28 settembre 2006

[recap] Bordeaux-Psv Eindhoven 0-1

Ma guarda a chi è toccato decidere un incontro cruciale del gruppo C quale Bordeaux-Psv. Il finlandese Mika Vayryren era uno abituato ad essere decisivo quando giocava nell’Heerenveen, moto perpetuo e cervello pensante di metà campo sulla falsariga del Van Bommel-pre Barcellona (ma il buon Mark a Monaco può davvero rilanciarsi alla grande), tanto che per lui si erano mossi gli osservatori di alcune big d’Europa. Ad Eindhoven invece poche presenze (anche a causa di numerosi problemi fisici) e parecchio anonimato; Hiddink lo vedeva poco, Ronald Koeman forse ancora meno. Ma quando infortuni e squalifiche in casa Psv gli hanno offerto una chance da titolare in Champions, Mika l’ha sfruttata ai dovere, funzionando a meraviglia nel centrocampo a tre degli olandesi come punto di raccordo tra il belga Simons, chiamato a compiti di puro contenimento, e l’ecuadoriano Edison Mendez, al quale viene demandato un sostanzioso apporto anche in fase di costruzione. Vayrynen, la cui pronuncia in finlandese è “Vaurunen”, ha impostato e rubato palloni, come ai vecchi tempi, entrando in tutte le azioni pericolose del Psv. Bello lo scambio con Konè per la rete decisiva. L’attaccante ivoriano, cui uno strepitoso intervento di Ramè (su angolo battuto da Vayrynen) ha negato di sbloccare in risultato già nel primo tempo, è il solito pasticcione; ha un potenziale devastante, ma spesso si perde in errori banali, fa il “veneziano” (in Olanda adesso lo chiamano Bobby Solo) e spreca parecchio. E’ capace di farti innervosire e poi strapparti applausi nel giro di cinque minuti, ti mette sempre in difficoltà quando devi giudicare la sua prestazione, eppure rappresenta uno di quegli elementi calcisticamente “destabilizzanti” che, quando la giornata è quella giusta, possono mandare in tilt qualsiasi difesa. Contro i francesi sbaglia molto, salvo poi inventarsi l’assist che mette Vayrynen davanti a Ramè per il gol-partita. Il Bordeaux ha invece deluso, soprattutto per l’atteggiamento a tratti poco convinto di fronte ad un Psv ben organizzato ma che non è apparso invulnerabile in difesa, dove ha giganteggiato il solito Alex e hanno sofferto, ma anche questa non è una novità, i terzini Kromkamp e Lamey (in estate lo davano vicino al Livorno, ma quanti se ne trovano di terzini sinistri migliori anche nella nostra Serie B?!). I Girondini ci hanno provato con Darcheville, propositivo ma troppo isolato in avanti, e con il brasiliano Mauricio Wendel, ma è mancato l’apporto del centrocampo, con Micoud abulico, Menegazzo e Faubert imprecisi, e Mavouba poco brillante. L’inserimento del marocchino Chamakh nella ripresa e il passaggio al 4-4-2 ha migliorato le cose, almeno fin al gol di Vayrynen, arrivato proprio nel miglior momento per il Bordeaux. Va bene che la Champions non è propriamente il pane quotidiano per il popolo dell’ex Parc Lescure (oggi Stade Chaban-Delmas), ma mister Ricardo Gomes un po’ di coraggio in più avrebbe anche potuto mostrarlo.

Bordeaux (4-2-3-1): Ramè; Jemmali (Laslandes 89’), Enakarhire, Enrique, Jurietti (Stéphane Dalmat 74’); Mavuba, Menegazzo ; Faubert, Micoud (Chamakh 46’), Wendel; Darcheville.

Psv Eindhoven (4-3-3): Gomes; Kromkamp, Alex, Salcido, Lamey; Mendez, Simons, Vayrynen (Eric Addo 79’); Afellay (Aissati 72’), Konè, Tardelli (Beerens 84’).

Marcatori: Vayrynen 65’

Stade Chaban-Delmas – Bordeaux, 27 settembre 2006

ALEC CORDOLCINI, Guerin Sportivo

24 settembre 2006

[recap] Konyaspor - Fenerbahçe 0-1

Avevo lasciato un Fenerbahce inguardabile, lo ritrovo in piena crescita. Sono contento per Zico, che propone sempre un calcio di letture, ma che offre finalmente un canovaccio degno. Merito anche della società dell'altra parte del Bosforo che ha allargato i cordoni della borsa e portato a casa gente come Kezman, Deivid, Lugano (assente in questo match) e Edu Dracena. La differenza della cifra tecnica è evidente, però lascia molto persuasi la crescita dello spirito di squadra. In mezzo centrocampo a tre con Marco Aurelio (ora ribattezzato turco) davanti alla difesa e Appiah e Tuncay ai lati, ma con un costante aiuto dei tre attaccanti, specie di Deivid, sulla fascia destra. A sinistra Tuncay scivola anche dietro Umit e prende la sovrapposizione altrui. Qualche corsetta in più anche per Alex ma, con Kezman che fa esclusivamente il centravanti ed è pressoché sollevato da compiti di copertura (anche se almeno rientra dietro la linea della palla), Deivid a tutto campo è una piacevole sorpresa: grande impegno dell'ex Santos e Sporting e sontuosa partita (insieme a Tuncay mio MVP), anche in fase di palleggio e di movimento senza palla, oltre che di coperture continue. Dopo alcune occasioni la partita viene sbloccata da un gioiello di Kezman che pesca un pallonetto da 25 metri che è una favola che toglie la ragnatela all'incrocio. Un colpo da fenomeno che cerca di bissare più tardi, con il piede sinistro e che però si stampa sulla traversa. I minuti dopo il gol sono uno spettacolo di convinzione per la squadra di Istanbul. Quando gioca così credo possa avere pochi rivali in Turchia. Il problema è che ancora manca continuità mentale, per alcuni tratti della partita, specie nel secondo tempo, la concentrazione si abbassa, e in molti escono dalla partita: lì si rischia anche con il Konya, in uno stadio davvero partecipe.

Konyaspor: Özden Öngün, Yasin Çelik (Ufuk Ateş 88), Ömer Gündostu, Abdelzaher El Saka, Kauê, Erkan Sekman (Aleksandar Aleksandrov 46), João Batista, Sedat Ağçay, Erman Özgür, Ahmed Belal (Tayfun Türkmen 81), Éder Ceccon
Coach: Nurullah Sağlam

Fenerbahçe: Rüştü Reçber, Kerim Zengin, Edu Dracena, Önder Turacı, Ümit Özat, Stephen Appiah, Mehmet Aurélio (Selçuk Şahin 41), Tuncay Şanlı, Alex, Deivid (Tümer Metin 80), Mateja Kežman (Semih Şentürk 90)
Coach: Zico

Marcatori: 0-1 Kežman 31

Atatürk Stadyumu, Ankara. 22 settembre 2006

15 settembre 2006

[recap] Vitória Setúbal - Heerenveen 0-3

Risultato esagerato ma vittoria meritata per l’Heerenveen grazie ad un piccolo ma tutt’altro che insignificante particolare: giocatori capaci di buttare la palla in rete. Afonso Alves nell’occasione, abulico e fuori dal gioco nella prima frazione tanto da farlo sembrare il tipico brasiliano ammalato di saudade cronica, non fosse per i cinque campionati nell’Allsvenskan svedese dai quali è fresco reduce, ma dotato di classe sufficiente per risvegliarsi dal torpore e piazzare nel giro di sei minuti due calci di punizione che hanno di fatto chiuso l’incontro. Troppo guardingo il 4-5-1 del Setubal, superiore agli olandesi in fase di possesso palla (sono piaciuti i due terzini, il nazionale di Capo Verde Jànicio e Nandinho, entrambi dinamici e propositivi) ma privo di interpreti all’altezza nel reparto avanzato, incapace di sfruttare un Heerenveen che nel primo tempo faticava ad imbastire un’azione degna di tal nome e anche sfortunato nel palo colpito da Auri (un difensore centrale però). Nell’Heereveen crescono le quotazioni del portiere belga Vandenbussche e del centrocampista croato Danijel Pranjic, fosforo e polmoni nel muscolare centrocampo a tre (con il vecchio guerriero Paul Bosvelt costantemente a rischio espulsione) della squadra della Frisia. Resta il problema della prima punta: un Huntelaar non si trova ogni anno (e quando lo scorso gennaio passò all’Ajax venne ceduta anche la sua riserva, il greco Samaras), e quest’anno ci si deve accontentare del canadese Friend e del finlandese Tarvajärvi, meno di cinquanta reti in due in carriera. Anche perché sin dalle prime giornate di Eredivisie Afonso Alves ha lasciato intendere che la continuità non è il suo pezzo pregiato…

Vitoria Setubal
(4-5-1): Marco Taubas; Jànicio, Auri, Hugo, Nandinho; Varela, Binho, Bruno Ribeiro (Amuneke 66), Sandro, Adalto (Mbamba 66); Lourenço (Marcio Carlos 80).

Heerenveen (4-3-3): Vandenbussche; Zuiverloon, Dingsdag, Hansson, Breuer; Bosvelt (Kissi 76), Prager, Parnjic; Nilsson, Friend (Tarvajärvi 80), Afonso Alves (Yildirim 88).

Marcatori: Afonso Alves 59, Afonso Alves 65, Nilsson 90.

José Alvalade - Lisbona, 14 settembre 2006

ALEC CORDOLCINI, Guerin Sportivo

11 settembre 2006

[recap] Sparta Rotterdam - Feyenoord 1-4

Tre partite, tre moduli diversi (3-4-3, 4-3-3, 4-4-2); verrebbe quasi da credere ai critici in servizio permanente che vedono in Erwin Koeman un allenatore un po’ sopravvalutato. Con il trio d’attacco Castelen-Kuijt-Kalou lo scorso campionato la formazione era praticamente fatta; oggi, infortunato il primo, ceduti in Premiership gli altri due, è necessario inventare, organizzare, proporre, tutte attività che nel confuso Feyenoord di inizio stagione si intravedono a malapena. Vero è che, e bisogna ammetterlo nel rispetto di un personaggio comunque serio come Koeman, il mercato ha portato tanti soldatini diligenti (Lucius, Kolkka, Huysegems, Charisteas, Tiendalli, Buijs, quest’ultimi comunque elementi di buon valore), nessuno però in grado di accendere la miccia, e così anche il 4-1 rifilato nel derby allo Sparta lascia parecchie perplessità. Può sembrare una provocazione per chi non ha visto l’incontro, ma sul piano del gioco gli Spartaans hanno prevalso, ingabbiando con i dinamici Obodai e Medunjanin il legnoso centrocampo del Feyenoord (ma quanto si sta involvendo De Guzman?) e mostrando una fluidità di manovra che solamente il livello piuttosto modesto della squadra ha impedito di concretizzare una bella rimonta dopo il doppio svantaggio iniziale firmato da Nicky Hofs. Poi l’affrettata espulsione di Gudde a inizio ripresa e il rigore del 3-1 per il Feyenoord pressochè regalato hanno fatto il resto, e non è che nonno Anastasiou, non un fenomeno già negli anni d’oro a Kerkrade nel Roda, possa fare miracoli, ma l’impressione, già confermata dalla prima di campionato in trasferta a Groningen, rimane quella di un Feyenoord in netta difficoltà tattica e organizzativa di fronte ad avversari di livello un po’ più alto di quelli dello Sparta. Note positive? Hofs, in luna giusta (e quando si impegna ricava dal suo sinistro colpi mirabili), e il terzino sinistro Royston Drenthe, un classe 87 destinato a diventare l’Emanuelson di Rotterdam, meno tecnico ma più potente. Infine Charisteas; lungi dall’infierire su un giocatore al suo esordio con una nuova maglia, ma nel 4-4-2 che Koeman gli ha disegnato attorno (scelta quasi obbligata, vista la negativa esperienza all’Ajax come prima punta nel tridente) non è riuscito a incidere. Ma in alternativa al greco c’è solamente il 36enne Pierre van Hooijdonk, in declino da ormai un paio di stagioni (nemmeno le punizioni, il suo fiore all’occhiello, gli entrano più). Poi non bisogna sorprendersi se i tifosi organizzano sit-in di protesta fuori dal civico 3 di Zandvlietplein, la sede del club…

Sparta (4-3-3): Ponk; De Roover, Gudde, Schenkel, Polak; Rose (Kaita 77), Obodai, Medunjanin; Oost, Anastasiou, D. van Dijk (Bouaouzan 62).

Feyenoord (4-4-2): Timmer; Tiendalli (Saidi 68), Bahia, Greene, Drenthe; Buijs, Hofs (Pardo 70), Lucius, De Guzman; Charisteas, Huysegems (Boussaboun 62).

Marcatori: Hofs 10, Hofs 14, Anastasiou 17 rig, Lucius 85 rig, Boussaboun 88

Sparta-Stadion – Rotterdam, 10 settembre 2006

ALEC CORDOLCINI, Guerin Sportivo

09 settembre 2006

[recap] Romania - Bulgaria 2-2

La mucca di Nikolic. La Romania produce ottimo calcio e butta via tutto in un minuto e mezzo, facendosi raggiungere all'84' dopo una partita dominata. Dominata sul piano delle occasioni ma soprattutto su quello del gioco: pressing alto e organizzato, impostazione con movimenti coordinati di centrocampisti e attaccanti: quando si coinvolge tanti giocatori è sempre buon segno. Piturca disegna un rombo davanti alla difesa a quattro presidiata da Chivu e Tamas, con Codrea, perfetto, al vertice basso e Dica dietro alle due punte. Gli inserimenti dei due "esterni" fanno molto male, specie nel primo tempo con Rosu, autore del primo gol col suo bel sinistro e di una partita da incorniciare (non avesse alti e bassi, altro che Recreativo Huelva...). Davanti ispirati e vogliosi sia Mutu che Marica, a cui forse mancherà sempre quel quid per diventare un grande ma che rimane un bel giocatore comunque. Non molte le sovrapposizioni di Contra e Rat, probabilmente in nome dell'equilibrio generale. Bulgaria disastrosa. Stoichkov, in tribuna per tutto il match, vuole un 4231 col solo Berbatov davanti ma è tutto appiattito sul centrocampo e non c'è mai rilancio dell'azione. Poco gioco anche da Martin Petrov che però segna i due gol dell'incredibile pareggio, prima su generosa punizione concessa da Farina e mezza papera di Lobont che prende gol sul suo palo, poi per un'errata chiusura di Contra sul lato debole dove si inserisce il laterale sinistro per infilare il portiere rumeno. Due gol negli ultimi minuti non cancellano la prestazione opaca dei bulgari che, colmo, potrebbero addirittura vincere quando allo scadere Bojinov (subentrato a Berbatov dopo un'ora di gioco) si gioca un uno contro uno con Chivu, che se lo mangia vivo ed esce palla al piede. Che bello, nonostante tutto, rivedere la Romania, sparita da qualche anno dalla geografia del calcio, giocare a questo livello: speriamo Piturca insista.

Romania: Lobont – Contra, Tamas, Chivu, Rat – Codrea, Fl. Petre (’71 Nicolita),Rosu (’79 Maftei), N. Dica (’58 Cocis)- Mutu, Marica.

Bulgaria: Petkov – Angelov, Topuzakov, Tunchev, Wagner – Kisisev (’46 Iankov) – Peev (’46 Gheorghiev), S. Petrov, Jankovici, M. Petrov – Berbatov (’62 Bojinov).

Farul - Costanza, 2 settembre 2006

07 settembre 2006

[recap] AEK - Hearts 3-0

Curiosi di osservare la cura Serra Ferrer ci vediamo il ritorno del preliminare di Champions' che ha poi classificato l'AEK ammettendolo al tabellone principale (sarà nel girone del Milan). Il tecnico catalano, titolare del peggior Barça degli ultimi vent'anni (visto a San Siro pareggiare col Milan 3-3 con tripletta di Rivaldo e doppietta di Albertini - sarebbe meglio dire di Dutruel...), ha sostituito un tecnico preparato come Fernando Santos, giunto finalmente sulla panchina del Benfica. La vittoria a Edimburgo nell'andata pone i greci in una posizione di estremo vantaggio psicologico ma gli scozzesi ci provano lo stesso, anche dopo l'espulsione di Brellier (primavera Inter e poi tanta provincia italiana) che abbandona dopo 28' per doppia ammonizione. I gialloneri schierano un 442 abbastanza statico, la cui unica fonte di pericolosità è rappresentata dalle iniziative di Julio Cesar, brasiliano tutto sinistro ex Gil Vicente di ottimi mezzi ma quasi sempre pessimo nelle scelte, cercato molto anche con lanci dalla linea difensiva, specie di Dellas. La difesa ha troppo gusto per l'anticipo (Cirillo) e Dellas può metterci più esperienza che velocità: i rischi corsi sono un po' troppi anche con la superiorità numerica. Il palleggio dei greci è spesso impreciso anche se a metacampo viaggia l'elemento più interessante della squadra, Ivic, lungagnone con un bel destro e una bella pulizia di gioco. L'esterno destro, Lagos, si formerà (è un '85 e reduce da una bella stagione all'Iraklis) ma nel match è decisamente assente. Davanti, l'Aek riesce a sfondare solo dopo la seconda espulsione scozzese (entrata criminale di Mc Cann al 63') e il 3-0 è un risultato bugiardo: il totem Liberopoulos e il centravanti Kapetanos sbagliano parecchio. L'era Romanov in Scozia deve comunque ancora iniziare.


AEK: Chiotis, Pautasso (Tozser 72), Cirillo, Dellas, Georgeas, Lagos (Lakis 54), Emerson, Ivic, Julio Cesar, Liberopoulos (Kampantais 84), Kapetanos.
Hearts: Gordon, Neilson, Pressley, Berra, Fyssas, Brellier, Mikoliunas, McCann, Cesnauskis (Wallace 81), Hartley (Jankauskas 61), Mole (Pinilla 89).

Gol: Julio Cesar 79 rig, Liberopoulos 82, Julio Cesar 86.

Spyros Louis - Atene, 23 agosto 2006.