Fonte: Gazzetta.it
E’ Penta: dopo una infinita battaglia testa a testa con il Vasco, il Corinthians guadagna nell’ultima giornata, contro il Palmeiras, il pareggio e quindi il punto che gli permette di vincere il quinto campionato brasiliano della sua storia. Il contemporaneo pareggio del Vasco contro il Flamengo di Ronaldinho, nell’ennesimo match tiratissimo, avrebbe permesso comunque al Timão di perdere contro i rivali di sempre del Verdão.
Ma ci avrebbe levato le ennesime emozioni di un campionato splendido, equilibrato e combattuto fino all’ultimo. Emozioni che nella gara che ha chiuso il Brasileirão 2011 sono cominciate a Pacaembu, la casa del Corinthians, con una sentitissima commemorazione.
Braccio destro alzato da tutto lo stadio e dai giocatori, pugno chiuso, così la Nazione indipendente Corintiana ricorda l’uomo libero, prima che artista del calcio, Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira: per chi ha nel cuore lo splendido gioco del futebol solo “Socrates”, che nel Timão ha consumato la parte più importante della sua carriera.
La gara decisiva inizia meglio per il Palmeiras. Il Verdão gestisce la palla ma fatica a concludere con pericolosità, palesando tutte le difficoltà emerse durante questa disgraziata stagione. Il Timão, senza Emerson, Danilo e Ralf, propone un 433 che difende piuttosto basso e riparte senza mai impensierire la squadra di Felipe Scolari, che conserva con Tite, tecnico del Corinthians, una vecchia incomprensione, mai ben chiarita e che aggiunge ancora più piccante alla sfida. La tensione diventa insostenibile nel Pacaembu stracolmo con la notizia della rete di Diego Souza all’Engenhão (favolosa giocata di Nilton sul lato corto dell’area e assist al bacio), col Vasco che raggiunge in vetta il Corinthians: un gol del Palmeiras trasporterebbe a Rio de Janeiro il titolo. In più, nell’ultima azione del primo tempo, il Corinthians con una giocata confusa va vicino alla rete e non si vede fischiato un calcio di rigore per un tocco su Willian di Henrique (speranza del Barcellona distrutta dal pragmatismo di Guardiola). Polemiche che si incendiano dopo due minuti del secondo tempo, con l’ennesima fesseria della carriera di Jorge Valdivia, piedi fatati e cranio disabitato: rallenta la corsa e finge di rifilare un calcione a Jorge Henrique, lasciando andare la gamba in maniera polemica e innaturale. Tuttavia il cileno non colpisce l’avversario, e ciò renderà infinite le discussioni nei bar.
Pochi minuti dopo gli dei del calcio abbandonano la neutralità, forse guidati da un numero 8 oggi assurto nell’ideale Olimpo del Futebol, si schierano definitivamente con il Corinthians e regalano ai paulisti la gioia del gol del Flamengo, di Renato Abreu, che all’Engenhão sorprende una difesa vascaina messa malissimo e ci mettono una traversa a salvare il portiere Julio Cesar contro la zuccata di Fernandão, in una delle poche occasioni nitide per il Palmeiras. Nemmeno la dabbenaggine del corinthiano Wallace, che riesce a farsi espellere con un’entrata in netto ritardo e a rimettere in parità il numero dei giocatori in campo, cambia la sostanza della partita. Volano i cartellini rossi a Rio e a San Paolo, ma la classifica finale sentenzia definitivamente: Corinthians 71 punti, Vasco 69.
Il Flamengo festeggia il mancato titolo dei rivali e anche la conquista della Libertadores, insieme all’altra squadra carioca, il Fluminense, e all’Internacional, vittorioso sui rivali cittadini del Gremio.
Resta quindi fuori dalla competizione più importante del Sud America il San Paolo, che ha solo la magra consolazione di siglare il gol numero 1000 (contro le riserve del Santos, battuto 4-1) di questo emozionante e spettacolare campionato, grazie a una sberla da fuori area del super talento Lucas, oggetto del desiderio di mezza Europa.
Nelle zone basse della classifica il Cruzeiro stravince il classico con l’Atletico Mineiro e, anche se solo all’ultima giornata, cancella l’incubo della retrocessione in Serie B, condannando in questo modo l’altra squadra di Belo Horizonte, l’America, oltre al Cearà e all’Atletico Paranaense.
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