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22 dicembre 2010
03 giugno 2010
Ufficiale: André Villas Boas al Porto
André Villas Boas è il nuovo allenatore del Porto. L'ex assistente di José Mourinho (anche nel primo anno di Inter), dopo aver sfiorato la panchina dello Sporting e una buonissima mezza stagione nell'Academica di Coimbra, è da oggi un Dragao. Tecnico di cui tutti parlano estremamente bene, ha dimostrato in questa stagione di avere come base i dettami dello Special One e il suo 4-3-3, ma ha fatto vedere idee originali e interessanti. In Portogallo anche un giovane del 1977 puà diventare allenatore di un grande club. Sfida al Benfica di Jorge Jesus lanciata e Superliga lusitana ancora più interessante.
01 giugno 2010
Benfica: l'Aquila torna a volare
Wankdorfstadion (Berna), 31 maggio 1961: Benfica - Barcellona 3-2. Olympisch Stadion (Amsterdam), 2 maggio 1962: Benfica – Real Madrid 5-3. I portoghesi demoliscono i due colossi del Vecchio Continente e spolverano la propria bacheca col trofeo calcistico più importante. Il Portogallo si scopre riconoscibile sulle mappe calcistiche, finalmente. Il Benfica diventa un simbolo, un mito, e gestire un mito è complicato. Il fardello dell'uomo bianco-rosso comincia qui. Perché, quando hai dominato senza nessun limite territoriale, la tua condanna è quello di replicare ad libitum l'impresa. Anche senza la classe di Eusebio e Coluna in campo e l'intelligenza e il carisma di Béla Guttman in panchina.
“Somos Benfica” , non basta più: essere Benfica senza vincere vuol dire non essere più. E il tifoso non accetta di non essere più, in particolare il tifoso ( e i benfichisti raggruppano più della metà della popolazione del Portogallo) di un mito, di un mito vero. Lo ricercano, credono di vederlo all'orizzonte, e invece crollano delusi scoprendo che quella partita, quella vittoria, quella coppa era solo un segnale interlocutorio che non portava a nulla. Si attende sempre il ritorno, in un Paese che fin dal Cinquecento, ha alimentato per secoli l'attesa di Re Sebastiano (messa in musica dal genio bergamasco di Donizetti) , scomparso misteriosamente e che sarebbe rispuntato, un giorno, a risvegliare i cuori del Portogallo. Uno sguardo di un popolo di naviganti, pieno di angoscia, attese, illusioni, uno sguardo rivolto al mare infinito che hanno, immobile, di fronte, uno sguardo che è tutto ed è alla base della cultura e della visione del mondo che abita le note di una musica magica, il Fado, e l'anima di ogni lusitano. Ma Re Sebastiano non tornerà più, come quel Benfica. Attorno però a un nuovo Benfica si sta creando qualcosa di magico, qualcosa che sembra andare oltre le (poche) vittorie fallaci del secolo scorso (l'ultimo “scudetto” nel 2004, con Trapattoni in panchina, il penultimo nel lontano 1996). Il vento che sempre accarezza Lisbona sembra abbia portato, per una volta, qualcosa di nuovo. Una società che sta lavorando bene sul mercato e che in campo regala emozioni nuove e diverse dall'ordinario. Dietro la scrivania, Rui Costa, il “Maestro”, nato nelle viscere del “Glorioso”, passato a illuminare anche l'Italia e tornato a casa per appendere gli scarpini e inventarsi una carriera nuova altrettanto insigne. Sulla panchina un apprendista stregone che ha tutte le qualità per diventare un vero Maestro di calcio: Jorge Jesus è l'ultimo riuscito calco di una scuola futebolistica di allenatori lusitani segnata da un approccio sistemico che mescola modernità, internazionalità e pragmatismo. Dopo Quieroz (C.T. della “Geração de Ouro” che ha vinto tutto a livello giovanile, quella dei Figo e dei Rui Costa, poi straordinario uomo di campo di Ferguson allo United) e José Mourinho, Jorge Jesus sembra possedere le stimmate per appartenere alla storia del calcio continentale che verrà, e non è un caso che sia già associato a importanti club europei (ma ha firmato fino al 2011 per rimanere nelle Aquile). La classe media dei tecnici portoghesi è preparatissima: cresciuta in un ambiente permeabile alle contaminazioni (leggi: idee e codici di tecnici stranieri) ha elaborato una metodologia di lavoro moderno che si serve anche del contributo di diverse scienze umane e ha prodotto una serie di sistemi di allenamento all'avanguardia, a partire, ad esempio, dalla novità della “Periodização Táctica”, che vanta innumerevoli casi di applicazioni pratiche. Molti allenatori non hanno raggiunto le attese, notevoli, a cui era associata la loro ascesa nel calcio portoghese, come nel caso di José Peseiro, assistente al Real Madrid proprio di Queiroz, altri mantengono una rotta interessante. E Jorge Jesus è la rosa dei venti dell'attuale movimento nazionale. Dopo una grande stagione nello Sporting Braga, lo scorso anno (con il raggiungimento, pure, degli ottavi in Coppa Uefa ) e il progetto di un originale sistema di gioco, un 4-1-3-2 insieme propositivo, spettacolare e produttivo, Jorge Jesus giunge al Benfica e fa il bis. Trovare la disponibilità di uomini di seconda/terza fascia del campionato portoghese può non essere complicato: meno, si dice, far digerire un calcio del genere all'élite. Eppure il cinquantacinquenne tecnico di Amadora riesce nell'impresa: il 4-1-3-2 esposto al Da Luz è una favola per gli occhi, con due terzini di spinta, un unico mediano vero, Javi Garcia (cresciuto nelle giovanili del Real Madrid), tre giocatori dinamici a centrocampo (Ramires, Aimar e Di Maria), che da altre parti occuperebbero il ruolo di attaccante, e due punte: il bomber paraguayano Oscar Cardozo e Javier Saviola. Sì, sì, quel Saviola che dopo aver sbadigliato nei luccicanti spogliatoi del Camp Nou e del Bernabeu sta proponendo, a 28 anni e con una patente di “bollito” sulla schiena appiccicatagli dalla stampa iberica, la sua migliore stagione europea di sempre. Velocità, combinazioni tra più giocatori, movimento coordinato di palla e uomini, pressing, ripartenze, organizzazione e tanti tanti gol, così è tornato a fantasticare il popolo “Encarnados”, dall'alto del primo posto in classifica nel Campionato Portoghese, cosa che non si registrava da troppo tempo. Il passaggio a vuoto del Benfica nella Europa League, eliminato dal miglior Liverpool della stagione dopo aver estromesso il Marsiglia, ha solo in parte raffreddato l'entusiasmo dei tifosi. Per modalità e circostanze, l'avventura europea appena conclusa è valutata da molti osservatori come un passo in avanti deciso e un'esperienza messa in cascina e che servirà, a breve, nella competizione principe del Vecchio Continente. Tra le massime meno esplorate di un portoghese famoso, José Mourinho, c'è anche questa:“Non credo che, nel calcio di oggi, ci siano squadre allenate bene e altre male. Piuttosto, ci sono squadre adattate o meno al metodo di gioco dell’allenatore. Quello che si cerca è che la squadra si adatti allo sforzo che il sistema di gioco esige.” E qui l'allenatore è fondamentale, ma lo è, di conseguenza, il ruolo della società. Che deve assecondare il lavoro del mister e mettere a disposizione dello stesso giocatori adeguati al progetto. Il Benfica, anche qui, ha oggi tutte le carte in regola. La presidenza di Luís Filipe Vieira ha come copertina visibile l'acredine e le continue polemiche contro il padrone del calcio portoghese, impersonato dal Presidente del Porto Pinto da Costa. Nelle pagine interne, tuttavia, l'operazione della squadra di Lisbona è più interessante: i rivali del Nord sono stati presi da esempio per il loro modo di fare mercato e, grazie anche al lavoro di Rui Costa, da due anni diventato Direttore Sportivo del club, il sorpasso del Glorioso pare essere avvenuto. Capacità di scouting, contatti con i procuratori giusti e prontezza nella trattativa: così sono arrivati al Da Luz ragazzi di straordinaria prospettiva come David Luiz, pescato dal niente del Vitoria Bahia, e raggiunti giovani nella fase ascensionale della carriera, poco prima che i top club d'Albione o di Spagna dischiudessero il portafoglio, come nel caso di Angel Di Maria, prenotato durante i Mondiali giovanili, e Ramires, firmato poco prima della Confederations Cup che lo consacrò nel Brasile. E parliamo di gente che ora vale oro. Aggiungiamo una nutrita serie di giovani interessanti (Fabio Coentrao, Sidnei, Patric) e una lungo plotone di acquisizioni e prestiti nel sottobosco locale, tra massima serie e leghe minori. Ultimo degli arrivi, il promettente centravanti brasiliano Alan Kardec: appena ha fatto bene, nel Mondiale under 20 ultimo scorso, è approdato al Da Luz. Tutto gira per il verso giusto. Certo, non tornerà mai più il vecchio Benfica di Eusebio, ma all'orizzonte c'è forse qualcosa di vero e di grande, e ha un'Aquila sul petto.
CARLO PIZZIGONI
FONTE: GS - GUERIN SPORTIVO
22 dicembre 2009
Benfica - Porto 1-0. Jorge Jesus promosso all'esame Jesualdo. Risorge Saviola
Lo scontro tra le big di Portogallo evidenzia un buon livello di gioco anche se non tantissime occasioni da rete. Entrambe sono squadre in contruzione, il Benfica dopo l'arrivo a Lisbona di Jorge Jesus, il Porto dopo le pesanti cessioni di Lucho Gonzalez e Lisandro Lopez. Le Aquile in questo match meritano e cercano maggiormente la vittoria. Il Benfica è privo, oltre che di Aimar e di Fabio Coentrao, di un uomo chiave come Angel Di Maria, eppure Jorge Jesus surroga l'argentino con Urretavizcaya (finalmente una chance per il giovane uruguagio!) mantenendo il 4132 e lo stile che ha cercato di mutuare qui a Lisbona dalla precedenza esperienza a Braga. E funziona: il pressing alto dà molto fastidio al Porto che non riesce mai a entrare coi tempi giusti nelle giocate, l'inizio dell'azione è sempre rallentato e le ripartenze biancorosse sono fulminanti, specie nella prima parte del match, quando il Benfica costruisce la vittoria. Perfetta anche la linea dietro nell'accompagnare centrocampo e attacco (buonissima partita, l'ennesima, di David Luiz da centrale, e aveva pure la febbre). Favolosa la prova del "Conejo" Saviola che con Jorge Jesus ha trovato una seconda giovinezza, anzi come rendimento generale e contributo alla squadra (attivissimo anche in fase di non possesso) è forse il miglior Saviola di sempre. Il Porto non riesce a trovare i ritmi giusti della gara e in mezzo al campo soffe terribilmente: Raul Meireles e Guarin non riescono a fare gioco, il pressing e la qualità di passaggio non eccelsa dei due contribuisce a rendere poco fluida la manovra (che migliora con l'ingresso di Varela nel secondo tempo). Cristian Rodriguez si accende a intermittenza nel secondo tempo e crea problemi alla difesa benfiquista, ma appena le Aquile recuperano le giuste distane in mezzo al campo il Porto ritorna inefficace. Male Hulk, giocatore che ha potenzialità enormi ma difetta di continuità di concentrazione, e quando si fa prendere da troppo istinto, va fuori giri.
BENFICA: Quim; Maxi Pereira, Luisão, David Luiz e César Peixoto; Javi Rodriguez, Ramires (72' Filipe Meneses), Carlos Martins (66' Luís Filipe) e Urretavizcaya (66' Weldon); Saviola e Cardozo.
Não utilizados: Júlio César, Roderick, Nuno Gomes e Miguel Vítor
Treinador: Jorge Jesus
PORTO: Helton; Fucile, Rolando, Bruno Alves e Alvaro Pereira; Fernando, Guarín (46' Varela) e Raul Meireles (79' Belluschi); Hulk (77' Farías) , Falcao e Rodriguez
Não utilizados: Beto, Mariano, Nuno André Coelho e Sapunaru
Treinador: Jesualdo Ferreira
Gol: Saviola (21')
Estádio da Luz, Lisbona.
BENFICA: Quim; Maxi Pereira, Luisão, David Luiz e César Peixoto; Javi Rodriguez, Ramires (72' Filipe Meneses), Carlos Martins (66' Luís Filipe) e Urretavizcaya (66' Weldon); Saviola e Cardozo.
Não utilizados: Júlio César, Roderick, Nuno Gomes e Miguel Vítor
Treinador: Jorge Jesus
PORTO: Helton; Fucile, Rolando, Bruno Alves e Alvaro Pereira; Fernando, Guarín (46' Varela) e Raul Meireles (79' Belluschi); Hulk (77' Farías) , Falcao e Rodriguez
Não utilizados: Beto, Mariano, Nuno André Coelho e Sapunaru
Treinador: Jesualdo Ferreira
Gol: Saviola (21')
Estádio da Luz, Lisbona.
12 novembre 2009
André Villas Boas allo Sporting ? Alla fine è Carlos Carvalhal il prescelto
L'ex assistente di José Mourinho secondo diverse fonti è stato molto vicino alla panchina dello Sporting, abbandonato da Paulo Bento dopo un inizio di stagione disastroso. Villas Boas gode di molta considerazione: ha preso da un mese la Académica di Coimbra e ha in soli pochi giorni ribaltato la struttura di gioco, costruendo una squadra con principi e obiettivi chiari. Una vera rivoluzione. Da qui la chiamata di Bettencourt, che certamente cerca un tecnico non affermato, anche perché all'Alvalade di soldi ne girano pochi (era girato anche il nome di Co Adriaanse ma è difficile che si convinca l'allenatore olandese con un tozzo di pane, stesso discorso, ovvio, per Felipao Scolari). Così la scelta è parsa cadere su Villas Boas (gradito anche dalla maggior parte del tifo leonino), come titola a tutta pagina "A Bola" ed è ripreso in prima da "Record" e "O Jogo", confermando le indiscrezioni dei giorni scorsi. Esistono anche lati oscuri: Villas Boas è certo tecnico con idee ma non ha mai allenato veramente e, poi, è giusto rischiare subito con una squadra che ha una struttura societaria non chiara (ieri è stato nominato Sa Pinto direttore della sezione calcio, avrà ampi poteri?)? Certo Lisbona, dopo Jorge Jesus, allenatore molto preparato che sta facendo benissimo con le Aquile, con un gioco aggressivo, produttivo e esteticamente piacevole (un 4132 vero, con un solo pivot difensivo, Javi Garcia, per di più con Fabio Coentrao trasformato in terzino), un altro innovatore non farebbe male alla capitale (più Jesualdo Ferreira a Porto, mica male sto calcio portoghese).
UPDATE: Dopo una serie di annunci, contro-annunci e misunderstanding, l'annuncio ufficiale dello Sporting segnala il 43enne Carlos Carvalhal, quanto a metodologia e competenza uno dei miglior tecnici portoghesi, come nuovo allenatore dei biancoverdi. Con lui si spera ritorni il calcio all'Alvalade...
01 settembre 2009
Campionato Portoghese 2009/10
Nella tarda primavera del 2005 non erano pochi i detrattori di Giovani Trapattoni, dalle rive del Tago alla terra lusitana tutta. Il tecnico di Cusano Milanino però era riuscito a zittire i chiacchieroni e, prima di sbattere la porta, ha riportato il Benfica sul tetto del Paese: è stato l'ultimo “scudetto” delle Aquile. Da allora, nonostante investimenti importanti per il calcio lusitano, i biancorossi non hanno più nemmeno insidiato il Porto, protagonista di una striscia di quattro successi consecutivi. La frenesia di cambiare, di vincere senza costruire un progetto, ha accecato le Aquile di Lisbona in tutto questo tempo. La promozione a Direttore Sportivo di Rui Costa, avvenuta lo scorso anno, non ha modificato le cattive abitudini: era iniziato un progetto con il tecnico spagnolo Quique Flores che però è stato presto accantonato. Si riparte quest'anno con una scommessa in panchina: Jorge Jesus, capace di regalare ai tifosi dello Sporting Braga, nella passata temporada, un calcio di elevata qualità, è stato portato al Da Luz per ripetere la lezione. Il cinquantacinquenne tecnico è alla prima esperienza in un grande club dopo tanta gavetta nel calcio di provincia portoghese: un risultato che si è ampiamente meritato e che lo ha promosso a nuovo allenatore emergente in un Paese dove certo non mancano tecnici interessati e di grande prospettiva. Già nelle prime uscite la mano di Jorge Jesus si è notata: grande intensità, pressing alto, controllo del gioco, esattamente come a Braga, dove nella scorsa stagione fece bene anche in coppa Uefa. Dovesse riuscire a mantenere lo stesso copione anche al Benfica, che individualmente possiede una qualità tecnica superiore, si leverebbe non poche soddisfazioni. Inoltre, ai già svariati talenti in rosa, pronti a sbocciare come Angel Di Maria o già riconosciuti tipo Aimar, Rui Costa ha aggiunto un'altra infornata di nomi interessanti: Ramires, protagonista nella Confederations Cup col Brasile, Javi Garcia, ventiduenne frettolosamente accantonato al Real Madrid, Keirrison, bomber brasiliano acquistato dal Barcellona e parcheggiato qui, e un “Conejo” Saviola desideroso di riscattarsi. Non dimenticando una rosa di assoluta solidità con Luisao, David Luiz (pronto a esplodere), Oscar Cardozo, Maxi Pereira, Cesar Peixoto (che ha seguito il suo “mister” dal Braga) a cui si aggiunge il rientro di un talento come Fabio Coentrao dopo un anno di prestito al Rio Ave. Riuscirà la dirigenza a mantenere equilibrio durante tutta la stagione e a difendere il proprio allenatore nei momenti di difficoltà? Un interrogativo abituale a Lisbona e assolutamente fuori luogo a Porto. Dove però hanno voluto ricostruire senza aspettare eventuali sconfitte: dopo quattro titoli consecutivi e buone prestazioni nella Champions League si è deciso di voltare pagina, cedendo, sempre di fronte a grandi offerte economiche, gli elementi più rappresentativi di queste ultime affermazioni: Lucho Gonzalez (18 milioni dal Marsiglia) e Lisandro Lopez (24 più bonus dal Lione). In più c'è stato il gran colpo di piazzare l'ottimo Aly Cissokho, acquistato pochi mesi prima dal Vitoria Setubal per qualche centinaio di migliaia di euro, a 15 milioni al Lione, dopo il dietrofront del Milan. In entrata il solito mercato oculato, parco (di milioni) e lungimirante: Fernando Belluschi, dall'Olympiakos, e Diego Valeri, dal Lanus, un paio di anni fa sarebbero costati una cifra spaventosa: arrivano oggi, con formule variegate, a Porto per meno di otto milioni, in totale. A loro si aggiungano Radamel Falcao, l'attaccante colombiano del River Plate, Seba Prediguer del Colon, Alvaro Pereira del Cluj e un centrale di grande avvenire come Maicon, sottratto al Nacional (scuola Cruzeiro, però) per poco più di un milione. Con Bruno Alves e Hulk, i due big rimasti, e non dimenticando un giocatore chiave della scorsa stagione come Fernando, a Jesualdo Ferreira, altro maestro della panchina, viene richiesto un assemblaggio veloce dei nuovi che potrebbe invece non essere così rapido. Tutti questi lavori in corso nelle due big portoghesi potrebbero favorire outsider? Impossibile. Invero lo Sporting, l'unica altra candidata al titolo, ha cambiato pochissimo, aggiungendo il solo Matias Fernandez (unico investimento reale del club: 4 milioni), reduce dal disastro di Villareal, in mezzo al campo per accendere quella scintilla decisiva nel palleggio rimestato e poco produttivo visto durante tutta la scorsa stagione. Una scommessa dalla quota alta, specie se da qui alla fine del mercato non arriverà nessun attaccante oltre al giovane Caicedo (in prestito dal Manchester City) per agevolare il lavoro del brasiliano Liedson (diventato cittadino portoghese e in attesa di una chiamata dal CT Quieroz), da diverse stagioni esclusivo goleador dell'Alvalade. In precampionato si è assistito con meraviglia all'esordio del giovane prodotto della celeberrima Academia Sporting, Daniel Carriço, centrale difensivo dal grande futuro, e a una serie di buone prove di Miguel Veloso, talento che pareva essersi già appassito. Joao Moutinho, Vuckcevic e, quando tornerà dall'infortunio, Izmailov, le altre armi a disposizione del tecnico Paulo Bento, per il quinto anno consecutivo alla guida dei Leoni. Tuttavia restano poche le speranze di titolo per lo Sporting, e praticamente nessuna altrove. Guimarães, Braga, Nacional e il Marítimo di Carlos Carvalhal sono le squadre che probabilmente si giocheranno il campionato “degli altri”, con il quarto posto in palio, ma niente più. La grave crisi finanziaria che sta sminuzzando il futebol portoghese coinvolge maggiormente i club di medio-basso livello: la programmazione è stata sostituita dalla sopravvivenza. Tutto ciò erode anche la base di appassionati che seguivano i piccoli club, e propone orizzonti culturali non proprio rosei per tutto il calcio portoghese. Le risorse futebolistiche di questo Paese sono però storicamente illimitate, e questo triste periodo di vacche magre potrebbe ulteriormente sviluppare le motivazioni di presidente, allenatori e giocatori di provincia: tutto a vantaggio di un movimento che nel passato recente ha creato i Cristiano Ronaldo e i José Mourinho sostanzialmente dal nulla. Da Eusebio in avanti, questi circa dieci milioni di abitanti, con il vento dell'Oceano nei capelli, il sapore del baccalà in bocca e un generale disinteresse da parte di tutto il resto d'Europa, hanno sempre prodotto grande calcio: l'humus per ripartire c'è.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo n.34/09
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Guerin Sportivo n.34/09
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