CILE - HONDURAS 1-0 (Beausejour 34')
...e finalmente arrivò Bielsa. Il Cile vince una partita al Mondiale dopo quasi 50 anni, con il punteggio che poteva essere anche più netto, visti gli errori di mira, specie nel secondo tempo, però si candida a sorpresa del torneo. Protagonista di tutto, ovviamente, il Loco Bielsa, e la sua teoria di calcio moderna, fatta di pressione, ripartenze e organizzazione anche a difesa schierata. Senza il centravanti Suazo, il CT cileno opta per il Mago Valdivia in posizione di 9: scelta ottima dato che l'ex Palmeiras ha buone intuizioni tra le linee e tanta qualità, anche se in fase di conclusione non è il Chupete. Durante le qualificazioni Bielsa ha alternato due moduli, il 4213 con Millar volante insieme a Carmona, e il celebre 3313: ieri ha optato inizialmente per il primo e nel secondo tempo ha fatto scivolare Vidal da terzino sinistro a centrocampista con l'inserimento di Jara al lato di Medel e Ponce sull'ultima linea, a 3, davanti a Bravo. Bene Mati Fernandez dietro le tre punte, in cui ha brillato l'udinese Sanchez, destinato a una carriera prestigiosa. Onorevole la prova dell'Honduras, migliore rispetto alle ultime uscite; cerca di rimanere compatto, di pressare in mezzo e di ripartire quando può, la qualità è quella che è, ma certo non è rimasto passivo.
SVIZZERA - SPAGNA 1-0 (Gelson 52')
Una sorpresa, prima o poi, doveva pur arrivare, e la prima protagonista dell'evento è sicuramente la Svizzera, che stende i favoriti spagnoli all'esordio. Hitzfeld, senza Frei e Behrami, sceglie il 4411 con la fisicità di Derdyok, dietro l'unica punta Nkufo: il segreto della vittoria è comunque, nell'atteggiamento difensivo, la grande attenzione, e la compattezza che ha tolto la fluidità necessaria in mezzo ai maestri di palleggio spagnoli. La palla è girata, anche con discreta velocità, ma la Spagna non ha mai trovato l'imbucata centrale, proprio per il traffico organizzato dagli elvetici. Il problema è che per aprire gli spazi, quando ci si trova davanti un blocco unito e basso, in mezzo è necessario trovare profondità sui lati, quindi "spostare la difesa": il che non significa, come invece hanno fatto con continuità gli spagnoli ieri nel secondo tempo (nel primo le fasce sono state un po' troppo dimenticate), cercare l'uno contro uno (o contro due) sulle fasce (ieri Jesus Navas), per crossare. E' ovvio che nessuna difesa può compattarsi sui lati, sceglie sempre di farlo al centro, cercando di coprire le avanzate esterne: l'idea è quella di girare la palla velocemente, anche davanti all'area altrui e cambiare poi lato, "attaccare" la profondità sulle fasce per muovere la difesa, ed eventualemnte tornare al centro - dove per forze ci deve essere spazio, se le due linee si sono mosse - e trovare una verticalizzazione: è in questo centro-lato-centro-lato che i buchi si creano, e la elevatissima qualità dei passatori spagnoli può metterti davanti alla porta senza difficoltà. Ieri è successo troppo raramente e l'attenzione e l'organizzazione di Hitzfeld hanno avuto la meglio.
URUGUAY - SUDAFRICA 3-0 (Forlan 24', Forlan -Rig- 80', A.Pereira 93')
La qualità fa spesso la differenza e in campo, ieri sera, la differenza era spropositata fra le due squadre in campo. Poi si è aggiunta l'ennesima grande prova di Forlan, come e più del primo match, suggeritore e vero creatore di gioco per la squadra charrua: l'attaccante dell'Atletico è stato piazzato in posizione più arretrata rispetto a Suarez e con il movimento di Cavani ad agevolarlo maggiormente. Ottima la scelta di Alvaro Pereira a metacampo, in un centrocampo solido completato dalle doti di corsa di Perez e Arevalo. Le diverse opzioni a disposizione di Tabarez per una volta sono state sfruttate al meglio, onore comunque a Parreira: più di quello che è stato costruito si poteva poco, tra l'altro con le cattive lune del Pienaar di questo periodo.
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