25 maggio 2015

Europeo Under 17 - MondoFutbol elegge i migliori prospetti


Una top 11 per l'appena terminato Europeo Under 17? troppo poco. MondoFutbol, tra pochissimo on line, vi regala una rosa completa dei miglior prospetti della manifestazione dominata dalla Francia.



Portieri

Gianluigi Donnarumma (febbraio '99 – Italia - Milan)


Sky's the limit, per questo ragazzo che gioca, in ogni categoria ( e pure qui all'Europeo), da sottoetà, con una tranquillità da veterano. Ha già un fisico formato (spalle larghe e 195 d'altezza), riflessi super, favoloso nell'uno contro uno, sicuro nelle uscite, mai un problema a giocare coi piedi, anzi.

Luca Zidane (maggio '98 – Francia - Real Madrid)
Più di una imperfezione ( migliorabile nei tempi delle uscite alte), il figlio di Zizou è un giocatore di grande personalità. Velocissimo ad “andar giù”, si fida un po' troppo spesso del suo istinto, battezzando situazioni con eccessivo anticipo. Trascinatore, ai rigori contro la Russia si è esaltato parandone tre e calciandone uno alla Panenka (sulla traversa).
Difensori

Reece Oxford (dicembre '98 – Inghilterra - West Ham)


Fisico imponente, dietro si è fatto sentire, e nessun attaccante ha con lui avuto vita facile. Già cosciente dei suoi mezzi, buono di testa, attento nell'accorciare, ha pagato qualche pigrizia di troppo che non lo ha sempre mantenuto concentrato per tutta la gara. Attese e prospettive rimangono però enormi.

Alec Georgen (settembre '98 - Francia - PSG)

Viso acqua e sapone e fisico asciutto, in campo si trasforma in un ossesso che macina chilometri su chilometri lungo la fascia di competenza, la destra, appoggiando la manovra ma senza perdere di vista, cattivo il giusto, l’equilibrio difensivo. Piccoli Debuchy crescono.


Marc Cucurella (luglio '98 - Spagna - Barcellona)

I duetti con Olmo sulla corsia mancina spagnola sono fra le cose esteticamente migliori di Bulgaria 2015, ma è in fase difensiva, fra diagonali, recuperi e accesi corpo a corpo, che il terzino blaugrana ha mostrato progressi confortanti.


Wout Faes  (aprile '98- Belgio – Anderlecht )

Elegante difensore centrale che usa la testa non solo per mostrare i suoi dorati ricci: sicurezza, dominanza nel gioco aereo, capacità di lettura e di impostazione dell’azione. L’Anderlecht se lo coccola e fa bene. 

Nikita Kalugin (marzo '98 - Russia - Dinamo Mosca) 

Letale come l’omonima femme del cinema, Nikita Kalugin, gran fisico e discreta mobilità, si è dimostrato padrone dell’area russa a colpi di marcature strette e anticipi secchi. Lo dimostra la fatica fatta dalla Francia nel superare il muro eretto dal centrale della Dinamo Mosca.


Centrocampisti

Felix Passlack ('98 – Germania - Borussia Dortmund)


Fisico compatto ed esplosivo, leader naturale, Passlack ha avuto molto impatto giocando da esterno e venendo dentro al campo, piuttosto che nelle ricezioni tra le righe. Potente nella gambe, in futuro può anche arretrare il suo ruolo, partendo forse anche da più dietro.


Carles Aleñá (gennaio '98 – Spagna- Barcellona)

Ennesimo talento prodotto alla Masia, Aleñá è un centrocampista con svariate doti. Sa fare iniziare l'azione con quel magico sinistro che si ritrova, sa condurre, palla al piede, ha buone letture difensive e può essere pericoloso ai sedici metri. Talento vero, forse con una collocazione in campo ancora da definire nei dettagli.


Manuel Locatelli (gennaio '98 – Italia – Milan)

Torna finalmente ai suoi livelli di rendimento, dopo una stagione tribolata. Leader del centrocampo azzurro dove mostra doti di costruzione insieme a letture difensive. Ragazzo nato nell'Atalanta e cresciuto nel Milan, giocherà anche l'anno prossimo in Primavera ma assaggerà anche la Prima Squadra.
Marcus Edwards (dicembre '98 - Inghilterra - Tottenham)

Forse sarà troppo innamorato della sfera ma i suoi movimenti fra le linee sono state frecce di Cupido per i tifosi inglesi e non solo. Peccato sia lui che i Tre Leoni siano stati fugaci quanto un colpo di fulmine. Da incorniciare la rete inflitta all’Éire.

Thimote Cognat (gennaio '98 - Francia - Lione)

Una sorta di bigino del lingua parlata a centrocampo: dinamismo, “garra”, doti organizzative, creatività. Colui che ha incarnato meglio di tutti le due anime dell’U17 francese. Zero fronzoli e tanta (virtuosa) sostanza.

Nikola Moro (marzo '98 - Croazia - Dinamo Zagabria)
Così come per il connazionale Brekalo, è mancata la continuità, ma a sprazzi il croato ha illuminato la scena con una tecnica nello stretto e una rapidità d’esecuzione fuori dal comune. Ne sanno qualcosa gli azzurrini costretti a dire addio al Mondiale, puniti da una rete del numero 10 della Dinamo Zagabria.

Matisse Thuys (gennaio '98 - Belgio - Genk)

Elemento cardine del centrocampo dei Diavoli Rossi. Giocatore pragmatico che dà copertura alla difesa e appoggio alla manovra, mantenendo la medesima lucidità. In due parole: fosforo e corsa.

Attaccanti

Bilal Boutobba (agosto '98 – Francia - Olympique Marsiglia)

Già buttato nella mischia del calcio che conta dal Loco Bielsa, sgamato il giusto, si è fatto soffiare la copertina dal compagno di squadra Edouard. Certo ha però lasciato dettagli creativi, situazioni offensive spesso di transizione gestite con letture superiori ( imbucate, tocchi di prima, pause) grazie a quella postura da smilzo mancino che fanno salivare ai piani superiori.

Ismail Azzaoui (gennaio '98 - Belgio - Tottenham)

Destra o sinistra fa poca differenza. Il belga del Tottenham è un’ala che non lascia scampo quando ha la possibilità di sfruttare il campo. Progressione, dribbling e un innato fiuto per il gol che non guasta mai.

Nanitamo Ikone ( maggio '98 - Francia - PSG)

Altra freccia nella faretra del tecnico Giuntini. Scatti che fendono le difese avversarie, traiettorie che centrano il bersaglio. Una punta moderna che abbina qualità atletiche a primizie tecniche che fanno ben sperare, anche se qui deve migliorare per aspirare al top.

Johannes Eggestein (maggio '98 - Germania - Werder Brema)

Spirito e struttura fisica di chiara scuola teutonica, ecco un altro centravanti del Werder Brema che fa faville nelle nazionali giovanili. Rispetto a Selke, Eggestein sfrutta meno la profondità, amando il gioco d’area e il lavoro di squadra ma sottoporta sono gli stessi: implacabili.


Odsonne Edouard (gennaio '98 – Francia – PSG)

Miglior giocatore e miglior cannoniere del torneo, con una tripletta in finale contro la Germania: è nata una stella. Fisico strabiliante, anche per la coordinazione, ha bene letto situazioni spalle alla porta e ha saputo dettare la palla profonda. Buono anche fronte alla porta e nello stretto, possiede un educatissimo tocco (si veda lo scavetto in finale contro la Germania), quasi brasiliano, lui che è nato poco lontano da lì, nella Guyana francese.

CARLO PIZZIGONI @pizzigo
ANIELLO LUCIANO @AnielloLuciano

20 maggio 2015

Champions Asia 2015: com'è andata la fase a gironi/2

Ecco la seconda parte dello straordinario studio di Nello sulla Champions asiatica (c'è anche il Guangzhou Evergrande di Fabio Cannavaro). Uno stile che ci accompagnerà anche su mondofutbol.com il nuovo sito sul calcio internazionale presto, prestissimo online.




GIRONE E


Giappone e Sud Corea hanno la meglio su Cina e Vietnam. Questa la sintesi del girone.
Fin troppo superiori i nipponici del
Kashiwa Reysol, campioni nel 2006, e le “tigri asiatici” del Jeonbuk, club noto anche come General Motors per i legami stretti con la casa automobilistica della Hyundai.
Un viaggio a braccetto evidenziato dalla classifica (11 punti a testa) e dal doppio confronto, ad armi pari (ognuno superiore sul terreno amico) ma che ha premiato il Kashiwa, uscito indenne dal Jeonju World Cup Stadium solo per merito delle mani d’oro
Takanori Sugeno e della dea bendata (due gol annullati e una traversa per il Jeonbuk), e vittorioso nel paese del Sol Levante (Reysol, fra l’altro deriva dallo spagnolo, rey (re) e sol (sole), nda).
Al di là di tutto è stato interessante osservare i due opposti stili di gioco: aggressivi in ogni angolo del campo per favorire il recupero palla e l’affondo rapido i sudcoreani, leader indiscussi della K-League e per la loro mentalità assai apprezzati in Asia orientali, più meticolosi i giapponesi, capaci, però, di ingranare la sesta quando
Kosuke Taketomi e Masato Kudo si mettono a fare i brasiliani, copiando chi sotto l’Ordem e Progresso ha avuto i natali come Cristiano, trequartista ex-Coritiba, e Leandro.
Sparring partner del girone il Becamex Binh Doung (Vietnam), supportato dai talenti di casa
Le Cong Vinh, Nguyen Trong Hoang e Le Tan Tai e dagli africani (gli scattisti Cheikh Abass Dieng (Senegal) e Ganiyu Oseni (Nigeria) e il centrocampista Moses Oloya (Uganda)) e lo Shandong Luneng Taishan (Cina). Entrambi si sono fatti apprezzare per l’organizzazione generale, lo spirito combattivo e la volontà di giocare sempre all’attacco, anche a costo di regalare praterie.
Un nome da ricordare nel gruppo cinese?
Yang Xu, attuale capocannoniere del torneo in compagnia di Ricardo Goulart del Guangzhou Evergrande Taobao.
Le basi ci sono. Ora serve costruire.


GIRONE F

Senza dubbio, il gruppo che ha regalato le maggiori emozioni, con numerosi sali e scendi e tre squadre arrivate in fondo con gli stessi punti.
La chiave di volta è stata la sconfitta casalinga del Buriram United contro il
Gamba Osaka (Giappone), novanta minuti dominati dai thailandesi, passati in vantaggio con una pennellata dalla bandierina di Theeraton Bunmathan, terzino sinistro inserito dall’AFC nella Top11 della “group stage”, ma segnati da numerosi errori di mira, alcuni clamorosi, degli avanti di mister Alexandre Gama, fino all’inevitabile beffe dell’uno-due.
Un vero peccato perché i titolati della Thai Premier League, vicini al tris in campionato, hanno espresso un 4-2-3-1 in salsa carioca (dall’allenatore, vice-allenatore della Corea del Sud nella Coppa d’Asia 2011, ai finalizzatori
Diogo e Gilberto Macena) essenziale, qualitativamente alto, ricco di fraseggi e giocate a rimorchio.
Forse ha pagato l’inesperienza (squadra giovane in maniera particolare nel pacchetto arretrato), forse altro, fatto sta che la classifica avulsa ha dato ragione al Gamba Osaka (1°) e
Seongnam FC (Corea del Sud) di Kim Dong-Sub, centravanti rapido e muscolare, e dei compagni di reparto, il ’92 Hwang Ui-Jo e il paulista Ricardo Bueno.
I giapponesi si sono svegliati strada facendo, recuperando una partenza ad handicap (un pareggio nelle prime tre giornate) con il la dato dal passaggio ad un modulo più accorto e dall’avanzamento di
Takeshi Usami a supporto di Patric, una mossa che ha reso esplosivo il tandem protetto da capitan Yasuhito Endo.
Lontano dalla vetta il Guangzhou R&F (Cina) che aveva approcciato il torneo con una prestazione maiuscola in casa del Gamba (prima squadra cinese a vincere a Osaka) per poi perdersi nel momento in cui
Abderazak Hamed-Allah si è inceppato e la squadra non è riuscita più a seguire le idee del tecnico Cosmin Contra.


GIRONE G

A differenza del gruppo precedente qui i conti sono stati regolati, almeno sulla carta, in anticipo di due turni, tanto è vero che il Beijing Guoan (Cina) si è concesso il lusso di cedere tre punti a chi rincorreva (Brisbane Roar) prima di fari pari e patta con i sudcoreani del Suwon Bluewings, e godersi mano nella mano la traversata che porta alla “round 16”.
Il Gouan allenato da Gregorio Manzano, che i tifosi del Maiorca ricorderanno con assoluto piacere (i rossoneri devono allo spagnolo uno dei due trofei conquistati nella loro storia, la Copa del Rey 2002/03), ha saputo dosare le forze, palesando maturità e acume tattico. Non a caso la porta di
Zhi Yang, splendidamente sostituto da Hou Sen quando è servito, si è confermata come la seconda meno battuta di questa fase del torneo. A questo piccolo premio hanno contribuito il terzino sinistro Hejing Zhao, che giusto oggi (ieri per chi legge) compie 30 anni, e il mediano Xiaobin Zhang. Per quanto riguarda la fase di possesso chiedere informazioni a Dae-Sung Ha, centrale di centrocampo, intelligente nello scaricare palla nei piedi dell’argentino Pablo Batalla, colui che ispira il tridente capeggiato dal montenegrino Dejan Damjanovic.
Quanto a bomber non scherza nemmeno il Suwon che all’Europa ha preferito il Sudamerica, così come va di monda in Oriente. Capocannoniere della squadra, però, resta il coreano
Jung-Jin Seo, esterno alto di destra e compagno ideale di Kaio, vigorosa boa from Paraná, per tutti meno per Jung-Won Seo che ha gettato nella mischia lui e gli altri suoi connazionali (Léo Itaperuna e Santos) quasi sempre a partita in corso.
Ritorno nel Vecchio Continente con l’Urawa Reds, attrezzatasi con lo sloveno
Zlatan Ljubijankic e con l’allegria di un gioco “tutti all’attacco’’ che fa molto Capitan Tsubasa, il nostro Holly & Benji, per intenderci. La fantasia però non supera la realtà e i numeri dicono altro (5 reti all’attivo) e non mentono. Così come non mente la classifica del Brisbane Roar, giunto terzo. Gli australiani hanno fatto quel che hanno potuto, denotando una lampante mancanza di idee in prossimità dell’area avversaria, raggiunta in maniera egregia attraverso le intuizioni del playmaker tedesco Thomas Broich). Detto questo, non si può negare che sotto porta Brandon Borrello, italo-aussie di soli 19 anni, non abbia fatto il proprio dovere.


GIRONE H

Missione compiuta per Fabio Cannavaro, alla sua prima esperienza in solitaria in panchina, ma quanta fatica.
Una promozione non a pieni voti (3 vittorie, tutte di misura, e 2 pareggi), da soppesare con attenzione perché le avversarie erano di tutto rispetto e chiedere la luna, pur con un’invidiabile rosa e specie in questo periodo della stagione, può risultare eccessivo. Sotto il piano della qualità del gioco, certo, era lecito aspettarsi qualcos’altro. Come spesso accade in queste situazioni, a togliere le castagne del fuoco al campione del mondo azzurro ci hanno pensato i singoli, nelle vesti di
Ricardo Goulart, prelevato dal Cruzeiro a Gennaio vincendo la concorrenza di alcuni top club europei, e di Elkeson. Quel che conta per i supporters de Le tigre della Cina meridionale è che il Guangzhou Evergrande sia fra le prime sedici squadre del continente, pronto a giocarsi tutte le carte a disposizione per restituire a Canton un trofeo mollato nel 2014 al Western Sydney, avversario diretto nel girone di quest’anno. I motivi per pensare che un nuovo passaggio di consegne non sia pura coincidenza abbondano. Dalla presenza di un tecnico italiano ad un 4-3-3 con ali sudamericane, passando per un fase a gruppi superata per un pelo davanti ad una squadra coreana. Se allora alle spalle dei cinesi arrivò il Jeonbuk, quest’anno è stata la volta del Football Club Seoul, energico mentalmente forte come vuole Yong-Soo Choi, vincitore della AFC Coach of the Year Award nel 2013 nonché alla guida delle vecchie Lucky-Goldstars nella semifinale della scorsa stagione. Riuscissero a trovare con più facilità la porta potrebbe davvero far paura a chiunque, vista la compattezza fra i reparti e un centrocampo ben assortito con Myong-Jin Koh a tirare i fili manco fosse un maestro di bunraku. Un’arte che nonostante l’origine di questo particolare teatro con le marionette non è nelle corde del Kashima Antlers di Toninho Cerezo, sciupone come pochi e in mezzo ad un periodo di transizione. Nonostante tutto con Caio (piccola, per età e statura, ala brasiliana), Yasushi Endo, resistenza e buona tecnica, e Shoma Doi, trequartista giapponese classe ’92, arrivare ultimi con soli 6 punti grida vendetta.
Di delusione in delusione, ecco il Western Sidney, meno ricercati tecnicamente ma robusti. Gioco lento, tanti lanci lunghi a scavalcare il centrocampo verso la testa di Tomi Juric. La pressione della fascia iridata ha fatto il resto, togliendo tranquillità a Matthew Spiranovic, interessante centrale difensivo, e Kerem Bulut, di chiare origini turche ma calcisticamente mezzo ceco, incapaci davanti al pubblico di rispettare il ruolo di primadonna. E pensare che pure senza la sconfitta in zona Cesarini contro l’Antlers gli australiani sarebbero probabilmente usciti per lo scarto reti.
La legge di Murphy non lascia scampo.

@AnielloLuciano 
@MondoFutbolCom

19 maggio 2015

Champions Asia 2015: com'è andata la fase a gironi/1



Siamo quasi pronti, a breve sarò on line MondoFutbol, il nuovo sito dedicato al calcio internazionale ( siamo già online con un account twitter @MondoFutbolCom e potete già scriverci con suggerimenti e sengnalazioni a info@mondofutbol.com). Dopo la presentazione dell'Europeo under 17, ecco un'altra succosa anteprima di come MF tratterà il futbol del mondo. Qui il grande Nello, ci fa un riassunto della Champions asiatica. Oggi si concentra sui gironi dell'Ovest.





Corea del Sud e Uzbekistan sono lo zenit e il nadir dell’edizione numero trentaquattro dell’AFC Champions League, la massima espressione calcistica per club orientali, fac-simile del quasi omonimo torneo europeo.
Ad una attenta osservazione lungo l’arco delle sei giornate che hanno caratterizzato la “group stage”, però, ci si accorge che l’altezza e la depressione dei poli non hanno coinciso sempre con i valori dei club delle suddette nazioni.
Per farla breve, è stata una fase vibrante, ricca di incontri incerti e sorprese, nonostante ci si trovasse dall’altra parte del mappamondo, nella Confederazione asiatica, una porzione di Terra dove il pallone rotola ancora nella penombra e il futbol è ritenuto, a torto, materia minore.
Una fase che, come anticipato, è stata contraddistinta dall’en plein delle compagini sudcoreane, storicamente regine di questa manifestazione (dieci le affermazioni), per quanto riguarda la fascia orientale (gironi E-H), e della disfatta di quelle uzbeke nella metà occidentale (gironi A-D), con in mezzo l’eliminazione degli australiani del Western Sydney, campioni uscenti.
Andando per ordine e nel dettaglio, questi i verdetti. 



GIRONE A

Dopo un lungo testa a testa il Lekhwiya SC (Qatar) l’ha spuntata sul Persepolis (Iran).
Allenato da Micheal Laudrup, la cui intuizione migliore è stata quella di abbandonare il Sistema proposto nella gara d’esordio, il team di Doha ha cavalcato l’entusiasmo che anima l’emirato in vista dei Mondiali casalinghi del 2020, costruendo la propria qualificazione sul blocco straniero, pur ridotto a quattro unità (tre extra-continentali più un asiatico) dalle norme federali interne; una sorta di handicap considerate le rose delle avversari infarciti di giocatori provenienti da ogni parte del globo. Eppure, grazie all’esperienza e al cinismo di quei pochi che hanno saggiato un certo tipo di calcio, “I cavalieri rossi” hanno saputo esprimersi su discreti livelli, animati dall’imprevedibilità di Vladimír Weiss, vecchia conoscenza dei tifosi del Pescara, e di Tae-Hee Nam, attaccante esterno nato in Corea del Sud, per la cui Nazionale suda, e cresciuto fra Inghilterra (Reading) e Francia (Valenciennes), entrambi innescati dal delizioso destro del tunisino Youssef Msakni. Sventagliate improvvise, duetti stretti per vie centrali e attenzione difensiva (merito a Chico, spagnolo passato per la bottega genoana di Preziosi): una formula tanto semplice quanto efficace. Non è stato da meno il Persepolis, a tre anni dall’ultima partecipazione. Nell’economia della lotta alla prima piazza ha pesato l’infortunio patito da Fernando Gabriel (frattura del cranio, nda), autentico tesoro degli iraniani, non a caso venuto alla luce ad Eldorado, nello stato di San Paolo.
È stato lui a catalizzare per lunghi tratti il gioco dei Pirouzi, più fluido e arioso rispetto a quanto accade in Persian League contro rivali chiuse a riccio.
Grazie al sinistro potente del carioca è stato possibile proporre un’ alternativa alle incursioni e al pressing di Mohammad Nouri, accantonando di fatto il possesso palla prolungato in favore di una ricerca della profondità continua, habitat naturale di Mehdi Taremi, punta classe ’92 di grande personalità e intelligenza tattica, condiviso con Omid Alishah, ala tascabile poco lucida sotto porta ma importante in fase di ripiegamento. Altro elemento in vista Sosha Makani, portiere che fa a voce grossa nelle uscite alte e si sgola per far tenere le posizioni ai difensori, piuttosto disattenti in marcatura e superabili in campo aperto. Resta fuori il Bunyodkor (Uzbekistan), che ha pagato a caro prezzo qualche leggerezza difensiva, più dei singoli che di reparto, e l’assenza di un finalizzatore (2 le reti segnate), nonostante Sardor Rashidov abbia dimostrato qualità atletiche e tecniche sopra la media. Da segnalare il buon rendimento di Jovlon Ibrokhimov, centrocampista dal baricentro basso e dal moto continuo, e Akramjon Komilov, diciannovenne terzino sinistro di spinta. Salutano la manifestazione anche i sauditi dell’Al-Nasr Riyad, muscolari e poco creativi nella costruzione del gioco al punto da vanificare le folate offensive coordinate da Adrian Mierzejewski, trequartista polacco che ha vestito i colori sociali del Trabzonspor.



GIRONE B 

Habitué della contesa (12 partecipazioni, nessun altro come gli uzbeki), il Pakhtakor ammaina le vele prima del previsto, toppando gara sei contro il già eliminato Al-Shabab (Arabia Saudita). Colpito a freddo da un colpo di testa Mousa Al Shammari, l’undici di Samvel Babayan non ha saputo sfruttare il fattore campo e lo stato di grazia di Igor Sergeev, astro nascente della vecchia Oliy Liga, già ammirato ai mondiali U20 nel 2013.
Sono servite a poco pure la mobilità di Jamshid Iskanderov, centrocampista offensivo la cui esplosività non fa pari con la statura (solo 168 cm di altezza), la perspicacia di Sherzodbek Karimov e le proprietà senza palla del georgiano Kakhi Makharadze, tutte battute da un Naft Teheran regolare e indomito.
Uno spirito ben incarnato dalla spina dorsale della creatura di Ali Reza Mansourian: il reattivo Alireza Beiranvand in porta, da poco finito nel giro del Tim Melli, Alireza Ezzati a strappare palloni a centrocampo e Iman Mobali a imbeccare, in corsa o con calci da fermo, le punte, a loro agio sia nel gioco d’area che in quello di rimessa.
In quest’ultimo campo va a nozze l’Al-Ain (Emirati Arabi Uniti), prima forza del raggruppamento, con un motto urlato a squarciagola e concretizzato sul tappeto verde: – Vade retro catenaccio! -
La strategia adottata dai detentori della Coppa del Presidente aborrisce ogni forma di attendismo e punta a creare occasioni da rete sfiancando le rivali con una gestione di gara oculata e cambiando pelle attraverso l’ispirato Mohamed Abdulrahman, mezzapunta e fratello di quell’Omar applaudito a più riprese nell’Asian Cup dello scorso gennaio, anch’egli facente parte della rosa ma, causa noie muscolari, utilizzato col contagocce, o sganciando Myung-Joo Lee e Helal Saeed dai compiti di copertura per sfruttare penetrazioni centrali.
Si passa così dall’albero di Natale al 4-2-3-1 al sapore di rettangolo magico e viceversa.
Ma restando ai numeri è sulla regola del tre che si basano le fortune degli emiratini. Tre come i gol messi a segno da Asamoah Gyan e come i compagni di merende del ghanese (Miroslav Stoch, passato velocemente per Stamford Bridge, Ibrahim Diakye, ivoriano alla soglia dei 33, e Jirès Kembo-Ekoko, senza farlo apposta, 3 reti con la Francia U21). Manca solo l’ultimo tassello a completare il triangolo: la terza finale.
 


GIRONE C


Senza ostacoli il passaggio del turno da parte dell’Al-Hilal, una delle squadre di Ryad (le altre sono l’Al-Nassr e l’Al-Shabab) presenti a questa fase dell’AFC Champions League. Una qualificazione poggiata sulle due colonne greche, Georgios Donis in panchina e Georgios Samaras in attacco, e abbellita dalle linee di passaggio di Thiago Neves, bronzo olimpico a Pechino 2008 con la divisa verdeoro, e da una base solida come l’intesa fra Digão e Tae-Hwi Kwak, i due centrali di difesa. Tutto piuttosto facile. Per il resto a coprire le piccole pecche ci ha pensato la grande freschezza atletica (guida Ciprian Panait, tecnico rumeno con curriculum da preparatore atletico niente male), nonostante l’età media non sia la più bassa della manifestazione. Per questo è giusto segnalare i giovani Khalid Al-Kabi, prestante “delantero” a cui piace svariare su tutto il fronte d’attacco, Yasir Al-Shahrani e Salem Al-Dawsari, rispettivamente laterale basso e alto della catena di destra dei sauditi, nonché elementi molto utili per ottenere la superiorità numerica e passare agilmente, anche a partita in corsa, dal 4-2-3-1 al 3-5-2.
Più complicato l’accesso agli ottavi del Al-Sadd (Qatar), che ha dilapidato il vantaggio dell’andata (+ 4 sul Foolad Khouzestan (Iran)) mettendo a serio rischio le aorte dei propri tifosi. Tutto si è risolto nello scontro diretto, in un semideserto Jassim Bin Hamad Stadium e grazie al gol scaccia-paura del brasiliano Muriqui, fra i pochi volti degni di nota della squadra, se si pensa che vecchie volpi come Grafite e Nadir Belhadj tirano ancora la carretta, godendo, va ammesso, dell’ammirabile assistenza di Khalfan Ibrahim, folletto della trequarti qatariota.
Dopotutto, giusto così. Perché se è vero che la macchina di Houcine Ammouta si è ingolfata di punto in bianco, il Foolad del 19enne Hadi Habibinejad, scarso impiego ma un sinistro tutto da scoprire, non ha dato l’impressione di essere superiore sia nel doppio confronto che nel prosieguo del girone, racimolando in tutto una sola e soffertissima vittoria, all’ultima giornata, a spese del fanalino di coda, la Lokomotiv Tashkent, nella quale hanno salvato la faccia soltanto gli acquisti d’inverno, il centrocampista Sanjar Shaakhmedov, l’ala ex-Hajduk Spalato Temurkhodja Abdukholiqov e Sardor Mirzayev, di rientro dal prestito al Neftchi Fergana.



GIRONE D

Finalmente la maledizione è stata rotta. Dopo sei tentativi andati a vuoti l’Al-Ahli, il club più titolato degli Emirati Arabi Uniti, ha centrato lo storico passaggio agli ottavi nel momento meno fortunato per i rossi di Dubai, fuori dai giochi in Arabian Gulf League, un campionato stracciato poco meno di un anno fa. Una qualificazione sudata, raggiunta in extremis per mano, o meglio testa, di Ahmed Khalil, fra i migliori centravanti annusati nella recente Coppa d’Asia. Una rete che ha permesso di agguantare il Nasaf (Uzbekistan) a 8 punti e averne la meglio in virtù dello scontro diretto (0-0 in casa, 0-1 a Qarshi). Comunque sia, un risultato minimo per una compagine allestita con ben altre ambizioni da un presidente, lo sceicco Abdullah Saeed al Naboodah, tornato mattatore del mercato a suon di dirham. Nella lista dei nuovi ospiti dei lussuosi alloggi di Jumeirah sono finiti Éverton Ribeiro, autore della marcatura decisiva contro il Nasaf, Oussama Assaidi, ala marocchina proveniente dal Liverpool, e il centrocampista difensivo Kyung-Won Kwon, che si aggiungono ai noti Luis Jimenez, trequartista della prima Inter manciniana, e Ismail Al Hammadi, oltre cinquanta presenze con nazionale emiratina.
Un potenziale offensivo straordinario ma non sempre bilanciato da un’attenzione difensiva ad hoc, a partire dal portiere (disastroso Majed Naser, incerto Ahmed Mahmoud).
Il Nasaf ha patito il problema opposto. Fermi ai box Kenja Turaev e Azamat Allaniyazov, il tecnico Ruzikul Berdiev non ha avuto altra scelta che affidarsi alla fantasia del turkmeno Artur Gevorkyan, 3 reti ma anche tanti passaggi a vuoto. Scialbo il girone di Ilkhom Shomurodov, unica punta di rilievo a disposizione per gli uzbeki, di cui resta impresso una rete da cineteca al Tractor Sazi, il team iraniano di Edinho e Andranik Teymourian, e poco altro.
Spunti a raffica, invece, per un Al-Ahli Jeddah (Arabia Saudita) determinato, compatto in difesa e con delle incredibili bocche di fuoco in avanti, su tutte Omar Al-Soma, numero 9 che sa lavora bene con il fisico e diventa implacabile se gli si lascia spazio in area di rigore.
La sensazione è che sia il ventiseienne siriano, sia la squadra che supporta diranno tutto a partire dalla fase ad eliminazione diretta, convinti di far meglio del secondo posto del 2012.


Aniello Luciano (@AnielloLuciano)

15 maggio 2015

Euro U17. C'è Italia-Francia ai quarti


Iniziano i quarti di finale dell'Europeo Under 17 in Bulgaria.
Oggi si gioca Croazia-Belgio e l'imperdibile Spagna-Germania.
Domani, dopo Inghilterra-Russia tocca a Francia e Italia. Ancora una volta l’una di fronte all’altra, come in uno spaghetti western dall’epilogo incerto, irrisolto.
Lungo un secolo e oltre.
Dal 6-2 azzurro del 15 Maggio 1910, che segnò l’esordio assoluto della Nazionale italiana, transalpini e giocatori del Belpaese si sono ininterrottamente divisi gioie e dolori, shakerati in cocktail di coincidenze ed ossessioni che straripano oltre i margini del calcio.
Francia e Italia, insomma, è Storia.







A rinverdirla, domani, ci penseranno due formazioni under 17 diverse, come tradizione vuole, ma nate sotto un’unica stella polare: la coesione del gruppo prima del singolo. Non mancano però le individualità, e forse qui, specie nell'approccio offensivo, i francesi hanno più soluzioni.
I Blues di Jean-Claude Giuntini fin qui non hanno fatto sconti, travolgendo la Scozia (5-0) e domando con relativa tranquillità i pari età russi e greci.
Boutobba, pupillo del Loco Bielsa a Marsiglia ( ha già esordito coi grandi) è uno degli indiziati per la vittoria del Golden Player, e gioca al fianco di compagni che hanno dimostrato di saper gestire le proprie risorse fisiche (dal centrale difensivo Mamadou Doucoure all’istinto del centravanti Nanitamo Ikone, autore di un raffinato gol di tacco) che sono quasi illimitate, e mentali, grazie ad una tenuta di gara accorta tatticamente, senza legare la propria sorte nel possesso palla o nel gioco di rimessa esasperato.
Sotto questo aspetto l’Italia, invece, ha fatto più fatica.
Muscoli poco sciolti nel finale di gara e qualche scollatura fra i reparti non hanno permesso ai ragazzi di Bruno Tedino di esprimersi al meglio. Illuminati dal faro di Locatelli e protetti dalle manone sante di Donnarumma, portiere dal grande avvenire, sono comunque riusciti, dopo il KO iniziale contro la forte Inghilterra ( dove tuttavia hanno giocato un finale di gara di discreto livello), ad avere la meglio sull’ostica Irlanda e a gestire una complicata Olanda, che dopo un abbrivio pieno di errori, concettuali e tecnici, ha avuto la capacità di svoltare la gara su binari di una fisicità che gli azzurrini hanno a fatica, ma con pieno merito, contenuto.
Si sono intravviste qualità importanti e progressi rispetto all’esordio contro l’Inghilterra, in cui il genio sregolato di Marcus Edwards e la contemporanea assenza dello squalificato Scamacca fecero la loro parte, ma per andare a prendersi uno dei sei posti per il mondiale di categoria (a Ottobre in Cile), possibilmente passando per la porta delle semifinali, ci vorranno armonia, ritmo costante e orgoglio.
L'Under 17 dell'Italia ha dimostrato fin qui di marciare unita, e di rimanere, nonostante le difficoltà che gli si sono presentati di fronte, sempre molto concentrata. Sempre sul pezzo: merito del CT e di un gruppo di ragazzi che sarebbe davvero un peccato non vedere arrivare almeno nei professionisti di buon livello.

Aniello Luciano (@AnielloLuciano) con Carlo Pizzigoni (@pizzigo)
A breve on line il nuovo sito di calcio internazionale MondoFutbol.com. Già attivo l'account twitter, curata dall'amministratore e anima del sito, Guido Montana, @MondoFutbolCom



07 maggio 2015

Inizia l'Europeo under 17/2 L'Italia è nel girone di ferro


Sta per iniziare l'avventura di Mondo Futbol. Ma cosa sarà esattamente MF?

Sarà contenuti scritti e multimediali, audio e video.
Sarà calcio internazionale, news e approfondimenti.
Sarà contributi live e originali, dal cuore degli eventi seguiti. Seguiti per davvero, intendo...
Sarà storie e personaggi, non solo di calcio. Almeno in apparenza.
Perché, Josè Mourinho docet, "chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio".
Sarà tante cose che ancora nemmeno noi forse conosciamo, ma sarà sempre passione, competenza e profondità di analisi, ricerca di contenuti nuovi e interessanti.
Alla base, il profondo rispetto per il gioco del calcio e per gli aspetti tecnici e umani che lo caratterizzano.
Attorno, curiosità viva e apertura costante verso il mondo e le differenze capaci di arricchirci e renderci speciali. Tutti quanti. Per adesso ci trovate a @MondoFutbolCom

Grazie, a prestissimo con gli aggiornamenti sulla messa online del sito definitivo www.mondofutbol.com




Ecco la seconda parte della presentazione dell'Europeo under 17



GIRONE C

GRECIA
Deciso il CT  Vassilis Georgopoulos in un’intervista post-sorteggio dei quattro raggruppamenti dell’Europeo: "È un onore per tutti noi ", ha continuato, "rappresentare il Paese in questo importante torneo. La sfida è enorme ma ho fiducia nei ragazzi"
Parole di circostanza fino ad un certo punto perché gli ellenici hanno dimostrato la propria convinzione e saldezza sul campo, abbinate però a qualche carenza offensiva, esattamente come la Nazionale maggiore
Si segna poco e si subisce anche meno, nonostante ad oggi non sia stato eletto ancora il numero uno assoluto. Il piatto della bilancia, alla vigilia della sfida con la Russia, sembra propendere per l’imbattuto
Marios Siampanis, nato nel settembre del 1999 e pronto a tuffarsi nella scia di Kapino, altro portiere bianco-blu sbocciato in età Allievi ma il cui sviluppo è stato rallentato dall’ingente carico di responsabilità piovuto precocemente sul suo capo.
Maglia da titolare certa e mente libera, invece, per
Dimitris Nikolaou, custode della retroguardia dell’Olympiakos, e Spyros Natsos, faro di centrocampo monitorato dalla Roma.
Gioca per l’Atromitos, alle spalle di
Dimitrios Limnios, brasiliano da parte di madre e anch’egli con la Serie A nel mirino (Sampdoria, con la quale ha effettuato uno stage di tre giorni, e Juventus hanno chiesto notizie sul suo conto) dopo l’esordio in Super League, il terzo più giovane di sempre nella storia del massimo campionato greco. Nella linea a due Natsos sarà coadiuvato da Stathis Lamprou ma attenzione ai progressi di Ioannis Tsingos, sedici candeline da spegnere in Bulgaria con un desiderio concreto da esprimere: continuare il feeling con il gol.
Se lo è ripromesso pure
Vangelis Pavlidis, puntuale con il Bochum (sei reti e 5 assist nelle ultime 8 gare nella Bundesliga B-Junioren) ma ancora a secco in Nazionale.
Di certo sia loro che il resto della troppa non si accontenteranno di mezze promesse.


FRANCIA
Leggendo la distinta di gara della Francia U17, non si può rimanere indifferenti: numero uno Luca Zidane, primogenito dell’indimenticabile Zizou.
Il ruolo naturalmente è diverso ma un giorno, chissà, le loro carriere potrebbero collidere. In molti, osservate la reattività e la sicurezza negli interventi dell’erede galletto, sarebbero lieti di puntarci il canonico euro. Ma è l’insieme il grimaldello che intende adoperare Jean-Claude Giuntini per scardinare le barriere antagoniste. Un concetto ribadito a più riprese, fin dal primo ritiro, e ottimizzato tramite scelte chiare e condivise: selezione estiva del gruppo di lavoro, a cui sono state portate giusto un paio di correzioni in corsa, accento sulla tattica e sulle modalità del recupero della sfera, alto e nel minor lasso di tempo possibile. L'Idea di calcio delle giovanili francesi è sempre propositivo, alle volte pure velleitario, ma la qualità è il primo obiettivo.
Tutto sommato le consegne sono state rispettate e di conseguenza i Blues si candidano a recitare il ruolo di guastafeste della rassegna europea, a patto di conservare le distanze fra i reparti, velocizzando la manovra e gestendo con maggiore serenità il possesso palla rispetto a quanto visto con l’Inghilterra nella prima fase delle qualificazioni o in amichevole con l’Ucraina.
Riassumendo limitare gli invidualismi di talenti come
Timothé Cognat, fantasista dell’Olympique Lione, è solito specchiarsi nelle giocate di fino e gli eccessi d’agonismo (Jean-Victor Makengo e Dayot Upamecano, apprezzati dai top club inglesi, difettano ancora nel controllo della propria fisicità). Ancora poco definito ma certamente diamante grezzo è Bilal Boutobba, uno che ha rapito l'attenzione di Marcelo Bielsa, che, a 16 anni e tre mesim l'ha addirittura buttato dentro, nei cinque minuti finali del recente Monaco-OM. Svelto, tecnico, veloce nella finalizzazioni è un manicno che partendo da destra ama venire dentro al campo per sviluppare la giocata: certamente una delle figure più mediatiche di questo Europero.
Ha destato le impressioni migliori finora è colui che ha saputo coniugare al meglio rapidità e forza: Odsonne Edouard, punta del Paris Saint-Germain dalla progressione poderosa, figlia di una massa muscolare sviluppata ben oltre ciò che la carta di identità farebbe pensare.


RUSSIA
Il massimo con il minimo sforzo. Alla Russia sono bastati due pareggi e una roboante vittoria (4-0 ai danni dell’Islanda) per staccare il biglietto di sola andata verso la Bulgaria.
Un ruolino di marcia poco seducente che non deve trarre in inganno: battere i rossi dell’est non sarà una passeggiata. Non a caso con la pratica dei piccoli passi nel 2006, in finale con 4 gol all’attivo, e nel 2013, titolo con una sola vittoria nell’arco degli ottanta minuti, hanno sbaragliato la concorrenza.
Nonostante sia inverosimile che l’effetto a sorpresa si ripeta un’altra volta, tre indizi potrebbero fare una prova resistente ad ogni scherzo della sorte e della statistica.
Primo: un rodaggio mica male. Secondo: l’umiltà impartita dal tecnico Mikhail Galaktionov, mai sconfitto in partite ufficiali. Terzo: la confortante tenuta difensiva.
I russi hanno potuto prepararsi alla campagna bulgara senza particolari pressioni, diluendo le fatiche lungo l’arco dei primi mesi dell’anno, periodo nel quale hanno affrontato 12(!) esami, inclusi quelli proposti da nazionali di fasce d’età superiori, tenendo discretamente il campo. Squadra corta e pragmatica, con rare punte di talento. Su tutti si ergono
Georgi Makhatadze, centrocampista abile di dividersi equamente fra le due fasi di gioco, e Vladislav Bragin, centroboa della società più giovane di Krasnodar, il Futbol'nyj Klub.
Sono attese conferme anche dalla seconda punta della Lokomotiv Mosca
Artem Galadzhan e da Nikita Kalugin, perno difensivo dell’altra sponda moscovita, quella della Dinamo. 
 

SCOZIA
Robby McCrorie. Segnatevi questo nome perché potrebbe essere il nome a sorpresa tra i protagonisti della manifestazione. Ruolo portiere, cartellino in mano ai Rangers di Glasgow e, cosa di assoluta importanza, una rete subita, purtroppo per lui fatale, nelle sei gare di qualificazione a difesa dello specchio della porta scota.
Nei suoi guantoni c’è tutta l’essenza della nazionale che rappresenta: applicazione, vigoria e coraggio. Perché se da un lato la Scozia passa per squadra tipicamente operaia, da un altro regala guizzi inattesi.
Merito soprattutto di
Frank Ross, interno dalle movenze eleganti, e del trio made in Celtic composto da Regan Hendry, Jack Aitchison e Mark Hill. Il primo tatticamente è un elemento chiave. Si muove fra le linee, infastidisce il portatore di palla ed è lesto a scalare in mediana, trasformando il centrocampo a rombo in una linea a quattro, schieramento che offre ulteriore copertura ad una retroguardia spesso in sofferenza quando attaccata in spazi larghi, anche contando sul senso della posizione di Ian Wilson, mediano dalle leve lunghe e dal risicato dinamismo. La Scozia, però, necessita di un ulteriore sforzo se vuole conquistarsi i quarti.




GIRONE D

INGHILTERRA
Inutile girarci intorno, siamo al cospetto della favorita. Ormai l'Inghilterra degli ultimi tempi è tornata molto competitiva a livello under. Oltremanica, ovviamente, fanno già gli scongiuri, a maggior ragione dopo i brutti risvegli di febbraio quando Olanda (7-0) e Germania (2-0) hanno ballato sulle macerie e distrutto le certezze degli inglesi. Il rischio paventato da John Peacock ne è la naturale conseguenza: la paura di non riuscire a tener fede ai pronostici, interrompendo la propria corsa addirittura nel corso del girone D, ritenuto sulla carta il più ostico fra quelli sorteggiati da Jim Boyce, presidente della Commissione Calcio Giovanile e Dilettantistico UEFA. 
La rosa è piena di talento. Nathan Holland e il suo pregevole modo di portare avanti la palla, con l’esterno del destro, fra accelerazioni, dribbling e invitanti cross dal fondo. Oppure Layton Ndukwu, discendenze nigeriane, tecnica e micidiale se servito sul filo del fuorigioco. E ancora il capitano e mente della squadra Tom Davies ed Marcus Edwards, folletto della trequarti considerato in patria la next big thing del calcio giovanile sotto la Union Jack ( non giocherà sempre, però, insomma, quando è in campo, sicuro ci si diverte). Si potrebbe proseguire guardando anche a chi inizialmente si accomoderà in panchina, vedi Ike Ugbo, ma se una faccia della medaglia inglese raffigura il timore di non farcela, l’altra (brutta) nasconde fra gli intagli il pericolo di appare supponenti, dall’uscita palla fin sottoporta. È già capitato che la difesa alta comandata da un prospetto super interessante come Reece Oxford che al West Ham stanno già imponendo come nuovo e futuro leader degli hammers, con un precipitazione che insospettisce circa il talento che si sono ritrovati tra le mani ( e che hanno difeso: lo hanno rifirmato pochi mesi fa, levando cattivi pensieri a tanti club). Alto, falcata larga e potente, nessun problema nell'assumersi la responsabilità di giocare palla. Difesa che, nelal fase di uscita e di spinta può delegare anche il terzino sinistro Jay DaSilva: col Chelsea ha vinto la recente Youth League e le ultime due FA Youth Cup, nonostante un fisico che lo limita abbanstanza, sopratturo per questioni di altezza. E' veloce e, sopratutto, quando devi attaccare, lo trovi sempre disponibile sulla sula fascia a cercare di guadagnare la linea di fondo. 


IRLANDA
Vittima sacrificale del quartetto, l’Irlanda punta almeno a non sfigurare, allo stesso modo si è approcciata ai sei gradini scalati da settembre dello scorso anno ad oggi. Gibilterra e Isole Far Oer non erano vette insormontabile ma è nella Fase Elite che i The Boys in Green si sono regalati con merito la gita in Bulgaria. Ora che ci sono, com’è giusto che sia, non vogliono consumare una fugace colazione a sacco e far ritorno a casa. Vogliono godersi il viaggio con ciò che hanno, ovvero gioia e tranquillità. Possibilmente giocando un calcio grintoso ma slegato da atavici tatticismi. A viso aperto, insomma, come piace a Tom Mohan, in carica dal 2012 e capace in passato di far tremare i polsi ad Austria, Serbia e Olanda. Or dunque, 4-2-3-1 modello Mourinho con le ali Luke Wade-Slater e Trevor Clarke primi difensori, lesti nell’allinearsi a Connor Ronan e Corey O’Keeffe, schermi protettivi che muovono i loro passi in Premier League, uno al Wolverhampton, uno al Birmingham City, e a lasciare a Josh Barrett il compito di ispirare Jamie Aherne, punta di riferimento il cui fisico è tutto fuorché quello del granatiere. 

OLANDA
Insieme l’Inghilterra, forse l'altra grande favorita di Bulgaria 2015. E proprio come i coetanei britannici la partenza con il freno a mano tirato spaventa e rallenta la corsa verso la finale di Burgas.
Qualificazioni al piccolo trotto (vittorie di misura contro Malta e Serbia, pari contro Irlanda del Nord e Belgio) e assennata ricerca del bomber di razza agitano i sogni dei tifosi orange.
Nigel Robertha e i vari compagni di reparti provati da Maarten Stekelenburg non hanno lasciato un segno indelebile e il solo Javairo Dilrosun, il cui lavoro sull’esterno sarà cruciale per il destino dell’U17, offre buone garanzie.
Ad onore di cronaca, si tratta di trovare il classico pelo nell’uovo perché l’Olanda deve e può guardare al podio senza che le gambe tremino. Poche altre nazionali possono permettersi di lasciare nella terra dei tulipani Rodney Kongolo del Manchester City, fratello minore del chiacchierato Terence, o il lusso di panchinare il lanciere
Matthijs de Ligt, miglior giocatore della sesta edizione dell’AEGON Future Cup, un premio finito in passato nelle mani di Praet e Klaassen.
L’Ajax sarà però presente con la cerniera di centrocampo formata da
Reda Boultam e Carel Eiting, il massimo della complementarità: il primo il pallone lo strappa all’avversario, il secondo lo accarezza, lo telecomanda al compagno o le spedisce in fondo al sacco, in virtù delle stimmate da playmaker a tutto tondo. Una coppia che darà una mano allo scaltro Timothy Fosu-Mensah, centrale difensivo ma all’occorrenza terzino o centrocampista, giocatore dalle enormi potenzialità che il manchester United è andata a prelevare direttamente dall'Ajax per cifre che paiono davvero importanti. Con van Gaal in panchina sicuro si avvicinerà presto anche alla prima squadra, nonostante la giovane età, anche perché la prestanza fisica, c'è. Tutti cercheranno di proteggere la porta di Justin Bijlow e pungoleranno Teun Bijleveld, quando questi da mezz’ala si trasformerà nell’uomo in più fra le linee, e Rashaan Fernandes, uscito vincitore dalla lotta con Donyell Malen per un posto nella porzione destra del tridente di partenza.


ITALIA
Il sorteggio non ci ha aiutato ma il fatto che in tanti ci temano significa che, per una volta, le cose sono state fatte per bene anche in una under azzurra, differentemente da quello che avviene di solito. Questo gruppo ha davvero un'anima. La squadra del CT Tedino ha diversi giocatori di prospettiva,  quattro di essi giocano nel Milan. Innanzitutto il capitano, Andres Llamas, potente terzino sinistro che è stato sempre più spesso spostato in mezzo alla difesa anche per la sua capacità di lettura e di gestione di palla. Altro ragazzo su cui tutti giustamente scommettono è il portiere, Gianluigi Donnarumma, uno abituato a giocare sotto-età ogni competizione a cui prende parte: è un '99 ma, visto il fisico e le capacità ( favoloso nell'1contro1, senza paura nell'uscita bassa), non se ne accorge nessuno: nell'ultimo derby di Serie A è andato addirittura in panchina. In mezzo al campo ci sarà Manuel Locatelli. Ex Atalanta, l'anno scorso ha giocato una stagione davvero notevole, ha faticato molto di più in questa, cooptato dalla Primavera di Cristian Brocchi ha avuto qualche infortunio e calo di forma e non sempre si è imposto come titolare: le doti di tuttocampista e la naturalezza del suo calcio snon si discutono. La dorsale rossonera della squadra si chiude con l'attacco, dove gioca Patrick Cutrone. Bomber vero, si muove in funzione della segnatura: ha già timbrato anche in Primavera, giocando con ragazzi di almeno due anni più grandi. Davanti potrebbe dividere il posto con Gianluca Scamacca ( lui pure un '99: sarà assente nella prima gara, causa squalifica), ex centravanti della Roma volato in Olanda, al PSV a costruire una carriera che in tanti si aspettano ottima. Buona la batteria di attaccanti che comprende anche l'atalantino Simone Mazzocchi. Non l'unico rappresentate della Dea, che porta in Bulgaria anche l'elegante centrocampista Filippo Melegoni. Dopo il forfait per infortunio del portiere Rizzotto, c'è un solo rappresentante dell'Inter, il centrale Alessandro Mattioli, centrale difensivo dal buonissimo piede.

NELLO LUCIANO
CARLO PIZZIGONI 
@MondoFutbolCom

06 maggio 2015

Comincia l'Europeo under 17

Ci siamo quasi.

Manca poco e inizierà l'Europeo Under 17 in Bulgaria. Sarà la prima manifestazione che seguiremo noi di MondoFutbol. Sì, perché con un gruppo di amici, sinceri democratici e soprattutto grandi appassionati di calcio internazionale, stiamo costruendo un sito che si occuperà totalmente della nostra passione.
Siam quasi pronti. Le difficoltà tecniche avremmo dovuto metterle in preventivo, ma l'eccesso di passione ci ha fatto concentrare più sul futbol che su tutto il resto. Cosa sarà Mondo Futbol (naturalmente la grafia è quella spagnola, il castigliano, in tutte le sue declinazioni, è la lingua del calcio)? sarà contenuti scritti e multimediali, ma è inutile raccontarlo già ora, presto sarete sul sito e lo scoprirete da soli. Eccovi, qui, su questo vecchio sito che sarà per ora il nostro punte sul futuro, un esempio di come trattiamo il futbol, di seguito la prima parte della presentazione dell'Europeo under 17 che grazie al grande lavoro di Nello Luciano abbiamo preparato.

Diteci cosa ne pensate anche su twitter, @MondoFutbolCom o alla nostra mail
info@mondofutbol.com


EUROPEO UNDER 17


Inizia da Burgas la quattordicesima edizione dell’Europeo U17.
Un pugno di case affacciate sul Mar Nero, srotolate con leggerezza dall’entroterra verso la costa, nel grembo di un porto che negli anni ha saputo accogliere turisti, navi mercantili e giovani promesse del calcio come Savio Nsereko e Alberto Quadri, approdati nella squadra locale alla ricerca dell’ennesimo riscatto.
Sulla stessa erba calpestata dai due bresciani, uno di nascita e l’altro d’adozione, Spagna e Austria daranno il via ad manifestazione sulla quale sono riposte alte aspettative.
I motivi di tale attesa sono presto detti.
Una fase finale allargata per la prima volta a sedici squadre, una formula che ha riservato un posto a tutte le migliori nazionali di categoria, eccezion fatta per il Portogallo, eliminato nell’Elite round dalla Croazia, una delle favorite della vigilia, e un nuovo sistema di accesso ai mondiali, con un turno play-off riservato alle perdenti dei quarti che regalerà due preziosi pass da spendere il prossimo ottobre in Cile.

GIRONE A

AUSTRIA
Mina vagante del girone, l’Austria di Manfred Zsak mira a replicare il cammino europeo dei conterranei dell’U19, accomodatasi al tavolo delle grandi del continente (sconfitta in semifinale dalla Germania che poi vinse il titolo iridato, nda) meno di un anno fa. L’organizzazione e la continuità è la medesima , anche se l’accento sull’aspetto fisico è più marcato rispetto al gruppo cooptato da Heraf per Ungheria 2014.
E non potrebbe essere altrimenti se il piccolo
Das Team si ritrova in casa un ariete come Arnel Jakupovic, radici bosniache e un mancino di rara potenza. L’attaccante dell’Austria Vienna dispone comunque di una discreta mobilità, utile nella fasi di ripiegamento, ed è piuttosto disinvolto con la palla fra i piedi al cospetto dei suoi centimetri.
Forza e ritmo sono pure le carte migliori di
Kevin Danso, padre ghanese (così come per Oppong, ala mancina ancora da sgrezzare) e una formazione calcistica che abbina la scuola inglese a quella tedesca. Al momento vive in Baviera e per i bianco-verdi dell’Augsburg rompe trame di gioco e si propone in avanti come ogni box-to-box che si rispetti. Quotazioni in ascesa e probabile star della manifestazione a braccetto con capitan Sandi Lovric, su cui hanno messo gli occhi numeri club internazionali, inclusi Juventus e Inter. Centrocampista moderno, di quelli che ricamano e creano senza lasciare nulla di intentato. Ha già debuttato in prima squadra e a breve, seppur in squadre e campionati differenti, potrebbe seguirlo Anes Omerovic, che con il compagno di nazionale condivide le origini balcaniche (slovene Lovric, bosniache il mediano dell’Aston Villa), una spiccata personalità e un intrigante mix di tecnica e attitudini difensive. Insomma, una coppia che da un lato protegge la retroguardia, in cui spicca il terzino sinistro Florian Prirsch, uno che, oltre ad essere utilizzabile come centrale, ha chiuso le porte della convocazione all’erede di Alaba al Bayern Monaco (il classe ’98 Marco Friedl), e dall’altro assiste il tridente affilato dalle accelerazioni di Oliver Filip, altro figlio di mamma Jugoslavia.
Non potranno dire la loro, esclusi dalla lista dei diciotto arruolabili, Daniel Hautzinger, un passato negli Allievi dell’Udinese, e Michael Augustin, difensore del Burgeland che aveva preso parte a tutte le gare di qualificazione, meno l’ultimo turno della Fase Elite in quanto squalificato.

BULGARIA
Formazione tutta scoprire quella dei padroni di casa, un po’ per i risultati positivi raccolti nei test di avvicinamento alla rassegna (affermazione convincente contro Turchia e Svizzera, assenti in questa edizione ma avversarie di accertata tradizione), un po’ per i dubbi che stanno tormentando il coach Alexander Dimitrov, indotto a testare varie soluzioni tattiche e a diramare due pre-liste di convocati a distanza di pochi giorni. Partire dal campionato locale di riferimento sembra essere al momento l’unico punto fermo. In altre parole spazio al blocco del DIT Sofia, al primo titolo U17 della sua brevissima storia, e a chi, nonostante le difficoltà incontrate, ha assimilato insegnamenti attraverso la UEFA Youth League e il Ludogorets, allo stato attuale il meglio che il calcio bulgaro sia in grado di mostrare al mondo. Facendo qualche nome non si può evitare di citare Georgi Rusev, il cui obiettivo dichiarato è quello di bucare la porta avversaria così come l’omonimo attore faceva con gli schermi televisivi a cavallo fra gli anni ’70 e ’80. Se il caratterista di Kostenets è rimasto fisso nella mente dei cinefili come maestro dei ruoli cosiddetti di secondo piano, il giovane fantasista del DIT conta di interpretare un ruolo da protagonista assoluto.
Dimitrov, non per niente, sta costruendo le basi dell’undici titolare partendo dall’egregio repertorio tecnico del ragazzo. Dribbling, tagli in velocità e innato fiuto per il gol sul piatto del compagno di club
Assen Chandurov, numero 9 sulle spalle come si suole agli attaccanti innamorati dell’area, e Tonislav Yordanov, vice-capocannoniere fra i coetanei ad una tacca di distanza da Valentin Yoskov, sulle cui condizioni aleggia una nube di mistero. E non è il solo. Purtroppo per i tifosi de I Leoni non sono al meglio e restano in forse pure i centrocampisti Fabien Georgiev e Georgi Yanev, tesserati rispettivamente con lo Slavia e il Levski, due delle quattro squadre della capitale che disputano l’A-PLF. Una situazione che, abbinata al credo calcistico del ct, porterà ad affrontare le tre gare del girone a viso aperto, puntando su molto, se non tutto, sull’aggressività e sull’autostima dei ragazzi a disposizione. Qualcosa di molto simile al 4-2-4 proposto da Antonio Conte ai tempi di Bari, con baricentro basso e rapide ripartenze palla a terra.
I presupposti per fare bene ci sono ma, come anticipato, le residue speranze di passaggio del turno sono legate a doppio filo al genio di Rusev e alla posizione che egli occuperà sul terreno di gioco: dirottato in fascia sulla falsariga di quanto visto in campionato o sulla trequarti?
In attesa di una risposta dal campo, altro osservato speciale è senz’altro
Petko Hristov, centrale difensivo del 1999 con ottimi fondamentali e recentemente in prova al Wolverhampton Wanderers. Bocciato, invece, Rosen Krastev, punta dell’Albinoleffe e l’esperimento che vedeva Pavel Golovodov, centrocampista veloce ed esplosivo, nel ruolo di terzino sinistro. Non è detto che l’opzione verrà accantonata in maniera definitiva ma la chiamata ricevuta da Mateo Stamatov dell’Espanyol farebbe pensare al contrario.


CROAZIA
Dai Balcani al nord del Bosforo con al collo l’etichetta di schiacciasassi.
Del resto i numeri parlano chiaro.
Cinque vittorie ed un pareggio, diciotto reti realizzate e solo due, ininfluenti, subite, stracciando i curricula di Israele, unica nazionale a non subire la furia degli attacchi croati, Serbia e Portogallo.
Mai come in quest’edizione le Vatreni si sono presentati ai blocchi di partenza con queste credenziali e chance di salire sul podio, obiettivo centrato solo nel 2001 quando il torneo era ancora riservato agli Under 16.
Il materiale umano per proseguire sulla strada imboccata con le qualificazioni è affidabile e di prim’ordine.
Una diga centrale composta da Vinko Soldo, sinistro puro e sviluppato senso della leadership, dietro e in mediana da Neven Đurasek, reinventato centrocampista difensivo da Dario Baši e costretto a fare i lavori forzati per l’assenza dell’ultima ora di Borno Borovec, rimpiazzato Saša Uroševi, promettente ’99.
Mente e corsa per sostenere un modulo, il 4-2-3-1, interpretato, secondo i dettami del giovanissimo tecnico croato, in maniera elastica sul modello, leggermente riveduto, della Dinamo Zagabria, con il quale gran parte dei convocati sono stati svezzati.
Un fattore che conferisce ulteriore omogeneità, compattezza, e, perché no, convinzioni nei propri mezzi (nel 2013 molti dei presenti in Bulgaria vinsero coi Giovanissimi modri la prestigiosa Nike Cup, nda).
L’imperativo massimo resta comunque quello di tenere la palla a pelo d’erba e trasferirla velocemente sugli esterni, fra gli ingranaggi dell’oliata catena Borna Sosa - Josip Brekalo, o in direzione del trequartista e capitano Nikola Moro, il perno intorno al quale ruotano le certezze della squadra a scacchi. Brekalo soprattutto, ha attirato le attenzioni di tanti osservatori stranieri: veloce e resistente ( fino a pochi anni fa, alternava il calcio all'atletica leggera), segna e vede gioco, autorevole fonte offensiva della squadra.
È grazie alle sue intuizioni, affinate nel corso del campionato cadetto, che Davor Lovren, fratello del difensore del Liverpool Dejan, Karlo Maji, centravanti di movimento finito ben presto sui taccuini degli scout del Manchester City, e il già citato Josip Brekalo, possono dormire sonni tranquilli e nel contempo sognare e far sognare.

SPAGNA
Strano a credersi, considerata la storia e il palmares delle nazionali giovanili spagnole, ma le piccole Furie Rosse torna a giocare l’ultima fase di un Europeo U17 dopo un lustro in aspettativa.
Motivo per il quale mister Santi Denia ha preferito concentrarsi anche sull’aspetto psicologico dei selezionati, lavorando con umiltà, a fari spenti. Una metodologia modesta e razionale incarnata alla perfezione da Daniel Olmo ( figlio di Miquel, ex allenatore del Sabadell), che in estate ha salutato i compagni de La Masia a Barcellona per trasferirsi alla Dinamo Zagabria, raccogliendo il testimone di quel fenomeno in miniatura chiamato Alen Halilovic. Non una rinuncia (sul ragazzo, si dice, c’erano anche gli occhi del Chelsea) ma un piano ponderato, scevro da contraccolpi rispetto ad eventuali aspettative disilluse, fatto di step graduali: ha già esordito coi grandi, nel campionato croato. Rapido, può giocare da prima punta, con l'opzione preferita nel gioco in profondità, o da esterno d'attacco, come è molto più probabile venga impiegato. Dall'esterno crea situazione di vantaggio: è una delle opzioni più credibili della squadra spagnola. Valida opzione è pure Carles Pérez Sayol, favoloso giocatore di uno contro uno che deve crescere nel gioco coi compagni ma che vede, eccome, la porta, vecchio compagno nella Juvenil B blaugrana (dove ha uno score davvero considerevole), come una delle ali del tridente che agirà alle spalle di José Luis Zalazar, per tutti Kuki, attaccante figlio d’arte (suo padre vestì la camiseta de la Celeste uruguaiana a metà degli anni ’80, oltre che di Albacete e Cadice, dove è diventato un idolo ) che tanto piace al di là della Manica. Con cinque gol, Kuki è stato il giocatore decisivo ai fini della qualificazione. Presto arriverà il debutto ufficiale nel Malaga, dove ha già assaggiato il campo, in amichevole.
L'uomo chiave per l'equilibrio della squadra è il capitano, Carlos Aleña, capitano del Barça, oltre che di questa nazionale. Può giocare in mezzo alla Busquets (bravo nelle letture senza palla, capacità di giocare lungo e con buoni ritmi di regia) , ma anche accompagnare l'azione in zone più avanzate del campo con il suo educatissimo sinistro.
Al talaverano Rubén Fernández Serrano e a Francisco Villalba, funambolico rifinitore del Valencia, i restanti posti disponibili. Fuori a sorpresa il sempre presente Daniel Villanueva, ala tornante di casa Villareal e miglior assist-man della Fase Elite.
Pertanto il compito di tenere alto il numero di serpentine, alimentando la fase attiva della squadra, spetterà anche al terzino sinistro Cucurella: un clone di Marcelo e non solo per la testa cosparsa di riccioli e per l’agilità di gamba ma anche per una concentrazione difensiva sempre a livelli di guardia, cosa che non si può dire certo di Jose Luis García Vayá detto Pepelu, volante ordinato e dal cervello fino e tiro potente, José Alejandro “Alex” Martín, marcatore in grado anche di impostare il gioco e rendersi pericoloso sui calci da fermo.
La Spagna nelle giovanile ha spesso messo da parte il tiki-taka e il suo futuro sta iniziando a costruirselo anche con un atteggiamento più pragmatico e consapevole delle tipicità dei singoli elementi a disposizione.

GIRONE B

BELGIO
La rinascita del calcio belga, frutto di una programmazione decennale, è tanto innegabile quanto scarsamente supportata dai risultati, un divario ancora più visibile se si tratta di selezioni giovani. Nella fattispecie i Diavoli Rossi non centravano una qualificazione ad un Europeo U17 dal 2006 (l’anno dopo entrarono di diritto alla fase finale in quanto membri organizzatori), la seconda in ordine cronologia per questa specifica fascia di età.
Una sorta di incompiutezza ma anche di attesa che sembra accompagnare anche i prescelti di Bob Browaeys.
Qualche difetto emerso nelle gare preliminari (mancanza di “peso” nella zona nevralgica del campo, svagatezza difensiva, manovra tendenzialmente lenta) è stato limato con l’inserimento di un paio di novità emerse durante la stagione nelle Jugend e la pirotecnica doppia amichevole con la Spagna (5-4 e 1-6 lo score) disputata nel settembre appena trascorso: Rubin Seigers, difensore del Genk che ha dato sicurezza al pacchetto arretrato, Orel Mangala, mezz’ala nata in Congo generosa e forte nel dominio del pallone, e l’ambidestro Alper Ademoglu, discendenze turche (ad Istanbul è nato e cresciuto e con le Ay-Yıldızlılar ha giocato fino all’U15) e raffinate doti da playmaker nelle vene.
Chi ha mantenuto un rendimento costante lungo tutto l’arco delle qualificazione è stato Christophe Janssens, osservato pure al Torneo di Viareggio di tre mesi or sono: interessante struttura fisica e tempi di inserimento sui piazzati, fondamentale nel quale è pure uno specialista. Con Ademoglu, un’arma da aggiungere all’arsenale immagazzinato da Ismail Azzaoui, stellina del Tottenham, Dennis Van Vaerenbergh, re dei gol di rapina, e Lennerd Daneels, agile esterno offensivo del PSV Eindhoven, medesimo ruolo e club di Matthias Verreth, schierabile pure come centrocampista di raccordo. Azzaoui, soprattutto, dovrebbe essere il ragazzo che disequilibra offensivamente, con la sua velocità e una davvero ottima tecnica di base. Cresciuto, come molti altri compagni di questa nazionale, nell'Anderlecht, società abbandonata dopo la succulenta offerta del Tottenham, dove ha subito impressionato, partendo da sinistra e entrando spesso dentro il campo, per le sue giocate ( il destro è il suo piede forte).

GERMANIA
Il desiderio proibito e nemmeno tanto nascosto della Germania di Christian Wück è quello di raggiungere gli amici del biennio seguente (l’U19, ad ottobre, difenderà il titolo campione d’Europa conquistato un calendario fa) e i big capitanati da Lahm nell’Olimpo dei vincenti, centrando una storica tripletta.
Chimera o possibilità concreta? La soluzione del rebus sembra propendere verso la seconda risposta, perché la
Die Mannschaft, saltate direttamente alla Fase Elite in virtù della prima posizione nel ranking UEFA, ha sofferto solo i pari età italiani ma giocando in inferiorità numerica per un’ora e ha liquidato, nel rinomato Torneo di Algarve, le compagini di Portogallo, Inghilterra e Olanda, lasciando immacolata la porta di Constantin Frommann, estremo difensore del Friburgo, tutto possanza e riflessi.
Esplosiva la corsa di Mats Köhlert, che ricorda l’interista Podolski nei movimenti e nella posizione occupata in Nazionale, e la carica di Felix Passlack, centrocampista poliedrico in forza al Borussia Dortmund allo stesso modo di Janni-Luca Serra, quest’ultimo in lizza con Johannes Eggestein per una maglia da titolare al centro dell’attacco. Passlack è il miglior talento delle giovanili del Dortmund, che sta cercando di proteggerlo ( blindato fino al 2018) e sostenerlo ( gli hanno già fatto assaggiare la prima squadra, nello stage invernale).
Passaporto turco e colpi risolutivi nelle tasche di Görkem Sağlam ( esattamente come i compagni del Bochum,
Erdinc Karakas e Gökhan Gül), che si alterna a Niklas Schmidt nella costruzione dell’azione con continui cambi di posizione e fitte reti di passaggi, il cui fine ultimo è sempre la ricerca della profondità. Davanti, finalizza il bomber del Werder Brema, Johannes Eggestein
REPUBBLICA CECA
Pur collocata al settimo posto per coefficiente fra le sedici sorelle rimaste in lizza, la Repubblica Ceca non gode dei favori della stampa. Le prestazioni fornite nel recente passato da Alex Král, punta di diamante della nidiata ceca, e compagni non sono state sufficienti, perlomeno sotto l’aspetto della spettacolarità, per tessere lodi e nutrire chissà quali sogni di gloria. Recitare il ruolo di terzo incomodo però non costa nulla e Václav Černý, timoniere della truppa, fa bene a crederci. Non avere i pronostici dalla propria parte, fra l’altro, ha fatto sì che i rapporti di campo fra gli adolescenti cechi si cementassero a tal punto da formare un blocco, magari poco appariscente, ma arduo da scalfire, in cui tutti si danno una mano, senza mollare di un solo metro la presa sul rivale di turno. Le individualità aggiungono quel tocco di imponderabile che non guasta. Vada per Král, regista dello Slavia Praga dotato di caparbietà e passo, ma anche Ondřej Žežulka, ora mediano ora difensore, il centrocampista quindicenne Michal Sadílek, ritenuto in patria molto più di una promessa, e la mezzapunta Ondřej Lingr avranno il tempo per dire la loro.
Per buona pace di addetti ai lavori, semplici appassionati e scommettitori.

SLOVENIA
Il pesce, si dice, puzza sempre dalla testa ma se esistesse un’accezione impropria e positiva del famoso proverbio il capo della Slovenia sarebbe un tripudio di odori piacevoli per qualsiasi naso. Perché lì, all’estremità dell’undici base che si cela la forza del team allenato da Igor Benedejcic e conduce ad una sola identità, quella di Jan Mlakar, laureatosi leader della classifica marcatori delle qualificazione a Euro U17 2015 con 8 reti in sei partite. Maurizio Niccolini e Stefano Cappelletti, responsabili dell’Area Reclutamento della Fiorentina, sono stati lesti nel prelevarlo dal Domžale nella finestra di mercato invernale, eludendo aste e concorrenza.
Un finalizzatore nato che si prodiga nel lavoro di cooperazione legato allo sviluppo della manovra, offrendo una sponda ai compagni o dettando il passaggio nello spazio, gesti naturali per uno a cui Madre Natura ha donato prontezza di testa e di gambe.
Proveranno ad assisterlo nel migliore dei modi Sandi Ogrinec, colui che detta i tempi del pressing, Oskar Cvjetičanin, stopper del Southampton arcigno e avversario ostico nei duelli aerei, e i laterali Timi Elšnik e Jacok Novak, chiamati a sacrificarsi in copertura e a sfruttare le proprie qualità (resistenza, tecnica, tiro dalla distanza) e quelle di Dejan Petrovič e Vitja Valenčič (visione di gioco, precisione balistica).

 NELLO LUCIANO (con CARLO PIZZIGONI)