29 settembre 2008

Libro su José Mourinho






MOURINHO. PENSIERI E PAROLE DI UN ALLENATORE MOLTO SPECIALE


E' uscito nelle librerie un nuovo testo su José Mourinho. L'ho curato insieme a Giancarlo Padovan. Mourinho si racconta attraverso le sue parole. Tutto Mourinho frase per frase, citazione dopo citazione, battute mordaci e uscite sarcastiche, dichiarazioni e provocazioni, massime e minime.

Questo libro, oltre a raccogliere le sue esternazioni note e meno note, si incarica di spiegare «the Special One»: l’uomo di fascino, l’allenatore di successo, lo sportivo innovatore, il manager moderno. Quello che ha vinto una Champions League, una Coppa Uefa, due campionati in Portogallo, due in Inghilterra, e che adesso ha in mano l’Inter.

Controverso e poco etichettabile – come emerge dalla breve biografia nel volume –, Mourinho parla di sé, della sua filosofia di vita e di gioco, dello spirito che lo anima, e tocca in profondità il mondo del calcio, ma finisce per tratteggiare anche la società di oggi: sistemi, rapporti, valori.

Ne emerge un modello-Mourinho sconosciuto ai più e, soprattutto, estraneo al convenzionale, sempre in agguato di fronte al nuovo e al diverso.

Prefazione di Gino e Michele
Cairo Editore. 10 euro

13 settembre 2008

Obrigado Edmundo



Grande Edmundo, grazie a nome di tutti i vascainos del mondo!

Non ci meritiamo né ti meriti una situazione del genere!

08 settembre 2008

Angel Di Maria

All’Upper Canada College, dove la nazionale Under 20 argentina organizzava qualche sgambata che il CT Hugo Tocalli spacciava per allenamento c’erano tanti emigranti del Paese di Maradona. Erano tutti per Aguero, il miglior giocatore di quel Mondiale under 20, svoltosi nel 2007 in Canada e stravinto dall’Albicleste. Poi c’era l’oggi laziale Mauro Zarate che, lievemente infortunato, faceva qualche corsetta sulla collinetta di fianco al campo di gioco, con le ragazzine più piccole che se lo mangivano con gli occhi. Attenzione anche per il folletto Moralez e per Piatti, polemico per il sottoutilizzo. Era in un angolo Angel Di Maria. Lo abbiamo raggiunto, anche perché non ci erano sfuggite le sue giocate al Sudamericano Under 20, mentre si dirigeva verso il pullman che avrebbe portato i giocatori in albergo. “Giornalista italiano?” “Sì” risata. Era la seconda volta che lo fermavamo prima di una partita per una dichiarazione, tentando di spuntare da quell’ingenuo sorriso un nome di qualche società italiana che lo stava seguendo, dato che, agendo da seconda punta, stava facendo benissimo al Mondiale con gol e assist. “Nada de nada.” Nessuna squadra italiana sulle sue tracce, se c’era da credergli. Un infortunio lo escluse dalla partita decisiva, ma il suo talento grezzo, anarchico faceva pochi prigionieri. Scuola Rosario Central, anche se al “Canalla” non ha giocato tantissimo: poco più di una trentina di partite in un paio d’anni. Il Benfica se lo assicura alla conclusione del Mondiale under 20: il progetto condotto da Fernando Santos è quello di far crescere tanti giovani talenti, miseramente accantonato durante i preliminari di Champions, sul banco delle Aquile torna Camacho, la stagione diventa un calvario e Di Maria può regalare solo qualche spunto. Alle Olimpiadi si prende la rivincita, risultando uno dei migliori giocatori del torneo. Rimane un fenomenale diamante grezzo, sperando che Quique, quest’anno, lo lucidi.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo

06 settembre 2008

Dyego Coelho

Dopo anni di richieste, a vuoto, finalmente Alessandro Penna, migliore conoscitore del calcio brasiliano di tutto lo Stivale (con il secondo che arriva quinto, tra l'altro) mi ha fatto l'onore di un suo pezzo. Tratta di Dyego Coelho, laterale acquisito dal Bologna durante l'ultima estate.



Vietato chiamarlo terzino. Dyego Rocha Coelho, neo acquisto (in prestito) del Bologna, si offenderebbe. Venticinque anni timbrati lo scorso marzo, il paulista verace Coelho è infatti il classico laterale alla brasiliana, ben accessoriato per spingere e colpire, piuttosto svagato se si tratta di coprire e disegnare diagonali.
Quando volava negli juniores del Corinthians e con le Seleçao di categoria era considerato un piccolo craque da esportazione, un'ala che avrebbe fatto parecchia strada e diversi scali nei migliori aeroporti europei. Poi qualcuno (l'indiziato è il tecnico delle giovanili José Augusto) gli ha arretrato il raggio di azione e, forse, «rimpicciolito» la carriera.
Nella casella delle virtù, ci mettiamo un fisico possente ma asciutto (178 centimentri per 75 chili), polmoni da fondista, buona corsa e, soprattutto, un piede destro educatissimo, che ne fa uno specialista dei calci piazzati (famose e spesso letali le sue punizioni a «folha seca»), un crossatore di rara precisione. Il saldo di gol, 11 negli 82 match spartiti tra le sue due patrie Corinthians e Atlético Mineiro, sono conferma dell'attitudine-abitudine a offendere.
Ugualmente «denso» lo scomparto dei difetti. Oltre alla già citata pigrizia difensiva, un carattere facile all'ira e ai cartellini: in campo e fuori, Dyego è l'esatto contrario del suo cognome, che in portoghese significa «coniglio». Basti dire che ai tempi gloriosi (e sospetti) del Timao di Kia Joorbachian, campione brasiliano nel 2005, il suo migliore amico era l'irrequieto Carlitos Tevez, che scarrozzava in giro per le mille luci della notte paulista.
A rafforzare l'immagine di «cattivo», la squalifica lunga quattro mesi (poi ridotta a cinque giornate) che si buscò per gioco violento nel settembre del 2007.
Al Mineirao si giocava il derby col Cruzeiro e dalle parti di Dyego guizzava spesso "Foquinha" Kerlon, la mezzala che ama incollarsi la «bola» sul capo e partire a razzo verso la porta avversaria. Ebbene, quando Kerlon imitò la foca, Coelho non fece il coniglio: gomitata al volto e, per condimento, pure una bel fiotto di paroline dolci. Quel raptus spalancò una rissa in campo e un dibattito nelle tavole rotonde televisive: tutti a chiedersi se la specialità di Kerlon fosse futebol arte o arte irrisoria, e se Coelho avesse esagerato nel reprimerla. Il neo-bolognese ne uscì bene, incassando persino la solidarietà di Dunga, che etichettò la sua micidiale entrata come "un normalissimo tackle" e invitò la promessa cruzeirense a fare più calcio e meno circo.
L'Atlético, per il rossoblu, è stato ricovero coatto e clinica rigenerante: fuggito dal Corinthians (tuttora proprietario del cartellino) perché ignorato da Emerson Leao (freddura zoologica circolata a lungo sulla stampa paulista: come faceva, un leone, a non sbranare il coniglio?), a Belo Horizonte ha ripreso a macinare chilometri e buone prestazioni, aggiungendo un pizzico di costanza al repertorio. «Merito», dice lui, «di Levir Culpi e Alexandre Gallo, due allenatori che mi hanno dato affetto e fiducia». L'anno dentro alla camisa del Galo ha riacceso l'interesse dei club europei (il Celtic e il Lione si erano messi sulle sue tracce) e la speranza di rivestire l'amarelinha della Nazionale maggiore (all'attivo un gettone ormai arrugginito, raccolto nella finale della Gold Cup nel 2003). Bologna è l'ora e il luogo della verità, l'ultimo bivio: campione vero o promessa ormai sbiadita?

ALESSANDRO PENNA

03 settembre 2008

Il Portogallo al via

Il Portogallo è un mistero. Accovacciato all’estremo dell’Europa, guarda l’Atlantico e pare gire le spalle al Continente. “Ah, c’è anche il Portogallo!” Sì, in Europa si tende sempre a dimenticarsi dei lusitani, non li si incontra ma in giro e hanno pochissima visibilità in ogni cosa che fanno. Secoli fa i portoghesi si imbarcavano su una nave e attraccavano in qualche posto sconosciuto del mondo, Sudamerica, Asia, Africa: traversate memorabili che non hanno prodotto quei frutti che altre nazioni colonialiste possono vantare, anche e soprattutto d’immagine. I portoghesi restano un mistero, con una lingua che tutti fanno fatica a captare e che solo la fantasia dei brasiliani ha reso musicale, e una malinconia di fondo, espressa in pieno nel fado, la musica nazionale, che li accompagna spesso, insieme a quel vento dell’Oceano che non smette di battere le città di mare. Eppure il Portogallo, per chi va più in profondità, diventa un mistero affascinante, unico. Così, nel calcio: dominatori nei Sessanta con continue punte di successo fino ai giorni nostri (e stimo parlando di una nazione di dieci milioni di abitanti) eppure sostanzialmente ignorati dal grande giro mediatico. Tuttavia possono vantare giocatore di primissima fascia e allenatori vincenti quanto pochi. Soprattutto possiedono un sottobosco di tecnici molto preparati con una competenza didattica difficilmente comparabile anche in nazioni calcisticamente più note. Il campionato portoghese è di buonissimo livello, rimane per intenditori, dato lo scarso seguito fuori da i confini ma, assicuriamo, con significati tecnici tutt’altro che banali. Anzi. Il Porto, campione in carica, rimane favorito nonostante l’affare Quaresma. Il 433 di Jesualdo Ferreira, persi giocatori chiave come Paulo Assunçao(Atletico Madrid) e Bosingwa (Chelsea), dovrà essere rivisto e le difficoltà risiedono soprattutto in mezzo al campo in cui la maglia da affiancare a quella di Lucho Gonzalez e Raul Meireles è ancora in bilico tra Guarin (ex Saint Etienne) e Tomas Costa (Rosario Central). Saponaru prenderà posto a destra ma di Bosingwa non ha certamente la facilità nel proporsi sulla fascia. Davanti il botto con l’ispiratissimo uruguayo Rodriguez, di proprietà del PSG, la scorsa stagione in prestito al Benfica e quest’anno acquisito a titolo definitivo dai Dragoni. Il Benfica ha scelto la rivoluzione dopo la disastrosa stagione dell’anno passato. Il neo DS Rui Costa ha scelto l’ex Valencia Quique Flores in panchina per tornare a dare quadratura alla squadra più amata del Paese. Nelle prime uscite il tecnico spagnolo, al di là delle scommesse Aimar e Reyes, ha mostrato una squadra lineare che ricerca un pressing alto, non sempre, per ora, convincente. Sanguinosa la perdita in mezzo al campo di Petit, anima della squadra in questi anni, ma la scelta di fare tabula rasa lo imponeva, anche se gli attuali titolari Yebda (Le Mans) e Carlos Martins (Recreativo Huelva), non paiono opzioni all’altezza e nelle prime uscite hanno mostrato scarsa precisione negli appoggi, fondamentale importante soprattutto in questo nuovo 4411, dove la certezza rimane il centravanti Oscar Cardozo. Pochi cambiamenti, fra la disapprovazione dei tifosi, in casa Sporting, con l’arrivo di Rochemback che doveva sostituire uno dei pezzi da novanta del club (Joao Moutinho e Miguel Veloso) che prima o poi partiranno. Ora restano e giocano. Sono stati proprio i Leoni a portare a casa il primo trofeo della stagione(supercoppa col Porto), grazie a un ispirato Djalò ma i mugugni all’Alvalade sono ancora tanti. La stagione post- scandalo arbitri che ha retrocesso il Boavista resta un enigma. Affascinante. Portoghese.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo

02 settembre 2008

Il Mondo che segna - 31 agosto

BRASILE

Domenica con il Fla- Flu, solita coreografia, solita attenzione: stavolta finisce pari, 2-2.

Continua la marcia del capolista Gremio, stavolta 2-1 al Vasco.


ARGENTINA

Pareggio senza gol e con molte tensioni nel Clasico tra San Lorenzo e River Plate.

Gli altri gol della giornata, il Boca recupera giovedì.


SPAGNA

Gli squadroni parton male anche in Spagna. Il Real Madrid perde 2-1 a La Coruna. Il Barça cade a Numancia, 1-0

INGHILTERRA

Pareggiano le capoliste Chelsea e Liverpool, in Premier non ci sono più squadre a punteggio pieno. Tutti i gol.

PORTOGALLO

Importante vittoria dello Sporting a Braga, 1-0 al termine.