Un campionato diviso in due con Apertura e Clausura con stagione regolare e play off, deciso poi nella finale ai rigori. Il Messico di questi lustri, ormai travolto dalla cultura statunitense pure nello sport, ha scelto nella celebrazione dei testa a testa, che stimolano l'evento (anzi l'Evento) il modo per assegnare il titolo. Niente noiosi campionati piene di gare inutili. No, tre gironi preliminari, con le migliori che si battagliano in andata e ritorno nella Liguilla, perché pur copiando con la carta carbone la struttura dei campionati professionistici degli yankee (per non parlare delle cheerleaders a bordo campo), rimane sempre la forma da salvare... Essia. Così, quindi, come nella migliore tradizione statunitense, l'importante è arrivare nella forma migliore quando si entra nella Liguilla. Concetto che bene rende proprio il campionato Apertura del Toluca, che dai rigori della finalissima è uscito campione e che invece non aveva brillato granché nella stagione regolare. Ecco, la formula farà storcere il naso ai più però sicuramente in questa occasione ha regalato sorprese e suspense fino all'ultimo minuto e il titolo si è deciso all'ultima palla, manco fosse un match di baseball. Tra le sorprese la rinascita del Cruz Azul, probabilmente la terza squadra per tifosi nel Paese, dopo America e Chivas Guadalajara, che quest'anno sembrava così destinata a ritornare a capo dell'impero azteco, una volte fatto fuori l'Atlante di Cancun, uno dei dominatori della fase a gironi. E vai con le rotative: dopo il dominio degli anni Settanta la “Maquina Cementeria” (il club fu fondato da un impresa di cemento a Hidalgo, poi si trasferì nella capitale) tornerà nel ruolo che gli compete (lo ha fatto solo una volta da allora, nel 1997)! Essì, perché la Cementeria per investire investe: in squadra si trovano elementi esperti come Gerardo Torrado e giovani prospetti come Villaluz (la terza stella del Messico dei giovani rampanti campioni del Mondo under 17, dopo Carlos Vela – Arsenal - e Giovani Dos Santos – Tottenham, quest'ultimo decisamente precipitato nella trasferta inglese), tutta gente da Tri, la nazionale messicana ora guidata da Eriksson. Eppure per un motivo o per un altro la Maquina chiude sempre la stagione piena di rimpianti. Come stavolta: forse spossati, più mentalmente che fisicamente, per la semifinale nel sud del Messico, e probabilmente abbastanza (pure troppo) sicuri di mettere sotto senza eccessivi patemi il Toluca, gli uomini di Benjamin Galindo hanno preso due diretti in 22 minuti che nemmeno uno dei tanti pugili di queste parti, e ce ne sono stati di grandissimi, avrebbe saputo incassare: 2-0 in meno di mezz'ora e favolosa partita del capitano del Toluca Paulo Da Silva. Sì, quel Paulo da Silva che fa fischiare le orecchie in Laguna: il nostro ha giocato, proveniente dal Perugia dei Gaucci (2 match), sette scampoli di partita nella stagione 2000/2001 nel Venezia ed è passato per Cosenza, toccata e fuga, prima del ritorno a casa, in Paraguay. Poi, la chiamata dei pesos messicani. Eccoci, solita figura da cementari, illudono e poi... E via col refrain. Il ritorno poi il Toluca lo doveva giocare sul suo campo, il Nemesio Diez, che qui soprannominano la Bombonera per il baccano che accompagna la squadra di casa. Pronostico chiuso, anche perché la squadra orchestrata in mezzo al campo dal brasiliano naturalizzato Zinha fa della solidità la sua arma migliore. Insomma... Il Cruz Azul, che ama sorprendere, gioca una partita favolosa, anche rimanendo in dieci, rimonta i due gol di svantaggio e si gioca tutto ai rigori. Il protagonista diventa il portiere argentino Hernan Cristante, 39 anni suonati, al “Diablo” da dieci anni, quest'anno segnalatosi per aver battuto il record di imbattibilità , 746 minuti, che durava da 14 anni nel futbol messicano. Dopo 12 rigori trasformati va sul dischetto Almzan del Toluca, legnata direttamente sulla traversa ma, solita sfiga cementera, schiena del portiere Yosgart e rete. Tiro successivo, Cristante si getta a sinistra e devia il pallone calciato da Alejandro Vela. Toluca Campeon e il “Chepo” De La Torre sugli scudi, è lui l'autore del miracolo, l'allenatore che ha dato la svolta decisiva alla squadra e che, riconosciamolo, ha pure portato un po' di fortuna a Toluca De Lerdo, il nome completo della nuova città dei campioni, anche se certo c'è più convinzione ora rispetto agli anni di José Pekerman. L'ex CT dell'Argentina, mago delle giovanili e un po' meno mago quando gli han messo in mano la Formula Uno della nazionale maggiore in Germania nell'ultimo Mondiale, ha sì il merito di aver costruito questa squadra (è giunto in Messico nella primavera del 2007) e di averla sempre portata alla Liguilla, ma nessuno ha mai percepito quello spirito di battaglia che è esistito invece in questo campionato Apertura. Poi, va da sé, Quetzal, il serpente piumato venerato dagli aztechi, simbolo del ciclico risorgere della vita dalla morte, quest'anno si è posato sulla spalla di De La Torre. E il Toluca ha volato altissimo.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
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