L'Inter vince la gara d'andata dei quarti di Champions' coi russi del CSKA: rimane il rimpianto per non aver gonfiato il tabellino con altre reti, situazione ampiamente alla portata dei nerazzurri che nel secondo tempo martellano la porta degli avversari con una serie di conclusioni pericolose, senza tuttavia giungere al meritato raddoppio.
IL PRIMO TEMPO. L'approccio alla gara non è semplice, l'Inter deve fare la partita senza accendere le ripartenze russe, l'arma che sostanzialmente ha condotto fin qui il CSKA. I nerazzurri controllano la partita, hanno una predominanza netta del possesso palla, inibiscono i contropiedi russi ma non alzano mai il ritmo, che rimane compassato. La mancanza di un uomo come Thiago Motta sulla linea centrale rallenta la circolazione, che manca di tempi adeguati, con la palla che fa fatica ad arrivare pulita ai tre attaccanti e con uno Sneijder acciaccato (problemi e caviglia e interno coscia) raramente trova la giocata giusta. I russi pur difendendo basso riescono così a portare raddoppi nella zona della palla senza problemi, mantenendo le due linee di 4 compatte: soprattutto non soffrono i cambi di gioco che sono troppo lenti e prevedibili. Fisicamente sono dominanti, specie negli uomini di difesa, e levano tanti appoggi centrali della manovra della squadra di Mourinho.
PRESSING OFFENSIVO. La partita cambia poco dopo l'ora di gioco con il gol di Milito ma aveva già preso una piega definita nel secondo tempo quando l'Inter alza la linea e l'intensità del pressing, che da offensivo diventa ultra offensivo. Merito degli attaccanti, del sacrificio di Eto'o e Pandev sui lati, ma merito soprattutto della gara di Cambiasso e Stankovic: monumentali. I due centrocampisti recuperano un numero impressionante di palle oltre la metacampo, soprattutto la loro vigoria inibisce le ripartenze russe, prima nella testa che nei piedi: il CSKA perde convinzione e, dopo il gol, prende paura e si limita esclusivamente a difendere. L'Inter apre in due la partita con i due mediani del 4231 voluto da Mourinho che giocano quindici metri più avanti senza necessità di arretrare, Materazzi e Samuel tengono la linea alta senza rischiare e i nerazzurri producono trenta minuti che sono un susseguirsi di palle gol.
MILITO. Controllo e rapidissima conclusione dal limite dell'area di rigore rubando il tempo al portiere: così l'ex attaccante del Racing svergina il tabellino del match. Un gran gol, da vero centravanti. Diego Milito non sarà la punta più forte del mondo ma ha grande istinto da goleador e una grande coscienza dei suoi mezzi, anche dei suoi limiti: non tenta mai nessuna giocata ad effetto, resta concreto e, come ha dimostrato in questo quarto di finale, lui che la Champions l'ha sempre e solo vista in tv, non abbandona mentalmente la partita nemmeno dopo un primo tempo in cui la fisicità della linea difensiva russa lo tiene a bada. Dopo il gol, gioca mezz'ora di qualità elevatissima, entra praticamente in ogni azione pericolosa, diventa quel perno centrale che mancava nel primo tempo, quel riferimento sicuro di tutte le mezze transizioni che fanno malissimo ai russi obbligati anche a coprire tutta l'ampiezza del campo (specie a sinistra con Eto'o largo che mette palle interessanti, come quando manda Sneijder davanti ad Akinfeev). E lo fa alla maniera di Milito, con linearità, determinazione e concretezza, senza fronzoli.
IL CSKA. Fisicamente i russi sono impressionanti e pur difendendo con linee basse riescono di norma ad innescare ripartenze veloci che fanno male agli avversari (esaltando le caratteristiche ad esempio del sero Krasic). L'Inter riesce però benissimo a coprire la prima fase di questi ribaltamenti: pressando alto nega o rallenta sempre il passaggio di apertura, limitando così la caratteristica più devastante del CSKA. Che si limita al lancio lungo per Necid, perso nella morsa di Samuel e Materazzi: proprio il tecnico Slutsky chiama dalla panchina il gioco diretto verso l'attaccante ceco e chiede ai centrocampisti di accomapagnare la seconda palla. Ma la negazione quasi totale dell'appoggio offensivo mina anche il morale dei russi che piano piano si limitano alla sola fase difensiva. L'allenatore russo non cambia mai sistema di gioco: i sostituti surrogano ruoli e competenze dei titolari, senza incidere granché. Nota di merito per il portiere Akinfeev, personalità e grandissimo senso della posizione: non è necessario volare plasticamente da un palo all'altro per essere un vero numero uno.
INTER (4-2-3-1): Julio Cesar; Maicon, Materazzi, Samuel, J.Zanetti; Stankovic, Cambiasso; Pandev (93’ Mariga), Sneijder, Eto'o; Milito. A disposizione: Toldo, Cordoba, Chivu, Muntari, Quaresma, Arnautovic. All.: Mourinho.
CSKA MOSCA (4-4-1-1): Akinfeev; V.Berezutski, A.Berezutski, Ignashevich, Schennikov; Krasic, Aldonin (75’ Rahimic), Semberas, Mamaev (71’ Gonzalez); Honda (62’ Dzagoev); Necid. A disposizione: Chepchugov, Nababkin, Odiah, Guilherme,. All.: Slutsky.
Gol: 65’ Milito
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