29 gennaio 2007

[reading] Primo Levi

Il tramonto di Fossoli

Io so cosa vuol dire non tornare
A traverso il filo spinato
ho visto il sole scendere e morire;
ho sentito lacerarmi la carne
le parole del vecchio poeta:
"Possono i soli cadere e tornare:
a noi, quando la breve luce è spenta,
una notte infinita è da dormire"

Primo Levi
7 febbraio 1946

20 gennaio 2007

[recap - Under 20] Argentina - Brasile 2-2

E' cominciato ieri il girone finale del campionato under 20 sudamericano. Il super classico era tra le gare di inaugurazione. Brasile e Argentina arrivavano allo scontro con diversi inciampi, decisamente confermati nel match che li ha visti contro: i verde - oro giocano veramente male, con continua ricerca della palla lunga, la squadra di Hugo Tocalli, fin troppo criticato, a mio giudizio, ha invece delle amnesie lunghe minuti, in cui perde un'identità che in altri frangenti della partita dimostra di possedere. Così il primo tempo scivola via deludente con l'Albiceleste che è tornata alla difesa a tre dopo la partita contro l'Uruguay e il Brasile che trova il vantaggio col solito Luiz Adriano, autore dello storico gol nel Campionato del Mondo per Club nella finale col Barcellona. Il secondo tempo si incendia immediatamente e, soprattutto grazie all'Argentina, ci lascia un piacere nell'osservarlo. Se Moralez, il gioiellino del Racing, continua il suo trottare per il campo senza illuminazioni, salgono di colpi Mouche, vera rivelazione del torneo per gli uomini in bianco azzurro, e soprattutto Ismael Sosa, che conferma tutte le belle parole già spese su di lui dopo il debutto nell'Independiente. Il Brasile è costretto a giocare di rimessa, ed è poco preparato a farlo. Molti contropiedi vengono gestiti male e spesso l'accusato numero uno è Alexandre Pato, ancora una volta deludente, che mescola voglia di strafare ad atti di inaccettabile egoismo che si traduce in poca capacità di lettura del gioco. I ragazzi di Tocalli soffrono veramente tanto su palla inattiva, un po' perché dotati di meno fisico dei brasiliani ma soprattutto per una mancanza di concentrazione mista a paura: il secondo gol del Brasile, quello del definitivo pareggio, è frutto di un bel intervento di respinta in area di Lucas dopo una punizione di Alexandre Pato non proprio irresistibile ma che mette in difficoltà il portiere Romero, non esattamente una sicurezza. Il centrocampo argentino sovrasta quello altrui (bene Sanchez, benino Yacob) e gli avanti riescono a trovare le giocate per mettere in difficoltà il Brasile: una vittoria sarebbe meritata per le tante occasioni create. Tocalli non se la sente di rinunciare a Moralez, fuori per squalifica nell'ultimo match con l'Uruguay, così che l'ottimo Di Maria, riportato sul banco, può solo sostituire Sosa, di cui è la copia, a piede invertito: prova anche a rilanciare Aban, ma l'esperimento non riesce: Mouche può considerarsi, da qui alla fine, sicuro del posto e forse il Boca, proprietario del cartellino, interverrà per frenare il suo prestito in Ecuador. Il Brasile sceglie, antistoricamente, il fisico alla tecnica e fa bene perché l'entrata di Fabiano Oliveira (che surroga lo spento Pato), davanti, stante il costante lancio diretto dalla difesa alle punte (questo giustifica anche la partita sotto tono del terzino Carlinhos), è decisamente funzionale e mette in difficoltà la difesa dell'Argentina, in cui ancora non brilla capitan Cahais, ma che trova una capocciata su calcio d'angolo che dà il vantaggio ai suoi. Male ancora Willian, discreta prova di Leandro Lima che però ci aveva abituato meglio anche se ormai è acclarato che il giocatore c'è. Negli altre match grandi prove di Uruguay (3-1 ai padroni di casa del Paraguay), che conferma il buon campionato mostrato fin qui, e del Cile, che sorprendemntemente affonda la Colombia sotto cinque gol.

ARGENTINA - BRASILE 2-2

Gols: Luiz Adriano, 27', Sosa, 34', Cahais, 12' del secondo tempo, Lucas, 14'

BRASILE
4222 Cássio, Amaral, Eliezio, Thiago Heleno e Carlinhos; Roberto, Lucas, Leandro Lima e Willian (Danilinho); Alexandre Pato (Fabiano Oliveira) e Luiz Adriano (Tchô)
Técnico: Nélson Rodrigues

ARGENTINA
3412 Romero, Mercado, Fazio, Cahais; García, Yacob, Sánchez e Acosta; Moralez (Insúa); Mouche (Abán) e Sosa (Di Maria)
Técnico: Hugo Tocalli

13 gennaio 2007

[figura] Leandro Grimi

Ci crede, Leandro Grimi. Le perplessità, sorte in Argentina per la firma del contratto che lega il Milan al giovane giocatore nato nella provincia di Santa Fé, scivolano addosso alle spalle belle larghe di Leandro. Anzi: "Voglio diventare il nuovo Maldini" è stata la sua prima dichiarazione ai tifosi rossoneri: ingenua, certo, ma che contiene forse quella sfrontezza necessaria per affermarsi. La fiducia e la voglia di arrivare, in aggiunta a un grande fisico (e a un passaporto comunitario) sono le caratteristiche più riconosciute al difensore argentino. Ne avrà gran bisogno in Italia. I mugugni dei media argentini, addirittura le risate di molti tifosi del Racing Avellaneda, certificano un torneo Apertura, appena concluso, in cui Grimi non ha certo brillato. Giova però ricordare le oggettive difficoltá in cui naviga la scialuppa poco sicura dell'Academia, nomignolo che il Racing si porta dietro da quando la squadra di Avellaneda mostrava un super futbol, oggi assolutamente scomparso al "Cilindro", lo stadio del club. Diego Simeone arrivava dall'Europa per concludere la sua carriera nella squadra di cui è sempre stato tifoso: con la situazione che precipitava la proprietà del club gli affidava il ruolo di tecnico e gli chiedeva di salvare il salvabile. Detto, fatto. Però, all'inizio del torneo Apertura, Fernando De Tomaso,
titolare della Blanquiceleste, società che gestisce il club, voleva un programma a più ampio respiro e un tecnico con maggiore esperienza. "Il Cholo sarà sempre un nostro idolo - diceva De Tomaso - ma ora abbiamo bisogno di maggiore esperienza: abbiamo firmato Reinaldo Merlo" Mentre Simeone, finito sulla panchina dell'Estudiantes, contendeva e poi scippava il titolo al Boca, il Racing, partito bene grazie alla buona forma di Facundo Sava, si spegneva lentamente,
ruminando un calcio sempre meno propositivo. Una società intermediaria, intanto, aveva acquistato per circa 800 mila dollari il cartellino di Leandro Grimi dall'Huracan, club caduto in B Nacional, per proporlo nella massima divisione: pratica sempre più comune in
Sudamerica. Non convincendo troppo l'Independiente, squadra di maggiore prospettiva, il giovane classe 1985 si era accasato dagli acerrimi rivali del Racing. Difensore esterno di stazza, corsa bella e coordinata, sinistro di buona potenza ma non educatissimo, bene nel
gioco aereo, da Grimi ci si aspettava molto di più nei sei mesi al "Cilindro": qualche amnesia difensiva di troppo, e una spinta che non poteva essere continua in una squadra che giocava essenzialmente di rimessa. Un gol trovato intervenendo in mischia nella partita con il Banfield e un clamoroso palo contro l'Estudiantes (col destro e sempre sullo sviluppo di un calcio di punizione), match in cui l'Academia ha subito tutta la partita, è troppo poco rispetto alle credenziali che giungevano da Parque de los Patricios. Nel quartier generale dell'Huracan, infatti, si favoleggiava di un giocatore pronto al salto definitivo nell'élite del calcio che conta, in Patria: si parlava di un difensore completo (ha giocato anche in una difesa a tre, col "Turco" Antonio Mohamed sulla panchina del Globo) e di un'ottima confidenza con il gol: 10 segnature in 65 partite, niente male per un difensore, per giunta così giovane. Agli emissari del Milan,
evidentemente, è rimasto negli occhi quel giocatore, quel potenziale e sono pronti a scommetterci due milioni di euro di costo del cartellino. A Milanello vogliono riaccendere quella scommessa: la risposta definitiva, a fine stagione.

CARLO PIZZIGONI

Fonte: Guerin Sportivo