31 agosto 2008

Il Mondo che segna - 30 agosto

SPAGNA

Comincia la Liga, negli anticipi vittorie per Espanyol (1-0 col Valladolid) e Valencia (3-0 al Maiorca)

PORTOGALLO

C'è subito Benfica - Porto. Alla fine un punto per parte, con i gol del Comandante Lucho per il Porto e di Oscar Cardozo per le Aquile. Il match è stato trasmesso in diretta da Sportitalia.

FRANCIA

Procede la marcia dell'OM, 2-1 al Sochaux (grande Baky Koné).

GRECIA

Visto il periodaccio dell'Olympiakos (fuori dalla Champions) un po' speravo nel colpaccio dell'Asteras di Carlos Carvalhal... Alla fine però, 3-1 per quelli del Pireo.

SVIZZERA

Si prospetta il solito dominio Basilea. Ieri, gli uomini di Gross hanno passeggiato - 2-0 il finale - sul campo della seconda in classifica (anche se poco accreditata in avvio di campionato). Si spera nello Zurigo per mantenere un po' vivo l'interesse del campionato.

BRASILE

Ancora raggiunto nel finale, ancora un pareggio per il Botafogo, stavolta col Nautico: 1-1 il finale


ARGENTINA

Grande vittoria dell'Academia alla Paternal! Argentinos Jrs 0 - Racing 1

Raggiunto in zona Cesarini il capoclassifica Colon: 1-1 il finale con la Lepra (qui il primo tempo)

MESSICO

Nel match clou della giornata, Cruz Azul - Necaxa. Vince la Maquina 2-1 (ma Rodallega segna, segna...)

25 agosto 2008

Il Mondo che segna - 24 agosto

SPAGNA

Incredibile rimonta del Madrid che, al termine di un a partita che termina con due uomini in meno, riesce a portare a casa la Supercoppa spagnola. 4-2 il finale della gara di ritorno col Valencia

FRANCIA

Vittoria casalinga per il Bordeaux. 2-0 al Nantes, grazie ai gol di Cavenaghi e Fernando.

Bella vittoria del Nizza, in trasferta a Auxerre, grazie al gol di Yahia. 1-0 finale

PORTOGALLO

Subito bloccato il nuovo Benfica di Quique: 1-1 con il Rio Ave

Bene invece il Porto: 2-0 al Belenenses

BRASILE

Noi del Vasco riusciamo a trovare l'1-1 a fine match con il Botafogo grazie al grande Madson, uno dei pochi giocatori validi della squadra costruita (o distrutta) dal nuovo presidente Roberto Dinamite.

Nelle parti alte della classifica, fermata la capolista Gremio che si salva al 90'(1-1 sul campo del Nautico)
Ne approfitta il Palmeiras, che vince facile non a Palestra Italia ma a Pacaembu con la Portuguesa, che va sempre più giù: 4-2 il finale.

ARGENTINA

Grande emozione, anche per noi, per il Clasico di Avellaneda, un punto per parte. 1-1 il finale ( e piccola soddisfazione il gol all'89' dell'Academia, primo punto in classifica).

Il Boca vince in rimonta alla Bombonera, col Lanus: finisce 2-1

24 agosto 2008

Il Mondo che segna - 23 agosto

OLANDA

Felice ritorno di Huub Stevens in Olanda, il suo PSV artiglia la Supercoppa olandese contro il Feyenoord, grazie ai gol di Lazovic (1-0) e Marcellis (2-0)


FRANCIA

L'effimera capolista Grenoble cade inevitabilmente a Gerlande. 2-0 finale per il Lione

L'Olympique Marsiglia tiene il passo: vittoria a Le Havre grazie al gol di Bolo Zenden

PORTOGALLO

Inizia bene il campionato lo Sporting: 3-1 al Trofense

GERMANIA

Ancora senza vittoria il Bayern di Klinsmann, 1-1 il finale col Borussia Dortmund

ARGENTINA

Sconfitta del River sul campo del Banfield per 2-1. Gol di Raymonda, Bertolo e di Radamel Falcao. Reazione composta del Cholo Simeone


BRASILE

Gran bel campionato del Vitoria, corsaro a Floripa contro il Figueirense. 2-1 il finale

MESSICO

Scoppola clamorosa de los Chivas di Guadalajara, sempre più in crisi: il Santos Laguna vince 5-3 allo stadio Jalisco.


BELGIO

In attesa del match di ritorno di Anfield, lo Standard conferma la forma in campionato: 3-0 al Westerlo

SVIZZERA

Continua la marcia in testa del Basilea: 4-3 allo Xamax

23 agosto 2008

Il Mondo che segna - 22/23 agosto

Ecco i gol degli ultimi giorni, pescati in giro per il mondo.

La finale dell'Olimpiade tra Nigeria e Argentina è decisa da un gol di Di Maria. 1-0 finale.


Il Brasile scombiccherato di Dunga riesce a portare a casa almeno il bronzo nella finale per il terzo posto contro la sorpresa del torneo di Pechino, il Belgio: i gol di Diego , uno dei pochi che ha almeno messo la voglia e determinazione alle Olimpiadi, e Jo (uno e due) per il 3-0 finale.


ARGENTINA
Dispiacerà al cuore "Canalla" di Angel Di Maria, il suo Central perde in casa col Colon, 0-1 il finale

Il Lobo vince la prima partita, in casa con l'Huracan, nell'altro anticipo: 1-0 Gimnasia La Plata

MESSICO

I Tecos di Guadalajara di José Luis Trejo, che comandano il Gruppo 2, si fanno raggiungere in extremis dal gol di Hugo Rodallega, già 5 gol per lui nell'Apertura 2008: Tecos 2- Necaxa 2

STATI UNITI

Bruce Arena ha molto da lavorare: i Galaxy perdono con i Chicago Fire, ben messi nella Eastern. 1-0 il finale.

REPUBBLICA CECA

Continua la marcia di testa dello Sparta Praga di Michal Kadlec: 4-1 fuoricasa al C.Budejovice


PORTOGALLO

E' iniziato il campionato portoghese, un torneo davvero interessante per chi non cerca solo grossi nomi e fuoriclasse. L'anticipo tra il Vitoria Guimaraes dell'ottimo Manuel Cajuda e il Vitoria Setubal di Daúto Faquirá che ha sostituito Carlos Carvalhal, dal punto di vista didattico e non solo, una delle migliori teste per il calcio del panorama europeo, finisce 1-1

SERBIA

In attesa del ritorno dei preliminari di Champions, vince bene in campionato il Partizan nell'anticipo: 3-1 al Napredak

09 agosto 2008

Europeo under 19: vince la Germania

La nuova generazione tedesca è in marcia, e procede spedita. Il più recente alloro giovanile dei Bianchi teutonici risaliva al 1992: si giocava ancora il campionato europeo under 16... Passato remoto. L’ottimo mondiale under 17 dell’anno scorso, terminato al terzo posto, mostrava grandi segnali di resurrezione. Ultimata in Repubblica Ceca in questi giorni:la Germania vince, meritando, l’Europeo under 19 , battendo in finale una buona Italia, mancata proprio sul più bello, ma la formazione Azzurra ha dimostrato che pure i nostri giovani, quando investiti di fiducia, possono farsi valere. L’Italia ha giocato con determinazione le sue partite, è giunta fino all’ultimo match, e si è poi arresa a una squadra comunque mediamente superiore, c’è da andarne fieri. I tedeschi, partiti con qualche punto interrogativo, hanno nel primo match, molto a sorpresa, messo subito sotto i favoritissimi spagnoli, campioni nelle ultime due stagioni. Partita non esattamente sfolgorante, ma che ha acceso un sacro fuoco nei ragazzi di Horst Hrubesch, ex, indimenticabile, centravanti e oggi nei quadri tecnici della federazione tedesca. Ragazzi che, a dispetto del clichè del crucco-tutto-muscoli, possiedono tanta qualità. Stante l’assenza del gioiello del settore giovanile tedesco, Toni Kroos, ci si è fatti bastare (e che lusso…) le giocate, intermittenti sì ma spesso decisive di Timo Gebhart, alter ego con minori capacità di lettura del giocatore del Bayern Monaco, ma in grado di proporre giocate di altissima qualità. E’ comunque un giocatore in formazione, una mezzapunta-seconda punta che però può giocare anche da centravanti, è esplosivo e vede la porta. Hrubesch, che ha sempre schierato un 442 propositivo, con interessanti sovrapposizioni, disponibilità a partecipazione di più giocatori nelle giocate, ottime spinte sulla fasce ( a destra fenomenale il lavoro di Dennis Diekmeier, assolutamente da seguire nell’evoluire della sua carriera, può diventare un grande terzino) e coperture adeguate, aveva molte soluzioni davanti. Ha scelto anche di giocare senza centravanti quando è venuto a mancare Richard Sukuta Pasu (vedi box) per un infortunio, rientrato in tempo per segnare il gol decisivo al 119’ nella tiratissima semifinale con la Repubblica Ceca e il gol del 2-0 in finale. Ottimi elementi in appoggio, bravi ad inserirsi, continuamente pronti a puntare l’avversario, i velocissimi ( e pronti a scambiarsi la posizione di seconda punta e di esterno sinistro nel 442)Dennis Naki e Savio Nsereko, ragazzo nato in Uganda, cresciuto nel Monaco 1860 in Germania e firmato dal Brescia, dove quest’anno ha assommato 6 presenze. Grande qualità in mezzo al campo con i due gemelli Bender, Sven e Lars, fisico longilineo, passo elegante, corsa da centrocampista anche d’inserimento, un bel tiro: insomma, completi entrambi, noi preferiamo il più deciso Sven, anche se è Lars, che in finale ha fiocinato Fiorillo da fuori con un tiro che dimostra il suo notevole raggio balistico, l’unico inserito nel tabellino marcatori. Buono, anzi buonissimo l’apporto di Marcel Risse, polmoni dotatissimi e un gran un bel tiro (due gol per lui). L’ottima organizzazione di gioco dei tedeschi, specie per questi livelli, ha coperto bene una difesa forse non sempre attentissima. In mezzo qualche svarione del capitano Florian Jungwirth, che con l’espulsione in finale per fallo su Okaka poteva compromettere l’Europeo. Jungwirth, che ha personalità e carisma e un discreto lancio per impostare, denuncia qualche difficoltà di lettura, specie nelle situazioni di transizione dove si possono perdere parametri e distanze e bisogna rielabolarli all’istante: il capitano dei campioni fa fatica. Le qualità dei giocatori tedeschi sono state sempre più apprezzate, il loro Europeo è stato davvero in crescendo, e la semifinale con la Repubblica Ceca è il match che ha spazzato ogni dubbio. Partita condotta dai tedeschi ma, occasioni alla mano, che poteva anche premiare i cechi: squadra quadrata quella padrona di casa, che ha proposto il miglior marcatore del torneo Tomáš Necid, buono coi piedi, buono di testa, un attaccante moderno che riprendeva Luca Toni a ogni segnatura con quel suo roteare la mano vicino all’orecchio: bravo ancora una volta a Pierpaolo Marino che ha più volte tentato di portarlo a Napoli in passato. Da segnalare, tra i cechi, anche l’ottimo torneo di Jan Morávek, l’uomo più avanzato del rombo di centrocampo (protetto dal “fiorentino” Jan Hable), molto abile nell’inserimento. Quasi commovente la rinascita ungherese, finalmente con una squadra competitiva dopo tantissimi anni di assoluto anonimato: con l’Italia se l’è poi giocata alla pari, ma … senza Vincenzo Fiorillo, miglior portiere della manifestazione, decisivo con le sue parate nella semifinale. Tra i magiari da segnalare almeno Krisztián Németh, già approdato al Liverpool (come il suo compagno di quest’Europeo, András Simon), centravanti efficace pure lontano dalla porta: legge bene il gioco e sa muoversi efficacemente anche senza palla, il tiro è buono ma non sempre è effettuato con il controllo del corpo (tutto migliorabile); bravo anche Attila Busai, centrocampista difensivo dal gran fisico, significativamente spesso nella posizione giusta nel momento adeguato. Dopo gli applausi, i fischi. La Grecia, finalista lo scorso anno, con un portento come Sotiris Nini ha mostrato ingenuità e pressappochismo davvero sorprendenti, poi la vera tragedia, quella spagnola. Una squadra con quel talento è davvero incredibile abbia lasciato la manifestazione senza nemmeno centrare i primi quattro posti (si è però salvata entrando nelle sei che parteciperanno ai prossimi Mondiali under 20, assieme all’Inghilterra, anonima il suo). Vero che la Spagna paga la scarsa forma dei suoi attaccanti, in primis Emilio Nsue, uscito dal campo addirittura in lacrime dopo aver sprecato l’impossibile nel match con l’Ungheria, che ha segnato l’uscita di scena dei giovani campioni in carica. Scaricare però tutte le responsabilità sul povero Emilio è scorretto e sbagliato: la Spagna aveva giocatori come Fran Merida, Jordi Alba, César Azpilicueta, Daniel Aquino che a sprazzi (davvero isolatissimi), anche in questo Europeo disgraziato per loro, hanno mostrato un elevato talento e giocate interessanti. Eppure solo forse il centrocampista centrale Daniel Parejo, il migliore tra le Furie Rosse, ha fatto vedere anche la determinazione giusta e la voglia di cavarsi dalle sabbie mobili cui sono, ala fine, tutti sprofondati. In questo 2008, la Repubblica Ceca, che ha bene organizzato questo torneo, è rimasta una delle poche terre immuni dal ¡Que Viva Espana!

CARLO PIZZIGONI
Fonte: GUERIN SPORTIVO

TOP 11 GUERINO

433

VINCENZO FIORILLO – ITALIA

DENNIS DIEKMEIER – GERMANIA

MASSIMILIANO TAGLIANI - ITALIA

ROMAN BRUNCLÍK – REP. CECA

RYAN BERTRAND – INGHILTERRA

ANDREA POLI - ITALIA

DANIEL PAREJO -SPAGNA

SVEN BENDER - GERMANIA

KRISZTIÁN NÉMETH - UNGHERIA

RICHARD SUKUTA-PASU – GERMANIA

TOMÁŠ NECID – REP. CECA

01 agosto 2008

José Mourinho

Il personaggio Mourinho mette in moto tante curiosità: burbero, sincero, antipatico, egocentrico, capace, tutto si mescola, tutto si evidenzia. Tuttavia, in tutto questo bailamme di interviste agli amici d’infanzia o al barista del paese, si rischia di perdere di vista l’aspetto principale della questione Mourinho, quello tecnico. Tutto nasce nei corridoi della casa di Setubal in cui il quindicenne Zé (abbreviazioni di José in tutti i Paesi lusofoni), dice a papà Felix che lui, da grande, vuol fare l’allenatore. E così comincia: “Quand’ero all’União da Madeira – ricorda Félix Mourinho - avevamo una partita molto importante contro l’Estrela Amadora, dovevamo almeno pareggiare per poter sperare di accedere alla prima divisione. Bene, Zé seguì per tutta la settimana gli allenamenti dell’Estrela, prese una quantità incredibile di appunti e poi ci diede ottimi consigli: riuscimmo nell’impresa di pareggiare zero a zero.” Insomma, un predestinato. Anche se la gavetta se l’è fatta tutta, Mourinho: assistente di Bobby Robson e van Gaal (entrambi, a loro modo, ultrasperimentatori, più naif il britannico, più analista e metodico l’olandese), allenatore di piccoli club come l’Uniao de Leiria, fino al grande salto col Porto e i trionfi che ormai tutti conoscono, prima del viaggio in Oltremanica. Questa esperienza variegata ci regala un tecnico flessibile nel disegno tattico ma rigoroso nell’applicazione del metodo di gioco. Soprattutto, con una grande carica motivazionale e una grossa capacità relazionale con gli atleti: difficile trovare giocatori allenati dal portoghese che non lo stimino. Nelle esperienze di alto livello The Special One ha sempre proposto idee particolare nelle singole situazioni di gioco e un approccio metodologico nell’allenamento che lui chiama “periodizaçao tactica”: mai un allenamento deve essere solo fisico, ma esiste sempre l’elemento tattico. Arrivato nei Dragoni del Nord del Portogallo cominciò a far conoscere prima al Paese e poi al Continente giocatore di grande potenziale ma che allora non erano per nulla considerati come Maniche, Paulo Ferreira, Nuno Valente e Derlei, questi ultimi due trascinati al Porto dopo l’esperienza comune a Leiria. Nella stagione 2002/03 ha quasi sempre impostato un 433, che diventava sempre più spurio fino alla definitiva svolta nel 41212 della stagione successiva, differente la spaziatura sul campo ma identica la filosofia portante: calcio molto elaborato in fase di palleggio ma conquista “alta” della palla e molta pressione (impronta di chiaro stampo vangaalliano). A cui però è anche disposto a rinunciare se non possiede calciatori adatti alla bisogna oppure intravede una differente visione d’insieme del calcio: sbarcato in Inghilterra si convince che può essere eccessivamente rischioso e alla lunga controproducente il recupero alto. Da qui, la scelta di utilizzare il pressing in zona offensiva solo con blitz individuali o a coppie e solo in determinate fasi. La difesa è molto più coperta, c’è più densità al limite della propria area (fondamentale l’uomo davanti alla difesa:il nuovo Costinha, a Stamford Bridge, sarà Makelele, un principe del recupero palla), è decisamente più ricercata la soluzione diretta sulle punte: la capacità di Drogba di giocare bene anche spalle alla porta è un’opportunità da sfruttare immediatamente per Mourinho. Per questo motivo probabilmente Ibrahimovic, pur non essendo un cecchino come l’Ivoriano, rimane un giocatore chiave anche per il portoghese: Zlatan vede gioco anche lontano dalla porta, è forte fisicamente, sa “assistere” i compagni: l’Inter probabilmente assomiglierà più al Chelsea che al Porto. Fondamentale per l’uomo di Setubal è anche l’uomo del centrocampo che più accompagna l’azione offensiva, il “10”: Deco (Porto) e Lampard (Chelsea), pur con caratteristiche non sempre sovrapponibili, hanno cambiato tante partite delle squadre del portoghese: per José meglio un centrocampista, anche offensivo che una mezzapunta classica. L’estrema cura nella preparazione dei match per Mourinho è, trattandosi di un allenatore moderno, riservata alla fase di transizione, offensiva e difensiva: nei casi di ripartenza sono molto apprezzatiti giocatori “esplosivi”, i Maniche e gli Essien, incursori di grande efficacia e dotati di un buon tiro da fuori.

CARLO PIZZIGONI


FONTE:GUERIN SPORTIVO