Fonte: Gazzetta.it
L'Al Ahly vince la sua sesta Champions League Africana, la terza negli ultimi quattro anni. La squadra egiziana pareggia infatti per 2-2 nel ritorno della finale contro il Coton Sport, dopo essersi imposta per 2-0 nella prima partita al Cairo. Vincere così tanto certamente aiuta, e questa, più di altre, è stata la vittoria dell'esperienza.
ESPERIENZA - Dopo la buona prova dell'andata, l'Al Ahly è scesa in Camerun col chiaro obiettivo di addormentare il match: solito 3-5-2 dai ritmi bassi, gestione della palla, attenzione alle coperture e concentrazione sulle palle da fermo. La prima fase della partita è andata proprio in questa direzione, anche se il Coton Sport arriva più volte al tiro da fuori. La linea difensiva degli egiziani si abbassa troppo e Manuel Josè, il tecnico portoghese alla guida dell'Al Ahly (per lui quarta Champions, vero record), chiede esclusiva densità davanti all'area di rigore: si lascia al Coton Sport la gestione fino ai 25-30 metri poi li si aggredisce e si tenta di ripartire in contropiede. La fase di possesso palla è gestita invece molto meglio, con Ahmed Hassan a dettare tempo e movimenti alla squadra. E proprio l'ex Anderlecht indirizza la partita, mettendo in rete, in girata, un angolo ben calciato da Barakat: è la prima vera conclusione verso la porta della squadra egiziana e l'Al Ahly, al 37', va in vantaggio.
RIMONTA - I ragazzi del mister ivoriano Alain Ouomblen, schierati con un propositivo 4-2-3-1, ricominciano però a giocare il loro calcio, cercando di "muovere" il blocco difensivo egiziano, con movimenti senza palla, accompagnamento dei laterali e cambi di gioco, e bucando il muro con palle in profondità. Nel recupero del primo tempo un'azione insistita sulla destra scatena una mischia in mezzo all'area risolta da Abdoul Karim Lassina, centrocampista nato in Niger nel 1987 dai grandi mezzi fisici, corsa elegante, bella confidenza con la palla e dal favoloso sinistro.
GIOVANISSIMI - Il secondo tempo vede ancora il Coton Sport attaccare a testa bassa, le occasioni da gol fioccano:Oumar Sanda, Jacques Zoua, Daouda Kamiloua vanno a turno vicini o vicinissimi alla rete del vantaggio: è più volte bravo il portiere Amir Abdel Hamid, una vita all'Al Ahly da riserva di El Hadary, numero uno storico della Nazionale dei Faraoni fuggito in Svizzera a inizio anno. All'ora di gioco Ahmed Hassan è costretto ad uscire per infortunio e la gestione della palla per l'Al Ahly diventa sempre più complessa. Ormai, siamo alla più classica delle "metacampo da vendere", si gioca a una sola porta, con il piccolo stadio di Garoua che pare saltare insieme agli scatenati tifosi di casa. Il meritato vantaggio arriva grazie a un colpo di testa Baba Ousmaila, l'ennesimo giovanissimo di questa squadra camerunese (è del 1986): il più “vecchio” in campo per il Coton Sport è di gran lunga Minka N'Nouck, che ha 29 anni, gli altri sono massimo venticinquenni!
A TOKYO! - Gli egiziani vengono contati in piedi ma non crollano; anzi, a fine match Mohamed Shady fissa la parità su rigore correttamente assegnato: c'è sconforto, comprensibile ma ingiustificato, tra i ragazzi del Coton Sport che invece hanno inscenato un miracolo raggiungendo la finale e mettendo seriamente in difficoltà una corazzata del Continente come l'Al Ahly, che ancora una volta fa le valigie Tokyo, e al Mondiale per Club vorrebbe sognare qualcosa di più del terzo posto già conquistato nel 2006.
PACE FATTA - Dopo le feroci polemiche del pre partita da segnalare come la cerimonia della consegna del trofeo si sia svolta in mezzo al campo da gioco senza nessun problema, con il presidente della Federazione Africana di Calcio, il camerunese Issa Hayatou, che ha consegnato la Coppa ai vincitori. Viste certe premesse, una vittoria per tutti.
CARLO PIZZIGONI
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