Gabriel Alejandro Milito è un inaffondabile. Il “Mariscal”, suo nomignolo, ha le spalle larghe, prende di petto le difficoltà e soprattutto non va mai sotto mentalmente, l’ideale spirituale per una difesa juventina che deve essere ricementata.
Milito dà tutto, non per niente è ancora considerato l’ultimo idolo dell’Independiente e uno dei grandissimi della società di Avellaneda dietro l’inarrivabile, per l’hinchada del Rojo, Ricardo Bochini. Diventare un “totem” alla Doble Visera, lo stadio del club, significa avere temperamento, orgoglio e determinazione, però ricevere la prima chiamata nella nazionale Albiceleste da un tecnico come Marcelo Bielsa, sperimentatore e a suo modo rivoluzionario, significa capire il gioco. Il “Loco” richiedeva spesso una linea a tre quasi “a sistema puro” cioè usufruendo al massimo di un laterale di ruolo a centrocampo: questo significa, per un difensore, riconoscere i tempi del gioco e mantenere la concentrazione perenne sugli spazi occupati. Arrivato all’Independiente bambino riuscì a convincere i tecnici a differenza del fratello Diego che venne scartato e optò per i rivali del Racing: dieci anni dopo erano a contendersi il primato in Primera División e a guardarsi torvi duranti i “clásicos” di Avellaneda, in Buenos Aires, una delle partite più infuocate della stagione, e che per intensità, attese e pressioni non teme nemmeno il paragone con Boca-River. Nel novembre del 2001 un urto con Rafael Maceratesi del Rosario Central gli manda in frantumi i legamenti del ginocchio destro: torna come e meglio di prima con la sua faccia spensierata che non si cura degli scettici che non scommettevano sul pronto recupero. Lo cerca il Real Madrid, lo vuole Valdano, che l’ha visto dominare con il Rojo, a soli 21 anni, il campionato Clausura 2002: l’Independiente cede alle lusinghe ma il luminare prof. Del Corral giudica a rischio il suo ginocchio: 14 giorni dopo firma per il Saragozza, continua a comandare la difesa e si rialza per l’ennesima volta da un colpo che avrebbe steso tanti. D’altronde non ebbe paura nemmeno nella trattativa coi rapitori del padre Jorge, che gestì direttamente e portò a termine con successo.
CARLO PIZZIGONI
Fonte: Tuttosport
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