16 gennaio 2012

Capitan Zanetti, campione non celebrato dal calcio usaegetta d'oggidì


Fonte: Max



Apertura con Tevez, chiusura di Milito; la settimana di gioia vissuta dagli interisti è ancora una volta all’insegna dell’Argentina. Ma in mezzo a un sempre più promettente golfista come Carlitos (ultima partita ufficiale datata settembre, poi tante mazze e campi verdi sottratti ai ragazzi) e al tanguero dalla faccia triste che nell’ultimo anno sotto porta ha vestito i panni di Calloni (noto centravanti mangiagol del Milan ma di fede interista) c’è una grandezza invariabile.

Monotono come una sua dichiarazione pre e post partita, l’uomo delle partite vissute “come finali”, Javier Zanetti, regala a 38 anni suonati ogni maledetta domenica, sempre la solita, noiosa certificata performance, il cui grado oscilla tra il buono e l’ottimo. Tra le dichiarazioni meno pubblicizzate di José Mourinho, ce n’è una che lo riguarda e lo gratifica, nella stagione da sogno del Triplete nerazzurro: «la mia Inter non farà mai a meno di Javier». Il calciomercato sembra, tristemente, sempre più appassionare i tifosi di calcio rispetto al gioco: e il desiderio di facce nuove, tutti campioni (o presunti, molto presunti, tali), diventa l’unico vero sogno dei supporter, persi nelle chiacchiere di guitti della tv.

La percussione di capitan Zanetti, che nell’ultimo derby taglia a fetta la migliore difesa del campionato e offre la palla a Milito per il gol-vittoria, non emoziona più la maggioranza dei supporter, sintonizzati già sulle ultimissime dell’ultimissimo esperto che racconta, in esclusiva, ovvio, come Tevez o simile alle 12,22 del 16 gennaio sia “più-vicino-a”. Zanetti è ormai senza tempo e vive come tutti noi lo sconforto, consapevole o meno, di una società dal costante presente dove tutto si attraversa solo in superficie: si consuma senza più assaporare nulla.

Il principale artefice dell’ennesima vittoria nerazzurra ritornerà ad essere già da oggi, per tanti tifosi interisti, il ras del “Patto dell’Asado”, il Nerone del presunto club argentino che muove il pollice per segnalare il gradimento sui nuovi giocatori, tutti fenomeni impossibilitati ad entrare ad Appiano a causa sua, e per gli avversari, un mediano che non alza la testa palla al piede. Fino alla prossima partita, la pausa tra una sessione di mercato e un’infornata di gossip, un dimenticato rito pagano per pochi appassionati, che riescono ancora ad amare il gioco ed emozionarsi di fronte a un gesto tecnico come le sgroppate del vecchio Javier Zanetti, l’uomo senza tempo.

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