09 settembre 2012

[Qualificazioni Mondiali] La Colombia distrugge l'Uruguay e si rimette in corsa

Fonte: Gazzetta.it

Radamel Falcao è l’incontestabile profeta della vittoria. E stavolta a godere delle magie del nativo di Santa Marta non sono i suoi club, ma la nazionale colombiana. Dopo aver distrutto il Chelsea col suo Atletico l’attaccante samario prende il pulpito da subito anche nell’importante sfida di Qualificazioni ai Mondiali contro l’Uruguay, finita 4-0 per i colombiani.

Lo stadio Metropolitano di Barranquilla è una vera bolgia: incurante del sole delle 15,30 il pubblico costeño si carica cantando a squarciagola “oh Gloria Immarcesible”, l’inno colombiano. La squadra cafetera viene quasi spinta da quegli ululati e parte benissimo aggredendo la partita. Zuñiga dalla destra mette il cross che il liberissimo Radamel Falcao spinge in gol beccando in contropiede Muslera: dopo 1' il profeta indica la via della vittoria, e la sfida contro il bomber avversario Cavani appare da subito assolutamente impari. Il 4-2-1-3 di Pekerman è equilibrato, regala attimi di assoluta perfezione, mutuando in un nostalgico 4-2-2-2 alla Maturana: le letture degli spazi dei giocatori sono finalmente ottime e a dirigere le operazioni c’è Macnelly Torres. Al suo talento ha forse aggiunto convinzione solo da poco,la sua gestione è favolosa: riconosce i tempi di gioco e può mettere il pallone dove vuole con la sensibilità nei piedi che si ritrova. E’ il 10 che il c.t. della Colombia ha fortemente voluto dopo lo scivolone in Ecuador nella partita precedente di qualificazione. La necessità di trovare una formula per esaltare Falcao prevede anche l’aiuto dei due esterni “italiani” Zuñiga e Armero che salgono coi tempi giusti: in mezzo due recuperatori di palla, l’ex udinese Aguilar e l’ottimo Valencia del Fluminense. Assente l’interista Guarin per un'influenza, i due “volantes de contencion”, come li chiamano lì, sono attentissimi nel togliere i tempi alle ripartenze charrua.

Cavani è giustamente l’uomo copertina ma all’Uruguay manca il giocatore chiave, all’Uruguay manca terribilmente lo squalificato Suarez. Forlan, in un ruolo sostanzialmente da playmaker offensivo, non riesce mai a ricevere libero tra le linee, alle spalle dei mediani, anche se prova a cercare lì lo smarcamento. Cavani corre tanto a vuoto, partendo da destra: ci mette l’impegno di sempre, ma le palle non gli arrivano: non sarà la sua partita. L’Uruguay gioca in perenne affanno e, come spesso accade in queste situazioni, ha troppa fretta nel verticalizzare. Tabarez ha ottenuto tante soddisfazioni (l’ultima, la Copa America vinta in Argentina), ma stavolta non funziona la formula con due super recuperatori in mezzo come il bolognese Perez e il neo palermitano Arevalo Rios. Manca ritmo nelle ripartenze,e gli esterni Maxi e Alvaro Pereira vengono trovati offensivamente troppo presto, limitando la loro efficacia. I 45 gradi di Barranquilla non permettono un recupero alto e soprattutto senza Suarez non c’è una giocata veloce nella fase di transizione. Il ritmo compassato aiuta i cafeteros già in vantaggio, che piazzavano il break decisivo all’inizio della ripresa con i due uomini che meno avevano convinto nella prima frazione.

Due ottimi assist di James Rodriguez venivano trasformati in gol da Teofilo Gutierrez, idolo locale perché ha scelto di portare i suoi talenti, dopo aver litigato praticamente con tutte le società in cui ha militato, al Junior di Barranquilla. Con la doppietta del loco Teo, e il 3-0 sul tabellone, la gara diventava accademia per i cafeteros e festa sugli spalti, dove cospicuo scorreva l’aguardiente, l’acquavite colombiana. Chiudeva i conti una rete del napoletano Zuñiga: 4-0 finale. La Colombia si giocava una delle partite più importanti degli ultimi lustri. L’ultima apparizione al Mondiale risale al lontano 1994. Dopo il pessimo inizio di Qualificazioni a Brasile 2014, per cui ha pagato l’ex c.t. Leonel Alvarez, è necessaria una svolta: è impensabile che la Colombia rimanga fuori dalle quattro che andranno al Mondiale, visto anche l’accesso diretto della Seleçao.
I Cafeteros devono finalmente approfittare della generazione che ha dominato il Campionato Sudamericano del 2005 davanti all’Argentina di Messi. In quel periodo Hugo Rodallega, oggi al Fulham, faceva ombra a Radamel Falcao, e c’erano Zuñiga, Guarin, Zapata ed altri che oggi possono usufruire dei servigi anche di un giovane gruppo molto talentuoso, con il parmense Dorlan Pabon, l’udinese Luis Muriel e James Rodriguez.In questo momento la Colombia vive un momento delicato. Le negoziazioni tra il governo del Presidente Santos e la guerriglia delle Farc potrebbero finalmente far uscire il paese dall’incubo del terrorismo: prima della partita contro l’Uruguay sono stati lanciati palloni della nazionale nella selva occupata dalla guerriglia. L’obiettivo è quello di far nascere finalmente una Colombia nuova: in campo, certamente, se n’è vista una convincente, che è ritornata a far sognare un Paese intero. A indicare la via, c’è un profeta riconoscibile: Radamel Falcao.

Carlo Pizzigoni

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