02 dicembre 2013

Futbol, il lato bello dell'Honduras




Stiamo crescendo il nuovo Roberto Carlos”, “abbiamo l'attaccante del futuro”. Per quasi un mese, i titoli sul terzino sinistro Alvaro Romero e sull'esterno d'attacco Brayan Velásquez hanno occupato diverse pagine dei quotidiani. Non solo il giornale sportivo “Diez” ha però celebrato i due migliori giocatori della Nazionale dell'Honduras under 17, che ha sfiorato la semifinale nel recente Mondiale, giocato negli Emirati. Anche “La Prensa” e “Tiempo”, i quotidiani più diffusi, hanno macinato inchiostro sui due ragazzi prodigio e su tutta la Nazionale, seguita con affetto dalla gente, esasperata dalla violenza provocata dalle Maras, le gang giovanili nate in Salvador ma diffusesi e riciclatesi, nel tempo, nel Centroamerica e un po' ovunque. L'Honduras che vuole cancellare l'infamante etichetta che lo segnala solo come Paese con il più alto indice di omicidi del pianeta (86,5 ogni 100.000 abitanti, secondo i dati forniti dalla Commissione dei Diritti Umani), ha molte risorse. Dal futbol nascono quindi esempi positivi, ma anche azione diretta. Nelle elezioni per la Presidenza della Repubblica, svoltesi nel week end, ha ottenuto un ottimo risultato Salvador Nasralla, il più celebre giornalista sportivo del Paese, telecronista della Bicolor, la nazionale honduregna, e influentissimo opinionista. Nasralla ha fondato il Partido Anti Corrupción e attraversato tanti villaggi del Paese centroamericano per raccontare la sua volontà di cambiamento. 



 
La gente lo ha ascoltato, e si è lasciata persuadere da un uomo che si è rimesso in gioco a 60 anni: le iperboli nate per le narrazioni calcistiche, sono risultate credibili anche in politica, nonostante l'ostruzionismo del Partido Nacional. La formazione governativa, infatti, gli ha tolto anche la possibilità di eseguire la telecronaca dell'ultimo match col Brasile, spostando in extremis luogo e data della chiusura della campagna elettorale. La nazionale honduregna, guidata dal C.T. colombiano Suarez, si è qualificata senza problemi al Mondiale: in questa realtà la Bicolor è il simbolo positivo per eccellenza, e la politica se la contende. Prima di Sudafrica 2010, il Paese aveva appena vissuto il colpo di stato militare, appoggiato dalle oligarchie, che aveva deposto il presidente Zelaya, eletto democraticamente: l'euforia per la qualificazione al Mondiale dell'Honduras, 28 anni dopo la prima partecipazione, pacificò un Paese che rischiava la guerra civile. Nella semifinale del campionato honduregno si sfidano il Real España di San Pedro Sula (il distretto industriale chiave del Paese, ma anche una delle città più pericolose del Mondo) e l'Olimpia della capitale Tegucigalpa: sono le due maggiori tifoserie catrachas, sono le squadre, rispettivamente, di Romero e di Velásquez, il futuro dell'Honduras. Nel calcio, ma forse non solo.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET - Extra Time - La Gazzetta dello Sport

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