E alla fine... Germania. Un classico. E ora vai coi cliché coi tedeschi che non muoiono mai. Ieri, contro una Turchia dimezzata da infortuni e squalifiche molto pesanti, la Germania ha mostrato i soliti problemi di organizzazione difensiva che si trascina dalla prima partita e che nemmeno il ricorso al doppio mediano ha potuto, in qualche maniera, limitare. Anzi, nel primo tempo, i turchi hanno repso d’inifilata praticamente a ogni affondo la zona centrale del campo: Rolfes, Hitzlsperger e Ballack si muovevano in maniera così disarmonica, facendo sempre trovare senza copertura, che parevano quasi dilettanti. I due esterni del centrocampo a 5, Scwheinsteiger e Podolski, che tanto offrono in situazione di transizione offensiva, non hanno attitudine né metodo nella situazione difensiva.
Insomma, un dominio del 4141 di Terim che organizza anche un pressing ultraoffensivo non proprio rigorosissimo ma portato con un super furore agonistico-atletico che limita la costruzione del gioco tedesco, già di suo non fluida. Tuttavia, un po’ di sfortuna, qualche situazione che poteva essere gestita meglio nei 16 metri dai turchi (ma quando si gioca con la bava alla bocca non si può certe pretendere sempre lucidità) e le ripartenze tedesche, tengono viva la Germania. Paradigmatica l’azione del pareggio, probabilmente l’azione chiave del match insieme all’uscita a vuoto di Rustu che dà il vantaggio ai tedeschi nel secondo tempo, con Podolski che pesca il taglio di Schweinsteiger esattamente come nell’azione vincente contro il Portogallo. Qui, per sovrammercato a chiudere sull’esterno del Bayern, c’è il giovane Mehmet Topal, arretrato sulla linea dietro da Terim per totale mancanza di difensori centrali. I turchi non capitalizzano l’immane lavoro di Altintop (grande il suo match), Kazim e Ugur Boral (autore del gol che sblocca il match) e vanno al riposo col punteggio in parità. Nel secondo tempo, la Germania, lontana dal gestire la partita, riesce però a controllare il ritmo della stessa (importante comunque l’entrata in campo di Frings per l’infortunato Rolfes), anche per l’inevitabile calo atletico dei turchi, reduci anche dal quarto di finale coi croati, terminato dopo 120’. Le situazioni premiano alla fine la Germania, grazie a un gol di Lahm a fine tempo, pessimo per tutta la partita. Fu vera gloria? Pare di sì.
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