Fonte: Gazzetta.it
Ha sfiorato la tragedia (sportiva) Sven Goran Eriksson con la sua nuova creatura, la nazionale messicana. Dopo una serie di prestazioni incerte, soprattutto fuoricasa (sconfitto in Giamaica e bloccato sul pareggio dai canadesi), il Messico si giocava la possibilità di accedere alla fase successiva di qualificazione del prossimo Mondiale, il cosiddetto “Hexagonal”, dove le miglior sei squadre del raggruppamento di Nord e Centro America si sfidano per i tre posti di Sudafrica 2010 ( la quarta classificata spareggerà con la prima delle non qualificate sudamericane).
LA PARTITA - Trasferta a San Pedro Sula, Honduras, per il “Tri” dell'ex Roma e Lazio: un pari gli bastava. La partita con la nazionale “catracha” diventa un mezzo incubo, non solo per l'ambiente caldissimo. Almeno all'inizio, Eriksson rinunciava al 4-3-3 che aveva spesso proposto, per un atteggiamento più equilibrato e prudente, ciononostante subiva l'Honduras di David Suazo, e alla fine cadeva per un brutto autogol di un uomo chiave della nazionale allenata dallo svedese, Ricardo Osorio, giunto in Bundesliga (Stoccarda) dopo le belle prestazioni al Mondiale tedesco. La paura aumentava con il gracchiare della radio: la Giamaica, tre punti in meno in classifica, ammontichiava gol contro il Canada. Il 3-0 finale dei Reggae Boyz e l'1-0 sudato con l'Honduras (alla fine riproposte le tre punte da Eriksson: Nery Castillo, Omar Bravo e Carlos Vela, con l'attaccante dell'Arsenal espulso nel finale) bastavano in conclusione al Messico per sopravanzare i giamacani nella differenza reti.
IN EXTREMIS - Sospiro di sollievo nel Mesoamerica, ma ora le certezze dello svedese cominciano a diventare meno persuasive. “L'importante è essere qualificati al turno successivo, sono sicuro che arriveremo al Mondiale”, assicura ancora Eriksson, ma la ferocissima critica messicana, finora insolitamente quieta circa le performance di Sven, comincia a intingere la penna nel curaro, anche perché le prestazioni del Tri lasciano parecchie perplessità, e rischiare di non arrivare nemmeno alla fase di qualificazione del Mondiale in un raggruppamento con avversari poco più che modesti se comparati ai messicani, semina dubbi nella testa dei cronisti.
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