CAMERUN - DANIMARCA 1-2 (1-0 Eto'o 10', 1-1 Bendtner 34', 2-1 Rommedahl 16'st)
Nell'anno che segnava il 50esimo anniversario del Camerun libero ci si aspettava altro dai Leoni Indomabili, male sia in Coppa d'Africa che ai Mondiali, addirittura eliminati dopo due partite con avversari modesti e alla portata come Giappone e Danimarca. Il Camerun di Le Guen è un laboratorio strano, una manifattura non ancora completa piena di idee non ancora realizzata o irrealizzabili tout court. Anche ieri Le Guen ha dimostrato di volere allenare, di avere buone idee, come la pressione alta organizzata con blitz alla ricerca della palla e la ripartenza verticale, un possesso palla orizzontale a due-tre tocchi corti prima del cambio campo e del cross immediato, ma aleggia sempre un senso di indeterminatezza sui Leoni Indomabili, di cantiere e i due gol dei danesi sono lì implacabili a dimostrarlo: il primo un lancio di 50 metri di Kjaer che taglia il campo con Ekotto che lo legge malissimo e in mezzo Bassong (pessimo Mondiale per il difensore del Tottenham) che si fa anticipare da Bendtner, il secondo una transizione difensiva da manicomio che termina con l'uno contro uno in area di Rommedahl contro Makoun. Crudele per Le Guen che in Africa ci è venuto non per fare vacanza come altri, ma il calcio può essere crudele e se la squadra non ha ancora un'identità precisa: nonostante coraggio e buona volontà (palesate anche ieri), nel football si perde. Crudele anche per Eto'o che accendeva la luce a ogni tocco di palla, ma come ha imparato lui pure quest'anno all'Inter si vince solo con una squadra, e i Leoni non lo sono ancora. Volere e non potere, il Camerun è già fuori, le lacrime a fine match di Aboubakar, giovane (1992) e interessante leoncino (che il Valenciennes ha già messo sotto contratto, pescandolo direttamente al Coton Sport in Camerun), sono quelle di tutti.
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