21 luglio 2012

Brasileirão: continua la fuga dell'Atletico Mineiro

Continua il sogno dell’Atletico Mineiro. Sul carro della squadra di Ronaldinho e dell’allenatore Cuca, deserto a inizio anno, stanno salendo in tanti. Le prestazioni del Galo sono sempre più convincenti: nella decima giornata, infrasettimanale e divisa in due serate, l’Atletico conquista la quinta vittoria consecutiva, l’ennesima convincente, contro una pretendente al titolo come l’Internacional, e continua la marcia solitaria in testa al Brasileirão.

 

L’Atletico Mineiro non poteva schierare Jô, attaccante di riferimento, persosi in Europa ma ritrovatosi alla grande a Belo Horizonte: ci pensa Guilherme, anche lui rilanciato al Galo dopo lo sfortunato passaggio nel Vecchio Continente. L’ex Cruzeiro, nato nel poverissimo Maranhão, sblocca il risultato contro l’Internacional, ancora orfano di Forlan, grazie a un colpo di biliardo in cui la fortuna scende prepotentemente in campo; la conclusione di Guilherme, diretta all’angolo basso, incoccia il palo ed è solo la schiena del portiere Muriel a permettere alla sfera di oltrepassare la linea bianca. La partita è sempre condotta dall’Atletico di Ronaldinho, grazie anche all’espulsione, probabilmente frettolosa, di D’Alessandro al 38’ (fallo ingenuo e protesta: giallo poi rosso). Grande partita, l’ennesima, del giovane Bernard (classe ’92), protagonista dell’assist nel gol del 3-1 di Damian Escudero che ha chiuso il match.

L’Atletico conserva due punti di vantaggio sul Vasco, vittorioso al Morumbi, contro il San Paolo, grazie a una rete del laterale destro Fagner. Nel club paulista scoppia la gran Luis Fabiano, in aperta lite coi tifosi. Nella notte si conferma terza forza del campionato il Fluminense. Uno scatenato Fred trascina alla vittoria il Tricolor, adesso a meno tre dalla vetta. Il 4-0 finale non dice nemmeno tutto delle deficienze proposte dal Bahia, che a fine gara decide di interrompere il rapporto con il tecnico Paulo Roberto Falcão. La parabola dell’ex Re di Roma alla guida della squadra nordestina si chiude in maniera ingloriosa, con un bilancio negativo di cinque sconfitte e quattro pareggi. Tuttavia è giusto ricordare anche la conquista del titolo statale, ottenuto sconfiggendo gli eterni rivali cittadini del Vitoria: un titolo che mancava alla bacheca del Bahia da 11 anni.

Visto l’exploit dell’Atletico, il Cruzeiro è improvvisamente divenuto la seconda forza di Belo Horizonte, dopo anni di dominio. L’acquisto mediatico di Juan Roman Riquelme, per rispondere all’avvento in città del nuovo profeta Ronaldinho, sembra essere sfumato, però in campo la Raposa riprende a vincere dopo tre sconfitte consecutive. Lo fa a San Paolo contro la Portuguesa dell’idolo Dida: 2-0 il finale del match che si chiude con gli applausi e i cori dei tifosi del Cruzeiro per il portiere che anni fa fu il principale protagonista della vittoria della Copa Libertadores.

Sempre più in basso il Flamengo. L’ex squadra di Ronaldinho rimedia una figuraccia casalinga contro il Corinthians, perde 3-0 e innesca una contestazione che potrebbe diventare destabilizzante per l’ambiente: durante il match la Raça Rubronegra, la tifoseria del Mengão ha voltato le spalle al campo, in segno di supremo spregio. Mentre sfuma pure il sogno di far indossare a Riquelme, in rotta col Boca e criticato anche da Maradona, la maglia che fu di Zico, l’ultimo appiglio per i tifosi del Flamengo rimangono i giovani. Tra questi, oltre al talentuosissimo Adryan, c’è anche il figlio di Bebeto, Mattheus. Entrambi giovanissimi, hanno giocato uno spezzone della partita vinta senza fatica dal Corinthians di Ralf e Paulinho. Pur perdendo Alex (arruolato in Qatar, dall’ennesimo sceicco danaroso), il Timão ha ritrovato quel calcio ordinato e attento che gli ha permesso di dominare la Libertadores. In questo sistema perfetto, ora anche in campionato, pure giocatori che parevano persi come Douglas, diventano decisivi: l’ex Gremio ha segnato una doppietta nella passeggiata vincente contro il Flamengo.

Dopo una buona partenza ha rallentato il Botafogo, incappato in un paio di pareggi, l’ultimo senza reti contro il Santos vedovo di Neymar. Contro il Peixe mancava anche il riferimento offensivo Elkeson, infortunato e sostituito da Rafael Marques, Tutto l’ambiente della Stella Solitaria è però concentrato sull’evento della stagione, il debutto di Clarence Seedorf, che avverrà domenica, nella gara interna contro il Gremio. L’attesa è notevole, e il club ha creato addirittura un’agenzia di viaggi esclusiva, “Destino Botafogo” il nome, per permettere ai propri tifosi di godersi, con tutte le attenzioni del caso, sia in casa che in trasferta, le magie dell’ex giocatore del Milan. E’ una delle numerose iniziative studiate dal marketing del Fogão, praticamente inesistente fino a qualche settimana fa e oggi attivissimo...

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta

06 luglio 2012

Copa Libertadores: Corinthians campione!

Al termine di un percorso netto, senza sconfitte (otto vittorie e sei pareggi), il Corinthians, una delle squadre più amate del Brasile, vince la sua prima Copa Libertadores. Dopo l’1-1 della Bombonera, nella notte il Timão compie l’ultimo atto di questo cammino, vincendo 2-0 in casa, al Pacaembu, contro il Boca Juniors. Grazie a una doppietta di Emerson Sheik, attaccante passato per il Qatar, dove ha preso la cittadinanza e debuttato con la Nazionale, il Milan non si vedrà costretto a modificare la scritta sulla maglia: con la sconfitta, il Boca non sorpassa i rossoneri nel non sempre chiaro conteggio del numero di trofei vinti.

Il Corinthians vince la sua prima Libertadores mostrando un calcio assai poco brasiliano, quasi europeo, fatto di grande organizzazione tattica, solidità difensiva, copertura degli spazi rigorosa e grande sacrificio fisico, anche da parte di attaccanti e mezzepunte. La squadra di Tite, nella partita decisiva, non palesa però quella determinazione che l’aveva caratterizzata in tutta la Libertadores. Il Timão indugia, non riesce a prendere ritmo dalla sua pressione, che per una volta non è ordinata: la difesa concede troppe ricezioni in mezzo agli avversari e riparte in maniera estemporanea, con spaziature non idonee. Il primo tempo è un festival della paura, e i puristi dell’estetica non esultano di certo, poiché anche il Boca non riesce a supportare il faro della squadra, la sola credibile opzione offensiva: il vecchio ma sempre delizioso Riquelme, che non gioca sicuramente la sua miglior partita di sempre. Mouche rimane senza rifornimenti (ha una sola occasione chiara in tutta la gara) e un altro uomo chiave della squadra di Falcioni, Somoza, in mezzo al campo, è spento. L’unica emozione della prima frazione è rappresentata dalle lacrime del portiere Orion, costretto ad abbandonare il campo alla mezz’ora per un problema fisico. Il nervosismo è il solo protagonista: fa davvero specie vedere la linea difensiva del Corinthians, guidata dal neo-romanista Leandro Castan (grande gara, ieri), solitamente perfetta, continuamente costretta a correzioni, a chiusure frettolose senza coperture adeguate e a lanci sparacchiati in avanti. Non vengono innescate le ormai celebre ripartenze, e il solo Alex, che non ha mai corso così tanto in carriera, ci prova da fuori area con conclusioni velleitarie.

Migliora giusto un poco il Corinthians nel secondo tempo, soprattutto arrivano i gol: il primo, al 54’, giunge per merito di un grande assist di tacco di Danilo. Il Corinthians sembra scuotersi, soprattutto ritrova energie e volontà. e Emerson Sheik, insieme al compagno di reparto Jorge Henrique aumenta, se possibile, il contributo in fase di non possesso, poi torna a essere decisivo davanti. Un errore dell’eterno Schiavi in disimpegno, al minuto 72, scatena il “qatariota” che si invola per trenta metri e deposita alle spalle di Sosa, chiudendo la pratica. Negli ultimi anni il Corinthians ha investito tutto per arrivare a questo notte: è passato però troppo spesso per i grandi nomi, con i Gavioes da Fiel, la sua celeberrima torcida, che ha spasimato per i Tevez e i Ronaldo; ma, paradosso, il giorno della storia è arrivato con nessun fuoriclasse in campo, solo un gruppo umile e pieno di volontà, come ha sottolineato a fine gara, tra le lacrime, Jorge Henrique. Oltre al grande spirito di sacrificio di tutti, l’arma in più del Corinthians in tutta la campagna di Libertadores è stata certamente la linea mediana, formata da Ralf e Paulinho, oggetto del desiderio dell’Inter, ma che qui a San Paolo tutti vogliono confermare, per costruire un Timão da sogno e raggiungere il grande obiettivo del Mondiale per Club. Probabilmente arriverà qualche grande nome (si sogna il ritorno di Tevez), ma al Corinthians non servono più figurine senza valore, ora che grazie al lavoro di Tite, un’anima vincente ce l’ha già. E stanotte tutto il Sudamerica l’ha definitivamente capito.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta 


Gol: Emerson, 54' e 72'
CORINTHIANS: Cássio; Alessandro, Leandro Castán, Chicão e Fábio Santos; Ralf, Paulinho e Danilo; Jorge Henrique, Alex (Douglas) e Emerson (Liédson). Tecnico: Tite
BOCA JUNIORS: Orión (Sebastián Sosa); Sosa, Caruzzo, Schiavi e Clemente Rodríguez; Ledesma (Cvitanich), Somoza, Erviti e Riquelme; Pablo Mouche (Viatri) e Santiago Silva. Tecnico: Julio César Falcioni

04 luglio 2012

La U è TriCampione, solo applausi per l’O'Higgins. Sfida bielsista Sampaoli-Berizzo

La Universidad de Chile compie, con la vittoria ai rigori nella finale di Apertura 2012 del campionato cileno, un triplete storico, dopo aver vinto entrambi i tornei dell’anno passato. L’arrivo di Jorge Sampaoli ha permesso alla U di diventare un squadra anche di livello continentale ( vittoria in Copa Sudamericana e semifinale di Libertadores), ma non è tutto. La U ha portato  una ventata di novità, proponendo un calcio dinamico, veloce, esteticamente molto apprezzabile: è diventato un modello positivo. L’ammirazione di Sampaoli per Marcelo Bielsa è nota e riconosciuta, e il calcio che propone lo testimonia. In questa finale, il tecnico che dovrebbe lasciare il Cile dopo queste straordinarie vittorie, ha incontrato un discepolo diretto del Loco, Eduardo Berizzo, suo giocatore prima, nel Newell’s e nell’Atlas Guadalajara, suo assistente dopo, nella Nazionale cilena. Claudio Borghi, amore berlusconiano per un’estate e oggi commissario tecnico del Cile, dice che Bielsa, dopo il suo passaggio nella Roja, non ha lasciato nulla al calcio cileno. Non si direbbe, visto il cammino di U e di O’Higgins, la squadra di Berizzo, vera protagonista di questo Apertura 2012.

Dopo aver vinto la gara di andata al Teniente di Rancagua, l’O'Higgins stava guidando anche la gara di ritorno, grazie a un primo tempo giocato sostanzilamente come in tutto questo torneo: 4213 con le solite tre punte Figueroa- Gutierrez- Sagredo, grande aggressività, pulizia nelle ripartenze, ottima spaziatura che permette grande equilibrio sia nella difesa schierata che nella transizione ( qui Berizzo è un po’ meno bielsista, rispetto al suo avversario, che gioca spesso un calcio lisergico molto/troppo offensivo). La Celeste va in vantaggio alla mezz’ora: Marcelo Diaz, simbolo della U di questi anni e pronto a volare al Basilea, colpisce la palla con la mano, e Fernandez trasforma dagli undici metri. La palla per la vittoria del suo primo campionato l’O'Higgins ce l’ha qualche minuto più tardi: solita favolosa ripartenza, Enzo Gutierrez si ritrova davanti alla porta della U e Jhonny Herrea compie il primo miracolo della sua lunga e e favolosa serata. Nel secondo tempo, la U trova la rete della speranza grazie a un rigore molto generoso, segnato dal gioiello Aranguiz e concesso da Osses, che finirà nel mirino della critica non solo per questo fischio. La Celeste perde identità, si limità a difendere proponendo esclusiva densità davanti alla propria area di rigore, e alla fine soccombe. Il gol che  bissa il 2-1 dell’andata e manda tutto ai rigori finali arriva però quando i tifosi dell’O'Higgins si stanno preparando a stappare l’ottimo Sauvignon cileno: al 92′infila la rete avversaria l’ex Boca Guillermo Marino. Alla lotteria finale, si riprende la scena Herrera, para tre rigori e la U torna a brindare.



U. de Chile (1): Johnny Herrera; Matías Rodríguez (89´Roberto Cereceda), Osvaldo González, José Rojas, Eugenio Mena; Charles Aránguiz, Marcelo Díaz, Guillermo Marino; Junior Fernandes, Gustavo Lorenzetti (79´Felipe Gallegos) y Angelo Henríquez (Raúl RuiDíaz 72´). DT: Jorge Sampaoli.
O’Higgins (1): Luis Marín; Yerson Opazo, Julio Barroso, Nelson Saavedra, Alejandro López; Claudio Meneses, Juan Rodrigo Rojas, Ramón Fernández; Luis Pedro Figueroa (78´Guillermo Suárez) , Enzo Gutiérrez y Boris Sagredo (53´Nelson Rebolledo). DT: Eduardo Berizzo.
Gol: 1-0 Ramón Fernández (30’), 1-1 Charles Aránguiz (66’), 2-1 Guillermo Marino (92’)

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tropico del Calcio


03 luglio 2012

Brasileirão: 7a giornata, la rivincita di Ronaldinho e i gioielli di Bernard e Adryan

Due piccole rivincite per Ronaldinho nella settima giornata del Brasileirão: il suo Atletico Mineiro va a vincere all’Olimpico di Porto Alegre contro il Gremio di Vanderlei Luxemburgo, suo grande accusatore al Flamengo, e lo fa davanti ai suoi ex tifosi che lo insultano e lo fischiano durante tutto il match. Con questi tre punti il “Galo” condivide la prima posizione in classifica con il Vasco da Gama, che vince in rimonta contro la Ponte Preta. Prima vittoria in campionato per il Palmeiras di Felipe Scolari. Rimandata causa imminente finale di Copa Libertadores la gara tra Corinthians e Botafogo. Tutto l’ambiente della squadra di Rio de Janeiro vive intanto una smisurata euforia per l’acquisto di Clarence Seedorf: il sito del Fogão lo presenta come il primo europeo vincitore di una Champions League a trasferirsi nella “Mecca del Calcio, il Brasile”. Più di un tifoso avversario, anche per invidia, fa notare che Deco, centrocampista offensivo del Fluminense, è sì brasiliano ma ha passaporto portoghese e ha alzato due Champions tra Porto e Barcellona...

IN BASSO — Contro la Portuguesa ennesima delusione Santos. Prima perché impegnato in Libertadores, oggi a causa della frustrazione per l’eliminazione dalla coppa continentale, il Peixe non riesce proprio a ritrovarsi nel Brasileirão, e rimane nelle ultime posizioni della classifica. Qualcosa pare essersi rotto a Vila Belmiro e le polemiche tra Ganso (ieri il peggiore in campo) e la società circa il mancato rinnovo del contratto, certo non aiutano. Nelle rare occasioni in cui la squadra di Muricy trova la porta ci pensa un superlativo Dida a negare il gol: l’ex milanista sfodera una prestazione da Champions, e la Lusa strappa un punto. Battuta d’arresto e brutta prestazione per l’Internacional, che riesce a portare via un punto a Salvador contro il Bahia di un grande ex, Paulo Roberto Falcão. La squadra dell’ex Re di Roma domina la gara ma non riesce a chiuderla, dopo il vantaggio del giovane attaccante Gabriel, e subisce la rete del definitivo 1-1 dal veterano Indio.


IL GIOVANEAdryan (Flamengo) In attesa del Fla-Flu di domenica prossima, il Mengo riesce a ritrovare un minimo di sorriso grazie alla sofferta vittoria contro l’ultima in classifica ma soprattutto per merito delle giocate di uno dei ragazzi più promettenti del suo vivaio. Adryan, classe 1994, mezzapunta, appare a molti come un predestinato, e ha già l’etichetta di prossimo Zico: ieri, al debutto, ha segnato il suo primo gol nel Brasileirão, non sarà certo l’ultimo.



IL GOL — Jô (Atletico Mineiro) 
Sarà certamente ricordato come uno dei gol dell’anno per merito del doppio chapeu, meglio noto da noi con il termine spagnolo “sombrero”, del giovane Bernard. La giovane speranza del Galo (è del 1992) esibisce lungo la linea di fondo questa super giocata: l’assist in mezzo per Jô, è la conclusione del numero circense e efficacissimo, pareva davvero il giovane Ronaldinho... 

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta