28 febbraio 2010

[Africa News] Vahid licenziato: la Costa d'Avorio cerca un CT



Vahid Halilhodzic (Jablanica, 1952) non è più il Commissario Tecnico della Costa d'Avorio. Lo ha annunciato Jacques Anouma, il numero uno della federazione ivoriana, attribuendo all'allenatore francese ex PSG le colpe della cattiva gestione e dei cattivi risultati nella Coppa d'Africa, dove la Selephanto ha lasciato ai quarti il torneo in cui era favorita. Le voci si rincorrevano da tempo e, alla fine, la testa è rotolata ma Vahid non ci sta: «C'est terrible, je suis dégoûté, profondément atteint par la nouvelle. J'ai connu une défaite en 24 matches, et voilà... C'est incroyable. Je suis sacrifié. C'est invraisemblable. C'est purement politique...», ha dichiarato a L'Equipe. Via il "disgustato" Vahid, la lotta per la panchina più appetita d'Africa continua. Si parla insistentmente di Guus Hiddink (Varsseveld, 1946), che ha firmato per la Turchia ma che potrebbe spendere i cento giorni che rimangono prima del Mondiale per organizzare gli Elefanti e cominciare a Istanbul solo al termine della rassegna intercontinentale. Di certo c'è solo il forfait di Eric Gerets (Rekem, 1954). L'ex difensore del Milan, oggi tecnico dell'Al Hilal in Arabia Saudita, ha rilasciato a Canal Football Club una dichiarazione che non lascia spazio a ripensamenti: "Sfortunatamente ci sono più ragioni per cui devo rinunciare a un posto così prestigioso. Il mio campionato termina il 14 maggio, poi c'è anche la Champions asiatica: non ce la farei a conciliare le due cose. Grazie di tutto ma non posso accettare."

27 febbraio 2010

[Africa News] Lars Lagerbäck nuovo CT della Nigeria




Lars Lagerbäck (Katrineholm, Svezia - 1948) sarà nominato nuovo CT della Nigeria. Finalmente la Federazione Nigeriana di Calcio ha messo sotto contratto il successore di Shuaibu Amodu, licenziato dopo le non memorabili uscite della Coppa d'Africa e delle Qualificazioni Mondiali delle Super Aquile. La serie di candidati indicati per la panchina di questa squadra dal notevole potenziale e che sarà al prossimo Mondiale in Sudafrica è stata sterminata e ha coinvolto pure Giovanni Trapattoni e Guus Hiddink. Alla fine l'allenatore svedese ha bruciato gli ultimi nomi possibili: Glenn Hoddle, Sven-Goran Eriksson e Bruno Metsu. Per Lagerbäck, eliminato dalla corsa al prossimo Mondiale con la sua Svezia di un pigro Ibrahimovic, è la prima opportunità fuori dai confini scandinavi.

26 febbraio 2010

[San Siro] Inter - Chelsea 2-1. Spunti

L'Inter guadagna un minimo vantaggio nella sfida dell'andata degli ottavi di finale di Champions'. Vince 2-1 contro il Chelsea, probabilmente nell'accoppiamento più equilibrato che la competizione continentale sta offrendo.

INTER SENZA PRESSING ALTO. Le indicazioni proposte dal match non devono necessariamente rappresentare un giudizio definitivo sulle due squadre. Però è evidente, per quel che riguarda l'Inter che, almeno con squadre di questo livello e di tale forza, è impossibile proporre con continuità un calcio simile a quello proposto in campionato dai nerazzurri. Possesso palla e, soprattutto, pressing alto sono stati inibiti dalla potenza del Chelsea.
Partiti con il 4312 gli uomini di Mourinho hanno subito trovato la rete con una bella azione in verticale che ha fatto giungere la palla in area a Milito, bravo a saltare di netto Terry e freddare Cech sul primo palo. Da quel momento l'Inter ha però iniziato a difendere medio basso e a ripartire. Il Chelsea ha concluso solo da fuori area( e pericolosamente soprattutto con una punizione di Drogba, finita sulla traversa) ma ha governato il ritmo della partita, disponendo fisicamente di un tonnellaggio davvero superiore (Obi Mikel, Ballack, Lampard) e di una strategia che prevedeva Kalou (ottimo) e Anelka in una posizione intermedia alle spalle di Drogba. I due attaccanti ricevevano facile e potevano organizzare la manovra d'attacco, Thiago Motta e Stankovic non riuscivano mai a prenderli e Cambiasso era il solito schermo difensivo ma ormai il fisico non gli consente di coprire molti metri: si salva con scelte di testa e tentativi di giocare sulle linee di passaggio, e non sempre riesce negli obiettivi.
La vera vittoria dell'Inter è stata però quella di non fare entrare in azione Drogba: si è preferita una densità difensiva bassa in funzione di maggiore copertura dell'attaccante ex OM a scapito di una riconquista alta e di maggiori opzioni di ripartenza. Infatti, nonostante il possesso palla del Chelsea nettamente superiore dei Blues Mourinho non cambia nulla a metà tempo e lascia i primi 11. Il tutto riesce anche per la superlativa prova di Lucio: il capitano della nazionale brasiliana non sbaglia niente, anticipa, chiude, riparte pure, San Siro lo elegge migliore in campo tributandogli una serie di cori gonfi di entusiasmo.

L'INGRESSO DI BALOTELLI. Il Chelsea trova il gol su una mezza papera di Julio Cesar a seguito di un tiro di Kalou dal limite non irresistibile (buona l'ennesima sovrapposizione di Ivanovic, scopertosi davvero ottimo terzino destro, ormai). L'Inter è brava e fortunata ad avere uno scatto d'orgoglio e a trovare il nuovo vantaggio con Cambiasso. Mourinho inserisce proprio dopo il gol del 2-1 Balotelli, per Thiago Motta, ristrutturando la sua squadra con il 4231. In realtà i principi di gioco rimangono affini: Thiago Motta aveva la funzione di "secondo" facitore di gioco una volta "coperto" Sneijder. SuperMario ne eredita le funzioni seppur in una zona diversa del campo: la squadra si appoggia molto su di lui e, partendo dal lato ha anche il vantaggio di inibire le sovrapposizioni di Malouda, che nel secondo tempo Ancelotti ha voluto più aggressivo, e che poteva diventare un fattore nella partita (significativo anche questo particolare: l'ex tecnico milanista è rimasto sempre in piedi davanti alla panchina senza dare grandi indicazioni ai suoi con l'eccezione del secondo tempo in cui allargava continuamente le braccia suggerendo una maggiore ampiezza di gioco ai suoi). Balotelli sulla destra è una fonte di gioco importante e procura seri grattaccapi al Chelsea che deve anche spostare Lampard per il raddoppio sull'attaccante.

CENTROCAMPO CHELSEA. In mezzo al campo la squadra inglese gira palla senza difficoltà, ha una netta predominanza fisica (tante palle guadagnate anche di testa), non va praticamente mai in difficoltà per il pressing dell'Inter ma è pericoloso solo con i tiri da fuori (uno in particolare di Ballack, che Julio Cesar vede all'ultimo momento): pochi gli inserimenti (ci prova Lampard nel secondo tempo ma è un'azione sporadica) e pochi gli uno contro uno per provocare la giocata pericolosa. Il pallino del gioco nella metacampo interista è rimasto quasi sempre in mano a Kalou e Anelka, i centrocampisti si limitavano ad appoggiarsi a questi due attaccanti, e per l'Inter era comunque il minore dei mali.

FATICA. La fatica mentale e fisica del match, sommata a quella di sabato scorso contro la Samp, dove l'Inter ha giocato per larghi tratti in 11 contro 9, si fa sentire sul finire della partita: Milito non difende più un pallone, mentre a inizio match aveva uccellato più volte Terry e Carvalho, Sneijder si impegna in tante rincorse ma non ha più la lucidità nella giocata. L'inter si ferma e la partita si blocca: finisce 2-1, tutto è ancora aperto.



INTER (4312): Julio Cesar, Lucio, Maicon, Samuel, Zanetti; Stankovic (84’ Muntari), Cambiasso, Motta (58’ Balotelli); Sneijder; Eto’o (68’ Pandev), Milito. A disp.: Toldo, Cordoba, Mariga, Quaresma. All.. Mourinho

CHELSEA (4321): Cech (62’ Hilario), Ivanovic, Carvalho, Terry, Malouda, Ballack, Mikel Obi, Lampard; Anelka, Kalou (78’ Sturridge); Drogba. A disp.: Alex, Belletti, Bruma, Cole, Borini,. All.: Ancelotti

Gol: 3’ Milito, 51’ Kalou, 55’ Cambiasso

23 febbraio 2010

Gran gol di Pablo Garcia nella sfida al vertice, in Grecia

Decide Pablo Garcia, sì quel Pablo Garcia ex Milan (e Venezia). Un suo calcio di punizione sblocca il risultato in PAOK-Panathinaikos, finito poi 2-1 proprio in favore della squadra dell'ex centrocampista uruguagio (pareggio di Djibril Cissè e gol vittoria di Zlatan Muslimović, altro reduce del nostro campionato: in panchina,c'era pure Cirillo nella squadra di Salonicco, per cui simpatizziamo da sempre per il coté cestistico che ci ha regalato negli anni belli Efthimios Rentzias e Peja Stojakovic). Seconda sconfitta consecutiva per il Pana: ora il PAOK e l'Olympiakos sono a due soli punti dalla capolista biancoverde.

22 febbraio 2010

[San Siro] Inter - Sampdoria 0-0. Spunti

Commentare una partita che si gioca per buona parte 11 contro 9 (e poi 10 contro 9) significa commentare un unicum, però anche questa situazione creatasi a San Siro nella notte del carnevale ambrosiano offre diversi spunti di lettura.
L'Inter ne esce ancora più compattata come gruppo: difende e riesce a ripartire in 9, è più pericolosa degli intimoriti avversari e, soprattutto, cementa un monolite in cui squadra e tifoseria paiono remare tutti compatti verso un obiettivo. Gli applausi a fine partita ( anche l'inedita panolada di solidarietà con la squadra e il suo allenatore, inchiodato al seggiolino fino all'espulsione di Samuel)non valgono tre punti ma dovrebbero essere un buon viatico per la partita di mercoledì col Chelsea: c'è voglia di riscatto, di dimostare la propria forza a chi si attende un passo falso dei nerazzurri nella competizione che negli ultimi anni ha regalato solo delusioni.

UNDICI CONTRO UNDICI: La prima mezz'ora del match è molto equilibrato. Il 442 di Delneri è però molto più efficace quando l'Inter difende a difesa schierata: la Samp è ampia con Semioli e Guberti larghi, Cordoba e Samuel spesso non anticipano i due attaccanti sampdoriani Pazzini e Pozzi, ciò innesca una serie di sponde e di inserimenti che premiano le incursioni di Poli soprattutto, che riesce ad effettuare l'unico tiro pericoloso nello specchio della porta di Julio Cesar. La Samp si esalta nell'attacco controllato ma non è mai pericolosa in transizione, anzi, quando deve ripartire veloce è parecchio imprecisa e si susseguono palle gettate malamente in tribuna. L'Inter riesce a portare un decente possesso palla ma non è mai abbastanza "cattiva" negli ultimi venti metri, dove si fa la differenza. Gli uomini di Mourinho sono ordinati nella circolazione, forse un po' lenti nel cambio di gioco ma sempre equilibrati, tanto da non andare mai in difficoltà sulle ripartenze blucerchiate. Poi, le espulsioni in serie dei due centrali di difesa Samuel e Cordoba cambia tutto.

UNDICI CONTRO NOVE: Nell'estrema difficoltà l'Inter ancora una volta si esalta. I nerazzurri si riorganizzano in un 431 con Milito solo davanti, Cambiasso scivolato in difesa a far coppia con Lucio, e Sneijder, Stankovic e Eto'o centrocampisti: nessun cambio conservativo, anche così Mourinho la partita credeva di poterla vincere e la squadra si è accodata alle visioni del mister portoghese. I tre in mezzo fanno un lavoro fenomenale, encomiabile, enorme (e che si metta a disposizione così uno che ha vinto da protagonista due Champions dicono del valore della squadra che viene prima di tutti i singoli), gestiscono una grande fetta di campo con intelligenza e sono bravi a raddoppiare nelle zone pericolose: buonissime anche le letture di Lucio e Cambiasso che escono quando devono sui tiratori frontali, sono attenti a trascinare la linea, a non subire palle dentro e non concedono mai la profondità. I cross sampdoriani sono tutti telefonati, buoni per le braccia di Julio Cesar o per la testa di Lucio. I ragazzi di Delneri deludono: propongono un giro palla lento che non fa per nulla male alla difesa e vanno poco e male sulle fasce (poche sovrapposizioni e quelle poche coi tempi sbagliati). Soprattutto, paiono a disagio: paradigmatica la situazione in cui, su un corner per l'Inter, in area di rigore ci sono 3 nerazzurri e 11 (undici) sampdoriani. Temono la beffa, che quasi si materializza dopo una palla di Pandev per Eto'o che però può concludere solo con potenza (la sfera gi resta un po' "sotto") e non "piazzare": Storari attento e sicuro ci arriva bene. Paradossalmente la Samp si scuote dopo l'espulsione ingenua di Pazzini, anche se non riesce mai a creare un'azione credibile e pericolosa: troppa paura, Palombo reclama calma ai compagni ma non c'è la necessaria lucidità e poi troppa, esasperante lentezza nelle giocate. La squadra di Mourinho è fenomenale, non rinunciando mai nemmeno alla fase offensiva, appena può: Milito e Sneijder devono poi uscire perché mercoledì e il Chelsea incombono, senza questo impegno avrebbero giocato il tempo necessario probabilmente per vincere la partita, che l'Inter, incredibilmente, meritava anche. Questo è il messaggio che esce da San Siro, una squadra che può tanto, compatta, unita: ora l'esame più duro, con un'altra squadra solida come quella diretta da Ancelotti: è ancora tempo di lotta.




Inter (4312): Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, J.Zanetti; Stankovic, Cambiasso, Muntari (35′ Lucio); Sneijder (36′ st T.Motta); Milito (26′ st Pandev), Eto’o.
A disposizione: Toldo, Mariga, Khrin, Quaresma.
Allenatore: Mourinho

Sampdoria (442): Storari; Zauri , Gastaldello, Lucchini, Ziegler; Semioli (39′ st Padalino), Palombo, Poli (33′ st Tissone), Guberti (11′ st Mannini); Pozzi, Pazzini.
A disposizione: Guardalben, M.Rossi, Accardi, Scepovic.
Allenatore: Delneri

20 febbraio 2010

[Africa news] Sellas Tetteh nuovo CT del Rwanda




Sellas Tetteh ha firmato un biennale con la federazione del Rwanda: è il nuovo CT e si occuperà della squadra maggiore e delle selezione under 20. Tetteh, ghanese, allenatore che ha cominciato la sua carriera con i Liberty Professionals (la squadra dell'ex Costa d'Oro dove sono "nati", tra gli altri, Michael Essien, Sulley Muntari e Kojo "Kwadwo" Asamoah: con l'Udinese esiste una partnership da molto tempo) e che ha recentemente conquistato il Mondiale under 20, disputato in Egitto, proprio col Ghana: prima squadra africana a raggiungere tale trofeo. Il grande obiettivo delle "Vespe" è la qualificazione alla prossima Coppa d'Africa, che si svolgerà nel 2012 in Gabon e Guinea Equatoriale.

19 febbraio 2010

Copa Libertadores - Preview Gruppo 8

FLAMENGO (Brasile). La grande novità della stagione dei rubronegros, l'anno scorso vincitori di Campionato Carioca e, soprattutto, Brasilerao, è certamente l'acquisto di Vagner Love dal Palmeiras (via CSKA, che ne detiene ancora i diritti). In coppia con Adriano rappresenta certamente un valore aggiunto e un pericolo costante per le difese avversarie, in Brasile e nel Continente tutto. Confermato Andrade in panchina, almeno finora, si punta in alto, cercando subito di cancellare la pesante sconfitta al Maracana, con i messicani dell'America, che decretò l'eliminazione nel 2008.

CARACAS FC
(Venezuela). L'anno scorso mostrò al continente che il futbol venezuelano stava diventando adulto (mercé - pure - gli aiuti economici sulle infrastrutture messe in atto dal presidente Hugo Chavez). Il Caracas raggiunse addirittura i quarti di finale. Difficile, molto difficile ripeterà l'impresa, ma resta una squadra interessante.

UNIVERSIDAD CATOLICA (Cile). Nel preliminare ha fatto fuori gli argentini del Colon, ed è anche per questo da tenere d'occhio, in un girone dal pronostico complicato. Buon gruppo di giocatori cileni (Toselli, Waldo Ponce, Valenzuela, l'argentino Juan Morales) a cui si sono aggiunti Fernando Meneses e Angle Carreño in mezzo al campo, Pablo Vranjicán (ex Newell's) davanti e Ismael Fuentes, in prestito dall'Atlas Guadalajara.

UNIVERSIDAD DE CHILE (Cile). L'obiettivo della U è fare meglio dell'anno scorso, quando raggiunsero gli ottavi. Squadra con poche modifiche rispetto alla stagione trascorsa e dalla profonda anima uruguagia, a cominciare dal tecnico, Gerardo Pelusso. Poi la colonia prevede il super goleador Juan Manuel Olivera, il difensore Victorino e Álvaro Fernández, reduce da due stagioni in Portogallo.

18 febbraio 2010

[Africa News] Chi è il migliore? Tempo di premi

L'11 marzo, ad Accra, la Federazione africana assegnerà i premi riguardanti la stagione 2009. Questi i giocatori (e le squadre) candidati, divisi per categorie:

Giocatore africano dell'anno:
Didier Drogba (Chelsea, Costa d'Avorio)
Michael Essien (Chelsea, Ghana)
Samuel Eto’o Fils (Barça poi Inter, Camerun)

Migliore giocatore che gioca in Africa:
Uche Agba (Heartland FC, Nigeria)
Trésor Mputu Mabi (TP Mazembe, RD Congo)
Abdelmalek Ziaya (ES Sétif, Algeria)

Miglior nazionale:
Algeria
Costa d'Avorio
Ghana

Miglior squadra di club africana:
Heartland FC (Nigeria)
Stade Malien (Mali)
Tout Puissant Mazembe (RD Congo)

Miglior giovane africano:
Dominic Adiyiah (Milan e Ghana U-20)
Kermit Erasmus (Feyenoord e Sudafrica U-20)
Sani Emmanuel (Bodens BK e Nigeria U-17)

Allenatore dell'anno:
Diego Garzitto (TP Mazembe)
John Obuh (Nigeria U-17)
Sellas Tetteh (Ghana U-20)

17 febbraio 2010

[Africa News] Guillou: l'uomo giusto per gli Elefanti sono io



Dopo la pessima prova alla Coppa d'Africa (fuori ai quarti con l'Algeria) la panchina di Vahid Halilhodzic, CT della Costa d'Avorio, è a forte rischio di sommovimento. Detto o non detto, si sa che la Federazione ha già sondato la disponibilità di alcuni tecnici: il nome più gettonato è quello di Eric Gerets, ex OM, ora in Arabia Saudita, ma altri nomi altisonanti si fanno ad Abidjan. Con la solita schiettezza, che non è sempre apprezzata, qui e ovunque, Jean Marc Guillou si è proposto come "allenatore ideale" per la Nazionale della Costa d'Avorio in un'intervista apparsa su L’Equipe. Guillou è il creatore della celeberrima "Academie", la scuola calcio più famosa dell'Africa che ha prodotto imigliori talenti del calcio ivoriano degli ultimi anni, al netto di Didier Drogba. Criticatissimo per i suoi metodi ("creò" un Beveren tutto ivoriano e fu accusato addirittura di essere un "mercante di schiavi"), ex calciatore col 10 sulle spalle nella nazionale francese (lasciando il 15 a tale Platini Michel nel mondiali del 1978), uomo non certo facile, etichettato come "persona non gradita in Costa d'Avorio", brusco, diretto, che sicuramente divide: è tuttavia amatissimo dai suoi ex giocatori, a cominciare da Kolo Touré e Zokora. Ha l'enorme merito di aver creato dal nulla (certo insieme al presidente dell'Asec, Roger Oeugnin, ma l'idea orginale fu del francese) una rivoluzione calcistica in Africa, e metà selezione ivoriana ai Mondiali del 2006 in Germania (il primo torneo intercontinentale della Selephanto) proveniva dalla suo scuola. Solite, morigerate parole del nostro:" Si je prends l'équipe, elle jouera bien au ballon : il n'y a pas besoin de trois mois pour ça. Collectivement, il n'y a rien aujourd'hui. Ce n'est pas la Coupe du monde en soi qui m'intéresse mais c'est de redonner quelque chose à cette équipe": giocare bene a calcio e ridare qualcosa a questa squadra (e affondo con:" colletivamente, oggi non c'è nulla").
Estremo, non sempre simpaticissimo, però forse è l'uomo che davvero merita la nazionale ivoriana, dato che più o meno l'ha creata lui. Difficile che succeda, però...

Copa Libertadores - Preview Gruppo 7

VELEZ SARSFIELD (Argentina). Nell'anno del centenario del club il sogno sarebbe quello di bissare l'incredibile successo del 1994, quello con Carlitos Bianchi in panchina e Chilavert in porta. Irripetibile, ma mai dire mai: infatti al Fortin puntano molto sul teonrno continentale. Prelevato dal Banfield, l'uruguagio Santiago “El Tanque” Silva, protagonista dell'ultimo campionato Apertura: per innescarlo il piccolo Maxi Moralez, ex Racing. Dietro, "Seba" Dominguez e il promettente "nuovo Samuel" Nicolás Otamendi. Al Velez, allenato da Ricardo Gareca (l'uomo che fece debuttare Javier Pastore, nel Talleres), è tornato per chiudere la carriera Rolando Zarate, fratello del laziale Mauro, in gioventù promessa su cui scommise il Real Madrid.

CRUZEIRO (Brasile). Alla Raposa ancora si mordono le mani per il titolo dell'anno scorso, perso in una finale (con l'Estudiantes) a cui arrivarono da favoriti. La squadra, sempre con il tecnico Adilson Batista alla testa, è sostanzialmente la stessa, anche perché la trattativa per l'attaccante Kleber, destinato al Porto nel mercato di gennaio, si è improvvisamente arenata (il gioctore era già atterrato nel nord del Portogallo): Wellington Paulista e Thiago Ribeiro si giocano il posto di partner d'attacco. Tra i pochi nuovi, Roger, Maradoninha, agli ultimi colpi di una carriera che poteva essere molto migliore di com'è stata: potrebbe essere lui, in alternativa a Gilberto (sì, quel Gilberto che transitò all'Inter), l'uomo dietro le punte nel 4312 d'ordinanza dela Raposa. Fabio in porta e grande spinta dei terzini, Jonathan a destra e Diego Renan dall'altro lato. Puntano in alto.

COLO COLO (Cile). Miglior squadra del Paese ma non molto fortunata in Libertadores: l'anno scorso si beccò nel girone Palmeiras e LDU, e pure in questa edizione ha due squadre superiori davanti, Cruzeiro e Vélez. Proprio quel Vélez che Hugo Tocalli, attuale allenatore della squadra di Santiago ed ex CT dell'Argentina Under 20 campione nel 2007 in Canada, portò al titolo nell'ultimo Clausura. Davanti, occhio alle magie del colombiano Macnelly Torres.

DEPORTIVO ITALIA (Venezuela). Squadra fondata negli anni Quaranta da emigranti italiani, ha avuto il periodo di maggior fulgore nei Sessanta-Settanta. Nel 1998 il club si è fuso con il Deportivo Chacao, mutando il nome in Deportivo Italchacao: nel 2006 ha ripreso l'antico nome. Stella della squadra, Richard Blanco, transitato anche dal San Marino, all'epoca (2006-2007)in C1.

PRIMA GIORNATA:
Colo Colo - Deportivo Italia 1-0
Velez - Cruzeiro 2-0

16 febbraio 2010

Copa Libertadores - Preview Gruppo 6

BANFIELD (Argentina). Campione dell'ultimo (sgangherato) torneo Apertura argentino, il primo per il Talandro dopo più di cento anni di storia, il Banfield si affaccia alla competizione continentale con curiosità ma senza molte aspettative. Il tecnico Falcioni ha scherzosamente invitato il capitano dell'Inter, Javier Zanetti, cresciuto calcisticamente qui, a sud di Buenos Aires, a disputare la Copa Libertadores in bianco-verde, anche perché il Banfield ha perso il giocatore simbolo della conquista nazionale, l'attaccante Santiago "El Tanque" Silva, finito al Vélez Sarsfield. Ci penserà la vecchia guardia, da Christian Lucchetti ai centrocampisti Marcelo Quinteros e James Rodriguez. Dal Benfica è arrivato in prestito il terzino ex Racing, José Shaffer.

NACIONAL MONTEVIDEO (Uruguay). Dopo tanti anni di silenzio è tornato a farsi sentire l'anno scorso il Nacional (eliminato in semifinale dall'Estudiantes), grazie a un'ottima politica basata su un mix di veterani e di giovani. Il più talentuoso di questi ultimi, Nicolas Lodeiro, è però finito in Europa, all'Ajax, e farà certamente parlare di sè nei prossimi anni. Stessa trasvolata oceanica per Diego Arismendi, destinazione Stoke City. Sempre folta la pattuglia di "esperti": a cominciare da Gianni Guigou, poi ci sono Alejandro Lembo, Gustavo Varela e Mario Regueiro. Occhio all'interessante, e giovane difensore centrale Sebastian Coates, protagonista nell'ultimo Mondiale under 20.

MORELIA (Messico). La squadra di proprietà di Azteca Tv torna in Libertadores, grazie a un ottimo campionato Apertura messicano nel 2009. Stella della squadra Miguel Sabah, goleador - eroe della nazionale di Javier Aguirre e protagonista della resurrezione del Tri, dopo lo sfortunato regno di Sven Goran Eriksson che rischiava addirittura di non portare in Sudafrica il Messico. Interessante, in mezzo al campo, Hugo Droguett, che ai prossimi Mondiali ci potrebbe essere, con la maglia del Cile, nonostante le ultime incomprensioni con il CT Bielsa. Si parla bene del giovane centrale difensivo Luis Fernando Silva. Nell'elenco anche l'immortale Jared Borghetti.

DEPORTIVO CUENCA (Ecuador). Terza partecipazione consecutiva per questa squadra ecuadoriana, che appare un po' l'anello del debole del gruppo. Numero 10 Hólger Matamoros, che ha debuttato nella scorsa stagione nella nazionale del suo Paese.

PRIMA GIORNATA:
Banfield - Monarcas Morelia 2-1
Nacional - Deportivo Cuenca 3-2

14 febbraio 2010

[San Siro] Milan - Udinese 3-2. Spunti

Ritorna alla vittoria in casa il Milan dopo qualche passo falso. Lo fa contro un'Udinese davvero spenta a livello agonistico: se vuole salvarsi dovrà tirare fuori maggiore determinazione e cattiveria nei prossimi mathc.

MILAN. Leonardo riparte dal doppio mediano, riesce a controllare il ritmo partita e a rischiare pochissimo, nonostante il 3-2 finale. Mancini largo a destra è solo un cammeo, meno di dieci minuti e dopo un paio di scatti torna ai box sostituito da Pato che se innescato a dovere è un'occasione da gol che cammina. In mezzo si rivede Huntelaar, segna due gol dei suoi, da uomo d'area, anche se incide poco nella manovra. L'inizio del match fotografa la partita: i rossoneri sono vogliosi, aggrediscono la partita, anche rischiando uno sbilanciamento di troppo nonostante il doppio mediano: però dimostrano voglia. E nella prima parte del tempo si gioca a una porta sola: ci sono gli inserimenti di Ambrosini (ancora una volta tra i migliori), l'accompagnamento dei terzini (Favalli a sinistra meglio quando attacca, dietro tiene in gioco Di Natale sul gol del 3-2 che poteva riaprire il match ed è più volte eccessivamente disinvolto nella fase di costruzione iniziale perdendo palle potenzialmente pericolose). Ronaldinho illumina con l'apertura del gol del 2-0 per Pato e comunque rimane sempre in partita grazie a un ritmo di gioco basso che lo agevola non poco: viene raramente anticipato e, quando parte uno contro uno su Isla, si beve pure il raddoppio. Iniziando a sinistra (pochi minuti a destra prima del cambio con Beckham) ha il piede per far tutto ciò che desidera con la qualità che nessuno può mettere in dubbio. Dietro, preoccupa il fastidio muscolare di Thiago Silva (comunque buona la prova di Bonera, che ha preso il posto del brasiliano convocato da Dunga per la Seleçao) e Nesta cammina ancora un po' sulle uova: non è recuperato al 100% e in qualche sbavatura si nota, ma la sua presenza è comunque importante. Un po' sottotono Pirlo, anche se la gara più importante arriva martedì prossimo con lo United.

UDINESE. Grossa delusione: il ritrovare una squadra con tutti questi valori tecnici impelagata nella lotta per la retrocessione ha una motivazione chiara: mancanza di determinazione. E la gara di San Siro fotografa bene questo aspetto. Il piano partita dei bianconeri prevede un blocco difensivo medio basso per tentare la ripartenza veloce, ma lo sviluppo manca in primis di concretezza. La squadra di De Biasi esegue, ma non sembra credere molto a quello che fa, e comunque manca totalmente di cattiveri agonistica nei sedici metri. A ciò si aggiunga un nervosismo esplicito di più di un uomo della rosa, a cominciare dal capitano Di Natale per terminare con Inler: prova davvero sconcertante quella del mediano elvetico, piazzato centrocampista centrale (D'Agostino è out) nel 433 iniziale: sbaglia appoggi semplici, buca raddoppi elementari e in generale mostra cattive letture di gioco. Sostituito, trova a testa bassa lo spogliatoio senza passare per la panchina. Meglio Lodi, poi addirittura dentro Geijo per un 4213 con Pep largo a sinistra. L'Udinese parte con un 433 abbastanza schiacciato con Di Natale e Alexis Sanchez dediti anche alla copertura. Nella ripresa Floro Flores scivola dalla posizione centrale a quella di esterno sinistro del centrocampo, lasciando Di Natale davanti ma molto, quasi tutto è vanificato dall'atteggiamento, tra il poco determinato e il disattento, l'insicuro. Piovono gli errori in fase di transizione e la partita non cambia mai ritmo anche se il pressing del Milan è solo sporadico e certo non ostacola l'arrivo dei friulani ai 20 metri: poi lì ci devi mettere del tuo, e a Udine oggi non c'è la testa giusta. Tuttavia, l'estrema qualità della rosa permette all'Udinese di rimanere in partita e, teoricamente, anche di avere qualche chances per ottenere un punto. Ma ci credono troppo poco e il Milan non regala nulla. O De Biasi cambia andazzo o in Friuli rischiano grosso.



Milan: Dida; Abate, Nesta, Thiago Silva (40′ Bonera), Favalli; Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Mancini (13′ Pato), Huntelaar, Ronaldinho (76′ Beckham). All. Leonardo

Udinese: Handanovic; Isla, Coda, Zapata, Pasquale; Sammarco (71′ Pepe), Inler (61′ Lodi), Asamoah; Sanchez, Floro Flores (71′ Geijo), Di Natale. All. De Biasi

Reti: 7′ e 57' Huntelaar (M), 39′ Pato (M), 46′ Floro Flores (U), 57′ Huntelaar (M), 86′ Di Natale (U)

[Carioca] Vasco è il primo finalista della Taça Guanabara

Battendo in semifinale il Fluminense (ai rigori, dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari) il Vasco è il primo finalista della Taça Guanabara, la prima parte del campionato Carioca. In finale troverà la vincente di Flamengo - Botafogo.
Intanto, Bebeto lascia l'incarico di tecnico dell'America: il feeling con il manager del club, Romario, non è più quello del 1994


13 febbraio 2010

Copa Libertadores - Preview Gruppo 4

LANUS (Argentina). Terza partecipazione consecutiva al torneo continentale del Granate, non esattamente una abitudine nella storia del piccolo Lanus. Dopo i miracoli degli ultimi due anni Luis Zubeldía, l'allenatore più giovane di sempre, a questo livello (non ha nemmeno 30 anni), si attende con curiosità se ci sarà un consolidamento di questi elevatissimi standard. Sebastian Blanco (piuttosto sottovalutato, anche se l'altezza non aiuta) è rimasto, Pepe Sand ha scelto il dinero arabo: dal Central è giunto Gonzalo Castillejos. L'anno scorso uscì subito, i valori non eccelsi del gruppo di cui si tratta promettono un oroscopo più fortunato.

LIBERTAD (Paraguay). Ormai è la squadra di riferimento in Paraguay: l'anno scorso uscì per mano dei futuri campioni dell'Estudiantes e dal 2005 partecipa con continuità alla Libertadores (massimo risultato: la semifinale del 2006). Il team del presidente della Conmebol, Nicolás Leoz, punta in alto: insieme al Lanus è il naturale favorito del gruppo e poi... c'è di che sognare. Davanti occhio al giovane e interessante Pablo Velázquez, classe 1987, già nazionale Guarani, addocchiato da diversi club europei di medio livello.

UNIVERSITARIO (Perù). L'obiettivo è quello di migliorare il risultato della scorsa stagione dove la differenza reti li ha esclusi subito, già nella fase a gironi. Ha lasciato il club un simbolo del calcio peruviano, Nolberto Solano, tornato a giocare in Inghilterra (in Championship, peraltro) dopo la stagione passata qui a Lima. Provano a surrogarlo Luis Hernández e Rodolfo Espinoza.

BLOOMING (Bolivia). Poche speranze per questa squadra che non ha nemmeno il vantaggio dell'altitudine (arma maggiore del calcio boliviano, da sempre) dato che gioca le partite casalinghe a Santa Cruz de La Sierra, la città più popolosa dell'"Estado Plurinacional de Bolivia" retto da Evo Morales. Rinforzi argentini (come l'allenatore, Víctor Hugo Andrada) per questa Libertadores: Luis Sillero e Andrés Imperiale.

PRIMA GIORNATA:
Lanus - Libertad 0-2
Blooming - Universitario 1-2

12 febbraio 2010

Copa Libertadores - Preview Gruppo 3

ESTUDIANTES (Argentina): Ha vinto, sorprendentemente ma meritatamente, la scorsa edizione della Libertadores. Non c'è più Andujar, volato a Catania, ma è tornato il figliol prodigo José Sosa, che al Bayern non è riuscito a inserirsi, e giunto a La Plata Clemente Rodríguez, ex Boca. Juan Sebastian Veron, anima e pure qualcosa di più di questa squadra, che ha reso la vita difficile anche al Barça, nella finale del Mondiale per Club, vorrebbe sorprendere ancora... Non dovrebbero esserci problemi per il passaggio del turno.

ALIANZA LIMA (Perù). E' la squadra più amata del Paese anche se in Libertadores non è mai arrivata a giocarsela fino in fondo, anzi: nelle ultime edizioni non è mai nemmeno riuscita a passare la fase a gironi. Nuovo mister: è tornato sulla panchina l'uruguagio Gustavo Costas, già protagonista delle vittorie nei campionati nazionali del 2003 e 2004. In rosa, tra gli altri, George Forsyth, portiere che un paio di stagioni fa provò pure per l'Atalanta, senza successo, e l'attaccante paraguagio Roberto Ovelar.

JUAN AURICH (Perù). Ritorna alla Libertadores dopo più di un quarto di secolo. Il club vive una seconda giovinezza e, considerato che nel 2007 giocava ancora nella seconda divisione nazionale, tanto entusiasmo che, si spera, riuscirà a rinvigorire Reimond Manco, giovanissima speranza del calcio peruviano su cui ha scommesso il PSV e tornato in patria per rilanciarsi. Grazie a tre gol del bomber panamegno Luis Tejada hanno fatto fuori i Tecos di Guadalajara nel preliminare.

BOLIVAR (Bolivia). Squadra di maggiore lignaggio continentale della Bolivia, Paese calcisticamente non troppo evoluto. L'allenatore è Santiago Escobar, fratello dell'indimenticato Andres, difensore colombiano ucciso dopo USA 1994. In avanti occhio a William Ferreira, uruguagio che nel torneo nazionale è una macchina da gol.

PRIMA GIORNATA:
Estudiantes - Juan Aurich 5-1 (tripletta di Boselli)
Bolivar - Alianza Lima 1-3

11 febbraio 2010

Copa Libertadores - Preview Gruppo 2

E' iniziata questa settimana la fase a gironi della Copa Libertadores. Vediamo girone per girone. Cominciamo dal Gruppo 2, che ha già vissuto le due partite di esordio.

SAN PAOLO (Brasile). Il Tricolor è il naturale favorito del girone. Diversi cambiamenti in rosa (otto nuovi innesti) e la voglia di arrivare fino in fondo. Finito a Roma l'"organizzatore" della difesa André Dias, rimane a Morumbi Joao Miranda, da tempo in procinto di trasferirsi in Europa. Esattamente come Hernanes, lui pure rimasto a San Paolo. Attesi segnali di continuità nella qualità per Dagoberto.

NACIONAL (Paraguay). Campione del torneo Clausura 2009, il "Nacional Querido" sta pian piano diventando habitué del torneo continentale, che in passato aveva visitato raramente. L'attaccante Guillermo Beltrán, classe 1984, è la vedette della squadra, e promette un super 2010, anche in ottica nazionale Guarani.

MONTERREY (Messico). I "Rayados", campioni del titolo Apertura 2009, si sono qualificati alla Libertadores tramite l'Interliga, il torneo messicano che assegna posti per la competizione continentali. Pesantissima la cessione di Humberto Suazo, il Chupete ha attraversato l'Atlantico per vivere l'opportunità di una meritatissima chance europea, al Saragozza. Il Monterrey, per sostituirlo, ha scelto il brasiliano Val Baiano, protagonista di una buona stagione al Barueri. I punti di riferimento della squadra restano il paraguaiano Osvaldo Martínez e l'attaccante Aldo de Nigris.

ONCE CALDAS
(Colombia). Sorprendente vincitore della Copa nel 2004, il team colombiano rimane distante, oggi, da quelle vette. Siamo in disarmo. In più, giocatori chiave dell'Once Caldas nel torneo Apertura, sono stai ceduti, Johan Fano ai messicani dell'Atlante e Jhon Viáfara (un simbolo nel 2004 d'oro) al Juan Aurich.

Prima giornata:
San Paolo - Monterrey 2-0
Nacional - Once Caldas 0-2

10 febbraio 2010

Arouna Koné ritorna al gol

Non è servito a evitare l'ennesimo KO dell'Hannover (sconfitto 2-1 dall'Hoffenheim) ma il gol di Arouna Koné ha comunque un grande significato per l'ex nazionale ivoriano. Finito ai margini nel Siviglia, è pure uscito dal giro degli Elefanti (sempre più competitivi, nomi alla mano, sempre più deludenti nei risultati: inaccettabile l'uscita ai quarti nella Coppa d'Africa appena conclusa). In Germania ha avuto la possibilità di giocare (presito degli andalusi fino al termne della stagione) e subito ha ritrovato la via della rete.

08 febbraio 2010

[Paulista] Robinho subito decisivo col suo Santos

Sono bastati 45' per ritrovare la solita confidenza a Robinho. Il giocatore esiliato dal Manchester City, ha segnato il gol che ha deciso la sfida giocata all'Arena Barueri contro il San Paolo, e ora il Peixe vola in classifica.


[San Siro] Inter - Cagliari 3-0. Spunti

Ulteriore passo avanti della nuova Inter di José Mourinho dopo la rivoluzione estiva e l'addio ad Ibrahimovic. Una crescente consapevolezza permette ai nerazzurri di gestire e riconoscere i momenti chiave della partita, dominandola sostanzialmente dall'inizio alla fine.

INTER. Stavolta infatti, l'Inter non chiama un pressing ultraoffensivo ma con Pandev (favoloso davvero, ieri: elogi anche dal suo tecnico) che gioca trequartista nella zona di Conti e con l'attenzione di Eto'o e Milito disturba l'inizio dei ribaltamenti del Cagliari (rallentati e quindi resi inoffensivi) e riesce a sfondare con ripartenze efficaci, specie a destra (paradigmatico il primo gol con la discesa di Zanetti). Con tali ripartenze l'Inter riesce ad arrivre al tiro con estrema continuità, sia con gli avanti, sia nella mezza transizione e l'inserimento dei rimorchi (Thiago Motta). I primi 25 minuti sono di totale controllo del match, favoriti anche dal punteggio (subito anche il secondo gol: di testa Samuel, Canini perde la marcatura sul corner), e si sviluppa anche un buon gioco palla a terra senza concessioni ai sardi. Un minimo rilassamento favorisce un paio di ripartenze rossoblu e in una di questa il Cagliari era anche andato in gol, poi annullato erroneamente (il tocco per Matri era del nerazzurro Santon, non di un compagno). Nel secondo tempo una combinazione dei tre attaccanti nello stretto consente a Milito di piantare il terzo gol che rende l'ultima porzione del match un allenamento agonistico, svolto però con molta attenzione dai nerazzurri che provano per qualche minuto anche Thiago Motta trequartista e inseriscono il neo-acquisto Mariga, all'esordio in campionato. Grandi elogi di Mourinho (applausi e pollice alzato) per una chiusura sul lato debole di Santon, a fine partita l'allenatore portoghese dirà: " è una cosa importante, l'anno scorso questa cosa Santon non 'avrebbe fatta: si può e si deve sempre migliorare."

CAGLIARI. Partire con un 2-0 sul groppone a San Siro non è certo facile, e Allegri a fine partita proverà a trovare l'aspetto positivo della gara dei suoi nella volontà, anche sul 3-0 di giocare la palla e provare a segnare, pur riconoscendo l'impossibilità di portare a casa punti contro questa Inter. Solito 4312 del Cagliari con Jeda al posto dello squalificato Cossu ma diverse difficoltà a ripartire velocemente come al solito. In più la transizione difensiva ha lasciato parecchio a desiderare: la palla non viene mai fermata e l'Inter, che entra immediatamente in partita, approfitta di queste mancanze per indirizzare la partita. Qualche incertezza di troppo per Dessena schierato terzino destro, più volte saltato nell'uno contro uno da Eto'o e in ritardo su Milito nella chiusura in occasione del terzo gol. Sarà anche vero che il Cagliari ci ha provato fino all'ultimo ma la convinzione è stata davvero relativa e il risultato mai in bilico.




INTER (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, Santon; Zanetti, Cambiasso, Thiago Motta (dal 30' st Mariga); Pandev; Milito (dal 38' st Balotelli), Eto'o (15' st Muntari). (Toldo, Materazzi, Krhin, Quaresma). All. Mourinho.

CAGLIARI (4-3-1-2): Agazzi; Dessena, Canini, Astori, Agostini; Biondini (dall'11' st Barone), Conti, Lazzari; Jeda (dal 38' st Nainggolan), Nené (dal 15' st Larrivey), Matri. (Vigorito, Ariaudo, Marzoratti, Parola). All. Allegri.

GOL: Pandev al 7', Samuel al 20' p.t.; Milito al 2' s.t.

05 febbraio 2010

[Paulista] Santos: in attesa di Robinho, Neymar

In attesa dell'esordio del figliol prodigo Robinho, il Santos si consola con i suoi giovani gioielli, Paulo Henrique "Ganso" e Neymar, entrambi in gol contro il Santo André ieri notte. Qui sotto il video dello "slalom" vincente di Neymar:

04 febbraio 2010

[Belgio] Capolavoro di Boussoufa al 90' decide la sfida-campionato

Ieri si è giocato il recupero di Anderlecht - Bruges, rispettivamente primo e secondo in classifica nel campionato belga. Decide una perla di "Mbark" Boussoufa, al 90'

01 febbraio 2010

Egitto Campione d'Africa 2010

Per la terza volta consecutiva l'Egitto diventa campione d'Africa. Ieri, nella finale di Luanda, ha battuto il Ghana per 1-0. Gol decisivo, ancora di Mohamed Nagy "Gedo".



Terzo posto per la Nigeria: mio pezzo su Gazzetta.it