07 febbraio 2006

[CAN 2006 Semifinale] Costa d'Avorio - Nigeria 1-0


Se mai ci sara' una finale tutta africana nella prossima Coppa del Mondo non potra' che essere tra Costa d'Avorio e Nigeria. Nell'attesa ( e nella speranza), mi godo l'anticipo.
Ha un po' piovuto stamattina ad Alessandria, "allora vincera' l'Egitto" dice il mio amico indigeno. Realizzo dopo, non colgo il legame, ma per ora mi basterebbe uscire vivo da questo taxi. " Ma no, bisogna abituarsi, i pedoni sanno cosa faranno le auto, le auto sanno riconoscere le finte di corpo dei pedoni e i sorpassi a destra dei colleghi." Infatti non succede niente: e' come in quel giochino in cui si dovevano ordinare delle pedine coi numeri sopra, c'e' sempre uno spazio vuoto e alla fine tutto si incastra alla perfezione. Alessandria ha un lungo mare che lascia intontiti, disegna la citta' dove tra i grandi palazzi si insinuano i minareti e in fondo si staglia la Biblioteca, la piu' grande e famosa del Mondo. Le passo affianco per andare a vedere altra arte africana. Le indicazioni che avevo tratte dagli allenamenti di ieri servono solo per le disposizioni in campo: gli Elefanti continuano col 442 che aveva dato ottimi risultati nella prima parte della gara con l'Egitto, pero' il CT Michel (poco sopportato dai media ivoriani) fa fuori Arouna Kone', uno dei piu' positivi, fin qui. Il collega nigeriano, mette da parte Utaka e non rischia dall'inizio JJ Okocha, intoccabile totem del calcio continentale che, ad ogni fine allenamento, rimane fino a che l'ultimo fan non ha scattatto la sua foto. Eguavoen sceglie ancora due esterni d'attacco: Osaze a destra e Obinna a sinistra. In mezzo non rinuncia a Obi Mikel, ormai celebratissima - giustamente - promessa. La prima parte acclara un certo equilibrio, anche se la Costa d'Avorio fa decisamente paura quando riparte: dietro Drogba si muove un Kalou in decisa ripresa e sugli esterni accompagnano Romaric e il suo fantastico sinistro e Yapi, anche se ci convince sempre meno. In mezzo giganteggia Yaya' Toure' (pero' non dite che non ve l'avevamo detto) alla fine eletto miglior giocatore della partita. L'equilibrio e' rotto da un gol che nasce da un'azione troppo semplice: lancio di settanta metri per Drogba, i due centrali che si sono appiattitti troppo e non possono concedere la chiusura diagonale a Taiwo e il centravanti del Chelsea che controlla e segna freddamente. La Nigeria entra in cortocircuito sugli esterni, Martins si danna ma non prende fuoco, Kanu non ha cambio di ritmo e non riesce piu' a leggere una parita che prima aveva ben retto, le Super Eagles perdono coraggio, anche perche' la squadra e' davvero giovanissima. Eguavoen prova la carta Okocha, che sara' alla fine il piu' pericoloso, ma non basta.
La fanfara nigeriana e' quasi sul pullman quando Henri Michel incornicia il match in conferenza stampa. Rivedo ancora il lungomare e mi piace pensare che alla fine della curva finalmente qualcuno si accorgera' anche della meravigliosa e inarrivabile semplicita' del calcio africano. Come i padri del deserto, che hanno visto sorgere questo sole e hanno illuminato il mondo, riconoscono nell'essenzialita', la gioia. Cosi', modestamente, tentiamo noi. A qualcosa servira'.

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