper, la semplifica con un’immagine: “ avete mai visto Ortega rincorrere un difensore? solo in nazionale con Marcelo, uno che ha piegato alle sue convinzioni gente come Batistuta, Simeone e Sensini...” Uomo di pochi compromessi intellettuali e sportivi Bielsa raccoglie l’unanimità solo tra i tifosi del Newell’s Old Boys, il team rosarino - di cui è tifoso pure Messi - dove ha iniziato la carriera di allenatore, vinto un titolo e sfiorato una Libertadores con un gruppo di ragazzotti. In Sudafrica vorrebbe un’avventura del genere, alla guida dei giovani cileni.

CARLO PIZZIGONI


FONTE: CORRIERE DEL TICINO

Spunti Mondiali: Day 6

CILE - HONDURAS 1-0 (Beausejour 34')
...e finalmente arrivò Bielsa. Il Cile vince una partita al Mondiale dopo quasi 50 anni, con il punteggio che poteva essere anche più netto, visti gli errori di mira, specie nel secondo tempo, però si candida a sorpresa del torneo. Protagonista di tutto, ovviamente, il Loco Bielsa, e la sua teoria di calcio moderna, fatta di pressione, ripartenze e organizzazione anche a difesa schierata. Senza il centravanti Suazo, il CT cileno opta per il Mago Valdivia in posizione di 9: scelta ottima dato che l'ex Palmeiras ha buone intuizioni tra le linee e tanta qualità, anche se in fase di conclusione non è il Chupete. Durante le qualificazioni Bielsa ha alternato due moduli, il 4213 con Millar volante insieme a Carmona, e il celebre 3313: ieri ha optato inizialmente per il primo e nel secondo tempo ha fatto scivolare Vidal da terzino sinistro a centrocampista con l'inserimento di Jara al lato di Medel e Ponce sull'ultima linea, a 3, davanti a Bravo. Bene Mati Fernandez dietro le tre punte, in cui ha brillato l'udinese Sanchez, destinato a una carriera prestigiosa. Onorevole la prova dell'Honduras, migliore rispetto alle ultime uscite; cerca di rimanere compatto, di pressare in mezzo e di ripartire quando può, la qualità è quella che è, ma certo non è rimasto passivo.

SVIZZERA - SPAGNA 1-0 (Gelson 52')
Una sorpresa, prima o poi, doveva pur arrivare, e la prima protagonista dell'evento è sicuramente la Svizzera, che stende i favoriti spagnoli all'esordio. Hitzfeld, senza Frei e Behrami, sceglie il 4411 con la fisicità di Derdyok, dietro l'unica punta Nkufo: il segreto della vittoria è comunque, nell'atteggiamento difensivo, la grande attenzione, e la compattezza che ha tolto la fluidità necessaria in mezzo ai maestri di palleggio spagnoli. La palla è girata, anche con discreta velocità, ma la Spagna non ha mai trovato l'imbucata centrale, proprio per il traffico organizzato dagli elvetici. Il problema è che per aprire gli spazi, quando ci si trova davanti un blocco unito e basso, in mezzo è necessario trovare profondità sui lati, quindi "spostare la difesa": il che non significa, come invece hanno fatto con continuità gli spagnoli ieri nel secondo tempo (nel primo le fasce sono state un po' troppo dimenticate), cercare l'uno contro uno (o contro due) sulle fasce (ieri Jesus Navas), per crossare. E' ovvio che nessuna difesa può compattarsi sui lati, sceglie sempre di farlo al centro, cercando di coprire le avanzate esterne: l'idea è quella di girare la palla velocemente, anche davanti all'area altrui e cambiare poi lato, "attaccare" la profondità sulle fasce per muovere la difesa, ed eventualemnte tornare al centro - dove per forze ci deve essere spazio, se le due linee si sono mosse - e trovare una verticalizzazione: è in questo centro-lato-centro-lato che i buchi si creano, e la elevatissima qualità dei passatori spagnoli può metterti davanti alla porta senza difficoltà. Ieri è successo troppo raramente e l'attenzione e l'organizzazione di Hitzfeld hanno avuto la meglio.

URUGUAY - SUDAFRICA 3-0 (Forlan 24', Forlan -Rig- 80', A.Pereira 93')
La qualità fa spesso la differenza e in campo, ieri sera, la differenza era spropositata fra le due squadre in campo. Poi si è aggiunta l'ennesima grande prova di Forlan, come e più del primo match, suggeritore e vero creatore di gioco per la squadra charrua: l'attaccante dell'Atletico è stato piazzato in posizione più arretrata rispetto a Suarez e con il movimento di Cavani ad agevolarlo maggiormente. Ottima la scelta di Alvaro Pereira a metacampo, in un centrocampo solido completato dalle doti di corsa di Perez e Arevalo. Le diverse opzioni a disposizione di Tabarez per una volta sono state sfruttate al meglio, onore comunque a Parreira: più di quello che è stato costruito si poteva poco, tra l'altro con le cattive lune del Pienaar di questo periodo.

16 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 5

BRASILE - COREA DEL NORD 2-1 (1-0 Maicon 55', 2-0 Elano 72', 2-1 Ji Yun-nam 89')
Esordio d'autorità di una delle favorite del Mondiale, il Brasile. Niente di che la vittoria sui commoventi nord-coreani, con un primo tempo giocato sotto ritmo e un secondo più fluido. Vero che il gol arriva per una intuizione di Maicon, ma è evidente che la squadra di Dunga ha tante possibilità e ieri ha giocato senza forzare più di tanto. Mescola qualità brasiliana e equilibrio "europeo" l'11 in verde-oro: è una squadra costruita forse più per giocare le ripartenze ma sa allargare il gioco e ha gli uomini per giocare con scambi stretti contro una difesa chiusa, dietro poi è piuttosto sicura con Lucio e Juan. A oggi, ancora troppo indietro Kakà e non in palla Luis Fabiano. Controllo del match e della partita totale, ma il coraggio, la forza di volontà dei coreani è stato alla fine premiato con un gol. Per un esordio, più che sufficiente.

COSTA D'AVORIO - PORTOGALLO 0-0
+ Su Eriksson, che ha giocato la prima amichevole il 30 maggio, taumaturgo in grado di modificare in pochi giorni la testa dei giocatori ivoriani, rivolgetevi altrove. Direi più così: posti davanti alle loro responsabilità, per una volta, la Selephanto ha risposto (anche senza Drogba in campo dall'inizio). E' l'eccezione che avrebbe dovuto essere la regola in questi anni. Ottime comunque la scelta di puntare sul più sicuro e attento Zokora dietro, al fianco del compagno di squadra di gioventù, a Sol Beni, Kolo Touré, e interessante la scelta di Eboué nel centrocampo a 3 del 433 ivoriano. Aruna Dindane è la storia di questo paese calcistico, ed è una tassa da pagare, perché ad oggi non merita proprio la maglia da titolare: evidentemente gli equilibri di spogliatoio devono essere rispettati anche così. Lo staff del CT svedese sceglie di avere grande densità davanti alla difesa: la squadra è compatta, stretta nei tre centrali di centrocampo e con gli attaccanti attenti anche sul lato debole, per un eventuale ribaltamento che il Portogallo gioca poco. Finalmente ha giocato da squadra( giocando così avrebbe vinto tutto in Continente in questi anni invece deludenti): mancano un po' le ripartenze, anche se è ovvio che Gervinho debba partire dall'inizio.

+ Giusto riconoscere alla Costa d'Avorio i meriti maggiori, quindi non andrei pesante sul Portogallo, che pure ha giocato in linea con le uscite di questi anni: malino. Comunque il giro palla della Selecçao non è stato velocissimo ma certamente eseguito con attenzione, e non ha mai concesso ripartenze pericolose agli ivoriani. Giocare contro squadre così chiuse rappresenta sempre un problema, per tutti. I ragazzi di Queiroz potevano pressare forse un po' più alto cercando maggiormanete la riconquista e la ripartenza, specie con un uomo come Cristiano, letale in queste situazioni, ma in fin de conti, con la prossima partita da giocare contro la Nord Corea, il pareggio ieri ha rappresentato un piccolo vantaggio. Alla fine pari giusto, partita bloccata e sola grande intuizione individuale il fenomenale palo di Cristiano, su una giocata che poteva cambiare l'inerzia del match.

Analisi di Jorge Jesus e Paulo Sergio

SLOVACCHIA - NUOVA ZELANDA 1-1 ( 1-0 Vittek 50′, 1-1 Reid 93′)
Modestia allo stato puro, la Slovacchia anche sotto le aspettative non elevatissime che nutrivo nei compagni di Hamsik. I neozelandesi hanno limiti evidenti, giocano però un calcio do stile britannico senza paura e con entusiasmo, meritavano almeno il pari che hanno ottenuto in extremis.

15 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 4

ITALIA - PARAGUAY 1-1 (Alcaraz 39', De Rossi 63')

L'esordio italiano era contro l'unica squadra degna del girone e un pari accontenta entrambe. Sull'idea che sento un po' ovunque circa la conduzione totale del match da parte dell'Italia non sono essattamente d'accordo: controllare una partita non significa solo avere la palla tra i piedi. Più che altro è condurre il ritmo partita e possedere i vantaggi territoriali nelle zone pericolose. Ecco, se partiamo da qui, non è che il Paraguay, almeno finché aveva benzina è andato sotto con gli Azzurri, anzi. L'Italia è rimasta incapace di offrire un calcio fluido, ha pescato quello che il Paraguay gli ha concesso, spesso le fasce: ma gli uomini di Martino non hanno mai sofferto: io ho registrato solo tiri telefonati da fuori e uno solamente, pericoloso, di Montolivo. A proposito dell'uomo di Caravaggio, rimango perplesso della sua posizione centrale in quel 4231: non delle sue capacità e potenzialità, quanto dei benefici che può dare a questa squadra giocando lì. Non ha sempre ritmi di giocare per velocizzare l'azione e tutto viene appesantito se Marchisio è costretto a evoluire dietro la punta, lui che è sì un incursore ma non "vede" calcio in anticipo come una mezzapunta. Manca quindi profondità e verticalizzazioni veloci, un po' meglio è andata con le due punte, ma proprio un po', tanto che Villar non è mai stato impensierito. E' dunque chiave il recupero del miglior Pirlo per proseguire al meglio nel Mondiale.

Bene il Paraguay, almeno finché ha pressato in mezzo: è rimasto compatto ha concesso qualcosa sugli esterni senza mai soffrire, ha trovato il gol su calcio da fermo (sempre ben preparati dal Tata Martino) e ne ha preso uno per un errore di Villar in uscita, un errore non da lui, specie a questo livello. Buonissima la fase di pressione immediata dopo la perdita del pallone, che ha inibito il contro gioco di questa Italia con poca qualità. Male invece davanti: se i due attaccanti, specie Valdes, hanno contribuito e bene alla fase di pressione, sono mancate però le loro giocate nelle ripartenze e non possedendo qualità in mezzo è chiave il ruolo delle punte, che devono pulire l'apertura e giocare per gli inserimenti. Un punto e una buona figura cercava Martino, e ora ha davanti due squadri mediocri per passare il turno.

OLANDA - DANIMARCA 2-0 (Hagger -Autorete- 46', Kuyt 85')
Fa paura l'Olanda davanti, può trovare il gol in ogni momento con la qualità individuale dei suoi interpreti. Manca e totalmente, di squadra: pare un paradosso, per la storia della squadra arancione, eppure è la fotografia del match con la Danimarca. Palla condotta sempre al piede, poco movimento davanti, pochissimo dinamismo e accompagnamento esterno coi tempi sbagliati, disgraziata transizione difensiva, che ha concesso anche qualche occasione a una Danimarca non esattamente irresistibile. Soprattutto quest'ultimo punto è da risolvere per il CT olandese, giocando sempre palla al piede, e centralmente, con van der Vaart che quasi si scontra con Sneijder per quanto giocano lo stesso spazio, la squadra rimane disordinata sul campo e i difensori soffrono se devono giocare negli spazi larghi. L'entrata in campo di Elia sulla sinistra ha sistemato le cose in fase offensiva (in attesa di Robben), buona idea anche quello squarcio di minuti con van Persie a sinistra e van der Vaart al centro. Vittoria comunque meritata, e Danimarca che dopo il gol non riesce proprio a cambiare strategia di gioco.

GIAPPONE - CAMERUN 1-0 (Honda 39')
Gettare in campo un pugno di giovanissimi esordienti e sperare. Choupo-Moting e Matip hanno sì doti ma pochissima esperienza, e poi la linea di difesa con i giocanissimi Nkoulou e Bassong, con Mbia improvvisato terzino destro: erano necessari questi rischi, Le Guen? Va bene la fiducia nei giovani, ma insomma... E poi questo gioco palla a terra del Camerun non riesce più a ritrovarsi dopo i buoni esperimenti dell'inizio di mandato dell'allenatore francese: pure ieri la densità medio bassa del Giappone ha ostruito senza difficoltà la farraginosa manovra camerunense. Eto'o gioca esterno e non può incidere troppo a questo ritmo basso: è sempre 1 contro 3, e quando entra bene nell'azione i compagni non hanno la stessa cura del pallone e peccano nella qualità della rifinitura. Malissimo, per l'ennesima volta in questa stagione, Makoun. Il Giappone trova il gol su calcio da fermo e gestisce bene le ripartenze, mantenere la posizione difensiva è l'unico mantra per portarli alla vittoria in questo match (salvo casi episodici: azione di Eto'o sulla destra e traversa di Mbia): ci riescono e guadagnano i tre punti.

14 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 3

GHANA - SERBIA 1-0 (Gyan -R- 85')
+ Prima vittoria africana nel Mondiale, meritata per quello che si è visto, anche se giunta solo per una pazzia di Kuzmanovic che a 5 dalla fine tocca la palla di mano in area di rigore, su un angolo. Benissimo il Ghana, avesse un po' più di qualità davanti e magari Essien in mezzo al campo potrebbe ambire a diventare una vera sorpresa del torneo. Resta l'organizzazione di gioco, resta un 4231 con l'udinese Asamoah a dare equilibrio interno alle proposizioni sui lati di Tagoe e del giovane e volenteroso Ayew. Centro-lato-movimento-sovrapposizione: ottimo l'equilibrio anche per l'atteggiamento dei terzini. Una squadra vera, al contrario della Serbia, dove si salva il solo Jovanovic. Il 442 di Antic non ha né idea né ritmo: qualche giocata in transizione sul finale di partita, e niente più. Visto il talento a disposizione, la delusione vera del Mondiale, ma non è una novità.

GERMANIA - AUSTRALIA 4-0 (Podolski 8′ pt, Klose 26′ pt, Thomas Muller 23′ st, Cacau 25′ st)
+ Appare la prima candidata alla vittoria finale, la Germania, la miglior squadra vista finora senza nessun dubbio. Squadra organizzata col 4231 che ha elevata qualità di circolazione di palla e movimenti definiti per arrivare ai sedici metri e concludere. Molto bene anche nella fase di pressione appena persa palla, che ha impedito le ripartenze agli avversari. Unico limite, forse, l'attenzione che devono avere nel rimanere compatti, giocando con soli due centrocampisti ed esterni che sono più che altro attaccanti. Favolosa la partita di Ozil, grande movimento tra le linee e in profondità, accompagnato da elevatissima qualità nelle scelte e nella pratica. Molto bene Schweinsteiger, la vera grande scoperta del genio di van Gaal, in questa stagione: il giocatore ha tutto per diventare un ottimo centrale, cresce di giorno in giorno nella lettura delle situazioni di gioco, può diventare il nuovo Ballack. Bene anche Muller, insomma i meriti di van Gaal si vedono anche nella Germania di Loew.

+ Australia vittima più della compattezza e della qualità altrui che dei propri limiti. La densità davanti alla difesa è buona così come la pressione in quella zona di campo, riducendo al limite gli spazi tra le linee. Verbeek non è sprovveduto, non va alto nella pressione perché riconosce i difetti della sua linea difensiva e il pericolo di
concedere troppo spazio alle spalle dei suoi difensori, ma i movimenti senza palla e la qualità degli Ozil e dei Muller, provoca lo stesso inevitabili buchi dietro. Poi subentra la frustrazione e il poker di gol.

SLOVENIA - ALGERIA 1-0(Koren 79')
Nessuno che vuole farsi male, a perderci è però solo l'Algeria, che fa intravedere un minimo di potenzialità senza definirle (qualche appoggio sugli esterni, specie a sinistra Belhadj). Non vuole rischiare nulla e alla fine viene beffata da un tiro dal limite di Koren per una Slovenia che non si capisce bene come ha fatto a eliminare la Russia di Hiddink, con questa poverta tecnica e tattica. Saadane ha ormai perso la bussola, è da mesi che cambia continuamente formazione e questa strategia conservativa non ha pagato.

13 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 2

ARGENTINA - NIGERIA 1-0 (Heinze)

+ Rispetto alla vigilia l'Argentina di Maradona aggiunge un attaccante in più, Tevez, sposta Jonas Gutierrez sulla linea difensiva e "organizza" un 4312 dove Messi da "enganche", ispiratissimo, distrugge la partita. La scelta di far giocare la Pulga lì mi pare l'unica cosa interessante, la gestione in generale se possibile aumenta i miei dubbi su Maradona CT: la fascia destra è potenzialemnte un colabrodo, con Jonas che non sa difendere, e Veron che, pur essendo l'uomo che ha percorso più chilometri (finché è stato in campo), non ha la predisposizione al raddoppio. Solita Argentina made in Diego, con un difendente un po' ovunque come Mascherano davanti alla linea e la fantasia (per non dire la disorganizzazione) davanti. Messi, soprattutto, ma anche il movimento di Tevez oggi bastano, domani chissà.

+ Così come ho molto apprezzato l'approccio di Lagerback alla realtà nigeriana (senza puzza sotto il naso e con disponibilità piena), sono rimasto molto sorpreso dall'atteggiamento della squadra in campo, totalmente deludente. Un 442 classico e statico, con tanto di concessione di enormi spazi tra le linee, dove Messi è andato a nozze: nessun cambio di strutturazione per tutto il match. E poi le tante transizioni concesse. Chi attacca male, difende male: la Nigeria sa poco cosa fare palla al piede ed è oltremodo disordinata, quando la fase di possesso si tramuta in fase di non possesso la squadra è messa male e la qualità argentina non fa fatica a farti male. L'obiettivo principe, oggi, era difendere bene, da lì nasceva tutto, e invece è stata la solita Nigeria degli ultimi anni, con Lagerback, finora, è cambiato poco.

INGHILTERRA - STATI UNITI 1-1 (1-0 Gerrard, 1-1 Dempsey)

+ La papera di Green ha cambiato totalmente l'inerzia della partita, il difetto della squadra di Capello è stato quello di faticare ad adeguarsi, non riuscendo a trovare il gol del vantaggio che gli avrebbe dato una meritata vittoria. Tanti, troppi gli errori degli inglesi negli ultimi 16 metri, anche se la partita sostanzialmente l'hanno controllata dall'inizio alla fine. Stati Uniti ormai classici di questi lustri: tanta corsa, modeste letture tattiche e non elevatissima qualità: il loro Mondiale era fermare gli inglesi, la soddisfazione l'hanno avuta.

SUDCOREA - GRECIA 2-0 (1-0 Lee Jung-soo, 2-0 Park Ji-sung)

+ Buona partita della Corea del Sud che controlla sempre il match. Bene nelle transizioni, sia offensive che difensive, i coreani faticano troppo con la linea dietro, che alcune volte si abbassa troppo e non coi tempi giusti, portandosi in area di rigore gli attaccanti avversari, ma i greci non ne aprofittano. Proprio questa debolezza coreana prova ad essere esplorata da Rehaggel, che ha però davvero poco da tutti e con il ritmo partita che possiede non ha una chance di ribaltare il match, che giustamente termina con la vittoria degli asiatici.

12 giugno 2010

Spunti Mondiali: Day 1

SUDAFRICA - MESSICO 1-1 (1-0 Tshabalala, 1-1 Rafa Marquez)


+ Inizia bene il Messico. Interessante la costruzione di Aguirre con la posizione di Rafa Marquez che fluttua centralmente tra i due difensori o si alza fino a centrocampo cercando di infastidire Pienaar. Coordinata con i terzini Aguilar e Salcido e con gli esterni d'attacco Giovani (che regala sprazzi del giocatore che poteva e può diventare) e Vela, la squadra funziona d'insieme e riesce sempre a ripartire. Il primo tempo lo controlla, con Franco che si divora almeno un paio di gol. Nel secondo tempo, con meno movimento e il Sudafrica meglio registrato sui lati il Messico smette di trovare profondità e si perde, trovando il pareggio grazie a un errore altrui.

+ Niente due punte per Parreira. L'uomo chiave rimane Pienaar, che non può giocare in un centrocampo di corsa e fatica, quindi agisce dietro la punta, provando a spostare la difesa avversaria con movimenti e assist. Il Sudafrica regge in qualche modo, anche perché soffre troppo sui lati, con Thwala impresentabile. L'entrata in campo di Masilela registra la situazione a sinistra ma i Bafana Bafana si sbloccano solo col favoloso contropiede che regala il primo gol del Mondiale: grande azione e grande rete di Tshabalala.

FRANCIA - URUGUAY 0-0


+ Delusione annunciata. Due squadre che da tempo non trovano una dimensione, un'unità di intenti, una fisionomia. Tabarez gioca con tre centrali, perde presenza numerica in mezzo e ha troppo poco sui laterali. La squadra non fa giocare, cerca più o meno di pressare ma non trova mai il primo passaggio per far partire l'azione. Da un Maestro sarebbe lecito aspettarsi di più, anche perché il materiale umano è di buonissimo livello, con punte di eccellenza come Diego Forlan, ieri unico giocatore per cui valeva la pena guardare il match: bravo anche spalle alla porta, trova soluzioni offensive, prova a essere pericoloso.

+ Poche parole, e sempre le solite, per Domenech. I Bleus forzano il gioco sugli esterni, dove facilmente gli uruguagi riuscivano ad arrivare, anche con il raddoppio del centrale difensivo più vicino (unica azione credibile del primo tempo, un uno contro tutti di Ribery, che buca anche il raddoppio di Victorino e mette al centro con Govou che spreca). La Francia non cambia mai idea di gioco, eppure il 4231 sarebbe perfetto per occupare lo spazio, pressare e recuperare: una volta riconquista palla hai sempre l'appoggio centrale e lì puoi mettere in difficolta la Celeste, perché il sistema, specie in transizione ti dà svariate opportunità, soprattutto per muovere una difesa statica. Invece, nulla: quando le energie vengono meno non si ha nemmeno la lucidità per attaccare con la superiorità numerica.

07 giugno 2010

Svizzera - Italia 1-1

Siamo stati allo stadio di Ginevra a vedere l'ultima uscita europea dell'Italia. Bella, nutrita e intensa la partecipazione del pubblico, che ha occupato tutti i 30.000 seggiolini dell'impianto. Partita giocata a buon ritmo da entrambe le squadre e spettacolo divertente, in una serata molto calda.

ITALIA

Bene:
+ Offensivamente il 4231 ha molte soluzioni e, quando i terzini vanno (come nel caso di Maggio a fine primo tempo e nel secondo) e gli attaccanti si muovono, l'Italia può essere davvero pericolosa. Le ripartenze sono state ottime, vedi anche l'azione del gol. La ricerca del cambio di gioco lungo da parte di un buon Palombo è una situazione che Lippi esigeva sbracciandosi in panchina.

+ La posizione di Montolivo, ibrida, alta dietro la punta o bassa nella fascia centrale al fianco dei due centrocampisti, con il talento di Caravaggio libero di inventare, può dare fastidio a tante squadre anche superiori alla Svizzera. Forse nel giocatore della Fiorentinamanca quel pizzico di determinazione, palla al piede rimane comunque uno spettacolo.

Male:
- La transizione difensiva fa acqua, la palla viene raramente "fermata" e gli avversari possono arrivare facilmente al tiro. Difetto negli attaccanti che non pressano subito, difetto nei centrocampisti che non sono coordinati e rischi continui per la difesa, esposta a situazioni di parità numerica in zone pericolose.

- Anche a difesa schierata l'Italia soffre un po' sui lati, Cossu e Quagliarella non arretrano con regolarità e, anche se ci mettono buona volontà, l'attenzione non è continua. Gattuso e Palombo fanno quello che possono andando anche ad aiutare sui lati ma la porzione di campo da coprire a volte li fa arrivare in ritardo nella chiusura. E Montolivo difensivamente non è disciplinatissimo. Il pressing è assolutamente da registrare come concetto d'insieme.

SVIZZERA

Bene:
+ Ordine e disciplina. La Svizzera di Hitzfeld è na squadra dove la mano dell'allenatore è ben visibile. Non ha eccessivo talento individuale ma la squadra possiede consapevolezza di cosa fare. Il 442 del tecnico tedesco copre bene il campo in ampiezza. Gelson a sinistra a centrocampo è molto utile in fase di palla passiva e in generale tutto il centrocampo è in buona forma: Inler è ispirato, Huggel ha senso della posizione e concentrazione.

+ Quando gli attaccanti si muovono bene, ricevono palla anche lateralmente e sono coinvolti nell'azione di attacco alla difesa la palla gira meglio e la Svizzera riesce ad arrivare alla conlcusione più volte. Buona circolazione anche partendo da dietro.

Male:
- Quando Nkufo e Frei (che non hanno rapidità di giocata e visione di gioco, specie l'attaccante del Twente) sono più affaticati e più statici la Svizzera non ha più sbocchi se non sugli esterni (bene Ziegler), la manovra è appesantita e i rossocrociati smettono di essere pericolosi ai sedici metri.

- La squadra è quadrata ma non ha uomini per accendere la scintilla, specie quando il ritmo si abbassa. Tranquillo Barnetta, teoricamente delegato a tale ruolo, entra in campo e si spegne quasi subito.

03 giugno 2010

Ufficiale: André Villas Boas al Porto


André Villas Boas è il nuovo allenatore del Porto. L'ex assistente di José Mourinho (anche nel primo anno di Inter), dopo aver sfiorato la panchina dello Sporting e una buonissima mezza stagione nell'Academica di Coimbra, è da oggi un Dragao. Tecnico di cui tutti parlano estremamente bene, ha dimostrato in questa stagione di avere come base i dettami dello Special One e il suo 4-3-3, ma ha fatto vedere idee originali e interessanti. In Portogallo anche un giovane del 1977 puà diventare allenatore di un grande club. Sfida al Benfica di Jorge Jesus lanciata e Superliga lusitana ancora più interessante.

01 giugno 2010

Benfica: l'Aquila torna a volare





Wankdorfstadion (Berna), 31 maggio 1961: Benfica - Barcellona 3-2. Olympisch Stadion (Amsterdam), 2 maggio 1962: Benfica – Real Madrid 5-3. I portoghesi demoliscono i due colossi del Vecchio Continente e spolverano la propria bacheca col trofeo calcistico più importante. Il Portogallo si scopre riconoscibile sulle mappe calcistiche, finalmente. Il Benfica diventa un simbolo, un mito, e gestire un mito è complicato. Il fardello dell'uomo bianco-rosso comincia qui. Perché, quando hai dominato senza nessun limite territoriale, la tua condanna è quello di replicare ad libitum l'impresa. Anche senza la classe di Eusebio e Coluna in campo e l'intelligenza e il carisma di Béla Guttman in panchina.

“Somos Benfica” , non basta più: essere Benfica senza vincere vuol dire non essere più. E il tifoso non accetta di non essere più, in particolare il tifoso ( e i benfichisti raggruppano più della metà della popolazione del Portogallo) di un mito, di un mito vero. Lo ricercano, credono di vederlo all'orizzonte, e invece crollano delusi scoprendo che quella partita, quella vittoria, quella coppa era solo un segnale interlocutorio che non portava a nulla. Si attende sempre il ritorno, in un Paese che fin dal Cinquecento, ha alimentato per secoli l'attesa di Re Sebastiano (messa in musica dal genio bergamasco di Donizetti) , scomparso misteriosamente e che sarebbe rispuntato, un giorno, a risvegliare i cuori del Portogallo. Uno sguardo di un popolo di naviganti, pieno di angoscia, attese, illusioni, uno sguardo rivolto al mare infinito che hanno, immobile, di fronte, uno sguardo che è tutto ed è alla base della cultura e della visione del mondo che abita le note di una musica magica, il Fado, e l'anima di ogni lusitano. Ma Re Sebastiano non tornerà più, come quel Benfica. Attorno però a un nuovo Benfica si sta creando qualcosa di magico, qualcosa che sembra andare oltre le (poche) vittorie fallaci del secolo scorso (l'ultimo “scudetto” nel 2004, con Trapattoni in panchina, il penultimo nel lontano 1996). Il vento che sempre accarezza Lisbona sembra abbia portato, per una volta, qualcosa di nuovo. Una società che sta lavorando bene sul mercato e che in campo regala emozioni nuove e diverse dall'ordinario. Dietro la scrivania, Rui Costa, il “Maestro”, nato nelle viscere del “Glorioso”, passato a illuminare anche l'Italia e tornato a casa per appendere gli scarpini e inventarsi una carriera nuova altrettanto insigne. Sulla panchina un apprendista stregone che ha tutte le qualità per diventare un vero Maestro di calcio: Jorge Jesus è l'ultimo riuscito calco di una scuola futebolistica di allenatori lusitani segnata da un approccio sistemico che mescola modernità, internazionalità e pragmatismo. Dopo Quieroz (C.T. della “Geração de Ouro” che ha vinto tutto a livello giovanile, quella dei Figo e dei Rui Costa, poi straordinario uomo di campo di Ferguson allo United) e José Mourinho, Jorge Jesus sembra possedere le stimmate per appartenere alla storia del calcio continentale che verrà, e non è un caso che sia già associato a importanti club europei (ma ha firmato fino al 2011 per rimanere nelle Aquile). La classe media dei tecnici portoghesi è preparatissima: cresciuta in un ambiente permeabile alle contaminazioni (leggi: idee e codici di tecnici stranieri) ha elaborato una metodologia di lavoro moderno che si serve anche del contributo di diverse scienze umane e ha prodotto una serie di sistemi di allenamento all'avanguardia, a partire, ad esempio, dalla novità della “Periodização Táctica”, che vanta innumerevoli casi di applicazioni pratiche. Molti allenatori non hanno raggiunto le attese, notevoli, a cui era associata la loro ascesa nel calcio portoghese, come nel caso di José Peseiro, assistente al Real Madrid proprio di Queiroz, altri mantengono una rotta interessante. E Jorge Jesus è la rosa dei venti dell'attuale movimento nazionale. Dopo una grande stagione nello Sporting Braga, lo scorso anno (con il raggiungimento, pure, degli ottavi in Coppa Uefa ) e il progetto di un originale sistema di gioco, un 4-1-3-2 insieme propositivo, spettacolare e produttivo, Jorge Jesus giunge al Benfica e fa il bis. Trovare la disponibilità di uomini di seconda/terza fascia del campionato portoghese può non essere complicato: meno, si dice, far digerire un calcio del genere all'élite. Eppure il cinquantacinquenne tecnico di Amadora riesce nell'impresa: il 4-1-3-2 esposto al Da Luz è una favola per gli occhi, con due terzini di spinta, un unico mediano vero, Javi Garcia (cresciuto nelle giovanili del Real Madrid), tre giocatori dinamici a centrocampo (Ramires, Aimar e Di Maria), che da altre parti occuperebbero il ruolo di attaccante, e due punte: il bomber paraguayano Oscar Cardozo e Javier Saviola. Sì, sì, quel Saviola che dopo aver sbadigliato nei luccicanti spogliatoi del Camp Nou e del Bernabeu sta proponendo, a 28 anni e con una patente di “bollito” sulla schiena appiccicatagli dalla stampa iberica, la sua migliore stagione europea di sempre. Velocità, combinazioni tra più giocatori, movimento coordinato di palla e uomini, pressing, ripartenze, organizzazione e tanti tanti gol, così è tornato a fantasticare il popolo “Encarnados”, dall'alto del primo posto in classifica nel Campionato Portoghese, cosa che non si registrava da troppo tempo. Il passaggio a vuoto del Benfica nella Europa League, eliminato dal miglior Liverpool della stagione dopo aver estromesso il Marsiglia, ha solo in parte raffreddato l'entusiasmo dei tifosi. Per modalità e circostanze, l'avventura europea appena conclusa è valutata da molti osservatori come un passo in avanti deciso e un'esperienza messa in cascina e che servirà, a breve, nella competizione principe del Vecchio Continente. Tra le massime meno esplorate di un portoghese famoso, José Mourinho, c'è anche questa:“Non credo che, nel calcio di oggi, ci siano squadre allenate bene e altre male. Piuttosto, ci sono squadre adattate o meno al metodo di gioco dell’allenatore. Quello che si cerca è che la squadra si adatti allo sforzo che il sistema di gioco esige.” E qui l'allenatore è fondamentale, ma lo è, di conseguenza, il ruolo della società. Che deve assecondare il lavoro del mister e mettere a disposizione dello stesso giocatori adeguati al progetto. Il Benfica, anche qui, ha oggi tutte le carte in regola. La presidenza di Luís Filipe Vieira ha come copertina visibile l'acredine e le continue polemiche contro il padrone del calcio portoghese, impersonato dal Presidente del Porto Pinto da Costa. Nelle pagine interne, tuttavia, l'operazione della squadra di Lisbona è più interessante: i rivali del Nord sono stati presi da esempio per il loro modo di fare mercato e, grazie anche al lavoro di Rui Costa, da due anni diventato Direttore Sportivo del club, il sorpasso del Glorioso pare essere avvenuto. Capacità di scouting, contatti con i procuratori giusti e prontezza nella trattativa: così sono arrivati al Da Luz ragazzi di straordinaria prospettiva come David Luiz, pescato dal niente del Vitoria Bahia, e raggiunti giovani nella fase ascensionale della carriera, poco prima che i top club d'Albione o di Spagna dischiudessero il portafoglio, come nel caso di Angel Di Maria, prenotato durante i Mondiali giovanili, e Ramires, firmato poco prima della Confederations Cup che lo consacrò nel Brasile. E parliamo di gente che ora vale oro. Aggiungiamo una nutrita serie di giovani interessanti (Fabio Coentrao, Sidnei, Patric) e una lungo plotone di acquisizioni e prestiti nel sottobosco locale, tra massima serie e leghe minori. Ultimo degli arrivi, il promettente centravanti brasiliano Alan Kardec: appena ha fatto bene, nel Mondiale under 20 ultimo scorso, è approdato al Da Luz. Tutto gira per il verso giusto. Certo, non tornerà mai più il vecchio Benfica di Eusebio, ma all'orizzonte c'è forse qualcosa di vero e di grande, e ha un'Aquila sul petto.

CARLO PIZZIGONI

FONTE: GS - GUERIN SPORTIVO