20 novembre 2007

[figura] Miguel Veloso

I Leoni vedono meglio delle Aquile. Ultima scoperta scientifica? No, semplice constatazione. In Portogallo è certo, dato che ormai è prassi riscontrare i migliori prospetti nel settore giovanile dei Leoni (Sporting), piuttosto che in quello delle Aquile (Benfica). Ma al Da Luz han fatto pure di peggio. Vediamo. La storia comincia da lontano: fine anni Settanta, piena euforia per l’appena celebrata Rivoluzione dei Garofani che riapre il Portogallo al Mondo. Voglia di costruire, correre. Nel calcio chi lo fa con notevoli risultati si chiama Antonio Veloso, gioca sulla corsia di destra, terzino di spinta, ma ha provato anche a giocare dall’altra parte e in centro: nemmeno la polivalenza gli manca (ah, a questo proposito, facciamoci un nodo al fazzoletto, vien buono più avanti). Antonio Veloso è conteso dalle tre grandi del Portogallo dopo i bei campionati col Beira Mar, e come più di metà dei lusitani ha già scelto: “ voglio il Benfica!” Corre l’anno 1980 quando il nostro esordisce con la maglia rossa delle Aquile in campionato, al suo fianco c’è ancora gente che conta come Chalana, Humberto Coelho, Bento, Carlos Manuel. Antonio diventa titolare fisso l’anno e nessuno lo ferma più. Piano piano entra nella storia della squadra che fu di Eusebio: 15 stagioni di cui 7 da capitano, diventando il secondo giocatore di sempre, dietro solo un monumento come Coluna,come numero di presenze con la fascia al braccio. Aggiungere una quarantina di caps in nazionale, levare, cancellare una brutta storia di doping in cui fu coinvolto e in cui professò innocenza. L’aveva perdonato subito sicuramente il primo tifoso di Antonio, il figlio Miguel, classe 1986, anche lui fin da giovanissimo vestito di biancorosso Benfica. E qui intervengono gli abbagli delle Aquile e la lungimiranza del Leone. Miguel Veloso è troppo grassottello per giocare a calcio, dicono, almeno non può farlo al Benfica. Ma Miguel ha la testa dura, e come il babbo in campo non ha intenzione di mollare dopo la bocciatura subita. Si mette in riga, e bussa alla porta dei rivali cittadini. Prego si accomodi, all’Academia Sporting sbagliano di rado. Lavoro, metodo, sacrificio: ne viene fuori un centrale difensivo molto promettente che con tale Paulo Bento, appena passato dal campo – bel centrocampista- alla panchina, vince il campionato nazionale Juniores. Poi, una serie di vicissitudini del club e il licenziamento di José Peseiro promuovono proprio l’ex mediano alla guida della prima squadra. E’ il 2005, per qualche osservatore è solo una parentesi: Paulo Bento invece raddrizza la baracca e raggiunge il secondo posto che significa Champions ed è ancora lì, oggi, anche perché da subito ha fiducia nei giovani che lui stesso ha cresciuto nelle giovanili del club. Tra questi non manca certo Miguel Veloso: Peseiro l’aveva mandato a farsi le ossa nella Olivais e Moscavide, terza serie portoghese, Paulo Bento sa che può essergli utile e lo richiama all’Alvalade, conoscendo pure (sciogliete pure il nodo di qualche riga più su) le doti di Miguel davanti alla difesa, a centrocampo. L’esordio abbaglia tutti, anche perché avviene in Champions’ proprio con l’Inter che è una delle big d’Europa ( il Real Madrid sta però eccellendo nel corteggiamento) che ha già chiesto relazioni dettagliate sul giovane portoghese. Veloso va in campo con i Nerazzurri perché lo Sporting è in emergenza: Custodio e Paredes non ci sono, nasce così uno dei miglior centrocampisti difensivi d’Europa. I due calciatori citati malediranno quel giorno: il primo è finito in Russia, il secondo, ex Reggina, fa tappezzeria allo Sporting: il figlio di Antonio si è preso tutto. Bella corsa, sinistro educato, personalità, tackle incisivo Miguel Veloso eccelle nelle letture delle situazioni di gioco, seppure ancora molto giovane. Vede lontano Miguel e come tutti i Leoni portoghesi, vede bene, molto bene…
CARLO PIZZIGONI
(ha collaborato Mario Ventura)


Fonte: Guerin Sportivo

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