Nella cornice dello stadio Şükrü Saracoğlu di Istanbul, si giocherà domani sera una finale inedita di Coppa Uefa, l'ultima che porterà questo nome visto che Michel Platini ha già battezzato “Europa League” la nuova competizione che ospiterà la parte meno nobile dell'élite continentale. Ad alzare la Coppa saranno i tedeschi del Werder Brema, sicari prima del Milan poi dell'Udinese, o gli ucraini dello Shakhtar Donetsk, che in semifinale hanno eliminato i connazionali della Dinamo Kiev: conosciamo meglio queste squadre.
Shakhtar Donetsk. L'idea di un calcio organizzato non si è certo modificata nella testa di un “teorico” come Mircea Lucescu, una vita al Brescia e una fugace apparizione senza fortuna all'Inter: è invece cambiata nell'ultimo anno, e moltissimo, la struttura della sua squadra, che ha finalmente raggiunto la platea che ricercava dopo cinque anni di lavoro. Lasciato partire Brandao, destinazione Marsiglia, il tecnico romeno ha promosso in fase offensiva un quartetto di giovani e talentuosi brasiliani che ha forgiato al suo credo calcistico nelle precedenti stagioni: Ilsinho, Jadson e Fernandinho dietro l'ex compagno di Pato all'Internacional, Luiz Adriano. Se non in rari casi (vedi l'ottavo di finale contro i russi del CSKA, dove ha organizzato il 442) Lucescu ha sempre proposto un 4231 con due terzini propositivi come il capitano Darijo Srna e una linea mediana di contenimento che dovrebbe comprendere Igor Duljaj e Olexiy Gai.
Werder Brema. La squadra più pazza d'Europa, con equilibri instabili e la chance di subire gol o di farne in serie con la medesima facilità. Poca continuità in campionato, quindi, e alti e bassi in Europa dove è uscita dalla Champions (pur dominando a San Siro) per poi riscattarsi in Uefa. Il 4312 sbarazzino di Thomas Schaaf manca però, in questa partita decisiva, dell'uomo chiave, quel Diego, prossimo juventino, squalificato in semifinale, che ha disintegrato con gol e invenzioni le difese di mezzo continente. Forse nessuna squadra di medio-alto livello in Europa dipende più da un singolo giocatore come il Werder, anche per le caratteristiche del giocatore desideroso, per rendere al meglio, di sentire sempre il cuoio tra i piedi. Schaaf dovrebbe scegliere il 442 in questa sfida, alla ricerca di maggiori equilibri e confidando nella solidità di Frings, Baumann e Niemeyer in mezzo e nelle invenzioni del giovane talento Özil. Out per infortunio anche il centrale della nazionale tedesca Mertesacker.
Mircea Lucescu (1945). Apprezzato per uno dei Brescia migliori di sempre (ci giocò gente come Gheorghe Hagi), Lucescu ha credito illimitato in patria dove ha retto, e bene, anche la Nazionale (ora in mano al figlio Razvan), traghettatore per Lippi all'Inter, è ancora molto stimato in società. Nel 2004 subisce il fascino dei soldoni dell'oligarca ucraino Rinat Akhmetov mettendoli però al servizio di un'idea di squadra: acquisti intelligenti e di qualità, lasciando ad altri figurine da botteghino. Dopo i titoli nazionali è finalmente pronto per l'alloro continentale come giusto coronamento del progetto.
Thomas Schaaf (1961). La sua storia, come calciatore e allenatore, è solo bianco-verde. Da giocatore ha iniziato nelle giovanili del Werder, prima di disputare quasi trecento partite in prima squadra. Poi il ritiro e l'incarico di crescere le future generazioni Grün-Weissen, nel 1999 l'occasione della panchina della prima squadra portata anche al titolo (nel 2004, anno d'oro del centravanti over-size Ailton, decisivo anche per la conquista della coppa nazionale) e che non ha ancora lasciato. L'obiettivo è di portare nell'estremo nord della Germania il secondo trofeo europeo, dopo la Coppa Coppe del 1992, firmata dall'attuale DS Klaus Allofs e dal più grande calciatore neozelandese della storia, Wynton Rufer.
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