Le grandi manifestazioni, fatte di tanta gente, che reclamano un nuovo futuro. Ecco la copertina, non solo di TIME, di questo 2011, l'anno delle Rivoluzioni. Egitto, Tunisia, Libia, rivoluzioni che in pochi si aspettavano, almeno nei termini in cui si sono concretizzate. Il mondo del calcio, lo sport maggiormente praticato e amato anche a quelle latitudini, ha veicolato esso stesso messaggi che hanno contribuito a sviluppare queste rivoluzioni. In Egitto il football è davvero una malattia e gli ultras dei due maggiori club della capitale, l'Al Ahly e lo Zamalek, non mancano di sconfinare le pagine dello sport per accaparrarsi le righe della cronaca. E' successo anche stavolta: i supporter dei due team del Cairo, erano insieme, per una volta dopo una vita a sbeffeggiare l'altrui parte, fianco a fianco in Piazza Tahrir, per reclamare un futuro diverso, per cercare di far crescere da lì, uniti, un Paese nuovo.
In Libia la Nazionale di Calcio non ha atteso nemmeno la caduta di Gheddafi per celebrare un nuovo percorso di vita. Quando ancora si bombardava su buona parte del territorio libico, la Selezione guidata saggiamente dal carioca Marcos Paquetà, ha deciso di schierarsi: prima del match chiave di qualificazione alla Coppa d'Africa contro il Mozambico, la maglia della Libia portava impressa sul cuore la bandiera rosso-verde-nero degli insorti. Da lì a poco sarebbe caduto il Rais, e per la Libia, seppure Paese i cui indici economici e sociali erano certamente tra i più alti dell'Africa, era tempo di cambiare, tempo di potere scegliere, anche solo i propri idoli sportivi. E così, il volto posterizzato di Gheddafi ha lasciato spazio a quello di Samir Aboud, quarantenne portiere che coi suoi balzi ha mantenuta intonsa la propria porta contro lo Zambia, e qualificato miracolosamente la sua squadra alla prossima Coppa d'Africa. Con una maglia e uno spirito diverso.
Uniforme e cuore differente si registrano anche in Tunisia, non tanto nella Nazionale ma in una delle squadre simbolo del regime di Ben Ali, l'Espérance. La squadra giallorossa della capitale per anni è stata gestita da Slim Chiboub, ex anonimo pallavolista diventato potente grazie alle nozze con una delle figlie del Presidente. Con lui l'Espérance ha vinto tutto, specialmente in patria, in un modo o nell'altro. Quest'anno la squadra ha alzato al cielo la sua seconda Champions League dell'Africa, e l'artefice principale del successo è certamente stato l'allenatore Nabil Maaloul, ragazzo cresciuto nel club e poi estromesso, con metodi diventati triste routine a Tunisi, proprio da Slim Chiboub: non c'era, sportivamente parlando, modo migliore per celebrare la Rivoluzione dei Gelsomini.
Se l'apporto del calcio, non solo a livello simbolico, è stato importante in diverse pieghe delle Rivoluzioni nordafricane, questo sport all'interno del terreno di gioco ha vissuto la concretizzazione della sua Rivoluzione. Il Barcellona di Pep Guardiola ha vinto la Champions League, sotterrando in finale una nobile rappresentate del Grande Calcio che fu, il Manchester United, e da pochi giorni si è incoronata Campione del Mondo per Club scherzando contro il Santos. La Rivoluzione non sta tanto nella vittoria di questi prestigiosi titoli in serie, quanto nella modalità del raggiungimento della stessa: il Barça ha inventato un nuovo modo di giocare a calcio. Con Pep Guardiola sono spariti i concetti stessi di ruolo, non esistono più centrocampisti, difensori e attaccanti ma giocatori sostanzialmente universali messi in condizione, in un sistema di gioco corporativo, fluido-e-compatto, di esaltare le proprie sovrannaturali (almeno in 4-5 elementi) caratteristiche individuali.
L'esaltazione di questi fenomeni ha un nuovo, incredibile megafono: Twitter. Gli sportivi, atleti e appassionati, giornalisti e tifosi, hanno in questo 2011 visto crescere in maniera esponenziale il ruolo di questo social network. Comunicati stampa e conferenze appaiono già come qualcosa di stantio, inutilmente riproposto: vecchio. Anche nello sport Twitter è la nuova frontiera, pure in Italia, dove ormai alcuni giocatori hanno una dimestichezza da hacker nell'utilizzarlo. Belpaese che però, anche calcisticamente parlando, non si può concedere troppo svago. L'ennesima indagine sul calcio-scommesse getta un'ombra squalificante su tutto il movimento. In attesa di saperne un po' di più, è però importante riconoscere l'unico raggio di sole della vicenda, quello rappresentato da Simone Farina, il difensore del Gubbio che ha denunciato il tentativo di combine: il CT azzurro Cesare Prandelli lo ha invitato a Coverciano per premiare il suo gesto. La Rivoluzione italiana, deve cominciare, forse non solo in ambito sportivo, da questi gesti, da questa differente mentalità, da questo responsabile e coraggioso modo di comportarsi: agendo così, il 2012 sarà certamente un anno migliore. Per tutti.
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