Commentare una partita che si gioca per buona parte 11 contro 9 (e poi 10 contro 9) significa commentare un unicum, però anche questa situazione creatasi a San Siro nella notte del carnevale ambrosiano offre diversi spunti di lettura.
L'Inter ne esce ancora più compattata come gruppo: difende e riesce a ripartire in 9, è più pericolosa degli intimoriti avversari e, soprattutto, cementa un monolite in cui squadra e tifoseria paiono remare tutti compatti verso un obiettivo. Gli applausi a fine partita ( anche l'inedita panolada di solidarietà con la squadra e il suo allenatore, inchiodato al seggiolino fino all'espulsione di Samuel)non valgono tre punti ma dovrebbero essere un buon viatico per la partita di mercoledì col Chelsea: c'è voglia di riscatto, di dimostare la propria forza a chi si attende un passo falso dei nerazzurri nella competizione che negli ultimi anni ha regalato solo delusioni.
UNDICI CONTRO UNDICI: La prima mezz'ora del match è molto equilibrato. Il 442 di Delneri è però molto più efficace quando l'Inter difende a difesa schierata: la Samp è ampia con Semioli e Guberti larghi, Cordoba e Samuel spesso non anticipano i due attaccanti sampdoriani Pazzini e Pozzi, ciò innesca una serie di sponde e di inserimenti che premiano le incursioni di Poli soprattutto, che riesce ad effettuare l'unico tiro pericoloso nello specchio della porta di Julio Cesar. La Samp si esalta nell'attacco controllato ma non è mai pericolosa in transizione, anzi, quando deve ripartire veloce è parecchio imprecisa e si susseguono palle gettate malamente in tribuna. L'Inter riesce a portare un decente possesso palla ma non è mai abbastanza "cattiva" negli ultimi venti metri, dove si fa la differenza. Gli uomini di Mourinho sono ordinati nella circolazione, forse un po' lenti nel cambio di gioco ma sempre equilibrati, tanto da non andare mai in difficoltà sulle ripartenze blucerchiate. Poi, le espulsioni in serie dei due centrali di difesa Samuel e Cordoba cambia tutto.
UNDICI CONTRO NOVE: Nell'estrema difficoltà l'Inter ancora una volta si esalta. I nerazzurri si riorganizzano in un 431 con Milito solo davanti, Cambiasso scivolato in difesa a far coppia con Lucio, e Sneijder, Stankovic e Eto'o centrocampisti: nessun cambio conservativo, anche così Mourinho la partita credeva di poterla vincere e la squadra si è accodata alle visioni del mister portoghese. I tre in mezzo fanno un lavoro fenomenale, encomiabile, enorme (e che si metta a disposizione così uno che ha vinto da protagonista due Champions dicono del valore della squadra che viene prima di tutti i singoli), gestiscono una grande fetta di campo con intelligenza e sono bravi a raddoppiare nelle zone pericolose: buonissime anche le letture di Lucio e Cambiasso che escono quando devono sui tiratori frontali, sono attenti a trascinare la linea, a non subire palle dentro e non concedono mai la profondità. I cross sampdoriani sono tutti telefonati, buoni per le braccia di Julio Cesar o per la testa di Lucio. I ragazzi di Delneri deludono: propongono un giro palla lento che non fa per nulla male alla difesa e vanno poco e male sulle fasce (poche sovrapposizioni e quelle poche coi tempi sbagliati). Soprattutto, paiono a disagio: paradigmatica la situazione in cui, su un corner per l'Inter, in area di rigore ci sono 3 nerazzurri e 11 (undici) sampdoriani. Temono la beffa, che quasi si materializza dopo una palla di Pandev per Eto'o che però può concludere solo con potenza (la sfera gi resta un po' "sotto") e non "piazzare": Storari attento e sicuro ci arriva bene. Paradossalmente la Samp si scuote dopo l'espulsione ingenua di Pazzini, anche se non riesce mai a creare un'azione credibile e pericolosa: troppa paura, Palombo reclama calma ai compagni ma non c'è la necessaria lucidità e poi troppa, esasperante lentezza nelle giocate. La squadra di Mourinho è fenomenale, non rinunciando mai nemmeno alla fase offensiva, appena può: Milito e Sneijder devono poi uscire perché mercoledì e il Chelsea incombono, senza questo impegno avrebbero giocato il tempo necessario probabilmente per vincere la partita, che l'Inter, incredibilmente, meritava anche. Questo è il messaggio che esce da San Siro, una squadra che può tanto, compatta, unita: ora l'esame più duro, con un'altra squadra solida come quella diretta da Ancelotti: è ancora tempo di lotta.
Inter (4312): Julio Cesar; Maicon, Cordoba, Samuel, J.Zanetti; Stankovic, Cambiasso, Muntari (35′ Lucio); Sneijder (36′ st T.Motta); Milito (26′ st Pandev), Eto’o.
A disposizione: Toldo, Mariga, Khrin, Quaresma.
Allenatore: Mourinho
Sampdoria (442): Storari; Zauri , Gastaldello, Lucchini, Ziegler; Semioli (39′ st Padalino), Palombo, Poli (33′ st Tissone), Guberti (11′ st Mannini); Pozzi, Pazzini.
A disposizione: Guardalben, M.Rossi, Accardi, Scepovic.
Allenatore: Delneri
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