13 settembre 2007

[analisi] La Svizzera verso l'Europeo

La Svizzera, co-organizzatrice dell'Europeo dell'anno prossimo, ha partecipato al torneo "dei continenti" appena disputato in Austria (l'altra nazione che organizza l'Europeo), cui hanno partecipato anche Giappone e Cile.
Paolo Galli, giornalista del Giornale del Popolo, ha visto le due partite della nazionale rossocrociata dal vivo e gentilmente ci ha concesso la possibilità di pubblicare degli articoli apparsi sul quotidiano di Lugano. A margine, una riflessione sulla condizione attuale della compagine Svizzera.


SVIZZERA - CILE 2-1

Vienna. Un passo indietro rispetto alle ultime incoraggianti prestazioni (contro Argentina e Olanda). Nel freddo e sotto la pioggia di Vienna, gli svizzeri si sono ritrovati, come gamberetti, a ripercorrere quella fase che sembrava ormai superata. Non c’è buona prestazione del Cile - schierato con un'inedita difesa a quatto da Bielsa - che tenga, già, perché all’Ernst Happer Stadion, a non funzionare è stata proprio la formazione di Köbi Kuhn. Fortunatamente c’è subito un’altra occasione, martedì contro il Giappone a Klagenfurt, per tornare a mostrare il meglio di sé. In campo con l’ormai classico 4-4-1-1, i rossocrociati hanno affrontato bene almeno la fase iniziale, come sottolineato d’altronde dallo stesso Kuhn: . Davvero bellissimo. Un’azione di prima tra Behrami, Inler, Margairaz, Degen e infine Barnetta, il cui tiro è stato rimpallato in rete da Fuentes. Poi però...

Da lì è nato il gol di Sanchez (da seguire!), bravo a sorprendere un comunque colpevole Zubi con un tiro dal limite dell’area. . Già sono stati utili nella pausa, visto che la Svizzera è rientrata in campo con maggiore rigore, ma anche con tre volti nuovi, quelli di Vonlanthen, Streller e, nuovissimo, Eggimann. I tre si sono fatti preferire ai titolari, ma... .

L’attaccante del Basilea addirittura si è creato tre occasioni da gol, sfruttando la prima per il definitivo 2-1 al 55’ con un preciso diagonale su assist di Vonlanthen. Poi ancora un po’ di sofferenza nel mantenere intatto il risultato in un ambiente anche un tantino surreale. ci si può accontentare.


Reti: 13’ Barnetta 1-0; 44’ Sanchez 1-1; 55’ Streller 2-1.

Svizzera: Zuberbühler; Degen, Djourou (46’ Eggimann), Senderos, Magnin; Behrami (46’ Vonlanthen), Celestini, Inler (87’ Huggel), Barnetta (74’ Spycher); Margairaz (65’ Yakin); Nkufo (46’ Streller).

Cile: Bravo; Alvarez (87’ Fierro), Riffo, Fuentes, Vidal (66’ Estrada); Isla (66’ Jimenez), Iturra; Fernandez; Sanchez, Suazo (84’ Salas), Rubio.


Ernst Happel Stadion di Vienna, 2.500 spettatori

SVIZZERA - GIAPPONE 3-4

Klagenfurt. Doveva essere la partita delle conferme, e invece è saltato tutto per aria. La Svizzera si è ritrovata quindi due passi indietro, si è risvegliata confusa e con qualche insospettabile dubbio di troppo. Colpa del Giappone? No di certo. Modesto avversario, lo si era capito bene nel corso del primo tempo, e non c’era Nakamura che tenesse. Colpa solo della Svizzera stessa, incapace di gestire una situazione di comodo, di chiudere una partita che sembrava predestinata sin dai primi minuti di gioco, di sfruttare una rara occasione per mettere in risalto persino le singole individualità.

Se nel primo tempo, il vivere di rendita sembrava poter essere abbastanza per avere la meglio sui giapponesi, nella ripresa, la verve degli asiatici si è ridestata, trovando impreparata e quasi addormentata la nazionale di Kuhn. . Cosa i giocatori svizzeri abbiano preso nella pausa, non lo possiamo sapere, e non possiamo certo attribuire la colpa del crollo ai due cambi. È mancata la concentrazione, la voglia di sacrificarsi nel restare ordinati fino in fondo. E poi ancora una volta si sono visti i limiti di questa squadra nel gestire i ritmi, nell’alternare accelerazioni e frenate. La dote principale di una grande squadra. Ecco, la Svizzera si è ritrovata piccola proprio sotto quest’aspetto. Le prime avvisaglie, anche se sicuramente minori, più timide, erano piombate sul nuovissimo (e bello, davvero) Wörthersee Stadion già nel primo tempo. Vittime principali Huggel e, in particolar modo, Margairaz. Dal centro era impossibile attendersi cambi di marcia.

E pensare che, come detto, era stata proprio la Svizzera a centrare per prima il bersaglio. Irrisoria la facilità nel trovare la fuga, due gol, il primo su schema di punizione con Magnin, il secondo su rigore di Nkufo per atterramento ai danni dello stesso Magnin. Nella ripresa, il tracollo rossocrociato. La doppietta su rigore di Nakamura, intervallata dalla rete di testa di Maki: e sempre, di mezzo, gli errori di Behrami, sfortunato protagonista in negativo dei due falli e della marcatura errata; tre suoi errori diretti e tre gol per il Giappone. La rete di Djourou da azione di calcio d’angolo e, al 92’, quella di Yano, opportunista a sfruttare un tap-in da una splendida parata di Benaglio, hanno chiuso la partita: 4-3 per gli uomini di Osim. Una sconfitta bruciante.

Ma la scottatura non è stata tanto causata dal risultato, ma proprio dall’attitudine con cui è stata affrontata la partita, in particolare la sua seconda frazione. Gli errori dei singoli, il marasma che ne è scaturito, la mancanza di personalità di alcuni attesi protagonisti, l’incapacità nel difendere un facile successo, una serie altrimenti vincente. Kuhn sperava di poter chiudere al meglio questa tournée, al di là di tutto interessante, ma questo calo ha destato tanta preoccupazione. Ora i dubbi sono aumentati, anche in merito alla capacità di alcuni elementi di sopportare il peso di certe responsabilità. Non mancheranno le occasioni per ritornare a camminare in avanti, ma questo, a caldo, è stato davvero un brutto brusco risveglio.

Reti: 11’ Magnin 1-0; 13’ Nkufo (rigore) 2-0; 52’ S. Nakamura (rigore) 2-1; 68’ Maki 2-2; 77’ S. Nakamura (rigore) 2-3; 81’ Djourou 3-3; 92’ Yano 3-4.

Svizzera: Benaglio; Behrami, Von Bergen (84’ Eggimann), Senderos, Magnin (46’ Barnetta); Vonlanthen (70’ Lichtsteiner), Huggel (69’ Celestini), Inler (78’ Djourou), Spycher; Margairaz (46’ Yakin); Nkufo.

Giappone: Kawaguchi; Kaji, Nakazuka, Tanaka, Komano; Inamoto; S. Nakamura (90’ K. Nakamura), Suzuki, Endo (84’ Sato), Matsui (70’ Yamagishi); Maki (80’ Yano).

Wörthersee Stadion di Klagenfurt, 19.500 spettatori;

PAOLO GALLI

  • Austria e Svizzera sulla stessa barca. “Elveticocentrici” come siamo, ovviamente non spenderemo che una riflessione sui nostri vicini di casa, ma è perlomeno da evidenziare che anche loro vivono la stessa astinenza da competizione vera, da partite che contano sul serio. Comunque, intendiamoci, non vogliamo certo far passare questa problematica per un alibi alle recentissime brutte prestazioni di svizzeri e austriaci. Gli “aquilotti” sono usciti dal loro torneo addirittura con le ali rotte, dopo il pareggio contro il Giappone e la sconfitta per 2-0 subita dal Cile, 180’ senza segnare neppure un gol. I rossocrociati hanno almeno portato attraverso il confine una vittoria (sui cileni), sì, che però non ha accontentato nessuno. Insomma, il “torneo dei continenti” – definizione assurda per una competizione dalla formula ancora più assurda – non ha dato i verdetti auspicati, né sul piano dei risultati, né tanto meno su quello del gioco. Forse è servito soltanto al giovane Cile – anche se ha poi vinto il Giappone –, ma, con tutto il rispetto, potete ben immaginare quale sia il nostro reale interesse nei confronti del movimento calcistico cileno con un campionato europeo alle porte che la Svizzera vorrebbe vivere da protagonista.

  • Subito dopo i Mondiali dello scorso anno, ricordo che si sprecavano i “fondi” in cui si paragonava l’avvicinamento a quell’evento da parte della Germania, a quello che attendeva la Svizzera in vista degli Europei. Ebbene, i tedeschi, sotto la guida a distanza, dalla California, del moderno e multi...modale Klinsmann, riuscirono a studiare una preparazione miratissima, che infatti ebbe un effetto ottimale al momento decisivo. Quel tipo di programmazione, e soprattutto quel senso di protezione del progetto stesso, non riusciamo invece ad intravederli ora da parte della nazionale svizzera di Köbi Kuhn. Troppi i cambiamenti in corsa, troppe le incertezze mascherate da dati di fatto, troppe le debolezze fisiche e caratteriali. E ieri si è persa anche quella sensazione di squadra in (lento ma effettivo) divenire. La Germania, nelle due annate precedenti i Mondiali, dall’agosto 2004 (dopo il disastroso Europeo portoghese) al giugno 2006, giocò 27 partite amichevoli, ottenendo 15 vittorie e 7 pareggi, solo 5 le sconfitte, tra le quali quella rovinosa di Firenze. La Svizzera, dalla fine dei Mondiali ad oggi, ha disputato solo 12 gare (6 vittorie, un pareggio e 5 sconfitte), due o forse tre sono in programma entro la fine dell’anno, poi rimarranno soltanto le bricioline, gli ultimissimi test. Manca poco tempo.

  • Una delle voci che è tornata a farsi largo prepotentemente tra i discorsi della combriccola di addetti ai lavori al seguito della nazionale svizzera, riguarda il reale ruolo di Kuhn all’interno dello staff tecnico della “nati”. . . E la verità? Alcuni cambiamenti di rotta intrapresi in questi ultimi mesi fanno credere che qualcosa o qualcuno, al di là dell’innesto di Knup, abbia portato a modificare le gerarchie. Il fatto è che queste stesse voci già circolavano prima dei Mondiali, non sono una novità. Eppure, per fare un esempio, le convocazioni di Nkufo e Celestini – checché ne dicano i diretti interessati – fino a qualche tempo fa non si potevano neppure nominare. Il peso di Kuhn, il peso di Pont, il peso di Knup, il peso dei dirigenti... vacanzieri, e le idee si confondono. Parlando con i giocatori, parrebbe che addirittura il selezionatore titolare ultimamente non si faccia mai neppure sentire, né nello spogliatoio, né in allenamento, e che la situazione sia passata nelle mani del suo vice. Ma il manifestamente ambizioso Pont sarebbe in grado di guidare una nazionale chiamata all’evento della vita?

PAOLO GALLI - Fonte: Giornale del popolo - Lugano

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