08 aprile 2010

[Africa News] Costa d'Avorio: Le ultime verità di Vahid Halilhodzic




"La Nazionale della Costa d'Avorio è piena di buoni giocatori ma non è, ancora, un gruppo coeso". Questa critica, pesante ma alla luce degli scarsi risultati recenti sicuramente condivisibile, rimbalzata su giornali ivoriani (Le Patriote) e radio (RMC), per la squadra che ha il maggior potenziale tra tutte le rappresentative dell'Africa giunge da uno che se ne intende. Sì, è l'oggi rancoroso Vahid Halilhodzic a parlare, l'appena giubilato CT della Selephanto, sostituito pochi giorni fa da Sven Goran Eriksson. Tutto vero e tutto giusto, probabilmente. Solo che il motivo per cui questa nazionale zeppa di talento, da Didier Drogba in giù, non ha avuto ancora una stabilità interna ce lo dovrebbe spiegare con qualche inciso in più anche il buon Vahid, invece di denunciarne la portata, dato che sulla panchina degli Elefanti c'è stato lui dal 2008 fino all'altroieri. L'idea che la situazione sfuggita di mano a tecnici e federazione e che ora sia gestita secondo la volontà dei giocatori più carismatici, che insieme stanno cercando di trovare una soluzione accettabile, è sempre più accreditata. Eriksson dovrà quindi sapere recitare il ruolo di psicologo per il gruppo: non un compito facile, a meno di settanta giorni dal Mondiale in uno spogliatoio che tra l'altro non conosce (anche se questo potrebbe essere, da un certo punto di vista, un vantaggio), però se c'è la disponibilità dei big qualcosa di buono si può certamente raggiungere... Ecco, la disponibilità di tutti, ma, oggi, c'è? In Costa d'Avorio si bisbiglia di più di un episodio controverso all'interno del gruppo, anche se Drogba ha pronunciato forse la frase decisiva, dopo l'ultima amichevole con la Sud Corea: "On n’est pas obligé de s’aimer, mais on se doit d’être sincère…"

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