09 agosto 2008

Europeo under 19: vince la Germania

La nuova generazione tedesca è in marcia, e procede spedita. Il più recente alloro giovanile dei Bianchi teutonici risaliva al 1992: si giocava ancora il campionato europeo under 16... Passato remoto. L’ottimo mondiale under 17 dell’anno scorso, terminato al terzo posto, mostrava grandi segnali di resurrezione. Ultimata in Repubblica Ceca in questi giorni:la Germania vince, meritando, l’Europeo under 19 , battendo in finale una buona Italia, mancata proprio sul più bello, ma la formazione Azzurra ha dimostrato che pure i nostri giovani, quando investiti di fiducia, possono farsi valere. L’Italia ha giocato con determinazione le sue partite, è giunta fino all’ultimo match, e si è poi arresa a una squadra comunque mediamente superiore, c’è da andarne fieri. I tedeschi, partiti con qualche punto interrogativo, hanno nel primo match, molto a sorpresa, messo subito sotto i favoritissimi spagnoli, campioni nelle ultime due stagioni. Partita non esattamente sfolgorante, ma che ha acceso un sacro fuoco nei ragazzi di Horst Hrubesch, ex, indimenticabile, centravanti e oggi nei quadri tecnici della federazione tedesca. Ragazzi che, a dispetto del clichè del crucco-tutto-muscoli, possiedono tanta qualità. Stante l’assenza del gioiello del settore giovanile tedesco, Toni Kroos, ci si è fatti bastare (e che lusso…) le giocate, intermittenti sì ma spesso decisive di Timo Gebhart, alter ego con minori capacità di lettura del giocatore del Bayern Monaco, ma in grado di proporre giocate di altissima qualità. E’ comunque un giocatore in formazione, una mezzapunta-seconda punta che però può giocare anche da centravanti, è esplosivo e vede la porta. Hrubesch, che ha sempre schierato un 442 propositivo, con interessanti sovrapposizioni, disponibilità a partecipazione di più giocatori nelle giocate, ottime spinte sulla fasce ( a destra fenomenale il lavoro di Dennis Diekmeier, assolutamente da seguire nell’evoluire della sua carriera, può diventare un grande terzino) e coperture adeguate, aveva molte soluzioni davanti. Ha scelto anche di giocare senza centravanti quando è venuto a mancare Richard Sukuta Pasu (vedi box) per un infortunio, rientrato in tempo per segnare il gol decisivo al 119’ nella tiratissima semifinale con la Repubblica Ceca e il gol del 2-0 in finale. Ottimi elementi in appoggio, bravi ad inserirsi, continuamente pronti a puntare l’avversario, i velocissimi ( e pronti a scambiarsi la posizione di seconda punta e di esterno sinistro nel 442)Dennis Naki e Savio Nsereko, ragazzo nato in Uganda, cresciuto nel Monaco 1860 in Germania e firmato dal Brescia, dove quest’anno ha assommato 6 presenze. Grande qualità in mezzo al campo con i due gemelli Bender, Sven e Lars, fisico longilineo, passo elegante, corsa da centrocampista anche d’inserimento, un bel tiro: insomma, completi entrambi, noi preferiamo il più deciso Sven, anche se è Lars, che in finale ha fiocinato Fiorillo da fuori con un tiro che dimostra il suo notevole raggio balistico, l’unico inserito nel tabellino marcatori. Buono, anzi buonissimo l’apporto di Marcel Risse, polmoni dotatissimi e un gran un bel tiro (due gol per lui). L’ottima organizzazione di gioco dei tedeschi, specie per questi livelli, ha coperto bene una difesa forse non sempre attentissima. In mezzo qualche svarione del capitano Florian Jungwirth, che con l’espulsione in finale per fallo su Okaka poteva compromettere l’Europeo. Jungwirth, che ha personalità e carisma e un discreto lancio per impostare, denuncia qualche difficoltà di lettura, specie nelle situazioni di transizione dove si possono perdere parametri e distanze e bisogna rielabolarli all’istante: il capitano dei campioni fa fatica. Le qualità dei giocatori tedeschi sono state sempre più apprezzate, il loro Europeo è stato davvero in crescendo, e la semifinale con la Repubblica Ceca è il match che ha spazzato ogni dubbio. Partita condotta dai tedeschi ma, occasioni alla mano, che poteva anche premiare i cechi: squadra quadrata quella padrona di casa, che ha proposto il miglior marcatore del torneo Tomáš Necid, buono coi piedi, buono di testa, un attaccante moderno che riprendeva Luca Toni a ogni segnatura con quel suo roteare la mano vicino all’orecchio: bravo ancora una volta a Pierpaolo Marino che ha più volte tentato di portarlo a Napoli in passato. Da segnalare, tra i cechi, anche l’ottimo torneo di Jan Morávek, l’uomo più avanzato del rombo di centrocampo (protetto dal “fiorentino” Jan Hable), molto abile nell’inserimento. Quasi commovente la rinascita ungherese, finalmente con una squadra competitiva dopo tantissimi anni di assoluto anonimato: con l’Italia se l’è poi giocata alla pari, ma … senza Vincenzo Fiorillo, miglior portiere della manifestazione, decisivo con le sue parate nella semifinale. Tra i magiari da segnalare almeno Krisztián Németh, già approdato al Liverpool (come il suo compagno di quest’Europeo, András Simon), centravanti efficace pure lontano dalla porta: legge bene il gioco e sa muoversi efficacemente anche senza palla, il tiro è buono ma non sempre è effettuato con il controllo del corpo (tutto migliorabile); bravo anche Attila Busai, centrocampista difensivo dal gran fisico, significativamente spesso nella posizione giusta nel momento adeguato. Dopo gli applausi, i fischi. La Grecia, finalista lo scorso anno, con un portento come Sotiris Nini ha mostrato ingenuità e pressappochismo davvero sorprendenti, poi la vera tragedia, quella spagnola. Una squadra con quel talento è davvero incredibile abbia lasciato la manifestazione senza nemmeno centrare i primi quattro posti (si è però salvata entrando nelle sei che parteciperanno ai prossimi Mondiali under 20, assieme all’Inghilterra, anonima il suo). Vero che la Spagna paga la scarsa forma dei suoi attaccanti, in primis Emilio Nsue, uscito dal campo addirittura in lacrime dopo aver sprecato l’impossibile nel match con l’Ungheria, che ha segnato l’uscita di scena dei giovani campioni in carica. Scaricare però tutte le responsabilità sul povero Emilio è scorretto e sbagliato: la Spagna aveva giocatori come Fran Merida, Jordi Alba, César Azpilicueta, Daniel Aquino che a sprazzi (davvero isolatissimi), anche in questo Europeo disgraziato per loro, hanno mostrato un elevato talento e giocate interessanti. Eppure solo forse il centrocampista centrale Daniel Parejo, il migliore tra le Furie Rosse, ha fatto vedere anche la determinazione giusta e la voglia di cavarsi dalle sabbie mobili cui sono, ala fine, tutti sprofondati. In questo 2008, la Repubblica Ceca, che ha bene organizzato questo torneo, è rimasta una delle poche terre immuni dal ¡Que Viva Espana!

CARLO PIZZIGONI
Fonte: GUERIN SPORTIVO

TOP 11 GUERINO

433

VINCENZO FIORILLO – ITALIA

DENNIS DIEKMEIER – GERMANIA

MASSIMILIANO TAGLIANI - ITALIA

ROMAN BRUNCLÍK – REP. CECA

RYAN BERTRAND – INGHILTERRA

ANDREA POLI - ITALIA

DANIEL PAREJO -SPAGNA

SVEN BENDER - GERMANIA

KRISZTIÁN NÉMETH - UNGHERIA

RICHARD SUKUTA-PASU – GERMANIA

TOMÁŠ NECID – REP. CECA

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