17 ottobre 2007

[analisi] USA

C’è sempre un mistero dietro il movimento calcistico statunitense, la cui nazionale giocherà stasera un’amichevole contro la Svizzera a Basilea. Funziona o non funziona? La consacrazione del calcio Usa, ciclicamente annunciata e prontamente smentita dai fatti fin dai tempi dei Cosmos anni Ottanta con Pelé, Beckenbauer e Chinaglia, è stavolta in dirittura d’arrivo? Che c’è dietro l’ingaggio di David Beckham da parte dei Los Angeles Galaxy?Cominciamo dalla fine: l’ingaggio dello Spice Boy da parte della squadra californiana (si parla di 275 milioni di euro per 5 anni) non ha sportivamente nessun senso: non farà certamente da traino al lancio della Major League Soccer che, appena nata, fa già fatica a decollare. Detta tutta: la prospettiva di sopravvivere esclusivamente come Lega Minore rispetto alle storiche NBA, NFL e MLB è molto concreta. In primis, perché non riesce a ottenere un contratto televisivo dignitoso, e senza questo negli Usa non si può sopravvivere. Poi, sono poche le grandi città coinvolte: che mercato può avere, ad esempio, Columbus? E anche in metropoli come New York o Chicago, tra le poche coinvolte nel progetto MLS, non c’è da stare allegri. Federico Buffa, giornalista insostituibile quando si parla di sport e cultura americana, ci ha raccontato recentemente questo aneddoto: “La squadra dei Red Bulls, ex Metrostars, per coinvolgere gli abitanti di New York ha organizzato in Central Park una giornata a base di calcio. Hanno portato porte, palloni, gadgets: tutto. Di lì a poco è arrivata la polizia: fuori di qui, nel parco è vietato usare il pallone. Abbiamo i permessi, guardi! A casa, su.” Come considerazione, un po’ poca, eh… Tutto da buttare, allora? Nemmeno per sogno. I praticanti sono tantissimi, e nelle università sono previste molte borse di studio sportive anche per il calcio. Inoltre, i risultati della Nazionale maggiore sono tutt’altro che da buttare, a cominciare dalla recente vittoria nella Gold Cup, il campionato continentale del NordAmerica - in finale sul Messico- , e senza dimenticare la buona figura della selezione under 20 nel Campionato Mondiale di categoria svoltosi in Canada a luglio. Bob Bradley, tecnico degli USA, ha scelto questa tournèe europea per cominciare a cooptare i giovanotti migliori. Tournèe mozzata dalla decisione della federazione spagnola che ha vietato l’amichevole con la rappresentativa della Catalogna. Chi ci sarà, allora, in Svizzera? Purtroppo non Landon Donovan, miglior giocatore della MLS, né Jozy Altidore, uno dei migliori prospetti del soccer Usa, impegnati in partite chiave per raggiungere i playoffs MLS. Forfait anche per il portiere Tim Howard (Everton), infortunato. Quindi? Nel probabile 442 di Bradley linea difensiva di ottimo livello con Cherundolo (Hannover), Onyewu (Standard Liegi), Bocanegra (Fulham) e Pearce (Hansa Rostock), davanti al portiere Hahnemann (Reading), anche se potrebbe esserci un tempo di gioco per Chris Seitz (Real Salt Lake) che bene impressionò nei primi match dei mondiali giovanili. Mondiali dove ha brillato Michael Bradley (gioca nell’Heerenveen, in Olanda) titolare ora della nazionale maggiore, in cui potrebbe esserci dall’inizio anche Sal Zizzo, esterno destro di origine italiana acquistato dall’Hannover dopo le buon prestazioni in Canada. Danny Szetela, compagno di linea di Bradley nella rassegna giovanile, messo sotto contratto dal Racing Santander, dovrebbe giocare il secondo tempo, forse in sostituzione di Benny Feilhaber del Derby County, favorito per un posto negli 11. Discorso a parte per Freddy Adu (potrebbe anche essere tra i titolari a Basilea), classe ’89, protagonista in Canada, giocatore vero, che sta un po’ subendo il bailamme scoppiato in seno al Benfica dopo il benservito al tecnico Fernando Santos, suo primo sponsor nelle Aquile portoghesi. Davanti, la coppia iniziale potrebbe essere formata da Clint Dempsey (Fulham)e DaMarcus Beasley (Rangers Glasgow, convalescente da un infortunio). Il sogno rimane ancora quello di schierare Giuseppe Rossi del Villareal (Ex United e Parma), nato nel New Jersey da genitori italiani e per ora schierato solo nelle nazionali minori del Belpaese. Un colpo probabilmente impossibile, ma che varrebbe ben più dell’ingaggio di un Beckham, per il calcio americano.

CARLO PIZZIGONI

Fonte: Corriere del Ticino

2 commenti:

valentino tola ha detto...

Come impressione sommaria, mi pare che il movimento calcistico U.S.A. abbia ottimi istruttori: quasi sempre presentano nazionali tatticamente ben strutturate.
Anche dal punto di vista atletico le carte sono tutte in regola, manca però la gente in grado di uscire dallo spartito e fare la differenza, c'è ancora un evidente deficit di qualità da colmare per competere al meglio. Aspettiamo Adu.
Feilhaber è un elemento interessante, anche se l' eredità di Reyna è certamente gravosa. Pure Dempsey non mi dispiace.
Per quanto riguarda Donovan, credo abbiano inciso limiti di personalità, mentre Beasley alla lunga si è rivelato sopravvalutato.

Carlo Pizzigoni ha detto...

Il Problema del sistema calcistico giovanile statunitense è legato certamente anche alla sua forza reclutativa: le università. E' fuori di dubbio come sia travolgente il numero dei praticanti, però una volta inquadrati in squadre universitarie non c'è la possibilità di allenarsi con continuità poiché è necessario seguire il calendario scolastico. E' un quadro di cui si deve tenere conto anche perché, poi, lo sbocco non è con il mondo professionistico che si ha in altri sport, ma con un campionato di livello non eccelso, anzi. E con poco futuro, almeno da qui a un lustro: non esiste, come ho ricordato, un contratto televisivo serio, quindi la più grande forma di investimento per le società. E senza investire...