26 febbraio 2009

Analisi Sudamericano Sub 20

Ah, Sudamerica! No, stavolta non per celebrare la genialità di Paolo Conte e sottoscrivere quella di Schiaffino. Non serve volare così alto per sorprendersi a queste latitudini. Nell'ultimo Sudamericano under 20, svoltosi in Venezuela, non ne è andata una dritta. Ok, ha vinto il Brasile, bissando il titolo di quattro anni fa. Ma poi? Fantasia al potere: non c'è stato pronostico rispettato!

La “Juventud di America” si è sfidata in Venezuela per scegliere i migliori del continente e per preparare quattro comitive da inviare ai prossimi mondiali di categoria in Egitto, a settembre inoltrato. Pronti? l'Argentina, campione del Mondo under 20 due anni fa, nel torneino finale racimola la miseria di due punti e rimane a vedersi la rassegna continentale a casa, così come un'altra squadra zeppa di talento, la Colombia. In Egitto ci va, e questa è la più originale di tutte, il Venezuela, sì la Vinotinto, la barzelletta del continente del futbol si qualifica per la prima volta nella sua storia per un Mondiale: merito del gruppo costruito da Farias a cui si deve aggiungere il talento individuale di Rafael Acosta (in forza al Cagliari di Allegri) e le parate di Rafael Romo. Come è stato possibile? Nel racconto dell'incubo il CT dell'Albiceleste, Sergio Batista, riferisce a mo' di automa che la sua squadra ha giocato male ed è stata sfortunata. Non basta. Vero che il gruppo del Checho, già figurante nella Nazionale di Diego Maradona che impacchettò la Coppa del Mondo del 1986, è partito per Caracas senza due elementi chiave come Pablo Piatti (Almeria) e Fabio Di Santo (Chelsea), ma gli alibi terminano qui. Batista non ha mai trovato un assetto valido, zoppicando già nella prima fase del torneo. Nella barca che affonda ignominiosamente c'è un passeggero che si salva: Eduardo Salvio, il “Toto” ha ancora una volta messo in evidenzia il suo variegato repertorio fatto di uno contro uno, movimenti, dribbling e tanti gol. In più il ragazzo del Lanus, che ha già la lista europea degli spasimanti, è un attaccante che “vede” gioco, e un passatore molto sottovalutato, una dote che forse lo eleva anche al di sopra della sua “fotocopia” nel mondo dei grandi: Ezequiel Lavezzi, stesso numero di maglia, stesso modo di involarsi palla al piede. Manca, per ora, l'esperienza e il contratto milionario contratto dell'Europa, fidatevi, arriverà quest'estate. Il resto? Una delusione. A cominciare dal capitano, Emiliano Insúa, lui pure reduce dal Mondiale vinto: sballotato tra la posizione di terzino sinistro e centrale l'innamoramento di Rafa Benitez, che lo ha portato al Liverpool due anni fa, non ha mai mostrato le capacità morali e tecniche che in tanti gli attribuiscono, finendo addirittura espulso nel match conclusivo con la Colombia. Non tanto meglio Franco Zuculini, che pure qualche buona cosa l'ha fatta: recuperatore di palla alla Mascherano il talento del Racing Avellaneda ha sofferto probabilmente anche la poca chiarezza del sistema di gioco del Checho, che continuava ad alternare moduli, modificando soprattutto la struttura del centrocampo. Zuculini tuttavia ha evidenziato alcuni limiti di leadership specie in fase di possesso palla che forse iniziano a far traballare il santino di giocatore completo (gioca destro e sinistro) che gli scout hanno celebrato al suo esordio nell'Academia. Qualcosa di buono ha mostrato Cristian Gaitan (1992), centrocampista destro dell'Estudiantes, poi qualche briciola di Ivan Bella e Leandro Velazquez, entrambi scuola Velez, oltre al sottoutilizzato centravanti Neira. La mancata classificazione al Mondiale rimane una letterale vergogna, però può darsi sottolinei quello che alcuni osservatori riferiscono per ora solo a bassa voce: non è che le miniere di talento argentine, produttrici dei Messi e degli Aguero, sono estinte? Certo continuano a pieno regime quelle brasiliane. La squadra di Lourenço, sfilacciata ma vincente nella scorsa edizione grazie soprattutto al talento di Pato e Lucas (Liverpool), in Venezuela, davanti ai non molti spettatori (qui regna il baseball, c'è poco da fare), ha mostrato ottimo gioco di squadra al di là delle qualità dei singoli, che non sono poche. Partito con un assetto troppo spregiudicato che prevedeva l'interessantissimo prospetto Renan Oliveira con Douglas Costa dietro due punte, il CT ha modificato lo scheletro in maniera convincente inserendo due giocatori di qualità ma anche di corsa e recupero come Tales ( un simil Diego) e Giuliano come “meias”. Bravissimi entrambi dietro la macchina da gol Walter, cicciottello dell'Internacional con un istinto per il gol fuori dal comune (5 i suoi centri, co-capocannoniere della manifestazione). L'infortunio di Tales ha poi rilanciato Douglas Costa, super talento del Gremio appetito non poco dal Real Madrid. A fianco di Walter è partito Dentinho, sinistro molto interessante per eleganza e tecnica che però è rimasto un po' sotto le sue possibilità tanto da essere più volte sostituito da Alan Kardec, centravanti fisico del Vasco con un'oncia del talento del giocatore del Corinthians. Non male nemmeno i laterali di spinta Patric (destra) e Diogo (sinistra): citazione anche per il mediano Maylson e capitan Sandro. Ottimo torneo anche per l'Uruguay, seppur mostrando un calcio antico e fardellato da continui uno contro uno o giocate che coinvolgevano pochi uomini. Il talento davanti era però troppo elevato, e ha alla fine pagato i dividendi notevoli: Jonathan Urretaviscaya (Benfica), Nicolás Lodeiro (Nacional) e Tabaré Viudez (Milan) hanno spartito i due posti dietro agli ottimi attaccanti “El Morro” Garcia” e “La Joya”, Abel Hernandez, acquistato da Zamparini proprio durante il torneo, in cui ha messo a segno 5 reti. Il Paraguay è l'ultima qualificata, sornione come da tradizione e con due prospetti interessanti come il centrocampista di inserimento Hernán Pérez e l'attaccante Robin Ramírez. Detto tutto? Non resta che la sorpresa finale, quella tecnica: siamo convinti che la nazionale colombiana sia come talento individuale almeno tra le prime tre del lotto: il terzino Diaz, il mediano Leudo, il capitano Arroyo, le mezzepunte Reina e Mejía sono giocatori di cui sentiremo parlare, insieme a Ibarbo, un centrocampista che ricorda Sissoko e Vieira e che l'Udinese, con notevole fiuto, ha già firmato. Ecco, la Colombia, lei pure, vedrà i Mondiali in televisione... Sudamerica, Sudamerica...

CARLO PIZZIGONI

Fonte: Guerin Sportivo

2 commenti:

Brian Spilner ha detto...

Che ti è parso di Gunino? A me è piaciuto moltissimo. Forse il miglior esterno basso dopo Patric.

Carlo Pizzigoni ha detto...

L'Uruguay aveva certamente (e finalmente) un'ottima squadra, Gunino compreso. Certo che dal punto di vista della trama di gioco è quella che mi ha fatto l'impressione peggiore tra le big