30 giugno 2006

[dialoghimondiali] Ucraina Svizzera

Sono passate alcune ore dalla sconfitta ai rigori contro l’Ucraina ma quel senso di incompiutezza proprio non se ne vuole andare. Questi Mondiali sembravano indirizzati verso una totale “indimenticabilità” dell’evento. La Svizzera pareva proprio destinata a dover rinnovare la sua storia calcistica, sinora riempita da modesti piazzamenti e da tanta altalenanza di risultati. E poi si avvicinava, già da tutti pregustata, la sfida all’Italia di Lippi, la squadra forse più nervosa e arrogante vista in Germania. Sfida da dimenticare, Mondiali terminati.
A proposito di arroganza azzurra, nel dopopartita siamo transitati dalla zona delle interviste, dove sfilano tutti i giocatori mentre si dirigono ai loro pullman, e abbiamo avuto modo di fare la conoscenza di alcuni colleghi d’oltre confine. Uno tra essi, vedendo noi “svizzerotti” piuttosto delusi dalla prestazione dei ragazzi di Kuhn, esordisce con "Forza ragazzi, siete andati già oltre le vostre possibilità". Sorvolando sulla sua totale mancanza di tatto, tale “buttata” mi ha portato comunque a qualche riflessione. La domanda quindi è la seguente: davvero la Svizzera è andata oltre le sue possibilità? Ha ragione lui? Dovremmo essere contenti così? Kuhn dovrebbe essere contento così? Un altro collega di Mr. Simpatia ha poi aggiunto: "E questo chi è? Margairaz (pronunciato Magarà, come un fantasista di Sao Paulo, ndr)?" Hanno gente che non conosce nessuno. Si poteva andare avanti allora con “gente che non conosce nessuno”?
Rispondiamo convinti. Sì, questa squadra doveva andare avanti. E... no, questa squadra non è andata oltre le sue possibilità, ma al di sotto delle stesse. Questa nazionale era forte e compatta, ricca di tutte quelle qualità che dovrebbero permettere ad una squadra di giocare le partite, di comandarle e di vincerle. Al di là dei nomi, sconosciuti soltanto a chi cura il proprio orticello, ai “tamarri” del pallone e della professione. Kuhn ha avuto tanti meriti nella costruzione di un gruppo così forte, ma poi sul più bello ha fatto riaffiorare quella sua timidezza che altre volte ci capitò di evidenziare e, con rispetto, criticare.
A Kuhn i meriti vanno riconosciuti nella gestione della squadra più che nella cura degli umori dei singoli. Il selezionatore zurighese ha sempre lasciato in primo piano il concetto di “gruppo”, ma con tutta questa apertura al gruppo ha spento forse troppo spesso la luce sulle individualità. Si è concentrato nel mantenimento delle gerarchie interne trascurando l’entusiasmo e l’energia di nuovi volti. Behrami ha confessato:"Se Kuhn ha convocato ventitre giocatori, avrebbe dovuto dimostrare di fidarsi di tutti e ventitre, altrimenti sarebbe stato meglio chiamarne quattordici o quindici soltanto". Parole perfette.
Per Kuhn esistono gerarchie ferree, e al massimo queste gerarchie possono portarlo a scegliere tra elementi che lui ritiene sullo stesso gradino della scala (vedi l’eterno: Gygax o Streller), ma mai tra questi ed elementi rampanti. Se lo stesso Behrami ha avuto tanta sfortuna, incappando in quella fastidiosissima infiammazione, c’erano comunque ragazzi che non vedevano l’ora di provarci, di entrare in gioco. Margairaz e Dzemaili per esempio – tra i due-tre migliori giocatori dello scorso campionato elvetico – avrebbero potuto davvero dare nuova energia alla manovra offensiva, del tutto bloccata dalla mancanza di intraprendenza dei centrocampisti (Barnetta escluso naturalmente) e dalla scarsa vena degli attaccanti. Stesso discorso vale per i vari Dzemaili e Lustrinelli, forze fresche. Sentire Vogel che dice "Contro l’Ucraina c’è mancata freschezza" non fa nient’altro che affondare il colpo dove già faceva tanto male. Com’è possibile mancare di freschezza con una rosa di ventitre nazionali a disposizione? Mistero. Peccato, perché in altre fasi di questa avventura, e pensiamo soprattutto alle qualificazioni, Kuhn aveva avuto maggiore coraggio. Allora la nazionale lascia il Mondiale senza aver subito gol ma anche con uno dei giochi più compassati dell’intera manifestazione. Per il futuro, Kuhn prenda esempio anche da Klinsmann, e lasci più corda ai suoi levrieri: hanno voglia di correre.

PAOLO GALLI fonte: Giornale del Popolo

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