06 dicembre 2011

Victor Ibarbo si presenta con una gemma



La rete contro il Catania, partendo dal lato corto dell’area, bevendosi prima il difensore Spolli, poi danzando sulla linea di fondo prima di beffare con un colpo sotto il portiere Andujar è la presentazione al campionato italiano di Victor Ibarbo. Nel Cagliari aveva già impressionato nel precampionato e, inserito in spezzoni di partita, aveva destato l’attenzione di tanti tifosi e addetti ai lavori: quasi un metro e novanta, andatura caracollante, ottima tecnica, a Milano di recente aveva ricevuto a fine match gli auguri e i complimenti del connazionale celebre Ivan Ramiro Cordoba, con cui aveva scambiato, contento come un bambino, la maglia. Entrambi si sono imposti in Colombia nel Nacional di Medellin, formazione cha ha segnato un’epoca non solo nel calcio sudamericano sotto la guida di Pacho Maturana: una Libertadores vinta e la sconfitta in finale di Intercontinentale solo ai supplementari e per colpa di una punizione sghemba di Chicco Evani. Ibarbo ha vissuto però un’altra Colombia e un’altra Medellin, il cui celebre cartello aveva fatto di Pablo Escobar l’uomo più temuto e probabilmente ricco del globo. Cresce con la nonna Ibarbo e la statura subito colossale gli impone il ruolo di portiere nelle infinite partite tra le vie della piccola Tumaco. Il papà è lontano, però lo aiuta economicamente appena si presentano le prime squadre disposte ad investire su quel corpaccione. Quando può Victor, mostrando discrete doti anche da elettricista, dà una mano al genitore in lavoretti casa per casa, appena la Cable Union di Cali decide di sforbiciare il numero del personale a disposizione e mette una X anche sul cognome Ibarbo. Gli osservatori italiani (quorum ego) si accorgono di lui nel Sudamericano Under 20 del 2009: gioca in mezzo al campo con la Colombia e ricorda, con quel suo modo di accorciare il passo prima del calcio e per la sua altezza, il giovane Patrick Vieira. L’Udinese anticipa come al solito tutti, ma alla fine la sua offerta si incaglia sulle formule di pagamento e il ragazzo rimane al Nacional di Medellin, la squadra da dove partì la favolosa parabola di Tino Asprilla. E proprio ispirandosi al Tino, Ibarbo sembra essersi inventato quel gol contro il Catania, dopo che nei primi mesi di Italia è diventato prima una mezzapunta, nell’interregno Donadoni, poi un attaccante sotto Ficcadenti e Ballardini. Di certo c’è che ha cominciato a stupire, e Victor Ibarbo sta sprintando (lui che pare avere un personale sotto gli 11 secondi sui 100 metri) per diventare un giocatore dell’élite che conta nella nostra serie A.

Fonte: Max

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