08 febbraio 2008

Coppa d'Africa - Day 15

Fonte: Gazzetta.it

GHANA - CAMERUN 0-1

E' il Camerun la prima finalista di questa coppa d’Africa. A un Ghana coraggioso, però appesantito da pressioni, infortuni e squalifiche, non riesce l’ennesimo miracolo. Così, davanti al proprio pubblico potrà giocare solo per il gradino più basso del podio.
I Leoni Indomabili ritrovano al momento giusto, cioè nella scorsa partita dei quarti e in questa semifinale, l’orgoglio che da sempre contraddistingue questa squadra, che per molto tempo è stato il vessillo calcistico dell’intero continente. Il c.t. Otto Pfister ripropone il doppio mediano davanti alla difesa e, ancora, Mbia e Alexander Song gli regalano una partita "monstre" per quantità e equilibrio tattico: raddoppiano e recuperano una moltitudine di palloni, rallentando oltremodo la macchina ghanese. Emana e Job devono dare manforte a Eto’o che però viene disinnescato molto spesso da un fenomenale Essien, proposto sulla linea difensiva per ovviare alla squalifica di capitan Mensah.
La tensione è altissima, il Ghana prepara bene il match, mette Quincy dietro l’unica punta Agogo, e prova Dramane e il figlio di Abedì Pelè sui lati. Le azioni più pericolose sono dei padroni di casa, ma senza un attaccante di valore (fuori uso anche l’Udinese Asamoah) Leroy, che le ha tentate tutte per mascherare la mancanza di un finalizzatore credibile, deve sperare di "trovare" un gol. Non arriverà, ed è questo limite invalicabile che chiude la porta ai comunque ottimi ghanesi. I Leoni invece "pescano" il gol decisivo a 20' dalla fine, grazie a un fenomenale contropiede, la loro arma più affilata, concluso dal più sconosciuto degli eroi possibili: Alain Nkong, centrocampista dell’Atlante (eh sì, un camerunese in Messico…) poco preso in considerazione da Otto Pfister.
Il finale è bruttino con qualche sceneggiata di troppo di Kameni (miracolosi un paio di suoi interventi in precedenza) e Rigobert Song: follia pura, invece, quella di Bikey che piazza uno spintone che solleva da terra un "barelliere", arrivato in campo per portare fuori lo pseudo-infortunato Song: per lui c’è il rosso e l’addio alla finale.
IL MIGLIORE - La linea mediana è il simbolo della rocciosa resistenza camerunese: su tutti si eleva Alexander Song, nipote del capitano dei leoni, Rigobert. Classe 1987, pescato da Wenger in Corsica nel Bastia un anno e mezzo fa pressa, il piccolo Song recupera palloni e ha la forza di rilanciare l’azione. Le sue letture difensive fanno già salivare il tecnico alsaziano dei Gunners, che lo ha ceduto in prestito al Charlton regalandogli la possibilità di giocare di più. Tornato all’Arsenal ha ora poco spazio, ma è solo questione di tempo. Lui e Denilson ('88), due fenomenali prospetti in mezzo al campo, certificano ancora una volta l’ottimo lavoro della società londinese. L'unico peccato è che si ritrovino nella stessa squadra di Fabregas, che è un veterano per capacità ma la cui carta d’identità segnala sinistramente la data di nascita 4 maggio 1987…
LA CURIOSITA' - Sulle tribune grande festa di colori e suoni. Bellissimo poi l’abbraccio tra Roger Milla, simbolo del calcio camerunese e africano, e Stephen Appiah, anima del centrocampo ghanese che non ha potuto partecipare a questa coppa d'Africa per infortunio. Molti scommettono che sarebbe finita diversamente con lui in campo…

Carlo Pizzigoni

EGITTO - COSTA D'AVORIO 4-1
Fonte: Gazzetta.it

Come ogni bella competizione che si rispetti, è arrivata la sorpresa. L'Egitto fa fuori i favoriti ivoriani e accede alla sua seconda finale consecutiva. Sorpresa sì, anche se l'Egitto aveva disputato un ottimo torneo, ma vittoria meritata.
Faraoni concreti, che subito cercano densità nella propria metacampo, pronti a ripartire con Motaeb, Zaki e Aboutrika. Parte dalla panchina Zidan, ancora in recupero dopo l'infortunio. La Costa d’Avorio fa fatica a costruire gioco. ma lo controlla, anche se trova poca ampiezza, quindi pertugi, a causa della limitata spinta dai terzini Eboué e Boka che appoggiano l’azione ma non cercano il fondo. Il vero crollo psicologico arriva al primo gol egiziano, seguente a un calcio d’angolo: tiro di Fathi, deviato da Kalou e Copa superato. Lì si spegne la luce. La Costa d’Avorio smette di giocare per attaccare con una serie di uno contro uno, che qualche azione la producono, ma esclusivamente per la qualità dei singoli, e il gioco non decolla. Poche combinazioni, poco movimento, preoccupazione che monta per l’ordinato pressing egiziano e, altra tegola psicologica prima che tecnica, l’infortunio del portiere Copa. Comincia poi a salire sul proscenio El Hadary, portiere over 30 di grande valore, che inanella una serie di interventi che profumano di miracoloso e anche Drogba, protagonista di un gran duello con Gomaa (marcatura a uomo sul centravanti del Chelsea), viene sempre fermato poco prima della gioia. Nel secondo tempo, l’approccio ivoriano è più razionale, ma c’è sempre Hadary a dire no. Keita riaccende le speranze con un supergol da fuori area, ma un altro contropiede beffa gli ivoriani che hanno precipitato il rientro di Kolo Touré, palesemente fuori condizione e poco tranquillo negli interventi, e rischiato il fratello Yaya in non perfette condizione fisiche. Il 3-1 è il crollo definitivo, poi si chiude a 4. Egiziani perfetti in mezzo al campo, Hassan e Hosny (ancora una volta fantastica la sua Coppa) sugli scudi: ottime le distanze tra i reparti e perfetti i raddoppi quando gli ivoriani calavano le loro azioni individuali. La Selephanto che di fortuna ne ha pure poca, nonostante rimanga la squadra migliore dell’Africa non riesce a dimostrarlo mai fino in fondo: urge uno psicologo, l'Egitto ne ha uno di grande valore, e allena pure con raziocinio, bravo Hassan Shehata.
IL MIGLIORE - Tranne il missile terra-aria di Keita, El Hadary stasera ha preso davvero tutto. Sicuro sulle uscite, sempre attento, il numero uno dell’Al Ahly, classe 1973, ha dimostrato anche stasera il suo valore, tecnico e mentale: vero monumento. Nella passata coppa d'Africa, sempre con la Costa d'Avorio, però in finale, parò i rigori decisivi per vincere il torneo. Anche in quel caso bloccò Drogba.
LA CURIOSITA' - Ancora Zaki: stasera due gol decisivi, due anni fa, pescato dal nulla da Shehata (che surrogò Mido, con conseguente sceneggiata dell'ex Roma) decise la semifinale con il Senegal con una sua rete. Spiccò, lui classe 1983 che proveniva da un piccolo club egiziano, il volo verso la Russia, ma durò poco al Lokomotiv. Lo Zamalek lo ha riportato a casa e, a quanto pare, al caldo funziona bene.

Carlo Pizzigoni
Dal sito della Gazzetta


Tabellini:
Costa d'Avorio: Barry "Copa" (Loboue 37), Boka, Toure, Eboue, Meite, Toure Yaya, Zokora, Kalou (Bakari Kone 60), Drogba, Dindane (Arouna Kone 79), Keita.

Egitto: El Hadari, Mohamed, Hany Said, Gomaa, Fathi, Hosni Abd Rabou, Hassan, Moawad (Fathallah 77),Aboutrika, Moteab (Zidan 69), Zaki (Ibrahim Said 86).

Goals: Fathi 12, Zaki 62, 67, Aboutrika 90. Keita (CDI) 63.

***

Ghana: Kingson, Sarpei, Pantsil, Addo, Annan, Draman, Ayew (Barusso 86), Essien, Agogo, Muntari, Quincy (Baffour 61).

Camerun: Kameni, Geremi, Song, Bikey, Atouba, Emana (Binya 77), Song Billong, Mbia, Job (Nkong 62), Eto'o, Idrissou (Epalle 46).

Goal: Nkong 71.

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