28 marzo 2013

Qualificazioni Mondiali 2014 - La Nuova Africa





C’è un’aria nuova e giovane nel calcio africano. Il recente campionato continentale, disputato in Sudafrica, aveva certificato un generale livellamento tecnico e la vittoria era andata a una Nigeria completamente rinnovata. E molto giovane. Le partite di qualificazione al Mondiale disputate nel week end, confermano la tendenza. Ai tempi della Decolonizzazione, anni Sessanta, quando l’Africa sembrava rinascere, uno dei Paesi guida del movimento era la Tanzania del celebre Presidente Julius Nyerere, uno dei Grandi del Continente. Oggi, almeno calcisticamente, sta nascendo una nuova Tanzania, e l’entusiasmo del nuovissimo stadio Nazionale di Dar-es-Salaam lo garantisce: i cinquantamila presenti hanno gioito per la vittoria netta (3-1) contro il Marocco, una grande d’Africa ormai decaduta. A siglare le reti della vittoria della squadra guidata da un tecnico danese non troppo noto, Kim Poulsen, sono stati Thomas Ulimwengu e Mbwana Samata, due ragazzi nati rispettivamente nel ’93 e nel ’92. Entrambi stanno crescendo nel TP Mazembe, una delle squadre più ricche d’Africa, che ne ha intuito il talento e li ha portati in Congo già nel 2011. La Tanzania tallona nella classifica del gruppo C i giganti della Costa d’Avorio, facili vincitori della Gambia. Grande euforia, anche se uno stadio non certo moderno, pure ad Addis Abeba. Dopo una partita giocata costantemente nella metacampo avversaria, l’Etiopia ha sconfitto il Botswana per merito di una rete nel finale di Getaneh Kebede. Il ragazzo, nato nel ’92, è uno dei tanti talenti under 25 di una squadra giovanissima che aveva già fatto bene in Coppa d’Africa. Alla CAN tornava dopo 31 anni di buio assoluto, dopo averne vinta una nel 1962, e aveva mostrato giocatori interessanti come Saladin Said, classe 1988, poi acquistato dai belgi del Lierse. L’Etiopia comanda il gruppo A davanti al Sudafrica e sogna addirittura Brasile 2014. Ha smesso si sognare il Mondiale, dopo aver abbandonato la Nazionale Spagnola con cui ha giocato nelle selezioni giovanili, ma Emilio Nsue è oggi un eroe nel Paese di suo padre: la Guinea Equatoriale. Lo stadio di Malabo scandiva il suo nome dopo l’emozionante sfida contro Capo Verde, vinta 4-3: il ragazzo classe ’88 in forza al Maiorca aveva appena siglato una tripletta al suo debutto con la Nzalang Nacional. Uno scherzo del destino per lui che aveva sempre rifiutato le chiamate della squadra oggi allenata da Andoni Goikoetxea (quello che rischiò di chiudere anzitempo la carriera di Maradona in un lontano Barça-Athletic) e per uno che è sempre stato accusato di segnare poco (infatti ha mutato il ruolo originario di attaccante in quello di jolly tuttofare). Chi invece davanti alla porta sbaglia poco è Gabadin Mhango: nato nel 1992 è una macchina da gol nel campionato del Malawi, sogna l’Europa e ha segnato domenica la rete della vittoria della sua Nazionale contro la Namibia. La confidenza con il gol lo ha fatto ribattezzare Gabadinho, alla brasiliana. Meriterebbe un appellativo di quel genere anche Francis Kahata, 21enne che col suo Kenya ha pennellato una punizione davvero degna di Zico, nell’1-1 contro la Nigeria. I campioni d’Africa si sono salvati grazie alla rete nel recupero di Oduamadi, ’90 ex Primavera Milan oggi al Varese. La Nigeria ha giocato comunque una discreta gara, costruendo diverse occasioni da rete: può essere soddisfatto il CT Keshi. Meno, Claude Leroy, che dopo lo 0-0 interno del suo Congo con la Libia, ha presentato le dimissioni.




CARLO PIZZIGONI
Fonte: Extra Time - La Gazzetta dello Sport





 
Tanzania - Marocco 3-1



 
Guinea Equatoriale - Capo Verde 3-1




 
Nigeria - Kenya 1-1


17 marzo 2013

Inizia la Champions d'Africa - Una storia da Sétif

Inizia in questo week end la Champions d'Africa. Di seguito un mio pezzo di presentazione, apparso su Extra Time, inserto di calcio internazionale della Gazzetta dello Sport

Si accende la musica nella Champions League Africana. Esauriti i preliminari, si giocano sabato le partite d'andata del primo turno. La competizione più prestigiosa del continente, vinta l'anno passato dagli egiziani dell'Al Ahly, ha una formula particolare. Ci sono prima due turni con gare di andata e ritorno, per scremare l'elevato numero di squadre, poi inizia la fase a gironi che sceglierà le semifinaliste. Quest'anno, come forse poche volte in passato, il lotto delle favorite è piuttosto ampio, anche per motivi extracalcistici, che in Africa hanno notevole peso.
Nel gruppo delle potenziali outsider c'è sicuramente la squadra algerina del Sétif. L'Entente Sportive Sétifienne, spesso abbreviata ESS o ES Sétif, nasce in una città simbolo della resistenza algerina alla Francia quattro anno prima della Liberazione, avvenuta nel 1962. I maggiori successi sono però concentrati nelle ultime due decadi. Ha contribuito a raggiungerli anche un tecnico italiano, Giovanni Dellacasa, ex di Cremonese e Bellinzona, che telefonicamente ci racconta della sua esperienza a Sétif, nel 2011.
“ C'è grande seguito popolare, molta pressione, perché i tifosi ti danno tanto e giustamente pretendono. Il potenziale è ottimo, nella mia squadra c'erano giocatori che potevano senza difficoltà misurarsi in Europa. Ho un grande ricordo di quella avventura dal punto di vista sportivo - continua Dellacasa -, ci chiamavano il Barcellona d'Algeria, per come giocavamo, peccato poi sia intervenuta la dirigenza a rovinare tutto. Sono in attesa da un paio d'anni dei miei soldi...”
Buona parte di quella dirigenza invisa al tecnico italiano è però cambiata, c'è un nuovo presidente e anche un nuovo allenatore. Il 53enne francese Hubert Velud si considera un sopravvissuto. Era il Commissario Tecnico del Togo alla Coppa d'Africa giocata in Angola nel 2010, quando un gruppo di terroristi separatisti della Cabindia attaccarono il pullman dove viaggiava la Nazionale degli Sparvieri. Morirono tre persone, Velud fu uno dei nove feriti. “ Sono fortunato ad essere vivo, e in Algeria vivo l'esperienza migliore della mia carriera,” Dopo l'attentato l'allenatore era tornato in patria per allenare il Créteil, poi di nuovo in Africa, in Marocco e Tunisia, prima della chance al Sétif, dove ha lavorato benissimo ed è ora al comando della classifica con sette punti di vantaggio sulla seconda, a sette turni dal termine. Pur essendo campioni uscenti, non molti scommettevano sulla squadra di Sétif. “Le idee non ci mancano, ma abbiamo l'ottavo budget del torneo – ricorda Velud -, mentre ci sono club come l'USMA che pagano i giocatori 30.000 euro al mese...”
In Algeria è infatti sceso in campo Ali Haddad, patron del gruppo ETRHB,  un colosso nel campo della costruzione di infrastrutture. Secondo l'autorevole rivista “Jeune Afrique” Haddad è uno dei cento uomini che contano nel Continente. Sul finire del 2010 è diventato presidente dell'USM di Algeri. I titoli non sono però ancora arrivati e nell'ultima stagione Haddad ha ulteriormente allargato i cordoni della fornitissima borsa, promettendo stipendi fuori mercato e ingaggiando un tecnico francese di grande esperienza come Rolland Courbis, sconfitto col suo Marsiglia nel lontano 1999 dal Parma di Malesani nella finale di Coppa Uefa. Le idee di un sopravvissuto funzionano però meglio.

CARLO PIZZIGONI

08 marzo 2013

NextGen. Inter sconfitta dall'Arsenal, ma la filosofia sui giovani prosegue e Patrick Olsen...

L’Inter Primavera gioca un gran match contro l’Arsenal ma viene sconfitta 1-0 e dice addio alla Next Generation Series, il più importante torneo giovanile continentale. Eppure i motivi per sorridere sono tanti. “ Sono contento per l’ottima prestazione dei ragazzi - ha detto a fine gara il tecnico nerazzurro Daniele Bernazzani - abbiamo fatto un primo tempo super, siamo un po’ calati sul finire della gara senza però concedere nulla se non un tiro da fuori. In Europa abbiamo sempre fornito prestazioni del genere, oggi siamo anche andati oltre il solito standard elevato, ora però dobbiamo guardare avanti e produrne delle altre anche quando non incontriamo l’Arsenal...” Il campo pesante, la pioggia che non ha regalato nessuna tregua, pareva un tempo britannico, anche per la partecipazione di un pubblico che, nonostante la giornata inclemente, si aggirava attorno al migliaio di persone, con la solita presenza di dirigenti e di procuratori, più o meno famosi. Eppure ad adattarsi meglio alla gara è stata l’Inter, nonostante la prestanza fisica dei ragazzi dell’Arsenal, alcuni dei quali hanno maturato già presenze in Premier e in Champions League. Ha ragione Roberto Samaden, responsabile del Settore Giovanile dell’Inter, quando afferma che anche oggi “il vivaio nerazzurro, nonostante le difficoltà culturali che esistono in Italia sui ragazzi, è stato all’altezza della giustamente nota Academy dell’Arsenal.” Il destro da fuori area di Yennaris al 69’, l’unica palla gol degli inglesi, esclude l’Inter dalla NextGen, ma non cancella l’ottimo lavoro del Settore Giovanile nerazzurro né intacca la filosofia delle scelte che ci sono state in questa stagione, complicata dall’inevitabile riduzione degli investimenti a tutti i livelli.
I padroni del centrocampo di inizio competizione, Alfred Duncan e Marco Benassi, hanno intrapreso il loro percorso tra i grandi con un impatto notevole che fa ben sperare, il primo a Livorno, l’altro con Stramaccioni. Hanno lasciato spazio a Lorenzo Tassi, classe ’95, che ieri ha mostrato come può accompagnare le giocate di qualità alla determinazione e al lavoro difensivo, e Patrick Olsen. Nato a Copenaghen nel ‘94 prelevato a inizio stagione dal Brondby, Olsen oggi ha giocato la sua miglior partita in nerazzurro, conquistando palloni, palesando il giusto agonismo e mostrando anche buone letture di gioco. Ha attraversato tutte le selezioni giovanili danesi, ma ad Interello ha fatto un po’ fatica ad ambientarsi: differente modi di intendere il calcio fuori e dentro il campo, e poi un Paese profondamente diverso dal suo, a cominciare dalla lingua che è sempre una barriera complessa da superare. Impegnato spesso in trasferte con la Nazionale ci ha messo un po’ per ingranare, oggi però sembra che i 650mila euro investiti dall’Inter siano davvero un ottimo investimento.

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Gazzetta dello Sport - Edizione Milano e Lombardia