26 novembre 2012

Real Madrid quasi fuori: va KO a Siviglia col Betis




Abdica il Madrid? Brutta sconfitta per il Real in quel di Siviglia. La squadra di José Mourinho perde 1-0 contro il Betis, giocando un brutto calcio, e rimane lontanissimo, a otto punti, dal Barcellona che domani va a sfidare il Levante a Valencia.
Il Real Madrid inizia la partita con un buon ritmo, e riesce a sviluppare una buona transizione, rendendosi pericoloso in un paio di occasioni.  A difesa schierata fa però enorme fatica a trovare appoggi interni nello sviluppo della manovra. I padroni di casa reduci dalla brutta sconfitta contro i cugini del Siviglia (5-1) sono attentissimi nelle coperture e lasciano solo l’ex Madrid Juan Carlos ad appoggiare l’unico attaccante Ruben Castro, che cerca ricezioni sempre lateralmente, spesso nella zona di Arbeloa. Proprio da una pressione offensiva sulla sinistra, a seguito di un fallo laterale, nasce il primo tiro in porta del Betis: Di Maria rinvia male la palla, che giunge tra i piedi di Beñat al limite dell’area, eluso Khedira il basco trova l’angolo basso alle spalle di Iker Casillas. 1-0 al 17’. Il vantaggio è una iniezione di fiducia per gli andalusi, che raddoppiano le forze difensivamente e pungono in qualche contropiede (Iker è spettacoloso al 22’ su Ruben Castro). Raramente pericoloso il Real, a cui viene pure annullato, giustamente (fuorigioco), un gol a Benzema, poco ispirato stasera. Il Madrid prova a rimanere tranquillo senza lasciarsi prendere dalla frenesia, ma il ritmo si abbassa troppo, davanti non si accende mai Ozil tra le linee (unica eccezione alla mezz’ora: Di Maria va vicino al pareggio). Proprio il giocatore di origine turca rimane negli spogliatoi insieme al connazionale Khedira, all’inizio del secondo tempo: dentro Kakà e Modric.
Mourinho è nervoso e cerca disperatamente una reazione d’orgoglio dai suoi, che iniziano la ripresa con, almeno, maggiore intensità. Vanno vicino al pareggio in più di una occasione, con Ronaldo (58’) e Kakà (gran tiro da fuori, perfetto anche qui Adrian al 61’), il Betis di Pepe Mel, è costretto ad abbassarsi ma non perde concentrazione e sa essere lucido nelle ripartenze, in cui sfiora il raddoppio in più di una situazione. L’assalto finale del Madrid produce qualche mischia pericolosa in cui Adrian dimostra sicurezza. Il Real sabato sera gioca il derby contro l’Atletico: una gara già da ultima spiaggia per il campionato di Mourinho, che a fine partita va sportivamente a congratularsi con gli avversari e con Pepe Mel. Per lui,  una bella rivincita dopo la sconfitta pesante col Siviglia. Ma i taccuini saranno tutti per José, ancora una volta.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

23 novembre 2012

Derby Allievi. La vittoria dell'Inter arriva da lontano

Difficile incrociare l'allenatore della squadra sconfitta che esordisce parlando della “bella giornata di sport” e dell' “assoluto fair play” in campo. Filippo Inzaghi, sconfitto 1-0 nel derby contro l'Inter, non recrimina sui due pali colpiti, non si appella alla sfortuna: riconosce i meriti dell'avversario ed è proiettato sulla successiva partita. “Anch'io faccio i complimenti al Milan – ricambia Salvatore Cerrone, allenatore nerazzurro. E' una bella squadra e ci ha messo in difficoltà, specie all'inizio. poi abbiamo ritrovato la nostra identità di gioco, quella che ci ha permesso di fare tante vittoria, ma il cammino è solo all'inizio, siamo solo alla decima giornata. Oggi, ci tengo a dirlo, si sono affrontate a viso aperto due ottime squadre, entrambe volevano vincere e ci hanno provato fino alla fine.”
Bello anche che una partita del genere abbia avuto una straordinaria cornice di pubblico. Familiari, amici, gli immancabili procuratori sportivi, più o meno famosi, ma anche tanti tanti appassionati. Segnale che il calcio giovanile possiede un respiro diverso, un senso di coinvolgimento che non si ferma allo spirito di parte, un interesse condiviso che rapisce anche spettatori neutrali, che hanno accolto con piacere anche l'iniziativa del sito Gazzetta che proponeva il match in diretta. Ha vinto l'Inter dopo novanta minuti di combattimento, ma senza nessun intervento scorretto, e si è guadagnata la nona vittoria stagionale grazie a una grande giocata di Simone Golia: da un suo uno contro uno sull'esterno è nato il gol di Dylan Romney. L'Inter ha giocato il suo calcio migliore, nella seconda parte di gara. Tutta la squadra ha beneficiato dell'entrata in campo di Federico Bonazzoli, un centravanti del 1997 promosso ormai stabilmente tra gli Allievi del 1996. Alcuni veri appassionati di calcio giovanile sugli spalti hanno ricordato gli esordi di Federico nei Pulcini C nerazzurri, la primissima categoria del calcio di base. I suoi compagni erano allora quelli di oggi: Matteo Lomolino, terzino sinistro, e Andrea Palazzi, centrocampista, due tra i migliore in campo anche nel derby. Dai pulcini C agli Allievi Nazionali e, pronosticano tutti, alla Primavera, poi chissà... Necessità economica o convinto e repentino cambiamento di rotta, è una politica che molte altre società stanno mettendo in atto, a cominciare dal Milan, che già quest'anno ha reso molto più combattuta la stracittadina in ogni categoria, e alcuni derby li ha conquistati meritatamente (l'ultimo, quello dei Giovanissimi Nazionali, proprio sul campo dell'Inter). L'Inter stasera festeggia anche guardando in Russia: un ex allenatore e un ex direttore del settore giovanile (Stramaccioni e Ausilio), più un numero considerevole di giocatori dell'attuale Primavera sono a Kazan per confrontarsi con il calcio europeo di alto livello. Il filo rosso unisce Prima Squadra e giovani, segno di un calcio che sta cercando di cambiare, nella direzione voluta dalle tante persone presenti ieri al derby di Interello.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano e Lombardia

 

22 novembre 2012

Derby Allievi. Cerrone e Inzaghi, uguali e differenti

Pura passione per il gioco. I campionati giovanili sono soprattutto questo. Per chi li guarda, ma soprattutto per chi li gioca, per gli attori in campo e in panchina. Il derby tra gli Allievi Nazionali che si giova oggi a Interello, propone figure simbolo dell’amore per il gioco, testimonial perfetti per il calcio giovanile.
Filippo Inzaghi è diventato allenatore quest’anno. Non è venuto tra i giovani a scaldare la panchina: c’è venuto convinto, e lavora seriamente. Nessuno sa se diventerà un grande allenatore, tutto riconoscono però che nel suo breve percorso ha già lasciato un solco: non è questione di idee rivoluzionarie, ma di dialogo e credibilità coi suoi giocatori. Quando propone consigli, spiega le sue idee i ragazzi lo seguono incantati, e non c’è nessuna corsia preferenziale: anche il super talento del giovane Mastour deve aspettare il suo turno.
Salvatore Cerrone è un maestro di calcio e, dimenticate l’allure mediatica, ha la stessa passione per il gioco di Pippo. E’ cresciuto nelle giovanili del Milan (dove ha giocato con Franco Baresi) prima di attraversare tanti campi di serie C. Giocatore di qualità, il meglio però lo probabilmente conservato per la carriera di tecnico. Dopo che Piero Ausilio viene assunto all’inter, come segretario, la diaspora dalla Pro Sesto prosegue con il talent scout Pierluigi Casiraghi e, appunto, con Cerrone. Tutti loro, insieme a Beppe Baresi, Roberto Samaden e Giuliano Rusca, sono le pietre angolari che hanno fatto apprezzare ovunque il settore giovanile nerazzurro. Cerrone ha quasi sempre allenato i Giovanissimi, una categoria molto delicata, dove avviene la prima grande selezione, dove cominciano a forgiarsi i calciatori. Salito di categoria, ha mostrato di saperci fare anche qui, e non solo perché arriva al derby da imbattuto (8 vittorie e un pareggio, fin qui): le sue squadre hanno sempre identità di gioco e ogni suo calciatore cresce, tecnicamente e mentalmente. Lo sa bene Andrea Palazzi, il capitano di questi Allievi. Lui all’Inter c’è da quando tirava i primi calci a una palla: è l’orgoglio di una società sempre più indirizzata verso la creazione in casa dei giocatori. Palazzi fin dai pulcini è un leader, centrocampista di qualità e quantità, ha qualche difficoltà di crescita fisica, ma quando si mettono a posto centimentri e chili, ritrova la titolarità: quando si ha passione, non si molla. Sottoscriverebbe al locuzione anche un suo rivale odierno, Yusupha Yaffa. Nasce nella Gambia, un fazzoletto di terra africana, enclave del Senegal. Arriva a cinque anni in Italia, cambia indirizzo al seguito del padre diverse volte, poi si stabilisce da alcuni zii, a Brescia. Lì lo nota l’Inter ma dopo una serie di difficoltà burocratiche lo tessera il Milan. Non è facile, lontano da casa. Grazie all’amico senegalese Ameth Lo (difensore che proprio domenica ha segnato col Modena il suo primo gol), supera i momenti di difficoltà: vuole diventare un calciatore. Segue alla lettera i consigli di Inzaghi, che lo prende in simpatia e ne esalta le caratteristiche da centravanti: segna a raffica tanto da suscitare l’interesse di osservatori francesi e belgi. Osservatori che oggi gremiranno Interello: circondiamoli di appassionati, si inizia alle 14,30.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano e Lombardia

20 novembre 2012

Brasileirão 2012. Il Palmeiras retrocede in serie B

Finita. Nemmeno le ultime scaramanzie, come l’hashtag #euacredito, io ci credo, disseminato su twitter, sono servite. Niente ha salvato dalla serie B il Palmeiras. La squadra fondata da immigrati italiani retrocede con due giornate di anticipo: il punto guadagnato dal pareggio col Flamengo non permette ormai matematicamente di raggiungere Bahia (vittorioso con la Ponte Preta) e Portuguesa (pari col Gremio), le quintultime a inizio giornata. Per credere al miracolo, erano arrivati tanti tifosi del Verdão a Volta Redonda, e per tutta la partita si sono sentiti solo loro, prima con i loro commoventi cori di sostegno, poi con le loro lacrime. Il Palmeiras era arrivato all’ennesima ultima spiaggia con una squadra completamente falcidiata dagli infortuni, l’ultimo, quasi simbolico, quello della bandiera Marcos Assunção, che non ha potuto essere del match. La squadra, diretta da Gilson Kleina, ha mostrato fin dalle prime battute di giocare esclusivamente sui nervi e però dopo un primo tempo davvero brutto e povero di conclusioni a rete, il Verdão aveva trovato il gol: Vinicius da fuori area piegava le mani al disattento portiere del Flamengo, Paulo Victor. E’ il 63’, il pubblico si rianimava, ma iniziava da quel momento l’ennesimo dramma dei tifosi della squadra paulista: ogni conclusione, ogni cross, perfino ogni avvicinamento del Flamengo all’area di rigore palmeirense aumentava a dismisura i battiti cardiaci della torcida verde. E come nelle più crudeli sceneggiature, il Palmeiras crollava all’89’. E c’è di più, la rete giungeva su un tiro deviato, effettuato da Vagner Love, centravanti cresciuto calcisticamente proprio nel Palmeiras... Le radioline, sempre accese negli stadi brasiliani, segnalavano la vittoria del Bahia, una delle concorrenti nella lotta salvezza: non restava che sperare nella sconfitta della Portuguesa, che giocava più tardi. Un gol annullato ingiustamente al Gremio nel match contro la Lusa era l’ennesima prova a cui doveva sottostare il povero tifoso del Palmeiras in questa funerea giornata. Nel secondo tempo arrivava la prima segnatura dei rossoverdi grazie a un rigore dubbio (fallo di Naldo su Moises, che poi trasformava dagli undici metri). Poi il raddoppio e la rimonta del Gremio, ma solo fino al 2-2. Quel punto condanna il Palmeiras, una grande del futebol brasileiro, che torna a vivere l’onta di una nuova retrocessione, esattamente dieci anni dopo avere vissuto il medesimo incubo, che pareva davvero un evento irripetibile. In questa stagione pazza, il Palmeiras ha vinto la Copa do Brasil, e si è quindi qualificato per la Copa Libertadores del prossimo anno. Questo successo è costato tantissimo. Felipe Scolari, il tecnico di inizio anno, che a Palestra Italia ha vinto pure una Libertadores, nel 1999, ha spesso sacrificato la squadra titolare nel week end per averla fresca a metà settimana, in più la gestione post Copa è stata davvero pessima, e il Palmeiras si è ritrovato nei guai molto presto. Nemmeno il cambio di allenatore, di moduli, di giocatori è servito. Il Palmeiras è in Serie B, e per risalire in fretta è necessario cambiare qualcosa anche a livello societario: si parla di un ingresso di soci e figure nuove per le elezioni del prossimo anno.
Nelle altre gare della giornata, sconfitta casalinga, contro il Cruzeiro, per i campioni del Fluminense. Ronaldinho segna nel recupero il gol del 2-2 che evita la beffa del suo Atletico Mineiro contro l’Atletico Goianiense: i padroni di casa colpiscono ben cinque pali, e l’ex Barcellona e Milan è protagonista anche qui, centrandone ben tre, quasi meglio della pubblicità (con immagini taroccate) di alcuni anni fa. Il Galo è comunque sicuro del posto in Libertadores. Vittoria in rimonta per il San Paolo contro il Nautico, davanti agli oltre sessantamila del Morumbi: segna ancora Rogerio Ceni su rigore e nella ripresa fa il suo esordio con la maglia Tricolor, Ganso. Con sei punti di vantaggio sul Corinthians, a due giornate dalla fine, la squadra di Ney Franco è tranquilla del quarto posto che dà la chance del preliminare di Libertadores, e può concentrare l’attenzione sulla semifinale di Copa Sudamericana, in programma mercoledì contro i cileni dell’Universidad Catolica.
In Serie B un altro verdetto ufficiale, oltre al già promosso Goias, grazie al pareggio casalingo con l’Atletico Paranaense, torna in Serie A anche il Criciuma.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

19 novembre 2012

Derby day tra i più piccoli: regna l'equilibrio

Ovunque Derby. Il pomeriggio del Centro Sportivo Vismara ha vissuto ieri all’insegna della stracittadina, dallo stadio centrale fino ai campi secondari. “Forza! Dai! Tira!”, te ne accorgi dalla carica emotiva e dal vociare dei tanti familiari che circondano i terreni di gioco che non è una partita come tutte le altre, quella contro i cugini.
Quest’anno l’equilibrio è stato il tratto comune di tutte le partite. Oltre al pareggio tra i Primavera, ci sono stati due 0-0, tra Giovanissimi Regionali e Pulcini 2002, e l’unica vittoria della giornata è stata quella dei Pulcini 2003: 2-0 per il Milan (gol di Oronsaie e Coulibaly). Rossoneri che hanno mostrato quest’anno una decisa inversione di tendenza nei derby, nella scorsa stagione sempre persi, a testimonianza di una crescita significativa e generalizzata in ogni categoria.
La gara dei Giovanissimi regionali era molto attesa, entrambe le squadra hanno una classifica buona e sono alla caccia della capolista Atalanta. L’Inter ha recentemente visto partire il suo allenatore, Stefano Bellinzaghi, oggi assistente del tecnico della Primavera, Daniele Bernazzani, ma Marco Sala non ha modificato le idee di squadra e il 4-3-3 di partenza. Anche al Vismara i nerazzurri hanno fatto la partita, ma il Milan è stato pericoloso, ripartendo velocemente e con buoni principi di spaziatura, con l’esterno Mutti e Tsadjout e sfiorando il gol con Akuetteh. Bravo a chiudere anche in spazi larghi, il centrale difensivo dell’Inter Valietti: il bergamasco ha il talento anche per fare ripartire l’azione, risentiremo parlare di questo ragazzo. Davanti l’Inter ha provato spesso con azioni individuali, buone ma non premiate con successo le iniziative di Traoré e di Russo. Mercoledì si gioca un altro derby: gli Allievi Nazionali di Inzaghi vanno a Interello per tentare di fermare la marcia dei ’96 guidata da Mister Cerrone, ancora imbattuti.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano e Lombardia @MiLoGazza

16 novembre 2012

Espérance - Al Ahly, il trono d'Africa si assegna domani nella finale di Champions

Dopo l'1-1 in Egitto, domani, allo stadio di Rades, appena fuori Tunisi, si gioca il ritorno della finale di Champions League africana tra Espérance e Al Ahly. Avevo presentato il match prima della gara di andata su Extra Time, l'inserto settimanale sul calcio internazionale della Gazzetta dello Sport.

Un Classico. La finale di Champions africana inizia domenica con l'andata, nello stadio gioiello di Borg El Arab, appena fuori Alessandria, tra l'Espérance di Tunisi e l'Al Ahly. I giallorossi tunisini, campioni in carica e due volte vincitori della Champions, giocano la loro terza finale consecutiva mentre i cairoti detengono il record delle Coppa Campioni del Continente: ben sei illuminano la loro sala trofei. Evidente, non sono due squadre come le altre: e il terreno di gioco non è stato il solo ambito di attività di Espérance e Al Ahly. I tunisini sono stati per anni diretti dal Slim Chiboub il potentissimo cognato di Ben Ali, mentre la storia dei rossi del Cairo si mescola con la politica fin dai tempi di Nasser, presidente onorario del club, e naturalmente non è stata immune al potere tentacolare dell'establishment di Mubarak. Il vento della Primavera araba ha spazzato via i satrapi, ma oggi sembra di cogliere solo un refolo di rinnovamento, nelle società nordafricane. E i due club subiscono questo limbo di incertezza e, pur continuando a vincere in Champions, sono ancora alla ricerca di una vera, nuova identità. L'Al Ahly ha eliminato la sorpresa del torneo, le Sunshine Stars della Nigeria, pareggiando 3-3 a Ijebu Ode e vincendo in casa grazie al solo gol di "Geddo" Nagy. Ha giocato le sue partite senza AbouTrika, mezzapunta talentuosa e controversa: è stato infatti messo fuori rosa per essersi rifiutato di scendere in campo nella gara di Supercoppa egiziana, a suo dire organizzata senza rispettare la memoria dei 74 morti nella tragedia dello stadio di Port Said (molti dei quali tifosi dell'Al Ahly), i cui responsabili non sono ancora stati condannati. Quel massacro ha messo in luce le enormi lacune in termini di sicurezza nell'organizzazione di questo genere di manifestazioni. Prudente e impossibilitato a mostrarsi debole, il nuovo governo del premier Mohamed Morsi, dei Fratelli Musulmani, in altri ambiti fortemente attivo, ha ordinato il posticipo della data di inizio del campionato. La finale di Champions ovviamente si giocherà, però con un numero minimo di tifosi, rispetto ai potenziali 86.000 dello stadio, e ad Alessandria: lontano da Piazza Tahrir e dal turbolento Cairo. E AbouTrika ci sarà, dopo essersi scusato con tutti. L'Al Ahly, tra polemiche degli ultras, manifestazioni di giocatori e campionato bloccato non sembra nemmeno un club di calcio ma anche l'Espérance, che pure ha eliminato i favoriti congolesi del TP Mazembe in semifinale, non vive giorni allegri. Diversi giocatori lasceranno la Tunisia dopo la finale di ritorno (il 18 novembre a Radès): su tutti il grande prospetto Youssef Msakni, che dopo alcuni abboccamenti europei (anche il PSG) ha scelto i dollari facili del Qatar. C'è un aria di smobilitazione generale, la stessa che si vive nel Paese, illusosi durante la Rivoluzione dei Gelsomini e oggi profondamente disorientato, con la Costituzione ancora da approvare e un senso diffuso di opportunità non colta appieno o, peggio, gettata via. C'è il calcio, c'è la Champions, ma non è più come prima, non può esserlo.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET Extra Time - La Gazzetta dello Sport @ETGazzetta

L'andata: Al Ahly - Espérance Tunisi 1-1:

15 novembre 2012

Zac quasi in Brasile, Giappone stende l'Oman



Alberto Zaccheroni può già preparare le valigie: con la vittoria oggi in Oman (2-1 il finale), il suo Giappone è sostanzialmente pronto per viaggiare in Brasile per il Mondiale 2014. La squadra nipponica ha oggi intascato i tre punti e si è proiettata a 13 punti, nel Gruppo B di Qualificazioni asiatica: nella prossima gara, a marzo in Giordania, anche un pareggio potrebbe bastare per la matematica conferma.
Gara molto complicata per il Giappone di Zac, quella di Mascate. L’Oman di Paul Le Guen, che ha ancora carte da giocare per la qualificazione, sia diretta (puntando al secondo posto del gruppo, oggi detenuto dall’Australia) sia per i playoffs,  è una compagine assolutamente dignitosa. Che inizia subito forte e va vicinissima al vantaggio, dopo 10 minuti Al Hosni mette sopra la porta un facile appoggio di piatto davanti alla porta sguarnita. Gli attacchi dell’Oman sono pericolosi ma disordinati, il Giappone ha più rigore e  sa riconoscere i tempi giusti della transizione, rimanendo sempre equilibrato in campo. In seguito a una ripartenza, l’ennesima, dell’interista Nagatomo, miglior uomo in campo, giunge il gol del vantaggio di Kyiotake. La mezzapunta del Norimberga, rispetto alla gara contro l’Iraq parte da destra, e chiude sul secondo palo il cross da sinistra del terzino nerazzurro: 1-0 al 20’. Il numeroso e vociante pubblico di Mascate non si arrende e, coinvolto dagli altoparlanti, continua a incitare la squadra che può regalare un sogno mondiale al sultanato della penisola arabica. All’inizio del secondo tempo, il francese Le Guen si gioca tutto, leva la stella Al Hosni, affaticato anche dalla finale di Champions asiatica, persa sabato contro i sudcoreani dell’Ulsan, e prova ancora ad alzare il ritmo di gara. Trova il meritato pareggio al 77’, con Ahmed Mubarak: il pubblico vuole la vittoria e spinge all’attacco i propri beniamini. Ingenuità pagato carissimo dato che, allo scadere del minuto 90, una azione fotocopia della prima segnatura nipponica, ancora con Nagatomo protagonista, manda in rete la mazzapunta dello Stoccarda Okazaki.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta

14 novembre 2012

Liga. Messi meglio di Pelé: Barça ok col Maiorca

Il Barça torna il Barça ma non è più il Barça. Vince a Maiorca 4-2, ma lascia diverse perplessità ai suoi esigenti ma affezionati tifosi in tutto il mondo. Quello che è certo è che Messi ha scritto di nuovo la storia: con 76 gol nel 2012 ha battuto il record di reti segnate in un anno solare. Superando nientemeno che Pelé, lasciato a 75 reti. Una leggenda.

L’inizio di gara è ottimo. Joaquin Caparros, tecnico del Maiorca, avrà maledetto gli astri che hanno deciso di allinearsi in settimana, permettendo il successo storico del Celtic contro il Barcellona. Dura bissare l’impresa. Il club delle Baleari ci prova con una partita difensiva, onesta e attenta, e forse avrebbe meritato maggiore fortuna. Tito Vilanova ritrova finalmente Piqué nella linea a 4 dietro, con Busquets riportato davanti alla difesa, Xavi e Fabregas liberi di inventare, Tello preferito a Pedro, David Villa a lottare con i centrali lasciando spazio a destra a Dani Alves. Il 4-4-2 di Caparros cerca di limitare le sponde interne micidiali dei catalani, facendo allargare il gioco ai blaugrana e rallentandolo sensibilmente. E’ anche pericoloso il Maiorca: l’attaccante israeliano Tomer Hemed è il primo, di testa, sugli sviluppi di un corner, a sfiorare la modifica del tabellino: bravo Victor Valdes in tuffo al 20’.

Proprio però una disattenzione su un raddoppio centrale (fallo di José Martì) regala al Barcellona una punizione dal limite. Tutti si attendono Messi, Aouate dispone una barriera extra large e non vede partire il destro di Xavi, che si deposita alle sue spalle. Ferito, il Maiorca ha un calo mentale sul finire della prima frazione e prende due gol in un due minuti: prima papera clamorosa di Aouate su conclusione centrale di Messi, poi bella giocata di Tello.  Il Barça non sembra più il Barça per la flemma con cui rientra in campo. Il calo di concentrazione generale dei catalani ridà spinta al pubblico sempre caloroso del Son Moix. Segnano Pereira (55’), dopo un brutto errore in uscita di Mascherano e, per un chiaro mani di Busqets in area, Victor Casadesus su rigore (58’). Il match si riapre, il Barcellona sbanda dietro, ma non ne approfitta il Maiorca che buca due clamorose ripartenze molto interessanti. E viene punito. Proprio su una ripartenza. Sul tiro di Messi è però irregolare la posizione di Alexis Sanchez: l’ex udinese è in fuorigioco e ostruisce la visuale al numero uno avversario. Nel finale, prima sostituzione della stagione per Mascherano: Vilanova inserisce Bartra per i minuti finali, che tutto sommato scivolano via senza troppi sussulti e il Barça tenta la fuga

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

Maiorca - Barcellona 2-4

Maiorca, 2: Aouate; Ximo (Marc Fernández, m.81), Geromel, Conceiçao, Bigas; Nsue, Martí (Fontás, m.73), Pina, Pereira; Víctor e Hemed (Alfaro, m.46)
FC Barcelona, 4: Víctor Valdés; Dani Alves, Piqué, Mascherano (Marc Bartra, m. 83), Jordi Alba (Montoya, m.86); Busquets, Xavi, Cesc Fábregas; Messi, Villa (Alexis, m.65) e Tello 

13 novembre 2012

Giovanissimi Nazionali. Il derby è del Milan

Il Milan torna a vincere un derby nelle giovanili. La soddisfazione dei genitori e degli amici a fine gara è giusta e chiassosa, la sottolineatura enfatica del sito ufficiale rossonero (si parla di “impresa”) è inevitabile e sottolinea la liberazione da un peso che iniziava a farsi sentire. Il derby vinto con merito dai Giovanissimi Nazionali per 2-0 porta con sé una soddisfazione ulteriore, quello dell’aver battuto i rivali a casa loro. La gara è molto nervosa (espulso l’allenatore rossonero Walter De Vecchi per proteste) e il campo zuppo d’acqua non favorisce le giocate tecniche. Il Milan ci mette più raziocinio, interpreta molto bene la gara e sa ripartire con pericolosità in contropiede. A sbloccare la gara ci pensa uno dei miglior in campo, Andres Llamas: il suo gol è un capolavoro balistico, da fuori area indirizza col prediletto mancino un tracciante nel sette della porta dell’incolpevole. L’Inter, finora imbattuta in campionato, non reagisce e da un tiro di Cosimo La Ferrara, deviato da un selva di gambe, nasce la seconda rete milanista. Llamas è cresciuto fin da piccolo coi rossoneri, La Ferrara è al Vismara da tre anni, segno che la ristrutturazione del settore giovanile rossonero diretta da Filippo Galli, la volontà di investire con intelligenza sui giocatori del vivaio sta cominciando a dare i suoi frutti. Con la vittoria nel derby il Milan si porta a tre punti dalla capolista Inter, ma con una partita da recuperare.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano e Lombardia

Inter - Milan 0-2 (Llamas al 35’ st, La Ferrara 37’st)

Inter: Pissardo; Facchinetti, Mattioli, Merlo, Cagnano; Nouaman (Granziera 17’ st), Donnarumma, Taufer; Goury (Vago 21’ st), Opoku (Sirigatti 30’ st), Piscopo. All: Cauet

Milan: Marson; Zucchetti, Spinelli, Malberti, Llamas; El Hilali (Zanellato 31’ pt), De Piano (23’ st Ndiaye), Locatelli, La Ferrara, Modic, Cutrone.

Ammoniti: Donnarumma, Opoku, Taufer, Locatelli, Malberti, La Ferrara

12 novembre 2012

Allievi Nazionali: continua la marcia dell'Inter

Gli Allievi Nazionali dell'Inter, battendo a Bergamo l'ottima Atalanta (1-0, rete di Golia), continuano la marcia al comando della classifica: solo vittorie per i nerazzurri di Mister Cerrone. Prima della gara avevo scritto un pezzo di presentazione sul dorso milanese della Gazzetta.

Replicare il filotto di vittorie e risultati positivi dell'Inter di Stramaccioni non è facile. In casa nerazzurra c'è però chi ha fatto meglio: gli Allievi Nazionali hanno vinto tutte le sette gare di campionato che hanno disputato. Il rinvio della gara contro il Milan di Inzaghi non può concedere ai giovani interisti la testa della classifica, dove invece, con un punto in più, c'è l'ottima Atalanta: il duello nerazzurro al vertice si consumerà a Zingonia, poche ore prima della gara che vedrà di fronte le prime squadre allo Stadio Azzurri d'Italia di Bergamo.
In casa Inter c'è molta aspettativa attorno ai ragazzi del '97, del '98 e dei '99: Allievi B e Giovanissimi hanno davvero tante individualità, che molto probabilmente faranno comodo all'Inter dei grandi un giorno non lontano. La categoria degli Allievi Nazionali, i classe 1996, conta però una squadra di straordinaria unità e forza mentale. Sembrano già piccoli professionisti. Non è un caso che ad allenarla ci sia Salvatore Cerrone, uno dei migliori istruttori di calcio di Interello. Le squadre del tecnico napoletano ex Pro Sesto, ma da molto tempo ormai all'Inter, sono celebri per la solidità difensiva e per la chiarezza della proposta calcistica: difficile vedere pasticci tattici e continue disattenzioni con lui in panca. Ad inorgoglire il responsabile del settore giovanile dell'Inter, Roberto Samaden, c'è un motivo in più: molti di questi ragazzi sono stati costruiti letteralmente in casa, con un buon numero che hanno indossato il nerazzurro fin dalla categoria Pulcini. A cominciare dal capitano, Andrea Palazzi, giocatore di qualità e quantità in mezzo al campo, che domenica scorsa ha deciso la partita contro il Cittadella nel recupero, con una rete e una esultanza che dice tutto delle sue straordinarie doti caratteriali. In mezzo lo affianca un altro combattente, il triestino Demetrio Steffè, uno dei nazionali di questa squadra. Il genio estroso è Simone Golia, un attaccante esterno di grande qualità: origini calabresi, lui pure non manca di voglia e determinazione. Qualità ce n'è pure dietro, con Giacomo Sciacca, pluripremiato nei migliori tornei giocati in questi anni, e nei colpi di classe dell'ex Padova, Riccardo Gaiola, giunto all'Inter insieme a Isaac Donkor, ragazzo ghanese del 1995 già titolare della formazione Primavera.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Milano e Lombardia

09 novembre 2012

NextGen. L'Inter pareggia a Dortmund


Un punto: sudato, voluto e sofferto. Ma è un punto buono quello che l'Inter Primavera guadagna
nella trasferta di Dortmund contro il Borussia, dove ha giocato il quarto turno di Next Generation Series. L'1-1 finale soddisfa il tecnico Daniele Bernazzani che, sollevato  dopo il triplice fischio, davanti a tv e taccuini riconosce che “ è stata una partita dura e difficile, ma rimango molto contento della prestazione”, sottolineando poi lo spirito agonistico della sua squadra.
Le complicazioni della gara sono iniziate prima dei 90 minuti. Nelle convocazioni di Bernazzani mancavano Ibrahima Mbaye (squalifica), Bianchetti (infortunio), Pasa, Livaja e Benassi, cooptati da Stramaccioni per la trasferta di Europa League a Belgrado.
Il tecnico è quasi obbligato a schierare il consolidato 4-3-3 e l'approccio alla gara gli dà ragione; una verticalizzazione lunga di Garritano coglie impreparata la difesa del Borussia: Belloni accarezza al volo l'assist e mette dentro con il prediletto piede sinistro. Dopo 3' minuti l'Inter è avanti, ma non chiude la gara. Prendono coraggio i ragazzi tedeschi, che si giocavano molto della  permanenza nella Champions dei giovani, e si meritano il pareggio, giunto per un errore di posizionamento generale della linea difensiva: al 36' solo davanti alla porta mette dentro Weber. Nel secondo tempo l'eroe nerazzurro diventa Raffaele Dalle Vedove. Classe 1994, ragazzo di Pordenone educato e rispettoso, giunto all'Inter già nella categoria Giovanissimi, Raffaele compie una serie di parate salva-risultato e dimostra che il futuro della porta interista è garantito. Dalle Vedove è l'ennesimo numero 1 di ottima prospettiva lanciato dall'Inter in tempi recenti, dopo Bardi (che si sta facendo le ossa a Novara) e Di Gennaro, reduce da un infortunio e già aggregato ai più grandi.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta - Milano Lombardia


Borussia – Inter 1-1 (Belloni 3', Weber36')
Borussia Dortmund (4-2-3-1)Wilmes; Deelen, Zeugner, Langesberg, Bandowski; Deichmann, Nothnagel; Knystock, Dudziak (65' Beutler) , Bohmet; Weber (88' Benkarit). All. Eickel
Inter (4-3-3) Dalle Vedove; Bandini, Zaro, Donkor, Ferrara; Olsen, Duncan, Acampora (Del Piero 87'); Belloni, Forte, Garritano (82' Terrani). All. Bernazzani

04 novembre 2012

Liga. Barça liquida la pratica Celta: è di nuovo primo in classifica in solitaria

Una fiesta.
Forse per rendere omaggio al piccolo Thiago il primogenito di Messi, nato ieri, Barcellona e Celta organizzano un party anche divertente al Camp Nou. Unica non invitata: la Fase Difensiva. Vince il Barça, ovviamente, un Barça nettamente superiore (3-1 il finale che poteva pure essere più ampio) ma un Barça lontano dalla perfezione di un tempo.
Nella perenne ricerca di trovare un equilibrio, dopo gli infortuni di Piqué e Puyol, uno affianco all’altro nella tribuna dello stadio catalano, Tito Vilanova organizza un 3-4-3 piuttosto azzardato. Mascherano è al centro della linea difensiva che prevede anche Jordi Alba e Adriano, i quali rimangono liberi di accompagnare l’azione, a turno: il solo Busquets a riequilibrare. Un guazzabuglio che coinvolge anche Xavi, spesso fuori posizione, e di cui però non approfitta pienamente il Celta, se non in un paio di contropiedi. Offensivamente il Barça non ha difficoltà anche perché la squadra galiziana sceglie la densità difensiva ma priva totalmente di aggressività. I Blaugrana cambiano gioco sugli esterni, trovano l’appoggio centrale, dialogano sostanzialmente come e quando vogliono. Il gol è questione di mira: prima sbagliano Fabregas e Messi, al 20’ Adriano mette dentro un assist di Pedro che termina un’azione cominciata proprio dall’ex Coritiba. La festa è appena cominciata. L’allegra difesa catalana è totalmente priva di equilibrio e concede l’ennesimo contropiede, che stavolta il Celta, squadra che ha fatto esordire, da giocatore, Tito Vilanova, trova il pareggio. Valdes devia una conclusione di Alejandro Lopez, ma Mario Bermejo anticipa tutti e pareggia: è solo il 24’. Due minuti dopo ancora vantaggio Barça: David Villa pesca il taglio verticale di Iniesta, la difesa collassa totalmente sull’uomo con la palla, ma senza la necessaria aggressività, e Don Andres trova in mezzo all’area il Guaje, che nessun avversario ha seguito. Il festival dell’errore difensivo prosegue, ma gli attacchi non riescono a capitalizzare. Tito mette fine alla sperimentazione e all’inizio della seconda frazione concede finalmente fiducia al giovane centrale Bartra, costruendo un logico e razionale 4-3-3 in cui ogni uomo gioca nella sua posizione naturale (Busquets si era abbassato nell’ultima parte del primo tempo). Una combinazione spettacolare tra David Villa e Jordi Alba è alla base del gol della sicurezza per il Barça, realizzato dal catalano: 3-1 al 61’ . Cala l’intensità, cala la concentrazione: Messi prova a fare un regalo personale a Thiago, e anche il Celta si scuote un po’ davanti: la rete non si muoverà più. Piccolo spavento finale per un allungamento innaturale della gamba di Messi, ma è solo un fastidio. Applausi per tutti e fine della rappresentazione.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it


Barcellona - Celta 3-1 (1-0, m. 21: Adriano. 1-1, m. 24: Mario Bermejo. 2-1, m. 26: Villa. 3-1, m. 61: Jordi Alba)

FCB: Víctor Valdés; Adriano (Alves, m. 39), Mascherano, Alba; Busquets, Cesc (Bartra, m. 46), Xavi, Iniesta; Pedro, Messi, Villa (Alexis Sánchez, m. 78).
Celta: Javi Varas; Mallo, Jonathan Vila, Túñez, Roberto Lago; Augusto (Toni, m. 87), Oubiña, Krohn-Deli, Alex López (Park, m. 80), Bermejo (De Lucas, m. 67) y Aspas.




01 novembre 2012

Copa del Rey: Madrid passeggia con i giovani




Nella notte di Halloween Mourinho presenta un Real Madrid in maschera per la sfida in Copa del Rey contro l’Alcoyano. Vince 4-1 senza fatica, ma essendo Mourinho, regala a tutti anche lo scherzetto: l’ennesimo. Dopo aver passato una settimana tra le polemiche, gonfiate ad arte, sulla cantera madridista, propone oltre a una serie di panchinari (Adan in porta, Ricardo Carvalho in mezzo alla difesa, Callejon davanti), anche un trio di giovani del Castilla. Tra i primi 11 Blancos del referto c’è il capitano della squadra B del Real, Nacho, cha aveva già assaggiato la panchina del Bernabeu, Alex a gestire il gioco insieme a Essien in mezzo e Alvaro Morata. L’Alcoyano parte bene, buone combinazioni, qualche discreto spunto, ma è un fuoco fatuo: dopo 20’ il Madrid è già in vantaggio. Una serie di errori difensivi, due colpi di testa sballati dei giocatori dell’Alcoyano, lasciano Benzema davanti  alla porta che, sempre di testa, è quasi costretto a mettere dentro il vantaggio. Poco dopo la mezzora tocca a Kakà a levarsi una soddisfazione personale e porta i suoi sul 2-0. La mancanza di equilibrio nel risultato toglie interesse e ritmo alla gara. La riaccende, con un lampo, un altro canterano, José Rodriguez, che su assist di Benzema realizza il 3-0 con un bel tiro a giro dal limite dell’ara di rigore. La partita ritorna a sbadigliare, e proprio una dormita, quella del portiere madridista Adan (già indeciso in un paio di uscite), consente all’Alcoyano di accorciare le distanze: su punizione segna Javi Lara. A tre minuti dalla fine, chiude la pratica Benzema, dopo un uno-due con Alvaro Morata. Mourinho chiude la sua serata scherzando in panchina con i sorridenti e infreddoliti Di Maria e Higuain.

Alcoyano - Real Madrid 1-4 ( 0-1, m.21: Benzema. 0-2, m.36: Kaká. 0-3, m.67: José Rodríguez. 1-3, m.72: Javi Lara. 1-4, m.89: Benzema)

Alcoyano: Unai Alba, Arkaitz, Javi Selvas, Pereira, Alcántara, Jhon Edison (Fran Piera, m.47), Javi Lara, César Remón, Ferrán Tacón (Devesa, m.72), De Dios (Omar, m.56) y David Torres.
Real Madrid: Adán, Albiol, Varane, Carvalho, Nacho; Essien (Modric, m.59), Álex (José Rodríguez, m.46); Morata, Kaká, Callejón; Benzema.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: gazzetta.it