Come? Sì, sì, il nome nuovo di questa Champions League, ormai orfana delle squadre italiane, è Hulk, attaccante del Porto che ha appena mandato a casa Agüero, Forlan, Maxi Rodriguez e le al solito mal riposte ambizioni dell'Atletico Madrid. Hulk è il nomignolo di un brasiliano, è una punta potente ma che si trova bene soprattutto quando parte dall'esterno, ha buona velocità di base e può liberare un sinistro degno del miglior Adriano: un missile. Poco aggraziato, il busto troppo eretto circondato da spalle belle larghe, Hulk non è quel calciatore che fa sempre la scelta giusta all'interno della giocata, eppure egli è in grado di cambiare la partita con un'accelerazione o una conclusione. In un calcio estremamente bloccato come quello che si gioca oggi, alle volte è più utile di tanti QI calcistici elevatissimi. Sotto il mister Jesualdo Ferreira ha imparato in fretta in quale zone del campo può rischiare: i consigli funzionano e ora il pubblico di Porto, molto scettico al suo arrivo, lo ha già eletto idolo.
L'eroe dei fumetti Marvel o forse la celebre versione televisiva con Lou Ferrigno nei panni del mostro verde erano l'imitazione preferita del piccolo Givanildo Vieira de Souza, e il nuovo battesimo giunge proprio dalla mamma. Il papà, Djovan Vieira, era stato un discreto attaccante nello stato brasiliano del Paraíba (territorio che ha dato i natali al grande Leo Junior), profondo Nordest del Paese, l'area più povera dello Stato. Il fisico c'è, la voglia di diventare un calciatore professionista pure: perché non tentare di lasciare Campina Grande e provare a crescere in Europa? Detto, fatto: a 15 anni, nel 2001, coi genitori evidentemente impossibilitati ad accompagnarlo, Givanildo si trova in Portogallo. Al Porto gli notano qualche chilo di troppo, per il ragazzo c'è la Vilanovense, club di Gaia, cittadina sempre del nord del territorio lusitano. Promette bene, col fisico che si ritrova e che a quell'età fa la differenza, segna col pallottoliere e risulta capocannoniere della squadra juniores della Vilanovense, dove però tutti lo chiamano “Ruca”, a cominciare dal presidente del club, Nélson Almeida. Proprio l'uscita di scena di Almeida chiude la prima puntata nel calcio del Vecchio Continente: Hulk sente tanta indifferenza intorno e i big teams non si muovono. La saudade fa il resto: si ritorna in patria. Le evoluzioni europee hanno però destato qualche interesse in Brasile, San Paolo, Corinthians, Vitoria Bahia invitano il ragazzo, anche se la reale crescita avviene nel Corinthians di Alagoas, altro stato nordestino. In quella squadra è cresciuto pure Pepe, attuale centrale del Real Madrid, ed è passato Deco, ora al Chelsea. E pure per Hulk diventa un trampolino. Ha la possibilità, con la sopraggiunta maggiore età, di andare in Giappone, un po' un'Europa minore per i brasiliani, che da tempo occupano la J League con tantissimi giocatori, speranzosi di una chiamata dal Vecchio Continente. Nel Paese del Sol Levante Hulk arriva in prestito al Kawasaki Frontale, mostra buone cose ma non convince appieno: l'esplosione avviene quando il club di proprietà della Fujitsu lo presta al Consadole Sapporo, 25 gol in 38 partite e un milione di euro da recapitare in Brasile per acquisire il cartellino dell'attaccante. L'interesse delle squadre europee, soprattutto del Paris Saint Germain giunge dopo le sue stagioni ai Tokyo Verdy che attorno al suo nome creano una vera e propria venerazione, giocando anche sul colore, verde, delle proprie maglie, che si lega a doppio filo all'eroe della Marvel. Nella capitale nipponica segna come non mai, giocando spesso da attaccante esterno. Quando tutto appariva pronto per la passerella nella Ville Lumière, ritorna in gioco il primo spasimante del giocatore, il Porto del presidente Pinto da Costa: la sua offerta è migliore, e probabilmente il legame con il procuratore, l'uruguayano di stanza in Brasile, Juan Finger, pure. Si torna in Portogallo. Un breve periodo di adattamento, qualche battuta salace di commentatori e tifosi, con quel nome che sa troppo di fumetto. Ma Jesualdo Ferreira è un tecnico attento, sa quello che può trovare in questo giocatore. Ci crede e il tridente con Lisandro Lopez e “Cebolla” Rodriguez è completato proprio dal brasiliano, che gioca e segna, convince e ricaccia in gola i risolini dei più, definitivamente eliminati quando il CT della nazionale brasiliana, Carlos Dunga, ammette di seguire da tempo l'evoluzione del giocatore, prospettandogli un futuro con l'Amarelinha. In campionato il Porto tiene distanti i rivali, per la Champions ci sono i quarti col Manchester United. Qui ci vuole un miracolo: spazio al super-eroe...
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo n.14/09
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