13 maggio 2007

[figura] Juan Pablo Carrizo





All’improvviso, uno sconosciuto. Su Juan Pablo Carrizo, indiscusso titolare del River Plate appropriatosi recentemente anche della maglia numero uno della nazionale argentina, non scommettevano in tanti. Troppo grosso, poco agile, non pronto, mentalmente debole: inferiore al compagno di guanti, sempre. Smentiti tutti. L’aiuto di circostanze favorevoli ha giocato un ruolo importante nella consacrazione di questo portiere, ma tutto ciò deve suonare come l’accusa più robusta per quanti (e son tanti) non l’hanno da subito considerato quello che poi, sul campo, si è rivelato: un portiere di alta affidabilità.

La vera svolta della sua carriera, lui, giunto dalla lontana Villa Constitución, provincia di Santa Fé, alle giovanili del River Plate, avviene mercé una disgrazia, paradigmatico caso di “sliding door” che segnerà il futuro dei due giocatori coinvolti.

Nel 2006 il club di Nuñez ha tre portieri di buon livello: German Lux, Carrizo e Leyenda. Di Lux, classe 1982 anch’egli santafesino, si parla sempre più in termini entusiastici preconizzandogli una grande carriera: ha già vinto i Giochi Olimpici nel 2004, riportando finalmente un titolo calcistico di valore in Argentina. Nella Confederations Cup del 2005, gustoso aperitivo del Mondiale, gioca da titolare e l’Albiceleste si arrende solo in finale ad Adriano e al Brasile. Nel 2006 Lux entra nella parte buia della storia. In principio d’anno il fratello si suicida, il “Poroto” corre a casa e resta insieme alla famiglia. A prendere il suo posto nella porta del Millo c’è proprio Carrizo. Gioca bene. “Sono contento, ma appena torna German il posto è suo, gli siamo tutti vicino” afferma in quei giorni Juan Pablo, scosso come tutto l’ambiente River per quanto avvenuto. Lux torna e si riprende la porta. Ma qualcosa non funziona più. Quella ferita nella mente e nel cuore di Lux non può essere accantonata né dimenticata: in campo è ancora visibile. La situazione è molto delicata, la società riceve critiche e addirittura condanne per la gestione del caso.

Daniel Passarella, viste le prestazioni, si risolve a concedergli un periodo di riposo e lo accantona. A metà stagione il nuovo numero uno delle “Galline” è Juan Pablo Carrizo. JP, che è stato capitano delle selezioni giovanili dei Millionarios convince a intermittenza: soprattutto non possiede il gusto della parata da flash, un marchio di fabbrica del classico portiere argentino. Viene apprezzato il giusto, e forse ancora meno. La campagna acquisti del 2007, a Nuñez celebrato come l’anno del rilancio dopo troppe stagioni di dominio Azul y Oro, parte col botto. Dal Rosario Central, in cambio di quasi otto milioni di dollari (per l’Argentina di questi lustri, un’enormità) arrivano tre giocatori, prepotentemente messisi in luce nel passato campionato: il difensore Villagra, l’attaccante Ruben e il portiere Ojeda. Al Millo si sono persuasi che il recupero di Lux andrà per le lunghe, posto che arriverà. In porta c’è bisogno di certezze: Juan Marcelo Ojeda. Sopra le scrivanie di Nuñez di fiducia a Carrizo non si parla. Eppure alcune squadre europee avevano cominciato a sondare la disponibilità del giocatore, subito frenati dagli scout locali: “mezza stagione discreta e già lo considerate pronto?” A parte che per altri calciatori sono bastate un paio di azioni per accaparrarsi stipendi multimilionari, a distanza di mesi non si capisce questa continua sottovalutazione di Carrizo. Certo, qualche incertezza c’è stata, ma nemmeno Oscar Ustari, già pompato come nuovo Fillol, ricercato da mezza Europa (Barça in testa), è rimasto immune da figuracce, anzi. Nessuno discute le potenzialità del giocatore, gli occhi li abbiamo anche noi, ma Osky, che è un ’86, cioè solo due anni più giovane di Carrizo, ha avuto da subito l’invidiabile condizione, specie per un ruolo delicato come quello del portiere, dell’intoccabile, con la possibilità di crescere ed imparare dai suoi errori senza rischiare il posto. In più l’iniezione di fiducia del Mondiale: José Pekerman chiama lui e non il povero Lux (un’altra mazzata terribile che lo farà scomparire dalla mappa calcistica argentina), a fare da terzo alla manifestazione tedesca: l’equazione è facile, Ustari sarà il futuro portiere dell’Albiceleste, è qui per fare l’esperienza che gli servirà nel prossimo mondiale. Intanto, a Buenos Aires, le prestazioni nelle amichevoli di Carrizo, aprono gli occhi al Kaiser Passarella. La prima idea è quella di fargli giocare la Libertadores, tanto che Ojeda non viene nemmeno iscritto nelle liste per la competizione continentale. Carrizo, però, ottenuta la fiducia, chiude la questione e si prende tutto lasciando a Ojeda e Leyenda la battaglia per il posto in panchina. Non inganni l’inizio di stagione molto stentato dei Millionarios, le prestazioni di Carrizo hanno salvato una situazione che sarebbe potuta diventare tragica: esempio suggestivo il Super Clasico con Carrizo eletto “figura” della partita grazie a una serie di interventi che hanno poi permesso alla sua squadra di non andare sotto con i nemici del Boca.

Dicevamo sliding doors? Il 10 marzo del 2002, con Lux e Costanzo infortunati, Carrizo va in panchina proprio alla Bombonera. In porta c’è Comizzo che a metà match incoccia nello stinco del Chelo Delgado e rimane a terra. Guillermo Pereyra (oggi al Mallorca, in Spagna), accanto a lui in panca, gli sussurra: “tranquillo Carri, se entri farai bene.”In realtà, il partidazo contro il Boca arriverà cinque anni dopo: troppi pochi Pereyra sul suo cammino. Oggi, finalmente, Juan Pablo Carrizo non ne ha più bisogno.


CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo
(
ha collaborato Javier di ticespor.blogspot.com)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ci sono vari portieri buonni alla Argentina adesso.
Juan Pablo Carrizo passa per un ottimo momento.
Doppo sono Ustari, Andujar, Orion...e il proprio Abbondanzieri.
Soppratutto se pensiamo che il portiere argentini nel mondiale 2002 ero Pablo Cavallero, che non era piu meglio che nessuno di questi che ho nombrato.