05 giugno 2008

Euro 2008 - Gruppo C

Il minimo errore può essere fatale. Il problema maggiore per chi fa parte di un gruppo molto competitivo come quello che ingloba Italia, Francia , Olanda e Romania è proprio quello di non potere sbagliare. Da subito: quindi è necessario partire immediatamente forte col rischio di non “tenere” per tutta la durata del torneo. Importante considerazione per chi gioca per arrivare, sempre e comunque, in fondo. Stress per i partecipanti, ma tanto tanto spettacolo per gli spettatori: vedere subito le big una contro l’altra non può che far bene all’Europeo. Pur rappresentando l’élite del calcio mondiale Francia, Olanda e Italia giungono però a questo torneo con dubbi e polemiche interne feroci, specie attorno ai rispettivi Commissari Tecnici. Marco Van Basten sa che questa competizione rappresenterà l’ultima sua esperienza sulla panchina Orange. Mai realmente amato come tecnico, l’ex centravanti del Milan ha fatto impazzire più di un supporter negli scorsi mondiali, sacrificando sacchianamente (che contrappasso, per lui, al centro di un aut aut famoso nell’epoca milanista) giocatori di spessore come van Nistelrooy sull’altare della strategia e del gioco: meglio i Kuyt, soldati che eseguono in silenzio. La vulgata non riporta, tuttavia, come le condizioni dell’attuale attaccante del Madrid non fossero proprio perfette, ma tant’è: non si va contro la Storia, e uscire, male, negli ottavi dopo aver anche balbettato nel primo turno, pesa tanto, Ruud o non Ruud. In generale, poi, Van Basten paga il non essere riuscito a domare uno spogliatoio da sempre rissoso ma che molti speravano si ricostruisse attorno al carisma del Cigno di Utrecht. E invece, c’è addirittura chi, come Seedorf, si chiama fuori: “ ma ritornerò con un altro CT, sia chiaro.” A tutto ciò si aggiunga un talento medio diffuso davvero elevatissimo. Forse però non distribuito in tutti i reparti: dietro, non è che abbondino le sicurezze e Van der Sar non è proprio un tappabuchi portentoso. In compenso, al di qua della metacampo, di uomini decisivi ce ne sono, eccome: da Van der Vaart a Sneijder, da Babel a Robben , passando per gli Huntelaar e i Van Persie, oltre a van Nistelrooy. Paura fan paura, poi dipende sempre dalla loro attitudine. Si sono create polemiche anche attorno a Roberto Donadoni, selezionatore italiano che mai ha persuaso in toto la stampa dello Stivale. Un po’ perché non è un campione di diplomazia, molto perché in tanti rivorrebbero Lippi, e stiamo parlando sia dei tifosi che, soprattutto, dell’entourage della federazione. Donadoni è un figlio della rivoluzione Post Calciopoli, e non a tutti garba. Da bergamasco gnucco, però, il fantasista di Atalanta e Milan, i risultati li ha sempre offerti sul campo, e chiede di essere giudicato esclusivamente per questi. La sua Italia si è qualificata nonostante critiche spesso in malafede e non raramente ha offerto significative prove di sapere giocare un calcio anche piacevole. La sperimentazione positiva nei moduli, il recupero di uomini chiave come Panucci, le scommesse vinte come Di Natale certificano della bontà del lavoro di Donadoni, che per soprammercato gode di architravi importanti come Buffon, Pirlo e Toni. Qualche dubbio potrebbe essere rappresentato dalla difesa, visto il campionato non esaltante di Materazzi e il definitivo addio all’Azzurro di Nesta, ma le alternative certo non mancano. E il coraggio di presentarle anche dal primo minuto, pure. Nubi scure si agitano anche sul CT francese Raymond Domenech. Lasciare a casa un cecchino come Trezeguet fa storcere la bocca ai più: delle idiosincrasie di questo allenatore molto sappiamo, ora però sembra tirare un po’ troppo la corda, e comunque a pagare stavolta sarà lui. L’idea del tecnico di origine catalana è quella di fondere il blocco dei residui campioni di tante (vincenti) battaglie come Henry e Vieira, con l’anima giovane della Francia rappresentata dal potenziale fuoriclasse Benzema. In mezzo, pezzi da novanta come Franck Ribery e Florent Malouda. Insomma, la qualità e l’esperienza non manca, pescando anche a caso nel mazzo giocatori come Gallas e Makelele. Tre grandi e una cenerentola? Piano piano. La Romania si è già messa alle spalle l’Olanda nel girone di qualificazione a questi Europei offrendo uno spettacolo anche tattico di estremo valore. Il CT Piturca, non proprio un caratterino facile (già dimessosi dall’incarico più prestigioso del Paese nel 1999 dopo una serie di litigi all’interno dello spogliatoio) ha fatto davvero un buon lavoro. Ovvio che avere in attacco un giocatore decisivo come Adrian Mutu, aiuta non poco. Ma è la struttura di squadra a convincere nelle uscite degli ultimi due anni. Importante sapere quale sarà la reale condizione di un leader come Cristian Chivu, infortunato a una spalla che andrà sotto i ferri solo a Europeo concluso. Un po’ per questa deficienza ma anche perché Piturca si sente garantito dalla spinta di Rat a sinistra e dalla coppia centrale di difesa Goian – Tamas,il CT proporrà il giocatore dell’Inter a sinistra nel centrocampo disposto a rombo, con Dica dietro alle punte e un centrocampista dinamico e con doti registiche davanti alla difesa (potrebbe proprio essere il “senese” Codrea). Da prendere estremamente con le molle.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Corriere del Ticino

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