05 giugno 2008

Euro 2008 - Gruppo D

Il Girone D dell’Europeo è quello delle incognite. Spagna, Russia, Svezia e Grecia, ognuna a suo modo rappresenta un grosso punto interrogativo. A cominciare dalla favorita del raggruppamento, la Spagna. Il CT Luis Aragones vive ormai da tanto tempo una serie di equivoci. Uno l’abbiamo finalmente eliminato alla fonte: Raul, simbolo del Real Madrid e per molti anni delle Furie Rosse, non è stato nemmeno convocato. Tuttavia, rimangono ancora perplessità. Due attaccanti come David Villa e Fernando Torres godono un po’ ovunque di grande considerazione, ma giocheranno entrambi? Spesso Aragones ha spesso proposto un 4141 con una sola punta e giocando un fútbol di tocco, con grande possesso palla. Nessuno dei due big è indicato alla bisogna: è necessario anche possedere capacità spalle alla porta, doti di lettura del gioco che coinvolgano pure gli inserimenti dei compagni e né l’uno né l’altro eccellono in questo esercizio. Certamente il centravanti del Valencia si fa preferire, però estromettere il Niño dopo una stagione dove finalmente ha visto la porta con continuità appare un delitto agli occhi di tanti aficionados. A centrocampo la qualità è elevatissima: Cesc Fabregas, Xavi, Xabi Alonso, ma anche Senna e De La Red, sorpresa del Getafe. Tutta gente che però tende a giocare in mezzo e a volere il pallone tra i piedi più che nello spazio e sulla corsa. Unici veri incursori, e di enorme qualità, sono Iniesta e Silva e probabilmente saranno loro gli uomini barometro della squadra: funzionassero i loro tagli, la Spagna potrebbe puntare davvero in alto. Anche dietro, tolta la sicurezza Iker Casillas, qualche incertezza c’è, più per l’intesa d’assieme che per il valore dei singoli giocatori: almeno i titolari Sergio Ramos, Puyol e Marchena (opzione Albiol) non si discutono. Amante del rischio è pure Guus Hiddink, approdato, si dice per volere di Roman Abramovich, sulla panchina della Russia. Il tecnico olandese, universalmente apprezzato, è fatto un po’ alla sua maniera e in queste convocazioni ha dato il meglio di sé. A casa, e forse non solo per questioni tecniche, resta sostanzialmente il miglior bomber del Paese, Alexander Kerzhakov. Anche se quest’anno è reduce da una stagione tribolata che ha visto, a febbraio, il suo addio al Siviglia per tornare nella Grande Madre Russa(sponda Dinamo Mosca), l’ex cecchino dello Zenit è pur sempre il miglior realizzatore delle qualificazioni a questi Europei. Hiddink non prende prigionieri, e si è deciso a rinunciare anche a un altro elemento di classe come Marat Izmailov, reduce da una buona stagione con lo Sporting Lisbona. Il problema di Hiddink è che in realtà, durante tutta la sua gestione, la Russia ha mostrato poco gioco d’insieme e larghi tratti di improvvisazione, caratteristica che ha poco del dna dell’ex allenatore della Corea del Sud. E qui sulle Alpi, è giusto ricordarlo, sono alla fine arrivati grazie all’incredibile vittoria croata di Wembley che ha mandato all’inferno l’Inghilterra in favore della nazionale dell’olandese. In molti sono però pronti a scommettere che la Russia avrà, come costume delle squadre del guru olandese, una sua identità precisa e convincente, e comunque gli elementi di qualità e talento potrebbero fare la differenza. Su tutti, naturalmente, Alexey Arshavin che ha quest’anno conquistato la Coppa Uefa con il suo Zenit, ma la sicurezza è rappresentata anche dal portiere Igor Akinfeev, classe ’86 di sicuro avvenire. La Svezia ha il dubbio Ibrahimovic: sarà finalmente decisivo? Il cammino dei gialloblù passa certamente attraverso questo enigma. A dargli una mano, davanti, Johan Elmander o Markus Rosenberg del Werder Brema: sono gli uomini giusti? Pochi ricambi per il CT Lagerback che punta molto sull’esperienza dei suo uomini: ha richiamato addirittura Henrik Larsson, 37enne che sta chiudendo la carriera nell’Helsingborgs dopo le soddisfazioni di una carriera di primissimo piano. Poi Fredrik Ljungberg, Olof Mellberg (neo juventino), Christian Wilhelmsson: non proprio gente di primo pelo. Importante sarà anche il campionato europeo di Kim Kallstrom, versatile centrocampista del Lione. Fanalino di coda, la Grecia? Eh, stesse identiche parole che si leggevano quattro anni fa. Poi sappiamo com’è andata a finire con gli uomini di Otto Rehhagel sul tetto del Continente, responsabili, senza mezzi termini, di una delle più grandi sorprese della storia del calcio. Buon stratega, con una predilezione nemmeno troppo nascosta per densità difensiva e contropiede, il carismatico CT tedesco dopo aver realizzato il capolavoro della sua carriera è stato ancora capace di toccare le corde giuste dei suoi uomini e di qualificarli per l’Europeo. Una mano gliel’ha dato il sorteggio che ha opposto gli ellenici a Turchia e Norvegia, come uniche squadre credibili. I greci hanno nel centrocampo di contenimento e riproposizione la propria forza: Angelos Basinas, Georgios Karagounis e Konstantinos Katsouranis hanno fiato, grinta, testa e esperienza internazionale. Comunque, gente che non si arrende, e poi sono proprio loro i campioni d’Europa in carica. Ricordarlo, anche a quattro anni di distanza fa sempre un grande effetto…

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Corriere del Ticino

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