09 marzo 2009

Porto

La presenza del Porto tra le prime sedici del Continente è ormai un' abitudine. Il segreto è certamente nella gestione di una squadra che riesce sempre a pescare giocatori interessanti in Patria o all'estero nel momento giusto, senza spendere troppo, e a mantenere una gestione tecnica autorevole e competente per più anni: così fu per Fernando Santos, poi per José Mourinho e Co Adriaanse e ora con Jesualdo Ferreira (quest'ultimo insegnante proprio dello Special One al corso di calcio presso l'Isef portoghese). Certo, ci sono stati scivoloni e stagioni sballate, ma si è sempre trovato il modo per ritrovare l'armonia necessaria e la competitività ad alto livello in brevissimo tempo. Perso Quaresma, Jesualdo, che non richiedeva al neo interista compiti eccessivi in fase difensiva e che nella scorsa stagione slegandolo dalla linea di centrocampo ne ha decretato l'esplosione suggerendogli di modificare spesso la zona di ricezione, ha sciolto e riorganizzato il suo 11. Levato il leader della difesa (sempre schierata a quattro), Bruno Alves, ormai consacrato come uno dei migliori centrali d'Europa (tra l'altro dotato di una sventola da fuori che impone la barriera anche per le punizioni dai 30 metri), i giocatori chiave rimangono i tre di maggior prestigio: ma se l'ottimo nazionale portoghese Raul Meireles non può inventarsi caratteristiche che non possiede in fase offensiva, Lucho Gonzalez e Lisandro Lopez (entrambi già nell'elenco delle convocazioni del CT Maradona) sono giocatori multidimensionali. Sono quindi i due argentini che hanno modificato le loro attitudini in fase di possesso, con maggiore presenza nella fase di costruzione e finalizzazione. Un processo , tuttavia, non ancora completato che ha però già modificato gli assetti della squadra, ora un po' meno equilibrata, tende a trovare con più facilità la via della porta ma pure a subire troppo. Nel tentativo di correggere l'equilibrio difensivo del Porto è da leggersi l'innesto del giovane Fernando preferito al colombiano Freddy Guarin e all'ex Inter Pelé ( già spedito in Inghilterra a maturare): i nomi e i curricula contano poco in questa società, gioca chi rende, il bene supremo rimane il risultato della squadra. In molti si attendevano poco più di un passaggio folkloristico da Hulk, attaccante brasiliano poco noto, proveniente dal Giappone, che invece ha dimostrato di possedere forza fisica e qualità che potrebbero servire alla squadra, pure in una competizione elitaria come la Champions. Proprio l'innesto di questo brasiliano, non sempre lettore esimio delle situazioni di gioco ma certo portatore di energia e giocate che accendono tifosi e squadra, mutando l'inerzia dei match (mutatis mutandis, il ruolo di Quaresma nelle passate stagioni), potrebbe rappresentare la chiave di volta di una annata iniziata malino in campionato ma piano piano riaggiustata. L'ottavo di finale con l'Atletico Madrid, squadra zeppa di talento ma disorientata il suo, potrebbe davvero essere alla portata dei Dragoni, abituati a una competizione che, contro ogni pronostico, hanno vinto due volte.

CARLO PIZZIGONI

Fonte: Guerin Sportivo, speciale Champions

2 commenti:

The Chosen One ha detto...

Il Porto negli anni si sta dimostrando una delle società più serie e preparate d'Europa.
Ha venduto grandi giocatori come Carvalho, Ferreira, Deco, Quaresma, Maniche, ecc... eppure ha sempre trovato dei sostituti e non ha perso colpi in patria, riuscendo a fare saltuariamente anche bella figura in Europa.

Ciao

Anonimo ha detto...

Il Porto è una grande d'Europa che tutti dimenticano...ha vinto lo stesso numero di Champions e Intercontinentali dello United e molto di più di Arsenal e Barcelona ai quali tanti si prostrano...
Abraço