All’Upper Canada College, dove la nazionale Under 20 argentina organizzava qualche sgambata che il CT Hugo Tocalli spacciava per allenamento c’erano tanti emigranti del Paese di Maradona. Erano tutti per Aguero, il miglior giocatore di quel Mondiale under 20, svoltosi nel 2007 in Canada e stravinto dall’Albicleste. Poi c’era l’oggi laziale Mauro Zarate che, lievemente infortunato, faceva qualche corsetta sulla collinetta di fianco al campo di gioco, con le ragazzine più piccole che se lo mangivano con gli occhi. Attenzione anche per il folletto Moralez e per Piatti, polemico per il sottoutilizzo. Era in un angolo Angel Di Maria. Lo abbiamo raggiunto, anche perché non ci erano sfuggite le sue giocate al Sudamericano Under 20, mentre si dirigeva verso il pullman che avrebbe portato i giocatori in albergo. “Giornalista italiano?” “Sì” risata. Era la seconda volta che lo fermavamo prima di una partita per una dichiarazione, tentando di spuntare da quell’ingenuo sorriso un nome di qualche società italiana che lo stava seguendo, dato che, agendo da seconda punta, stava facendo benissimo al Mondiale con gol e assist. “Nada de nada.” Nessuna squadra italiana sulle sue tracce, se c’era da credergli. Un infortunio lo escluse dalla partita decisiva, ma il suo talento grezzo, anarchico faceva pochi prigionieri. Scuola Rosario Central, anche se al “Canalla” non ha giocato tantissimo: poco più di una trentina di partite in un paio d’anni. Il Benfica se lo assicura alla conclusione del Mondiale under 20: il progetto condotto da Fernando Santos è quello di far crescere tanti giovani talenti, miseramente accantonato durante i preliminari di Champions, sul banco delle Aquile torna Camacho, la stagione diventa un calvario e Di Maria può regalare solo qualche spunto. Alle Olimpiadi si prende la rivincita, risultando uno dei migliori giocatori del torneo. Rimane un fenomenale diamante grezzo, sperando che Quique, quest’anno, lo lucidi.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
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