08 febbraio 2012

Palacio vista mare

Fonte: Max






Adesso anche il gol di tacco al volo. I gesti tecnici di Rodrigo Palacio sono ultimamente fuori registro (straordinaria la sua rete contro il Napoli, pure). Corre il rischio che qualcuno si accorga del suo incredibile talento, offuscato solo dal basso profilo di cui si può fare vanto. Concedeteglielo, però: la rete contro la Lazio era probabilmente per celebrare il suo trentesimo compleanno, e per ricordare ai tanti smemorati di questo pseudo paese calcistico, quello che in realtà non ama per nulla il gioco del calcio in quanto tale, che forse è il caso di ricordarsi di lui. Di Rodrigo.

Palacio fatidicamente, regala il tacco d'antologia nella giornata in cui la squadra che lo ha più corteggiato in estate (e ci ha “provato” pure nel mercato invernale) stava crollando a Roma. Nell'ultimo mercato, infatti, Gian Piero Gasperini, giunto a sorpresa sulla panchina dell'Inter, aveva chiesto alla sua dirigenza proprio l'attaccante di Bahia Blanca, lo stesso paese di nascita di un altro fenomeno, però del parquet, Manu Ginobili. La piazza nerazzurra, prima ancora di parte della società, era insorta qualificando la richiesta del mister come la prova della provincialità del suo tecnico: “ma questo ha capito che siamo l'Inter e vogliamo i fuoriclasse?”.

Dodici gol in 16 partite in una squadra non esattamente di prima fascia e alle prese con molti problemi di identità, è stata la risposta sul campo del genoano. Arrivare all'Inter, con l'allenatore che in Europa lo ha meglio sfruttato, utilizzandolo da attaccante esterno in un sistema di gioco molto adatto alle sue qualità, avrebbe coronato una rincorsa iniziata tanti anni fa nella provincia argentina. Provincia, dove il pregiudizio di troppi addetti ai lavori lo aveva confinato salvo poi scoprire che le giocate che regalava ai tifosi del Banfield, poteva realizzarle anche nel Boca Juniors. Vince campionati e alza pure una Copa Libertadores coi Bosteros, dove forma il Pa-Pa insieme al massimo cannoniere, e idolo incontrastato, della storia Azul y Oro, Martin Palermo.

L'occasione di venire in Europa è continuamente rimandata, finché una flessione di rendimento in Argentina fa pensare al colpaccio a Preziosi, che lo porta a Genova nel calciomercato del 2009. Arriva come uno dei tanti, come sempre nell'ombra, senza che nessuno si periti di sponsorizzarlo: nessun procuratore che prenota le tv per esaltarlo come il migliore degli acquisti possibili, nessuno, o pochi addetti ai lavori, che ne illustrino le enormi qualità. Sola concessione al look, un codino kitsch che accompagna i suoi capelli rasati, fuori moda e fuori tempo: a Palacio, per fortuna, resta la legge del campo, che non mente. Il circo che sta attorno al calcio non lo celebrerà mai, al Genoa e ai genoani va benissimo così.

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