25 gennaio 2012

Coppa d'Africa. Storie. Houphouët, l'Academie e Drogba: ma quando inizia vincere la Costa d'Avorio?




Regala spesso pioggia il cielo di Abidjan, la città più importante della Costa d'Avorio. Per evitare di camminare tra le pozzanghere hanno coperto di ghiaia il viale per arrivare alla località di Sol Beni. E' il percorso che ogni ragazzo ivoriano ha sempre sognato di compiere. In fondo alla via c'è un muro marrone, oltre quella barriera sorge infatti l'Academie, la più incredibile scuola calcio dell'intera Africa.

Nella Nazionale della Costa d'Avorio, che ha debuttato da favorita, ieri, nella Coppa d'Africa battendo 1-0 il Sudan, sette ragazzi dei primi undici della lista ufficiale (senza contare quelli in panchina) hanno percorso quel viale sassoso, anni fa. I due Touré, Kolo e Yaya, Tiené, Gervinho, Lolo, Kalou e il portiere Barry sono stati “creati” nell'Academie, legata al club più tifato del Paese, l'ASEC, per volere del presidente Roger Ouegnin e di un visionario maestro di calcio come Jean Marc Guillou (ex nazionale di Francia).

Hanno tutti cominciato a tirare calci a un pallone, a piedi nudi, quando ancora la Costa d'Avorio cercava pacificamente di trovare il successore di Félix Houphouët-Boigny, non solo l'uomo dell'Indipendenza del Paese ma anche il creatore di una specie di Svizzera sul Golfo di Guinea. Non tutto è eterno, e l'ex “Piccola Parigi” Abidjan è stata teatro fino a pochi mesi fa di feroci scontri, esattamente come tutto il Paese, attraversato da una guerra civile strisciante che ci si augura terminata. Anche per rendere omaggio all'edificio più noto voluto da Papà Houphouët, nella sua Yamoussoukro (capitale della Costa d'Avorio e non a caso suo villaggio natale), la basilica di “Nostra Signora della Pace”, che è la copia carbone della Cupola di San Pietro. “Grandeur” che da un po' di tempo gli ivoriani si possono permettere solo su un campo di calcio, avendo a disposizione una delle Nazionali più celebrate e ammirate (pure il neo-parigino Carlo Ancelotti disse di volere occupare la panchina degli Elefanti).

Alla Costa d'Avorio manca però il sigillo: questa squadra, con i migliori academiciens (e nel secondo match tornerà anche Zokora, aumentando la pattuglia di Sol Beni), e con uno dei migliori giocatori di sempre del calcio africano, Didier Drogba, cresciuto nelle periferie francesi, non ha mai vinto nulla. Questa Coppa d'Africa, orfana di tante big (non si sono qualificate l'Egitto campione uscente, il Camerun di Eto'o, la Nigeria e il Sudafrica) sembra fatta apposta per la definitiva celebrazione degli Elefanti, che riunirebbe un Paese che ha vissuto diviso per troppi anni. La sceneggiatura è già scritta, ci saranno guastafeste anche stavolta?

CARLO PIZZIGONI
Fonte: Max

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