31 ottobre 2012

Copa del Rey. Alaves - Barça 0-3. Ma il Mendizorroza per una notte torna in massima serie

Fonte: Gazzetta.it



Inizia dai sedicesimi di finale il cammino del Barcellona in Copa del Rey, e inizia naturalmente con una vittoria, stavolta per 3-0, ai danni dell’Alaves. I blau-grana si presentano a Vitoria senza, tra gli altri, Messi e Xavi: Tito Vilanova, fedele al suo 4-3-3, ritrova dopo un mese Dani Alves, e in mezzo lancia Sergi Roberto (classe 1992, naturalmente prodotto della Masia) al fianco di Busquets e Iniesta. Davanti, Fabregas riferimento centrale pronto ad aprire il gioco per gli uno contro uno sugli esterni di David Villa e Alexis Sanchez.
L’Alaves, che tempo fa respirava l’aria delle competizioni europee, è sprofondata in Segunda B, il terzo livello del campionato spagnolo, ma non ha perso l’affetto dei propri tifosi. Il Mendizorroza è una bolgia, e lo spettacolo visivo è altrettanto coinvolgente, con un mosaico che copre l’intero stadio. Non è per niente disprezzabile nemmeno la proposta calcistica della squadra basca: nessuna “palla lunga e pedalare”, certo un 4-4-2 difensivo con le linee vicine, ma anche eleganti uscite di palla dalla difesa, non abituali in squadra di divisioni così basse.
Dura 39’ minuti la resistenza basca, peraltro senza eccessivi patimenti. Un recupero in mezzo al campo dell’esordiente Sergi Roberto inizia l’azione che indirizzerà la gara: la palla giunge ad Iniesta che trova in verticale David Villa, la difesa sbaglia la copertura, e il Guaje si gira e infila dal limite dell’area il portiere avversario. L’azione del raddoppio inverte i fattori assistman-goleador: dopo un recupero di Fabregas su un errore in disimpegno dell’Alaves, David Villa pesca Iniesta che con un tiro a giro tranquillizza i tifosi culè: sono passati cinque minuti nella ripresa.
Da lì in poi è la solita esibizione del Barça, che con il freno a mano porta a casa l’ennesima vittoria della stagione, sigillata a due minuti dalla fine da Fabregas, che mette dentro di testa un cross dalla destra di Dani Alves.

Alaves - Barcellona 0-3 (Villa 39', Iniesta 50', Fabregas 87')

Alavés: Urtzi; Oscar Rubio, Agustín, Javi Hernández, Manu García; Jaume, Beobide; Guzmán, Jonan (Sendoa, m. 71), Barahona (Luismi, m. 71); Viguera (Sergio Llamas, m. 81).
Barcelona: Pinto; Alves, Bartra, Mascherano, Montoya; Sergi Roberto, Busquets (Song, m. 54); Iniesta (Dos Santos, m. 75), Villa (Tello, m. 69), Fabregas,  Alexis
 CARLO PIZZIGONI


30 ottobre 2012

Premier. Everton - Liverpool 2-2 e spettacolo

Fonte: Gazzetta.it

Tiratissimo, finisce in parità, 2-2, il derby di Liverpool. L’intensità delle due squadre in campo regala ai fortunati spettatori una gara emozionante e divertente, un grande spot per il football.
Si comincia subito forte, al 13’, con il giovane spagnolo Suso che riceve sul centrosinistra, lascia spazio per l’inserimento al connazionale José Enrique e lo pesca in profondità: il cross teso del terzino attraversa l’area e sul secondo palo c’è Suarez a raccoglierlo. L’uruguayano tira al volo e incoccia la gamba di Baines, che infila la sua porta. Sette minuti dopo, errore di posizionamento dell’Everton su una punizione centrale di Gerrard che trova libero ancora Suarez davanti ad Howard: facile 2-0. L’Everton ha lo spirito della squadra britannica, gioca a ritmo altissimo e non si arrende mai. Pure british anche l’1-2: in mischia segna Oman dopo una respinta maldestra di pugno del numero 1 Jones. Britannico ma lucido in panca Moyes: insiste nel cercare di allargare la difesa avversaria, non efficacissima nel contenimento sui lati. Rodgers cambia la posizione degli avanti Sterling e Suso, ma nemmeno lo spagnolo riesce a evitare l’uno contro uno di Mirallas sul giovanissimo Wisdom (che nasce centrale, peraltro). Non arriva nemmeno il raddoppio di marcatura di Allen a sinistra e il belga è decisivo in una serie di situazioni, anche in quella che regala il 2-2 ai padroni di casa, con Fellaini che pesca Naismith davanti alla porta. Rodgers deve proteggersi, fuori l’abulico Sahin e il leggero Suso, dentro Coates, difesa a 3, e Shelvey in mezzo al campo. Le occasioni da rete si distribuiscono per tutto il secondo tempo, e nel recupero viene annullato, per un fuorigioco inesistente, un gol a Suarez. Alla fine solo applausi a Goodison Park: this is football.

Everton - Liverpool 2-2

Everton (4-4-1-1): Howard, Coleman, Jagielka, Distin, Baines, Naismith (Oviedo 6), Osman, Neville, Mirallas (Gueye), Fellaini, Jelavic. (Mucha, Hibbert, Heitinga, Hitzlsperger, Vellios) All. Moyes
Liverpool (4-2-3-1) Jones, Wisdom (Henderson), Skrtel, Agger, Enrique, Gerrard, Allen, Suso (Shelvey), Sahin (Coates), Sterling, Suarez. (Reina, Assaidi, Downing, Carragher) All. Rodgers



CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

29 ottobre 2012

Premier. Chelsea - Manchester United 2-3, la partita prima delle polemiche

Fonte: Gazzetta.it


Decide il Chicharito Hernandez, in posizione di fuorigioco, al 75’, il big match tra Chelsea e Manchester United, che porta a meno uno in classifica i Red Devils dai Blues.
Una partita, terminata 3-2, ma due gare ben distinte: la prima, fino al 68’, giocata alla pari, la seconda, complici due espulsioni, in 11 contro 9: rosso Ivanovic per chiaro fallo da ultimo uomo, e doppio giallo (il secondo per simulazione) a Torres. Di Matteo certo non sarà tenero nei confronti della terna arbitrale.
Incubo finale per il Chelsea, ma incubo anche a inizio gara. Il 4-4-2 di Ferguson è compatto, non esce sulla prima fase di costruzione dei Blues, anzi la favorisce: quando avviene il recupero nella trequarti, la palla viene giocata quasi sempre sul Toño Valencia, giocatore chiave di inizio gara. Ashley Cole è altissimo, legge male alcune situazioni e, anche per i mancati rientri di Hazard sul lato, lo United trova una falla sul lato destro del campo. In quella zona di campo nascono i gol, e tutti in giocate di transizione: il primo è una sfortunata carambola sul corpo di David Luiz dopo un palo di van Persie (3’), il secondo è tutto dell’olandese (12’). I Blues costretti a costruire da dietro sono poca cosa, con un centrocampo formato da Ramires e Obi Mikel, e una trequarti totalmente ostruita dalla densità difensiva dello United.Una punizione di David Luiz è l’unico lampo di questa fase di partita, che cambia con la salita in cattedra di Juan Mata. Lo spagnolo si sottrae alla marcature dello United, trova tante ricezioni interessanti interne ed esterne, che iniziano a preoccupare gli uomini di Ferguson. E’ proprio del numero 10 anche la rete, fantastica, su punizione, al 44’, che riapre la partita e accende, finalmente, Stamford Bridge. Ed è ancora lui, a controllare magicamente un lancio di Oscar, che dà il la alla rete di Ramires di testa (53’). Poi le due espulsioni, e la partita che cambia direzione.


Chelsea - Manchester United 2-3 (David Luiz autogol 3, Van Persie 12, Mata 43, Ramires 53, Hernandez 75)

Chelsea (4-2-3-1): Cech (c); Ivanovic, Cahill, David Luiz, Cole; Ramires, Obi Mikel; Mata (Bertrand 71), Oscar (Azpilicueta 66), Hazard (Sturridge 82); Torres. (Turnbull, Romeu, Marin, Moses). All. Di Matteo
Manchester United (4-4-2): De Gea; Rafael, Ferdinand, Evans, Evra (c); Valencia, Carrick, Cleverley,Young (Hernandez 64); Rooney (Giggs 73), Van Persie. (Lindegaard, Anderson, Scholes, Nani, Welbeck). All. Ferguson

CARLO PIZZIGONI

28 ottobre 2012

Liga. Il Barça passeggia a Vallecas

 Fonte: Gazzetta.it



La pericolosa trasferta di Vallecas, si tramuta in una tranquilla passeggiata per il Barça. Vincono 5-0 i Blaugrana, in casa del Rayo, grazie a una partita perfetta nella sua fase di gestione. Non luccica più il futbol del Barcellona, che in alcuni momenti gioca anche un calcio speculativo, ma questa capacità di leggere i momenti della partita, di scegliere la marcia adeguata alla bisogna, fa ancora più paura a tutti gli avversari della Liga.

Fa fatica a entrare in partita il Barcellona, e non riesce quasi mai a costruire l’azione da dietro.Tito Villanova propone Song davanti alla difesa e Sergi Busquets sulla linea dietro al fianco di Adriano (riproposto centrale), con Montoya e Jordi Alba sugli esterni. Xavi è costretto troppo spesso ad abbassarsi per pulire la costruzione, rallentata dalla buona pressione organizzata dal Rayo. I padroni di casa riescono a guadagnare la palla oltre la metà campo, ma ai sedici metri non finalizzano con pericolosità. La squadra di Vallecas propone sempre un calcio di limpidezza sopraffina, ha un’uscita di palla da dietro esteticamente apprezzabile, ma manca sempre un po’ di punch nel suo futbol. Le preziose giocate di Leo Baptistao e di un ispirato José Carlos non portano a nessun esito felice.
Anticipando le giocate blaugrana con molto coraggio, il Rayo evita che il Barça giochi il solito palleggio estenuante e produttivo e comando il ritmo di gioco. Alla prima occasione buona, però, l’inerzia della gara cambia definitivamente.
Un clamoroso errore del “Chori” Dominquez, in fase di uscita di palla, lascia scoperta la linea difensiva: Fabregas è bravo a riconquistare palla e dai trentacinque metri trova il taglio di David Villa che tiene dietro il recupero difensivo e mette dentro l’1-0. E’ il 20’, e lo spirito del Rayo è già KO. I vallecanos hanno troppo calcio nella testa per smettere di giocare, ma sono meno sicuri e meno convinti e, al di là di qualche estemporanea situazione, non riescono a impensierire Valdes. E’ anzi il Barcellona che va vicino al raddoppio, prima con Fabregas e poi con Messi.
L’inizio del secondo tempo non aumenta l’autostima del Rayo: dopo tre minuti arriva il secondo gol del Barça. Montoya si fa trenta metri di scatto sulla fascia destra per andare a prendere il suggerimento di Pedro, accorcia il passo, alza la testa e pesca Messi in mezzo all’area, libero grazie al solito dono della capacità di smarcamento. Dal centro dell’area Leo segna la rete numero 72 del suo 2012. Dopo il doppio svantaggio una reazione di nervi del Rayo c’è, la carica non a caso arriva dall’uomo con maggiore garra dei biancorossi, Javi Fuera, che sfiora il palo di Valdes con una conclusione da fuori. Il Barça sceglie la modalità gestione e con un ritmo appena più accelerato il Rayo ci prova con forze fresche (dentro Lass, Ronni Nielsen e l’ex Palermo Fran Vazquez): fuoco fatuo. un paio di ripartenze del Barça mettono al tappeto i padroni di casa. Jordi Alba serve l’assist per il gol, in spaccata, di Xavi (79’), Pedro regala a Fabregas la palla del 4-0, chiude ancora Messi a due minuti dalla fine, col destro. Attesa domani la replica della co-capolista Atletico Madrid, in casa contro l’Osasuna.

CARLO PIZZIGONI



26 ottobre 2012

Un Tigre de Oro: l'Atletico Madrid sponsorizza Radamel Falcao per il Pallone d'Oro


Una hastag su twitter, #untigredeoro, e un video di appoggio: per l’Atletico Madrid el Tigre, Radamel Falcao, merita il Pallone d’oro. I successi dell’Atleti di Diego Simeone (per noi una delle squadre dell’anno, senza limitazioni geografiche: davvero ottimo il lavoro del Cholo), sono arrivati anche e soprattutto grazie alle prestazioni e ai gol del Tigre. Perché premiare sempre gli stessi? L’attaccante nato a Santa Marta, Colombia, merita rispetto e considerazione: untigredeoro!


Fonte: Tropico del Calcio - Gazzetta.it

22 ottobre 2012

Brasileirão. Ronaldinho trascina l'Atletico: Fluminense battuto e campionato riaperto

Fonte: Gazzetta.it


Galoucura. E' l'inarrestabile entusiasmo dello stadio Independencia l'istantanea di questo turno di Brasileirão che vede riaprirsi la lotta al vertice. L'Atletico Mineiro fa rinascere l'entusiasmo tra i propri tifosi sconfiggendo tra le mura amiche, colme di pubblico, la capolista Fluminense. 3-2 per il Galo il risultato finale della partita dell'anno, piena zeppa di emozioni e di ottime giocate, situazioni in cui si è esaltato Ronaldinho, migliore in campo e giustamente osannato a fine gara. L'Atletico è ora a meno sei dalla vetta, mentre l'altra inseguitrice, il Gremio, è bloccato in casa dal Coritiba.
L'Atletico Mineiro comanda la partita dall'inizio, il Fluminense palesa da subito che il mantenimento dei nove punti di vantaggio in classifica è il principale obiettivo. Il 4-2-2-2 di Abel riparte raramente e anche i due meia, Deco e Thiago Neves, sono costretti al lavoro pesante fatto di tackle e rincorse. La pressione del Galo è costante, sostenuta a gran voce da un magnifico pubblico, che è costretto a mordersi la lingua quando l'arbitro annulla la rete del vantaggio atleticano, una perla di Ronaldinho su punizione resa vana dal fallo in barriera di Leonardo Silva. Fischio non consueto ma l'attività del difensore in barriera (sposta vistosamente gli avversari) è sospetta. La spinta continua dei due terzini, Marcos Rocha e Junior Cesar avvolge il fortino carioca, che si difende come può: dove non arriva il portiere Diego Cavalieri, in uno straordinario momento di forma, ci sono un paio di pali a salvare il Fluminense nel primo tempo: li colgono Bernard, su deviazione dell'ex riserva di Antonioli, e Jo (conclusione in area sporcata da Gum). Sembra una gara stregata, e diventa un incubo quando una delle rare ripartenze del Flu si conclude con la rete del vantaggio degli ospiti. Recupera palla Thiago Neves, Fred pesca in verticale Wellington Nem che infila lo 0-1. L'Atletico si ribella alla classica ingiustizia di questo meraviglioso sport, ma Leandro Donizete coglie il terzo palo della gara dell'Atletico con una conclusione da fuori area. Ronaldinho è il condottiero del Galo: R49 si concede un paio di cambi di direzione degni dei tempi di Barcellona e appoggia lateralmente a Jo che trova l'angolo giusto per il pareggio. E' il piccolo Bernard a pescare ancora il centravanti ex City per il vantaggio bianco-nero, poi Fred, mineiro ed ex Cruzeiro, con il suo 16esimo gol, un fantastico gol da vero attaccante, in anticipo su cross dal fondo di Carlinhos, ammutolisce l'Independencia a pochi minuti dalla fine. E' ancora un Ronaldinho old style a trovare con estrema precisione Leonardo Silva sul palo lungo: nel recupero della gara il difensore dell'Atletico Mineiro segna la rete del 3-2 e riporta i suoi a meno sei dalla capolista.



Bloccato il Gremio dal Coritiba, fa pure peggio il San Paolo che perde a Rio de Janeiro col Flamengo. Decide il cileno Gonzalez, al suo primo gol in rubronegro, su assist del giovane e talentuoso Adryan, sempre più protagonista. Sullo 0-0 Luis Fabiano si fa parare un rigore da Felipe.
Triste sconfitta del Santos di Neymar, che cade a Campinas contro la Ponte Preta. Perde solo uno a zero (rete di Luan) ma è protagonista dell'ennesima prestazione senza sangue, con un solo tiro pericoloso verso la porta, di André, nella ripresa: la zona retrocessione è lontana ma qualche punto da qui alla fine il Peixe lo deve portare a casa...

CARLO PIZZIGONI

21 ottobre 2012

Premier: Chelsea inarrestabile: KO il Tottenham dell'ex Villas Boas. United e City inseguono

Fonte: Gazzetta.it

Il Chelsea è una maledizione per André Villas Boas. I Blues consolidano il primato in classifica andando a vincere a casa del Tottenham (2-4 il finale) e interrompendo la striscia di 4 vittorie consecutive in Premier degli Spurs. Il match clou dell’ottava giornata è però povero di contenuti tecnici e ricco di errori, specialmente nella prima frazione, dove è il Chelsea a farsi preferire, e non solo per il vantaggio ottenuto al 17’ grazie a una gran volèe di destro di Cahill sugli sviluppi di un angolo. Tottenham senza il suo uomo migliore, Bale, perfetto per giocare una gara di tanti strappi come quella di White Hart Lane. Out negli Spurs anche Dembelé, e difficoltà nella costruzione con il duo Huddlestone -Sandro, meglio il Chelsea con un gioco di ripartenze in cui spicca Ramires. La seconda parte è da fuochi d’artificio, riprende il vantaggio il Tottenham con Gallas, testa su assist di Vertonghen (ancora terzino sinistro), e Defoe. Poi una dormita di Gallas e un favoloso filtrante di Hazard mandano due volte in gol Juan Mata (66’ e 69’). Chiude i conti Sturridge al 90’.



Manchester non rinuncia alla rincorsa sul Chelsea. Con modalità totalmente differenti. Se lo United vince senza problemi il match casalingo contro lo Stoke City, il City fatica sul campo del West Bromwich e solo al 92’ riesce a ottenere i tre punti, grazie alla doppietta di Edin Dzeko, rimasto in panchina fino al 78’ e poi decisivo nel finale. Così come decisivo è stato Hart: il portiere del City, sul risultato di 1-1 compie una gran parata al 90’, su rovesciata del giovane Lukaku, riscattandosi dopo le tante critiche subite per l’errore in Nazionale, contro la Polonia. La conclusione pericolosa del giovane belga è stata una delle rare finalizzazioni del West Bromwich Albion nonostante dal 23’ potesse disporre di un uomo in più: errore di  Kompany nella fase di costruzione, pressione di Mulumbu, recupero palla e verticalizzazione di Morrison per Long che viene steso da Milner prima di entrare in area. Rosso per l’ex villans e strada in salita per il City di Mancini. Ma il WBA non cambia il ritmo di gioco, non cerca la superiorità in nessuna parte del campo, gioca la stessa partita che avrebbe disputato con un avversario al completo. La polifunzionalità di Yaya Touré permette al Mancio di non effettuare cambi strutturali con l’ivoriano che si abbassa di qualche metro.  Il suo City è però pericoloso solo su giocate individuali: la più bella la regala Mario Balotelli, al 40’ del primo tempo, con un’azione solitaria che parte dall’estrema sinistra e che si conclude davanti alla porta, dopo aver fatto ballare tutta la difesa del WBA: manca il sigillo del gol. La strategia speculativa di Clarke viene premiata oltremisura al 67’, ma il merito dello scozzese è quello di aver ravvivato la fase offensiva con l’entrata in campo del nigeriano Odemwingie. Mancini ha in panchina bocche da fuoco di ben altro livello, e trovatosi sotto inserisce prima Aguero (out Balotelli, che si siede tranquillo in panchina), poi Dzeko. Il bosniaco assaggia il campo di Hawthorns ed è subito gol, di testa, in mischia, complice un’uscita maldestra di Foster: è l’80’. Dilettantesca la gestione di fine gara del WBA: dopo il miracolo di Hart, la maggioranza dei giocatori di casa si catapulta in avanti per saltare sull’angolo successivo: una semplice ripartenza di Aguero permette al City di presentarsi in vantaggio numerico nel contropiede figlio della ribattuta del corner. Dzeko non spreca l’assist del Kun e regala tre punti sudatissimi a Mancini.

Rimane a meno 4 dalla capolista Chelsea anche lo United, che però centra l’obiettivo con maggiore relax. Grande protagonista, Wayne Rooney, nel vittorioso match di Old Trafford. Prima segna un autogol nella propria porta che dà il vantaggio allo Stoke (De Gea titubante nell’uscita), poi trova il pareggio grazie anche a un ottimo assist di van Persie. Dopo il 2-1 dell’olandese ex Arsenal, è ancora il giocatore di Liverpool a prendersi il proscenio: assist per la rete di Welbeck e sigillo del 4-2 dopo la rete Kightly.
Vince contro il Reading (1-0) il Liverpool dei giovanissimi scelti da Rodgers per rilanciare la stagione. Partono dall’inizio due 1993, lo spagnolo Suso, giovane dotato di superba tecnica, e il britannico Wisdom, sulla linea difensiva, ma a decidere la gara è il talento giamaicano Raheem Sterling, nato a Kingston ( ma nazionale inglese) nel 1994!
Torna alla vittoria lo Swansea di Laudrup: due gol in due minuti appena dopo l’ora di gioco, apre Pablo Hernandez, raddoppia Michu. accorcia solamente, per il Wigan, Boyce. Tre punti anche per il Fulham (1-0 all’Aston Villa) e il West Ham (4-1 al Southampton).

CARLO PIZZIGONI

16 ottobre 2012

Hachim Mastour, quando la predestinazione è un dolce pericolo

Qualche settimana fa. sull'inserto milanese della Gazzetta, ho presentato un focus sulle giovanili del Milan. Abbiamo deciso di affiancarci una presentazione di Hachim Mastour, il giovane talento prelevato quest'estate dalla Reggiana, eccola:

“Predestinato” è l'etichetta peggiore che ti possono appiccicare addosso. Tentatrice, ti lusinga, ti compiace, rischia di farti perdere l'umiltà, poi ti presenta il conto. Quando sei un ragazzo nato nel 1998 come il fresco talento rossonero Hachim Mastour è ancora più complicato conviverci.
La guerra subdola contro questa etichetta Hachim la combatte praticamente dai primi tocchi che fece a un pallone.
Una storia differente, la sua: quasi per avvalorare il carattere di unicità di predestinato.
Figlio di una coppia marocchina ormai integrata da anni in Emilia (la mamma ha la cittadinanza italiana), Mastour si fa subito notare per l'incredibile familiarità che intrattiene con la palla, prima al Reggio Calcio poi, nemmeno decenne, nella Reggiana. Impossibile rimanere insensibili.
L'Inter lo convince a giocare alcuni tornei ma non può tesserarlo, essendo minore di 14 anni e fuori regione: si crea subito un gentlemen's agreement con la società granata.
E' un numero 10 che con altri due ragazzi del 1998, Mel Taufer e Justice Opoku, incanta i tornei di mezzo Stivale. Tre black italians, come il sociologo Mauro Valeri ha per primo catalogato i nuovi ragazzi italiani di origine africana, tre ragazzi che sognano di giocare insieme nella Nazionale di un Paese che sta cambiando.
Poco prima del compimento del 14esimo compleanno un blitz di mercato lo porta in rossonero. Arrigo Sacchi ne parla entusiasticamente a Adriano Galliani, che muove sul territorio Mauro Bianchessi e convince il neo-procuratore del ragazzo, Dario Paolillo: Mastour è del Milan.
Il sottofondo che accompagna questa operazione (che per alcuni sfiora addirittura il milione di euro, tutto compreso, anche se da Via Turati negano recisamente) è sempre la stessa: “questo ragazzo è un predestinato”.  Talentuoso, tocco di palla setoso ed elegante, piedi educati montati su una armatura tutt'altro che disprezzabile per un 1998: ha un gusto giovanilistico per la giocata ad effetto. Le telecamere di Sky lo hanno immortalato mentre palleggia maradonianamente con le arance. Pericoloso gonfiare l'etichetta di predestinato. Ora, dopo una tribolazione alle visite mediche, superate poi senza problemi, procuratore e società, che lo ha assegnato agli Allievi di Inzaghi (una categoria oltre la sua età: se la vede coi '96), vogliono smorzare i riflettori e farlo lavorare sul suo straordinario talento. L'unica cosa che potrà incenerire la pericolosa etichetta di predestinato.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta - Milano e Lombardia 

Il suo procuratore ha pubblicato su Youtube le immagini del suo esordio in rossonero (Milan- Albinoleffe 7-0)

15 ottobre 2012

Capo Verde in Coppa d'Africa, eliminato il Camerun

Capo Verde perde 2-1 in Camerun ma si qualifica per la prima volta alla Coppa d'Africa, che si disputerà nel principio dell'anno prossimo in Sudafrica. Per Extra Time, l'inserto della Gazzetta dello Sport sul calcio internazionale,  avevo scritto un pezzo per presentare la sfida, eccone un estratto:

Sodade, cantava così l’amore per la sua terra, Capo Verde, la voce inconfondibile di Cesaria Evora, mescolando portoghese e creolo. Un amore condiviso da un altro capoverdiano, Nani, l’attaccante del Manchester United che appena può sollecita il bagnasciuga di Sal. Eppure nella gara che potrebbe consegnare a Capo Verde la prima qualificazione alla Coppa d’Africa, dopo il 2-0 dell’andata rifilato al Camerun, Nani non difenderà i colori del suo Paese, perché ha scelto il Portogallo.
A Yaoundé, domenica pomeriggio, non ci sarà nemmeno Rolando, centrale difensivo cercato questa estate da mezza serie A, né Gelson Fernandes, ex Chievo e Udinese. Tutti nati nell’arcipelago, senza nessuna “Sodade” calcistica. Refrain che si ripete: non hanno vestito la maglia creola nemmeno, tra gli altri, Patrick Vieira e Henrik Larsson, che avevano origini familiari capoverdiane. Altrimenti la casella delle partecipazioni di Capo Verde alla Coppa d’Africa non segnerebbe uno sconsolante zero. Ma a un certo punto la storia può cambiare. A un certo punto, era il 2007, un Paese come Capo Verde è riuscito, primo dopo l’exploit del Botswana, a venire cancellato dall’elenco dei Least Developed Countries, in cui l’ONU infila tutte le economie più povere del Mondo. Alla guida del Paese, che ha conosciuto una crescita economica del 6% annuo, c’era il Presidente Pedro Pires. In panchina dei Tubarões Azuis, gli squali celesti, c’è Lucio Antunes, che ha vinto l’unico trofeo della storia del calcio capoverdiano, la  medaglia d’oro ai Giochi della Lusofonia 2009. E non si deve convincere il WTO o qualche dipartimento delle Nazioni Unite ma battere il Camerun con i gol di Ryan (Lille) o di Djaniny (Olhanense).
La tristezza di una morna, la musica tipica di queste isole, accompagna però l’annuncio del ritorno nel Camerun di Samuel Eto’o. All’andata, infastidito per l’atteggiamento della Federazione e non in buonissimi rapporti con l’ex CT Lavagne, aveva dato forfait. Forse gli sarà scappato un mezzo sorriso alla vista della caporetto della squadra capitanata da Alexander Song, uno che nello spogliatoio voleva ruggire più forte di lui.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: ET-Gazzetta



12 ottobre 2012

Brasileirão: Il Fluminense va in fuga, cade il Galo

 Fonte: Gazzetta.it


Sembra davvero la fuga giusta. Il Fluminense vince a Salvador contro il Bahia e accumula ben nove punti di vantaggio sul primo inseguitore, l’Atletico Mineiro, ieri vedovo di Ronaldinho e sconfitto dall’Internacional al Beira Rio. Flu a parte, giornata nera per le squadre carioca: brutti k.o. casalinghi per il Botafogo di Clarence Seedorf, messo sotto in casa dal Santos senza Neymar, e per il Vasco (corsaro a São Januario il sempre più convincente San Paolo di Ney Franco). Sconfitta pesante del Flamengo che subisce la rimonta del Corinthians.

“Campeão, campeão!” I tifosi del Fluminense cantavano allegramente all’interno del Pituaçu al termine della vittoriosa trasferta nel Nordest brasiliano. Annotare un asterisco al fianco di questa partita forse decisiva: se il Flu dovesse diventare realmente campione, quest’anno, ricordarsi dell’ennesima fantastica prestazione del portiere Diego Cavalieri (incidentalmente passato anche per Cesena, senza mai giocare), ieri favoloso in almeno quattro interventi all’interno della vittoria per 2-0 del Fluminense. Tre punti maturati tutti nel secondo tempo, grazie al vantaggio di Bruno (ma perché un terzino così non ha mai avuto una chance europea? misteri...) e al raddoppio dell’ex Betis Rafael Sobis.  

Procede la lunga preparazione che il Corinthians ha in programma per arrivare a uno degli impegni più importanti della sua storia centenaria, il Mondiale per Club di dicembre. Anche senza Paulinho, in Europa con la Seleção, il Timão batte in rimonta il Flamengo (3-2 dopo la rete iniziale di Renato Santos). Partita non esattamente spettacolare e condita da diversi errori, anche arbitrali: la rete del vantaggio flamenguista è chiaramente irregolare, con diversi giocatori, tra cui l’autore del gol, in fuorigioco: distratta la guardalinee Tatiana de Freitas. L’appassionato pubblico corinthiano ha chiesto a gran voce l’esordio del cinese ZhiZhao, che però è rimasto seduto in panchina per tutti i 90 minuti.

Nella lotta per un posto in Libertadores bello scatto in avanti del San Paolo, che batte una diretta concorrente a domicilio, il Vasco (2-0 il finale). Sugli scudi l’immortale Rogerio Ceni e l’ottimo Luis Fabiano, che segna la rete del vantaggio e raggiunge nella classifica cannonieri Fred a 14 gol, senza però aver segnato una sola rete su rigore. Crollo casalingo del Botafogo, che regala la prima vittoria in trasferta, senza Neymar, al Santos. In rete André, uno dei tanti ragazzi cresciuto all’ombra del fenomeno di Mogi das Cruzes (sfortunato alla sua prima esperienza europea, nella Dinamo Kiev), e l’ex Colo Colo Miralles. Due legni centrati da Elkeson, in preoccupante calo di rendimento dopo un ottimo avvio: il giocatore, cercato anche dall’Italia questa estate, è stato sostituito al 70’. Stasera gara decisiva, in ottica salvezza, per il Palmeiras: una vittoria sul Coritiba ridurrebbe a soli tre punti il distacco in classifica del Verdão dai paranaensi, quintultimo club della classifica . Il club di Palestra Italia si sta muovendo sul mercato e spera quanto prima di trovare l’accordo con Alex, ormai un ex del Fenerbahçe e già protagonista in maglia verde, con cui ha vinto la Copa Libertadores del 1999.

03 ottobre 2012

Champions Asia: Lippi eliminato da Caneda

Fonte: Gazzetta.it

 
La settimana nera di Marcello Lippi diventa nerissima. Dopo aver perso la testa della classifica del campionato cinese, esce dalla Champions Asiatica, l’obiettivo principe del suo Guangzhou Evergrande. Merito dei sauditi dell’Al Ittihad che dopo il 4-2 di Jedda, contengono la sconfitta in Cina: l’1-2 al 90’ vale un posto in semifinale. Raul Caneda, tecnico spagnolo allievo di Juan Manuel Lillo e raccomandato al Al ittihad da Pep Guardiola, porta i suoi uomini al trionfo dopo una partita emozionante messasi subito bene per Lippi ma poi ribaltata con volontà e intelligenza dai gialloneri di Jedda.

Straordinaria l’atmosfera allo stadio Tiahne: oltre 50mila persone ululanti, completamente vestite di rosso che regalano un contributo unico alla squadra cantonese. Il Guangzhou vuole un ritmo altissimo, anche a discapito di alcuni errori di precisione: per forzarlo alza tantissimo la zona di pressione, rischiando non poco, data la leggerezza di alcuni movimenti nello scivolamento difensivo. Deve recuperare, e inizia subito forte e senza paura. La camicia a righe bianco-azzurro di Lippi pare una bandiera sventolante a bordocampo, data l’agitazione del tecnico viareggino. L’Al Ittihad, abituato molto di più a un calcio di possesso, fa fatica: i cinesi guadagnano troppo spesso sponde davanti all’area di rigore, la manovra si chiude sempre con conclusioni, anche pericolose. Lucas Barrios, attaccante argentino ex Borussia Dortmund, è un maestro spalle alla porta: prende posizione e arriva al tiro, al 17’ coglie l’incrocio dei pali, due minuti dopo sblocca il risultato con un bel destro rasoterra. Lo stadio, se possibile, aumenta l’intensità del tifo. Dario Conca ci provo un paio di volte sfiorando il gol, sempre da fuori, sempre da quella posizione centrale che l’Al Ittihad non riesce a schermare a dovere. I sauditi, che avevano trovato per primi la rete, poi annullata, costruiscono non frequenti ma buone transizioni, rivelandosi però imprecisi, precipitosi ai sedici metri. L’incapacità a gestire il ritmo li porta emotivamente ai bordi della partita, accettano la gara di corsa cogli avversari, che certo non favorisce il loro maggiore tasso tecnico, il loro calcio di tocco. L’ennesima iniziativa di Lin Gao, attivissimo attaccante di Lippi, si conclude con il fischio di un rigore generoso (arbitro coreano Him ha sbagliato molto e in tutte le direzioni): due minuti di proteste poi l’ex Fluminense Dario Conca trasforma alla destra del portiere, 2-0 e qualificazione in pugno.

La partita è aperta, emozionante. Il secondo tempo è un fiorire di occasioni da gol da una parte e dall’altra (clamoroso palo di Conca allo scoccare dell’ora di gioco, pochi minuti prima si era divorato una occasione a porta sguarnita): le squadra sono spezzate in più tronconi: è gara di impeto, volontà, più che di testa e attenzione tattica. Un paio di mosse di Caneda, tecnico dei sauditi, cambiano la partita: due cambi e una maggiore ricerca del gioco diretto verso la punta centrale. Al 78’ si zittisce di colpo lo stadio: spizzata di testa del possente centravanti Naif Hazizi, destro e rete del 2-1 di Fahd Al Mullawad, entrato al posto del polemico Noor. Lippi ha tolto da pochi minuti un esausto Lucas Barrios, la sua migliore arma offensiva. La generosità dei suoi ragazzi produce alcune palle-gol, ma nessuna rete. Marcello Lippi è fuori dalla Champions ed entra d’improvviso nell’occhio della critica  

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

02 ottobre 2012

Liga. Il Barça si salva di fronte a un ottimo Siviglia

L’aggiusta, ancora una volta, nel finale il Barça. I gol al 89’ di Fabregas e al 92’ di Villa danno una vittoria (3-2) al Barcellona contro un grande Siviglia. Ma è una vittoria poco limpida, segnata chiaramente da almeno un paio di errori arbitrali. Molto discutibili i fischi di Antonio Miguel Mateu Lahoz che è frettoloso nell’espellere Medel e valuta male un fallo di mano nell’azione del 2-2 di Fabregas. Sono tre punti, ma il Barça non esce certo brillando da Siviglia. 


L’ambiente al Sanchez Pizjuan è sempre fantastico e l’inno del Siviglia cantato a squarciagola da tutto lo stadio è qualcosa di unico: carica la squadra ma non le toglie lucidità. Il tecnico Michel, scudiero di Butragueno nel Madrid anni Ottanta, sa che i primi venti minuti sono importanti col Barcellona e investe soprattutto sull’attenzione a non concedere spazi. Il Barcellona, che alle assenze storiche di Piqué e Puyol, somma quelle pesantissime, dell’ultimo minuto di Iniesta e Adriano, prova con le ricezioni centrali e, con la velocità di pensiero e di esecuzione, di rompere il muro biancorosso. Fabregas parte sulla linea mediana ed è bravo a trovare lo smarcamento e a rifinire la migliore azione blaugrana: Xavi-Cesc -Messi che trova l’angolo basso dove però Palop ci arriva: è il 13'. Il Siviglia difende con tanti uomini ma sa ripartire: l’uomo chiave è lo svizzero-croato Rakitic, che è libero nel ricevere il passaggio di apertura e molto bravo nella conduzione della transizione. Proprio su questa situazione il Siviglia trova il gol del vantaggio. Song, schierato difensore centrale al fianco di Mascherano, erra ancora una volta nella lettura di una situazione e si trova fuori posizione nella transizione del 26’, ancora una volta gestita da Rakitic: il fantasista trova Medel che va al tiro, il rimpallo finisce si piedi di Trochowski che brucia di sinistro Victor Valdes. 

Il 4-3-3 del Barça, con Messi assistito da Pedro e Alexis Sanchez, reagisce con volontà ma sempre in maniera disordinata, per limitare le ripartenze di Rakitic Tito Vilanova sposta Busquets nella posizione di Xavi. Col vantaggio sul tabellone il Siviglia guadagna anche quello in campo: la possibilità di trovare lucidamente con il gioco diretto a Negredo, un centravanti che spalle alla porta è un vero portento e fisicamente non soffre i due centrali avversari. Solo da una situazione di sovrapposizione di Jordi Alba viene fuori pulita e per poco i blaugrana non pareggiano: Maduro si immola sulla conclusione di Messi e il Siviglia esce tra gli applausi del suo pubblico. Bravo Michel a creare una squadra che sa leggere i momenti della partita, sa quando è necessario difendere anche con tanti uomini, e sa riconoscere il tempo in cui appoggiare maggiormente gli avanti. Inizia coi fuochi d’artificio nel secondo tempo. Un passaggio di costruzione di Busquets a Messi, che si era abbassato molto, viene facilmente letto da Medel, verticalizzazione del cileno e uno contro uno vinto con troppa semplicità da Negredo su Song: tocco sotto e 2-0 sull’uscita di Victor Valdes. 

Cinque minuti dopo, al 53’, accorcia le distanze Fabregas con una sventola da fuori dopo una sponda di Pedro. La partita è davvero tirata, spettacolare e aperta e il Siviglia finalmente si gode un Jesus Navas ispirato, e un appoggio a sinistra che fa molto male al Barça. Spettacolo rovinato a venti minuti dalla fine dall’arbitro, che diventa malauguratamente il protagonista della gara: Medel è ingenuo, appoggia la testa su Fabregas che finge di essere colpito duramente: espulsione per il cileno. La partita cambia ancora punteggio, e c’è un altro errore del fischietto: l’azione del gol di Fabregas che fissa il punteggio sul 2-2 nasce da un mani chiaro di Thiago: Michel esplode e viene allontanato dal campo. La tensione e la rabbia obnubila la mente dei giocatori del Siviglia che si fanno sorprendere al 93’ dal Guaje Villa. Inizia una settimana impegnativa che prosegue con la trasferta a Lisbona per incontrare il Benfica e termina domenica sera con il SuperClasico contro il Real Madrid. Non basterà questo Barcellona per ottenere un buon risultato.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it

01 ottobre 2012

NextGen. Inter, bis col Borussia Dortmund

L’Inter concede il bis. Una settimana dopo la vittoria contro il Liverpool, la Primavera nerazzurra condotta da Daniele Bernazzani batte anche il Borussia Dortmund (1-0 gol di Benassi) e comanda a punteggio pieno il girone di NextGenSeries, il torneo che tutti considerano la Champions dei giovani. Una competizione che ha sempre più successo e a cui, non a caso, si interessano i grandi network: dopo la prima giornata trasmessa da Eurosport in esclusiva per il Vecchio Continente, la gara dell’Inter contro i tedeschi segnalava l’esordio del torneo sui televisori e i computer di America Latina, Stati Uniti, Oceania e Medio Oriente tramite ESPN.
Insieme alle circa 500 presenze dello Stadio “Città di Meda” (non male se si considera la quasi contemporaneità con la Serie A), i telespettatori di tutto il mondo si sono goduti una partita che ha avuto una sceneggiatura lineare: l’Inter a comandare le operazioni tentando  di rompere il fortino organizzato dal Borussia.
Grande densità difensiva, qualche tentativo di contropiede, molto gioco diretto verso gli attaccanti, il Borussia si è poco preoccupato dell’estetica, e a volte ha dimenticato anche dell’etica: il bruttissimo fallo di Ruwe su Duncan è l’apice di diversi episodi di nervosismo, non spenti nemmeno dopo il triplice fischio.




L’Inter Primavera ha confermato di essere registrata per giocare al più alto livello, il che certamente aiuterà i ragazzi nella crescita, umana e sportiva, che porterà molti di loro al professionismo.  La gara di questa sera ha stimolato nei giovani nerazzurri la capacità di essere pazienti, di rimanere concentrati per tutti i novanta minuti e di sapere leggere le diverse situazioni. I tedeschi negavano quasi tutte le ricezioni centrali e le sponde, l’Inter doveva trovare spazi per muovere una difesa di tanti uomini che usciva bene anche sugli esterni. Dopo la prima mezz’ora di possesso palla ma di scarse finalizzazioni, i ragazzi trascinati da Alfred Duncan (sempre più pronto per il calcio dei grandi), hanno cercato con maggiore velocità gli uomini sui lati e, forse più a sinistra che a destra, hanno aperto varchi nel muro giallo. Sul finire del primo tempo i nerazzurri hanno sfiorato più volte la segnatura, che invece hanno trovata in una ripresa, giocata sempre con molta attenzione. Marco Benassi ha deciso a venti minuti dalla fine con un tiro preciso, indirizzato sotto la traversa dopo una respinta di un angolo. Poi, la squadra di Bernazzani, soddisfatto nel dopogara, ha gestito con attenzione e autocontrollo, non subendo praticamente nulla dai tedeschi. L’Inter prosegue senza intoppi in NextGen, i ragazzi nerazzurri crescono in fretta.



CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta.it





Inter- Borussia Dortmund 1-0
Benassi 69'
Inter (4231): Dalle Vedove, Donkor, Bianchetti, Pasa, Bandini; Benassi, Duncan; Belloni (44' Gabbianelli) Garritano (88'Acampora), Terrani (65'Colombi); Forte (88' Olsen). All. Bernazzani
Borussia (4321): Wilmes, Deelen (50'Ruwe), Zeugner, Aydincan, Bandowski; Kubel, Deichmann, Nothnagel; Dudziak, Benkarit (75' Dytko); Weber. All. Eickel
Arbitro: Chiffi di Padova